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Autore: A li    07/07/2008    5 recensioni
[Il mio finale per l'anime di FMA.
Perchè Ed non merita tutta quella sofferenza.]
E al centro della stanza l’attrazione principale della giornata dorme come un angelo tra le braccia della madre.
Sorrido e mi stupisco di quale amore posso nutrire per quella creatura, un amore così forte che potrebbe comparare quello che ho e avrò sempre per mio fratello.
Mia figlia.
Genere: Romantico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Nuovo personaggio, Un pò tutti, Winry Rockbell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E ciò che voglio dire è semplicemente grazie a chi ha aperto questa storia e ha deciso di darle almeno un’occhiata

E ciò che voglio dire è semplicemente grazie a chi ha aperto questa storia e ha deciso di darle almeno un’occhiata. Perché mi fa tanto piacere.

Più scorro storie e storie all’infinito in questo sito stupendo, più mi accorgo di quante persone migliori, davvero migliori di me a scrivere ci siano. Non è una bella sensazione, anche se in fondo ti da sempre una spinta per migliorarti. E spero, un giorno, di diventare anch’io una di quelle persone eccezionali che sanno farmi emozionare, piangere e ridere davanti ad un foglio di carta, come una stupida…

Spero che chi è arrivato fino a questo punto non abbia pregiudizi su Tiziano Ferro, perché questa storia è ispirata ad una delle sue più belle canzoni: Già Ti Guarda Alice (non per niente l’ho scelta, dato che mi chiamo Alice). Tiziano Ferro è per me più di un cantante, è un poeta e una persona che capisce davvero l’anima della gente e che è capace di tirar fuori da dentro di noi tutte le cose più belle. Ed è per me un compagno d’infanzia, perché mi ha sempre cullato con la sua musica. E, anche se sembra stupido, gli voglio bene, davvero.

Ed ora non vi resta che fare l’ultimo sforzo e leggere questa storia che è il mio finale alla serie di FMA e che è dedicato in tutto e per tutto ad Ed, per cui nutro un sincero quanto irrazionale affetto =)… Se potete, mentre scorrete queste semplici righe, ascoltate Già Ti Guarda Alice: accompagna e completa ciò che non sono stata capace di dire con le parole!

Buon viaggio… ^^

 

 

 

 

°Parlerà il destino°

 

E parlerà il destino e ciò che dice
È che da poco già ti guarda Alice
E forse ti dirà ciò che non sai ancora
E quello che non sa lo imparerà da ora

 

Muovo un passo oltre la porta. Non so perché ma provo una specie di rifiuto ad oltrepassare la soglia; c’è qualcosa che mi trattiene dal passare sempre in questo corridoio: se posso, di solito, cambio strada. Sarà forse per il quadro di campagna appeso sopra il vaso di rose, sarà per il tappeto a ricami che ricordano vagamente i cerchi alchemici, sarà forse per il muro bianco percorso dalle piccole crepe tanto simile a quello della casa di Pinako Rockbell. O forse sarà quella foto che mi fissa dal muro di fronte, appoggiata su un patetico centrino bianco, circondata da qualche petalo, anch’esso bianco, entrato per caso dalla finestra aperta sul cielo primaverile. Sarà che in quella foto c’è lui, che mi fissa, che sorride con la gioia e la purezza che ha sempre dimostrato in ogni suo gesto; sarà che quel suo sorriso semplice e sincero mi riporta alla mente tutto ciò che vi è nascosto dietro: la mia storia, la nostra storia, quel viaggio lungo anni che ci ha solo unito di più per poi separarci per sempre.

Sospiro ed entro nel corridoio, perché non posso restare per sempre sulla porta a chiedermi se ho il coraggio di andare avanti.

Mentre cammino verso quel tavolino maledetto, non riesco a non sogguardare il viso che ancora una volta mi trascina in trappola. Ma questa volta mi ci farò cadere senza opporre resistenza, perché ne ho bisogno. Perché sento l’immensa pressione al petto di quando sai che hai sbagliato per un sacco di tempo e la voglia di rimediare non è più trascurabile.

