“Su, forza! Non distrarti, continua a fare i compiti!”
“Ma mamma, sono stanco!”
“Siamo qui da nemmeno un’ora, non puoi essere già stanco.”
“Stai scherzando, vero?”
Regina accarezzò dolcemente il viso di Henry per poi continuare a ripetergli di non tralasciare i suoi doveri, poi, qualcuno suonò al campanello di casa.
“Chi sarà, a quest’ora del pomeriggio?” disse lei, mentre si alzava per andare a controllare.
Aprì la porta lentamente e dall’altra parte aspettava una donna dai capelli biondi con una giacca rossa e un sacchetto in mano.
“Emma? Che ci fai qui?”
“Ho finito presto con tutte le pratiche in ufficio, e ho pensato di tornare a casa prima, sei contenta?”
Regina sorrise e la lasciò entrare, facendole sapere che loro figlio non aveva ancora terminato i compiti di scuola per il giorno dopo.
Appena arrivate nel salotto, Henry distolse lo sguardo dal libro di matematica e gli si illuminarono gli occhi.
“Mamma!”
“Ehi ometto! Mi hanno detto che oggi non ti sei impegnato abbastanza, è vero?”
“Certo che è vero.” si intromise la donna dai capelli corvini.
“No invece! È lei, che è cattiva.”
“Che novità.” replicò Regina.
“Non usiamo quella parola qua dentro, lo sai.” sibilò Emma, appoggiando il misterioso sacchetto sul tavolo in ciliegio “Vi ho portato qualcosa da mangiare”
“Mhh...Croissant!”
“So che sono i tuoi preferiti”
“Emma, gli stai facendo perdere tempo!” disse il sindaco, storcendo lo sguardo.
“Andiamo Regina, può fare una piccola pausa ogni tanto”
“Per favore!” supplicò il bambino, guardando la madre coi capelli mori.
Regina fissò prima la persona che amava, poi il figlio, e sorrise.
“E va bene” sbuffò “Ma solo per venti minuti!”