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Autore: SkyDream    29/03/2014    3 recensioni
“Kazuha, io ti voglio bene! Ci tengo a te! Ti voglio bene, Kazuha!” Il ragazzo urlò così forte le parole che sembrarono rimbombare nella stradina secondaria del quartiere nero della città, quando captò dove erano finiti pensò di doverne uscire al più presto, mai nessun quartiere era stato malfamato come quello.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La serie di Ayane'
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Heiji e Kazuha -Migliori amici-

One-Shot

Shinichi, nelle vesti di Conan Edogawa, sospirò dal lato opposto del telefono, sorrise leggermente e si nascose un po’ di più dietro la porta del bagno.
“E tu mi chiami alle sette e dieci del mattino, per dirmi che hai sentito Ayane parlar male di Kazuha?” Chiese mentre aspettava una risposta dall’amico di Osaka.
“Non ha solo parlato male di lei, è già un crimine nominarla senza il mio consenso…figurati se dice pure delle menzogne inaccettabili.” Rispose mentre concludeva la frase con qualche parola nel dialetto del Kansai.
“Hattori…non è che sei…un po’ geloso, eh?” Disse il bambino sorridendo divertito per poi affacciarsi dalla porta e vedere se Ran era in vista, ma l’amico negò con decisione per poi ripeteva le parole udite.
“Io non la sopporto più, Kazuha Toyama è solo una bambina viziata che crede ancora che io sia innamorato di lei, mentre io miravo ad altro. Come se non bastasse continua a girarmi intorno con la convinzione che io si affezionata a lei, povera illusa!!” Sbottò il detective mentre si teneva il telefono con una spalla e con le mani sistemava i bottoni della camicia scolastica, era seduto su una panchina davanti un albero di ciliegio e aspettava che la sua amica arrivasse per poi dirigersi a scuola.
“Hattori, cerca di calmarti ora, io devo andare, non vorrei che Ran esca da sola. Ci sentiamo presto.” Ma nemmeno il tempo di ribattere che la chiamata si era interrotta facendo illuminare lo schermo del cellulare blu.
Il ragazzo sospirò rumorosamente mentre una strana sensazione cominciava ad inquietare il suo animo, quello che sentiva era qualcosa di nero…oscuro e tenebroso. Aveva una bruttissima sensazione.
Si voltò lentamente all’indietro, rimanendo sconvolto mentre vedeva la sua amica puntargli addosso occhi lucidi.
“Questo è ciò che hai sempre pensato…tu non mi hai mai voluta bene, non hai idea di ciò che io stia provando in questo momento.” Sentenziò la castana sentendo il cuore accelerare e gli occhi continuare a inumidirsi senza però versare lacrime, la cartella scolastica era stretta tra le dita delle mani.
Il ragazzo scattò in piedi come una molla, ma quando la sua mente collegò ciò che aveva sentito Kazuha era ormai troppo tardi, vide l’unica vera amica che aveva correre via.
Lasciò lo zaino sulla panchina e cominciò a inseguirla, era molto più veloce di quel che ricordava, e non gli importava se –dopo averla raggiunta con fatica- lei lo mettesse al tappeto con qualche mossa di aikido.
No, non gli importava per nulla, l’unica cosa che il quel momento era importante era lei…solo lei.
Dopo un’estenuante corsa, Heiji riuscì finalmente ad equivalere Kazuha che, di corsa sul marciapiede semi vuoto, continuava a non dar retta nemmeno agli innumerevoli spintoni della gente.
Una mano grande le avvolse il polso costringendola a fermarsi, quella stessa mano la stava stringendo troppo forte, lasciando sul tenero polso bianco un segno rossastro.
“Non è vero! Di quelle parole non è vero niente! Non sono stato io a dirle, lo giuro. Sono le parole che Ayane sta mettendo in giro, devi credermi Kazuha…credimi, lo sai bene che tra noi due c’è qualcosa che ci unisce, come puoi pensare che io dica cose simili?” Heiji aprì gli occhi ritrovandosi la ragazza ancora con gli occhi lucidi, troppo sconvolta perfino per parlare.
Le sue mani tremavano mentre il suo labbro veniva morso dai denti superiori, si strattonò dal polso  il detective e ricominciò a camminare, sta volta più lentamente.
