Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Walechu    31/03/2014    1 recensioni
Qualcosa di terribile si abbatte nelle misteriose terre nipponiche, proprio dove i Miracoli vivono le loro vite. Qualcosa che li lega e al contempo li allontana, qualcosa che li distrugge e li cancella dalla memoria delle persone. Qualcosa che presto si prenderà anche Kuroko.
Qualcosa che potrebbe essere fermato con un semplice pallone da basket.

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Sono tornata con una nuova fanfic!! (yey)
Spero vi piaccia dato che diferisce parecchio dal mio "stile" . Mi sono lasciata condizionare dall'ultima fanfic di Grotesque Rule of Rose e diciamo che è una specie di dedica(??)
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 2_ La notizia_

L'aria leggera e frizzantina pizzicava le guance arrossate del ragazzone che se ne stava in piedi davanti all'aereoporto di Tokyo. Davvero assurdo, poche ore prima era in America e ora si trovava catapultato in Giappone. Le scolaresche in divisa, il profumo del ramen che veniva dal chiosco appena fuori il sofisticato aereoporto, le immagini variopinte di personaggi di manga appesi un po' ovunque. Quanto gli era mancato il Giappone, ma avrebbe preferito tornare in circostanze diverse. Non aveva certo il tempo di fare un giro turistico per le terre nipponiche. Con passo sicuro Taiga si libera dalla folla di turisti ansiosi e si dirige all'uscita. Il sole è talmente luminoso che è costretto ad indossare un paio di occhiali scuri prima di procedere verso la periferia in cerca del suo vecchio appartamento. In fondo quel posto era diventato di sua proprietà, il padre glielo aveva comprato in modo che avesse una dimora fissa dove stare durante gli studi. E chi avrebbe mai pensato che gli sarebbe ritornato utile? Ad aspettarlo davanti all'entrata c'era una graziosa ragazza con un completo rosa pallido e un fiocco enorme tra i capelli riccioluti; dall'etichetta blu scuro a forma di casa stampato sulla cartellina che teneva in mano doveva trattarsi della proprietaria dell'appartamento.
« Signor Kagami, ben arrivato! Ha fatto un buon viaggio?» Taiga annuisce un po' assente e prende le chiavi che la ragazza gli stava porgendo.

« Se ha bisogno mi chiami!» . Più che una frase di cortesia quella sembrava un tentativo fallito di agganciare il ragazzo, che ovviamente si limita a ringraziarla con un sorriso. Non era in vena di fare nuove conoscenze.
Tornare in quel appartamento fa rabbrividire Taiga. Tutto era rimasto proprio come aveva lasciato due anni prima, sembrava che il tempo si fosse fermato: la cucina perfettamente in ordine e pulita come il salotto e la camera da letto. Le riviste in fila indiana sulla piccola libreria accanto al muro e le sue vecchie felpe consumate ancora appese all'attaccapanni come se stessero aspettando di essere usate di nuovo. Tolte le scarpe, Taiga inizia a gironzolare per l'appartamento, apre le finestre per far cambiare l'aria e accende la televisione. Va in camera e appoggia il borsone vicino al letto, magari più tardi lo avrebbe disfato e messo i vestiti nell'armadio. Sente la gola secca così decide di tornare verso la cucina per bere un po'. Apre la credenza e si trova davanti un paio di bicchieri multicolore che non ricordava di avere mai comprato o usato. Il suo era trasparente a righe rossicce ed era proprio lì davanti ai suoi occhi. Appoggia il bicchiere nel lavandino e apre il rubinetto, facendolo riempire fino all'orlo. Con il bicchiere in mano si sposta verso lo sgabello vicino alla finestra e lo trascina in modo da poter vedere la televisone. Ci mette un po' a cogliere le parole che scorrono veloci tra le labbra dei giornalisti giapponesi, in fondo erano due anni che non sentiva e non parlava giapponese, era giustificabile, ma capiva benissimo le loro espressioni: le fronti corrucciate e gli occhi sconvolti. Doveva essere capitato qualcosa di davvero terribile, pensava. Poi un immagine viene passata al telegiornale e ingrandita fino ad occupare un quarto dello schermo, un immagine che fa sussultare Taiga.