Guardo negli occhi di vetro mio fratello. Già, Alphonse. Da quando se n’è andato la mia voglia di vivere in fondo è diminuita drasticamente.

Quella notte, quando lo vidi scappare dalla finestra della nostra casa, non fui capace di fermarlo.

- Lo faccio per te, Ed. -

Già, lo faccio per te. Così giustificò l’avermi abbandonato per sempre, pur sapendo quanto lo amassi. Per salvare me e per salvare se stesso dalla fine tragica che ci avrebbe accompagnati in quanto in tutto e per tutto criminali. Criminali perché amavamo troppo. Criminali perché eravamo qualcosa di più che fratelli.

Lo guardo e sotto il suo sorriso ritrovo lo stesso sorriso che mi rivolgeva sotto le lenzuola la sera, quello stesso di quando, distrattamente, lo scoprivo fissarmi da dietro la mia spalla. Lo stesso sorriso che mi rivolse l’ultima volta, davanti alla finestra, quello stesso sorriso che mi bloccò e m’impedì di fermarlo e di dirgli che, senza di lui, la mia vita non avrebbe avuto più senso.

Una lacrima scende e scorre sulla mia guancia. Senza tenerezza, con una mano, la porto via. Non è più tempo per piangere, ma, sì, ne avevo davvero bisogno.

Bisogno per non dimenticare.

Perché Alphonse è da qualche parte là fuori. E io lo amerò sempre.

Ed ora che sono in America, ora che la vita è molto più semplice, ora che dovrei essere molto felice, in realtà non sono mai stato così male.

Do un’ultima occhiata al viso infantile che sembra volermi trattenere, poi apro la porta del salotto.

L’aura di felicità e di entusiasmo che sprizza da questa stanza è davvero impressionante. Una ventina di persone chiacchierano e si scambiano le ultime esperienze, per condividerle con gioia. E al centro della stanza l’attrazione principale della giornata dorme come un angelo tra le braccia della madre.

Sorrido e mi stupisco di quale amore posso nutrire per quella creatura, un amore così forte che potrebbe comparare quello che ho e avrò sempre per mio fratello.

Mia figlia.

- Ed, ma dov’eri finito? -

La voce dolce mi riscuote dai miei pensieri avvolgenti.

- Ero in cucina, Is -

Le sorrido, così come ho fatto con mia figlia. Con Alice.

Alice perché è il nome della regina dei mari, perché è il nome del sogno e della passione. Perché voglio che sia così: che sogni e che sappia andare in là come nessun altro e che, forse, un giorno, possa trovare la strada di casa che io ho chiuso.

Che riesca a tornare a Shamballa.

Che ritorni a Resembool. Da Winry, da zia Pinako.

Perché loro la prendano in braccio e riconoscano nel suo sguardo il mio. Che vedano sul suo viso la mia espressione determinata e il mio affetto.

- Ed, c’è qualcosa che non va? -

- No, niente, Isabel - 

Isabel, che mi ama. Che mi ha amato gratuitamente sin da quel giorno, al porto di New York. Lei, con i suoi occhi azzurri, con il sorriso gentile e i modi da mamma che ha con me.

Quegli stessi modi che aveva Winry.

Forse per questo la amo. E forse è per questo che non saprò mai donargli tutto me stesso: perché mi ricorda troppo lei, ma non è lei. E tutte le volte che la sfioro, con la dolcezza nello sguardo e sulle dita, non è lei che sfioro.

Ed è per questo che mi sentirò sempre in colpa.

Una mano mi raggiunge la coda di capelli bionda, come lo è stata dal mio primo giorno qui. Quando Al era tornato avevo cominciato a rifarmi la treccia. Ma ora che non è più con me, beh, questo mi farebbe solo più male. Questa mano così piccola, mi ricorda tanto la sua, quella che amavo sentire tra i capelli quando lo abbracciavo.