“Kazuha, io ti voglio bene! Ci tengo a te! Ti voglio bene, Kazuha!” Il ragazzo urlò così forte le parole che sembrarono rimbombare nella stradina secondaria del quartiere nero della città, quando captò dove erano finiti pensò di doverne uscire al più presto, mai nessun quartiere era stato malfamato come quello.
La ragazza si fermò nuovamente e si voltò con occhi di chi non sapeva più di chi fidarsi, se del suo cuore o della sua mente.
Il vento le scompigliava alcune ciocche di capelli che erano sfuggite alla coda per la ridotta dimensione, il respiro accelerato fece in modo che anche quelle labbra rosse e segnate dai denti fossero schiuse, anche i suoi occhi verdi avevano qualcosa di terribile scritto sopra…come se avessero visto il peggiore dei criminali.
Il detective cominciò ad odiarsi, era vero che non pensava nemmeno lontanamente tutto quello che aveva detto, aveva sempre visto Kazuha come la sua migliore amica, la sua anima gemella che l’avrebbe accompagnato per tutta la vita, come un angelo sceso in terra per salvarlo dai mali del mondo, come la ragazza più generosa che avesse mai visto…la amava, e lo sapeva, ne era cosciente.
“Credimi, credimi perché è quello che penso.” I grandi occhi chiari del ragazzo si riflessero in quelli smeraldo della ragazza.
Lei si avvicinò un po’ di più a lui, voleva perdonarlo…in fondo poteva anche essere vero che fosse stato Ayane a dire quelle cose orribili.
Proprio mentre si avvicinava, ecco che due motorini – a distanza fra loro.- entrarono in strada probabilmente per una gara.
L’uomo sul primo mezzo allungò una mano per tirar via la borsa dalle mani della ragazza, facendole così perdere l’equilibrio e cadere in strada.
Nel contempo l’altro mezzo stava per fare lo stesso tratto di strada con Kazuha sopra.
Fu questione di un attimo, Heiji si buttò letteralmente a terra spostandola contro l’altro marciapiede e finirono tutti e due uno sopra l’altro facendo in modo che il motorino passasse a velocità incredibile.
“Kazuha, stai bene?” Chiese lui stringendola forte e sbiancando per il terrore.
La ragazza non rispose, facendolo preoccupare ancora di più.
Heiji, con il cuore a mille, si accertò che nessuna parte del corpo della ragazza avesse conseguito più di qualche leggera ammaccatura, era solo svenuta per la paura.
Il ragazzo cominciò ad annaspare in cerca di aria e strinse a se il corpo immobile dell’amica, respirava tranquilla e i battiti erano poco più accelerati.
“Stai bene! Stai bene!” La rassicurò mentre la stringeva di più a se e si trascinava sul marciapiede. La prese per i fianchi e la stese supina facendo in modo che la sua testa poggiasse sulla sua spalla, nel giro di qualche minuto l’aveva persa come amica e la stava per perdere come persona.
Chiuse gli occhi cercando di tornare a mente lucida, il dolce profumo d’arancia – che faceva a pugni con l’ambiente ostile in cui si trovavano- lo aiutò non poco a ritrovare le sue normali attività celebrali.
Dopo che il respiro tornò regolare, così come i battiti cardiaci, si ritrovò a constatare che la sua amica continuava a dormire con fare rilassato, dall’incidente aveva mosso solo una mano per stringere di più la sua divisa nera.
Un leggero mugolio lo fece rasserenare, la ragazza cominciò a prendere conoscenza e dopo un breve riepilogo mentale riuscì finalmente a capire tutto ciò che era successo.
“Heiji…grazie.” La ragazza lo guardò e poggiò una mano sul viso mulatto del ragazzo.
“Stupida…non ringraziarmi, l’ho fatto perché sei la mia migliore amica…niente più.” Le ultime due parole gli fecero male al cuore, prese la ragazza per un braccio e la invitò ad alzarsi.
“Se non ci riesci ti prendo sulle spalle.” La rassicurò tenendola stretta mentre si alzava.
“No, no…grazie. Invece ci conviene sbrigarci, o arriveremo tardi a scuola.” Kazuha cercò di sembrare naturale, ma oscillava ancora mentre camminava –era comunque svenuta anche se per poco- e improvvisamente una mano forte le strinse il polso e poi scivolò fino a far incrociare le loro dita.
“Heiji…” Cominciò lei mentre stringeva forte la mano.
“Mmhm.” Disse lui mentre guardava sollevato l’uscita della strada.
“Tu sei il mio migliore amico…” Terminò sorridendo e sapendo bene di averlo fatto arrossire.

 

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