“Il corpo di un giovane uomo è stato rinvenuto ieri notte nei pressi della zona aereoportuale di Tokio. Degli accertamenti hanno rivelato trattarsi del famoso modello e pilota Kise Ryouta. Non sappiamo ancora bene cosa sia successo, sembra trattarsi di omicidio. Gli inquirenti pensano si tratti del serial killer che sta seminando terrore nelle nostre zone, lo stesso che ha già ucciso altre vittime e lasciato accanto al loro corpo un pallone da basket. Vi aggiorneremo se avremo ulteriori notizie.”

Le parole della giornalista vengono accompagnate da una sequenza di orribili immagini che danno il voltastomaco a Taiga. Uno dopo l'altro, Taiga riconosce in quei corpi senza vita i suoi ex rivali, le persone che al liceo incutevano terrore per il loro incredibile potenziale.

La Generazione dei Miracoli non esiste più. Io sono l'ultimo rimasto.

Le parole di Kuroko sembrano prendere un senso e martellano violentemente i timpani del rosso che, sconvolto, cade a terra ranicchiandosi su se stesso. I palmi delle mani premute violentemente contro i timpani come a voler fermare quelle parole, i denti serrati in una morsa e gli occhi strizzati con forza. Il corpo del ragazzo viene pervaso da un freddo glaciale e sinistro, l'aria sembra quasi mancargli come la forza per alzarsi. Rimane a lungo steso sul freddo pavimento che sembrava molto più caldo rispetto al gelo che gli percorreva le vene. « Non è reale.. non possono essere davver-» . Il telefono squilla facendo sbarrare gli occhi cremisi di Taiga. Con fatica e dopo parecchi minuti, allungando un braccio riesce finalmente a raggiungere il cellulare e a leggere sul display il nome di Kuroko. Frastornato e titubante decide di spegnere la televisione e di rispondere all'ex compagno di squadra.
« Kagami-kun?» la voce di Kuroko sembrava priva di emozioni, come se aspettasse di carpire quelle dell'altro per poterle fare sue. Taiga non riusciva a parlare, già respirare normalmente gli risultava faticoso.
« Kagami-kun, dove sei?» . L'unica cosa che riusciva a pronunciare con un lieve filo di voce era “sono qui” e l'altro sembrava rincuorato dalla sua risposta da sospirare profondamente.
« Ho visto Kise... e il sangue... hanno detto che è morto come gli altri...» Kuroko rimaneva in silenzio, ma il suo respiro si era fatto chiaramente più pesante e irregolare. Taiga continuava a ripetere le stesse medesime parole con un tono di voce sempre più alto, come a cercare di convincersi di quello che aveva appena visto. Poi un rumore di passi davanti alla porta dell'appartamento fanno girare il rosso ancora steso a terra. Senza riattaccare Taiga si avvicina all'ingresso, aprendo la porta con riluttanza e un leggero senso di angoscia. Quando la spalanca completamente davanti a lui non c'è nessuno, solo un biglietto appoggiato con cura sul suo zerbino spulciato. Prima di raccoglierlo si guarda attorno, poi si affretta a prenderlo e a richiudersi la porta alle spalle. Il bigliettino era sottile e completamente bianco, con qualche scritta in corsivo su un lato. La calligrafia era chiaramente quella di Kuroko.
“ Ore 13.30 playground vicino alla scuola.” Perchè mandargli un biglietto se poteva benissimo dargli appuntamento per telefono. Il telefono! Taiga non aveva ancora riattaccato quindi Kuroko era ancora lì ad aspettare una sua risposta.

« Ci sarò!» ma l'altro aveva già riaganciato.




 

Note: Salve cari, ecco un nuovo capitolo! Alcuni "consiglieri" si sono lamentati del fatto che questo particolare capitolo sia tremendamente vago. Ho scelto apposta di soffermarmi poco e di dare lievi accenni della situazione, altrimenti non ci sarebbe più una storia n.n
Non ho particolari precisazioni o curiosità riguardo al testo, ma se avete qualcosa da chiedermi o anche da farmi notare qualche errore sono sempre pronta a leggere il tutto. Quindi non fatevi scrupoli ewe
Grazie a chi sta già seguendo la storia, a chi lascia una recensione e a chi la legge solo <3
Un bacione e al prossimo capitolo!

Solemn
   
 
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