- Alice, lascia stare papà. -

- No, Is, lasciala fare. -

Ride, ride e gioca con le ciocche bionde che le fanno il solletico al viso piccolo e paffuto. Ride e sbatte le palpebre dalle ciglia stranamente lunghe. Quelle ciglia che, quando ha gli occhi aperti, la fanno sembrare una bambola. Quelle ciglia che contornano gli occhi dorati. Gli occhi così strani che sconvolsero tutti quando nacque, tranne me. Così come i suoi capelli biondi che ricordano in tutto e per tutto i miei.

Forse da piccolo ero così.

Avevo anch’io quello sguardo corrucciato e pensieroso che scruta le persone e le cose, cercando già di capirle, nonostante abbia pochi mesi. Avevo anch’io le mani che toccavano da tutte le parti e odiavo sicuramente anch’io il latte, come lo odio ora.

- Pa-papà -

Mi scappa una risatina. – Brava, Alice, brava. –

Mi sorride felice, forse ha capito che le ho fatto un complimento.

Quando è nata ho pensato che sarei stato per sempre felice, che avrei sostituito quel vuoto nel cuore che ha lasciato Al. Ma sembra che quello non sia un vuoto, ma una bolla d’aria. E così la gioia per la nascita di mia figlia ha occupato ancora spazio ed ora il mio cuore è troppo pieno. Di gioia e di quella bolla d’aria che ha il nome di Alphonse e che, ora ho capito, non se ne andrà mai.

- Ed, dammela un momento. -

- Certo, Noah. -

La zingara mi sorride. Lei è l’unico legame che mi resta con il mio passato e la mia terra. Perché lei sola la conosce, lei sola comprende la tristezza e il vuoto presenti nella mia vita. Lei sola sa quanto dolore sento ogni notte, accanto a Isabel, nonostante io l’ami immensamente. Dolore per il senso di colpa verso Alphonse e Winry. Quel senso di colpa che non se ne andrà mai. Quel debito che solo Alice, se il mio desiderio sarà ascoltato e se un giorno tornerà nella mia casa, potrà allora estinguere.

Noah mi fissa un momento strana, quando le passo mia figlia. So che ha capito a cosa sto pensando.

- Non preoccuparti, Ed, ce la farà. -

Lo spero anch’io, Noah. Anch’io spero che riesca a tornare a casa.

Perché, lo so, qui non si sentirà mai a casa, proprio come mi sento io adesso.

Le sorrido. – Grazie, Noah. –

Isabel non dice niente, mi guarda in silenzio. Ormai è abituata alla capacità di Noah di scrutare dentro di me come lei non potrà mai fare, nemmeno se mi stesse accanto per altri cent’anni.

Noah si allontana con Alice in braccio, mentre la piccola le arrotola i capelli con un dito e ride, ancora. Fisso per un momento il punto in cui è sparita, inghiottita dalle altre persone.

- Ed, vieni con me. -

Isabel mi prende per mano e mi trascina verso la porta, senza incontrare opposizione. Mi lascio scivolare tra le persone, proprio come quando Winry voleva parlarmi di Al e non voleva farlo davanti a zia Pinako. Allora mi prendeva per mano e mi portava in camera sua.

Isabel mi guida invece in cucina e, quando passa davanti alla foto in mezzo al corridoio, le lancia un’occhiata triste.

Si siede sul tavolo e mi spinge su una sedia.

- Ed, ora ascoltami. -

La guardo un momento. Abbiamo entrambi venticinque anni, ma lei ne dimostra molti di più nel suo sguardo. Ha la capacità di sprizzare saggezza e delicatezza in ogni suo movimento.

Dondola un momento le gambe e alza la testa, come a pesare le parole che sta per mettermi davanti. Ora torna a fissarmi, con lo sguardo corrugato e dolce allo stesso tempo, che solo Winry sa fare meglio. Un groppo malinconico mi sale pericolosamente in gola.

- Ed… Ci conosciamo da cinque anni. E siamo sposati. E abbiamo una figlia. – sospira, come se non avesse mai voluto arrivare a questo punto – E, anche se so che tu non lo credi, ti conosco molto bene. – Mi sorride, con le lacrime agli occhi – E, lo so, oggi hai pensato tutto il tempo a tuo fratello e al tuo passato. -

Deglutisco, mentre gli occhi si inumidiscono. Proprio come Winry, che sapeva sempre stupirmi per la sua capacità di conoscere di me ogni piccola parte.

