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Autore: Chamelion_    07/07/2008    3 recensioni
Un tocco di dita, un soffio di vento,
e così compirono la mia sentenza:
del corpo di fata non rimase nulla
e subito assunsi di rosa parvenza.
Genere: Fantasy, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fui condannata e tradita da lui,
mondo che m'ha concepita e allevata,
mondo cui ho dedicato me stessa,
che ciononostante m'ha mal compensata.

L'infida lingua d'odioso bugiardo,
che partorì vergognosa menzogna,
sola bastò a condannarmi in eterno,
giacché chi detesta non prove abbisogna.

Fui tosto condotta di fronte al Consiglio
ed incatenata ad un muro di pietra;
lor tutti scrutavan con sguardi di ghiaccio
e tal atmosfera rendea l'aria tetra.

Costor m'ingiuriaron con cupe parole.
Costor m'accusarono, ed ingiustamente.
Mi dissero solo: "Qualcuno ha parlato",
ed ogni protesta mia non servì a niente.

Sputavano amare sentenze insultanti,
il nome, la stirpe, il passato infangando.
E tutto era falso. Non fui ascoltata,
e sul mio destino ora van meditando.

Emesso il verdetto, non mi fu concesso
né di replicare né chieder pietà,
poiché, peccatrice com'ero, era troppo
osare richiedere un po' di lealtà.

Un tocco di dita, un soffio di vento,
e così compirono la mia sentenza:
del corpo di fata non rimase nulla
e subito assunsi di rosa parvenza.

Ed eccomi adesso: creatura indifesa,
ribelle il mio animo n'è imprigionato.
Di quella che ero non restano tracce:
infine il mio spirito è stato ingabbiato.

Giaccio in un bosco deserto e silente,
grido nel cuore, ma ho perso la voce.
Petali fragili è ciò che mi resta,
oltre ai ricordi, tortura sì atroce.

Petali inerti, bisbigli tremanti,
han conservato degli occhi il colore:
gialli del sole che mi fa sbocciare;
la loro rugiada ha di pianto il sapore.

Foglie di seta, come le mie mani,
celano l'arma mia unica: spinte.
Triste piangendo, così m'addormento,
e odiando mi schiudo tutte le mattine.

Giurai a me stessa ch'avrei ritrovato
chi tese un inganno, e mi portò a questo.
Ma son le mie stesse radici prigione:
la volontà corre, ma col corpo resto.

Se mai voi doveste di qua transitare,
non mi compatite, non vi soffermate:
ormai la pietà non mi dà che dolore.
Guardate me, rosa incantata, ed andate.



















___________________________________________________________
Anche questo, è il rimaneggiamento di un vecchissimo testo di canzone risalente alle elementari, ma che mi è sempre rimasto nel cuore.
L'ho messo in versi ieri notte alle due, quindi ho scarsa fiducia nel risultato, ma mi piacerebbe avere un parere esterno, critiche comprese, da chiunque passi di qua... Soprattutto perché la poesia per me ha sempre rappresentato uno scoglio.

Questo è probabilmente l'ultimo post per almeno venti giorni, perché dopodomani parto per l'Irlanda, la MIA terra, il MIO mondo. Chissà che non mi regali qualche bella ispirazione da pubblicare qua al mio ritorno...

  
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