Sorride ancora, mentre le lacrime scendono. – E so che ora non stai piangendo per me… -

Scoppio a piangere, proprio come lei, proprio come facevo da piccolo con Winry, quando mi diceva che dovevo andare da Al. Isabel sa che il vuoto dentro di me non è solo quello lasciato da mio fratello.

- Isabel, io… Mi dispiace. -

Abbracciato a lei, sul suo petto caldo, la sento ridere debolmente. – E di cosa, Ed? –

I singhiozzi mi troncano ad ogni parola, ma ho bisogno di dirle quello che provo.

- Non riesco ad amarti come vorrei… Il mio passato, tutto quello che ho vissuto, mi tormenta ogni giorno di più. Il mio rimorso verso ciò che ho abbandonato è troppo grande da sopportare in silenzio… Mi spiace, perché non so essere un buon marito e forse non riuscirò nemmeno ad essere un buon padre… -

Piangiamo entrambi, ma lei mi stringe di più.

- Ti amo, Ed. Lo sai, vero? -

- Sì, Isabel… -

- E allora lascia da parte il tuo senso di colpa, perché il mio amore può superare tutto. -

Spalanco gli occhi, sorpreso. E poi riprendo a piangere, perché so di non meritare tanto amore.

- Lascia da parte tutto. L’unica cosa che desidero è che tu mi racconti. Dimmi, Ed, dimmi cosa hai passato. Parlami di quando eri piccolo, di tuo fratello, di dove sei nato… Ti prego, Ed, è tutto ciò che voglio in cambio del mio amore. -

Piango più forte, perché il passato che ritorna fa sempre troppo male.

E le dico tutto, fra i singhiozzi. Le dico del mio mondo, dell’alchimia, di mia madre, del mio sbaglio, di mio fratello, dei miei cinque anni di viaggio, della pietra filosofale, di Envy e degli altri homunculus, della mia insegnante, del colonnello, della scampata guerra tra Shamballa e questo mondo, di Noah, dell’amore proibito tra me e mio fratello nella Germania nazista, della sua decisione di abbandonarmi, della mia fuga in America e del mio arrivo.

So che mi crede. So che lo farà sempre.

- Ed… -

Piange in silenzio, ma non perché il mio totale amore è per qualcun altro. Piange perché sente il dolore immenso che provo alla nostalgia del mio mondo, del passato e di mio fratello.

- Ed, tu… Ti sei tenuto tutto questo dentro per cinque anni? Per tutta la tua vita? -

Continuo a singhiozzare, perché il passato non perdona. E i rimpianti scavano dentro.

All’improvviso mi abbraccia forte, quasi con la paura che io scappi via o sparisca da un momento all’altro.

- Ed, io… Ti amo, tanto, più di prima. -

Ricambio l’abbraccio e stiamo, così, uniti, a scambiarci il dolore e la promessa di rimanere insieme, perché ora sappiamo tutto l’uno dell’altra.

 

Li vedo piangere e abbracciarsi, dondolarsi e coccolarsi.

Forse non sarà come Winry, ma sono sicura che Isabel saprà amare Ed con tutta se stessa e lui, prima o poi, farà la stessa cosa con lei. Anche se non lo sfioro nemmeno con un dito, sento persino da questa distanza che Ed ora sta meglio. Isabel è ciò che gli serve per cambiare, finalmente, la sua vita.

E questo cambiamento è segnato e sigillato ormai, in una promessa che vive. Una promessa che ha un nome ed un cognome.

Alice Elric.

Che qui, tra le mie braccia, guarda suo padre e sua madre piangere e non riesce a sorridere. Ma vedo la sua determinazione negli occhi. La stessa che vidi in quelli di Edward la prima volta che lo incontrai. La determinazione che segue la decisione di salvare qualcuno.

Lei salverà Edward. Avrà la forza di vincere dove lui ha perso. Aprirà la strada per quella terra che è la casa di entrambi e dove lui vuole tornare con tutto se stesso. Camminerà e lotterà con la stessa violenza e resistenza che ha accompagnato la decisione di Ed di salvare suo fratello.

E ci riuscirà, ce la farà.

Mi guarda ora e sembra chiedermi di aiutarla.

Lo farò, Alice. Ti aiuterò a salvare tuo padre.

Ma tu abbi la forza che ha avuto lui.

 

E parlerà il destino, già lo dice
che basta poco e già sarà felice
e quello che tu non le hai detto già risuona
nel suo futuro perché non è tempo ancora

 

----

 

E forse non sarà come credevi
perché sarà anche meglio di ciò che speravi

 

- Papà! Sono tornata! -

Eccola di nuovo qua, tra le mie braccia. E non vorrei lasciarla mai.

Perché grazie a lei ho ritrovato tutto ciò che è la mia vita.

- Papà, dai, lasciami! Non ho più due anni. -

Rido.

Vero. Non è più piccola, la mia bambina. Ma è una splendida diciassettenne dagli occhi e i capelli dorati. Qualche volta mi scopro ad essere orgoglioso che abbia ereditato tutti i miei tratti.

- E’ uguale a te quando avevi la sua età. – mi sussurra Winry all’orecchio, mentre Alice si è voltata per andare a salutare lo zio.

Già, ci sono entrambi.

Perché sono tornato finalmente a casa.

Al la abbraccia affettuosamente, quando lei gli schiocca un bacio sulla guancia. Vanno d’amore e d’accordo quei due. Sarà perché lei è uguale a me.

- Hai ragione, Winry… -

Lei sorride e mi abbraccia. Da quanto tempo desiderava farlo non lo so. Ma percepisco il bisogno che ne ha attraverso i suoi timidi gesti. Lascio che mi stringa e ricambio la stretta. Mi è davvero mancata, tanto. E so di esserle mancato io.

Quando le ho detto che Alice era mia figlia, la sua reazione è stata quella che meno mi sarei aspettato. E’ saltata in aria, gridando felice che era una notizia meravigliosa. Questo dimostra come Winry non smetterà mai di stupirmi…

Al ha semplicemente sorriso. Mi ha preso per mano e siamo andati nella stanza che condividevamo quando eravamo piccoli. Mi ha appoggiato le mani sulle spalle e la sua fronte contro la mia. Ha respirato, mentre le lacrime scendevano ad entrambi.

- Congratulazioni, Ed – mi ha detto.

Ma so quanto tempo gli ci vorrà per accettare che esiste una persona che amo quanto lui. Ma non di più, no, mai.

Dopo avermi lasciato, Al ha vissuto per la strada finché un giorno non è svenuto e si è ritrovato a casa. Non scopriremo mai come sia arrivato fin qui. Resterà un mistero, ma questo non conta.

Isabel ora mi guarda felice dall’altra parte della stanza, con la sua pancia gonfia. Avrò un secondo bambino, ma questa volta sento che sarà un maschio. Penso che lo chiamerò Roy.

Il colonnello è morto poco dopo il mio ritorno.

Ha semplicemente sussurrato: - Bentornato, Acciaio. –

E poi ha chiuso gli occhi tra le mie braccia.

Mi mancherà, tanto.

Quanto a Noah, ora è qui con noi e continua a cantarmi quella strana canzone che solo ora ho compreso. Era rivolta proprio a me. Parlava di me. E di Alice, quando era una bambina.

 

E parlerà il destino e ciò che dice
È che da poco già ti guarda Alice
E forse ti dirà ciò che non sai ancora
E quello che non sa lo imparerà da ora

E parlerà il destino, già lo dice
che basta poco e già sarà felice
e quello che tu non le hai detto già risuona
nel suo futuro perché non è tempo ancora

 

Proprio così. Il tempo è arrivato e lei mi ha salvato. Mi ha riportato a casa.

La guardo saltellare per la stanza e mi sembra di rivedermi a diciassette anni, pieno di entusiasmo, mentre vivevo insieme ad Al. Quella parte della mia vita resterà un segreto mio e di Al, di nessun altro. E anche di Isabel, da quel giorno. Ci siamo amati tanto in quei tre anni. Ed ora ci amiamo ancora, ma diversamente. Ci amiamo come fratelli. O forse di più.

Alice mi guarda e mi sorride, vedendomi pensieroso. Le sorrido di rimando, mentre una sensazione sconosciuta mi pervade dentro. Quella che provi quando capisci che se di notte ti svegli non sarai solo, ma ci sarà comunque qualcuno pronto a consolarti, nel pieno delle tue paure. Qualcuno come Winry o come Al o come lei. Come Alice.

 

Nessuno è solo finché di notte
anche lontano a chi non dorme
per pensare a lui e penserai a lei ancora
rimani e pensa a questa notte
a quelle cose dette e fatte
a tutto il tempo ancora
senza rimpianti
che avrai davanti insieme a lei

 

La guardo ancora, così felice, così giovane.

Finalmente potrò davvero vivere. Ed insegnarle a vivere come sono sicuro di saper fare.

Senza rimpianti e senza dolore potrò starle vicino e amarla davvero come un padre.

Qualcuno stringe la mia mano.

Mi volto: è Al, che appoggia la testa sulla mia spalla.

Sì, ce la farò.

Perché, finalmente, non sono più solo.

 

E forse non sarà come credevi
perché sarà anche meglio di ciò che speravi

 

 

 

 

Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuta! A me ha fatto piangere mentre la scrivevo, ma solo perché è il mio finale personale a Fullmetal Alchemist (anime). E mi è venuta molta nostalgia a scriverlo! Capitemi…

Come Alice sia riuscita a riportare a casa Ed è volutamente lasciato in ombra: è un mistero anche per me… =)

Il finale mi sembrava necessario scriverlo dal punto di vista di Ed, perché è il protagonista e perché è il personaggio più approfondito nell’anime e inoltre perché è tutto dedicato a lui! L’alternativa sarebbe stata lasciare la parola ad Alice, ma non mi sembrava giusto nei confronti degli altri personaggi (soprattutto di Al)…

Fate una buona azione: lasciate un commentino! Critiche e complimenti sono ben accetti! ^^

Alla prossima…

 

Aki

 

 

 

 

 

Risposta alle recensoni:

·          beautiful_disaster: Ti ringrazio per aver recensito e soprattutto perchè le tue righe mi hanno molto colpita! Non avevo capito quanto i miei sentimenti fossero penetrati nella storia: la mia confusione sentimentale ne è la prova! Volevo solo dirti che Ed è maturato (questo volevo comunicare e forse non ci sono riuscita), perciò riesce ad avvicinare il suo amore per Isabel (che comunque è la madre di sua figlia) a quello che ha per Winry, Al e tutto ciò che è il suo passato e che, ora, finalmente, sarà anche il suo futuro! Ecco perché, apparentemente, egli è un po’ confuso! In realtà, ora, ama molte persone, perché tutte fanno parte della sua vita! Le ama semplicemente in modo diverso l’una dal’altra! Ora spero di essermi un po’ chiarita! Grazie anche per l’incoraggiamento, ne terrò conto e ne farò tesoro!

·          bLoody queeN: Grazie mille per la recensione, non credo la scorderò, perché dalle tue parole capisco di essere riuscita nel mio intento: creare un dolce, quanto nostalgico finale ad FMA! Sono davvero contenta che Isabel abbia fatto breccia nelle tue difese, perché temevo che diventasse un surrogato di Winry! Invece ciò che doveva essere era, appunto, una presenza sicura accanto ad Edward che lo sorreggesse nella sua vita: il suo cambiamento, il suo scoglio. Il tuo cuore che batte di speranza fa battere all’unisono il mio, perché, finalmente, sento di aver dato ad FMA quel finale che speravo sarebbe stato l’originale: un finale di felicità e ricordi delicati… Grazie ancora!

 

 

   
 
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