Serie TV > Star Trek
Ricorda la storia  |      
Autore: cassiana    31/03/2014    3 recensioni
Dopo che la rete di comunicazione degli hirogeni è stata ripristinata e l’equipaggio della Voyager è riuscito a comunicare a casa, tra gli ex maquis serpeggia il malcontento. Janeway è preoccupata per Chakotay.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chakotay, Kathryn Janeway | Coppie: Chakotay/Janeway
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Disclaimer: i personaggi non mi appartengono ma sono dei rispettivi autori. La storia è scritta senza scopo di lucro.

Note: Missing moment dell’episodio Hunters (15×4)
scritta per la BDT @ fanfic100_ita  col prompt  071. Rotto

 

Shattered

 

Kathryn Janeway aggrottò le sopracciglia preoccupata mentre leggeva i rapporti del Dottore: da qualche tempo parecchi membri dell’equipaggio, tutti ex maquis, si facevano ricoverare in infermeria per “incidenti” sportivi e il Dottore sospettava che ci sarebbero stati presto problemi di disciplina, anche se nessuno degli altri membri dell’equipaggio sembrava coinvolto in questi episodi. Kathryn strinse le labbra, pensierosa. Negli ultimi tempi aveva notato anche lei un certo nervosismo negli ex maquis soprattutto da quando avevano ricevuto le lettere da casa. Kathryn aveva cominciato a considerare i maquis come parte integrante del suo equipaggio, non riusciva a capire il motivo del loro disagio. B’Elanna aveva addirittura rischiato la vita in una missione avventata e perfino Chakotay si comportava in maniera inquietante: aveva raddoppiato i suoi turni, si chiudeva nel ponte ologrammi, la evitava. Questa era la cosa che più la feriva. Quando aveva cercato di avere una spiegazione da lui Chakotay aveva negato che ci fosse qualcosa di diverso dal solito, ma il suo volto era sembrato una maschera impenetrabile. Kathryn si passò una mano sul volto e bevve un sorso di caffè. Stava cominciando ad infuriarsi col suo Primo Ufficiale: odiava essere messa da parte, c’era qualcosa che lo tormentava e lei voleva sapere cos’era. Voleva aiutarlo, soprattutto ora che erano una coppia. Kathryn sospirò: sapeva che sarebbe stato un errore iniziare una relazione con lui, l’attrazione era qualcosa che poteva controllare, ma le emozioni messe in gioco rischiavano di soffocarla, di offuscare il suo giudizio. Tutto era cominciato dopo la festa di Neelix. Erano tutti delusi per la piega che avevano preso gli eventi: l’antica linea di comunicazione che aveva permesso loro di avere contatti con la Terra era andata distrutta, in più avevano un nuovo nemico che dava loro la caccia. Senza dimenticare che Mark le aveva mandato la lettera d’addio. Oh, Kathryn non si era mai realmente aspettata che lui le rimanesse fedele ma il colpo era stato duro. Kathryn aveva usato Mark come una sorta di paracadute emotivo, soprattutto nei confronti del Primo Ufficiale. E adesso non le era rimasto nulla ad impedirle di pensare ad un’altra relazione. Quando l’aveva accompagnata nei suoi alloggi Chakotay le era sembrato pensieroso e quando lei gli aveva chiesto il motivo lui si era limitato a rivelarle che aveva ricevuto brutte notizie. Kathryn non era riuscita ad evitare di abbracciarlo: quando le loro labbra si erano incontrate lei non si era negata e quando lui l’aveva portata in camera da letto non l’aveva fermato.

Kathryn sorrise, era quello che tutti e due desideravano fin dai tempi di New Earth ed entrambi lo sapevano. Non c’erano stati i fuochi d’artificio che lei aveva segretamente sognato: la loro prima volta era stata goffa, ma molto intensa. Dopo Chakotay l’aveva guardata con quei suoi enormi occhi pieni d’amore, ma era rimasto silenzioso. Kathryn ne era stata un po’ delusa, aveva pensato che lui si fosse sentito in imbarazzo per la sua performance. Da allora avevano fatto ancora l’amore, ma ogni volta Chakotay era sembrato lontano, fino a che aveva smesso di cercarla del tutto. Kathryn aveva l’orribile sospetto che lui avesse soltanto voluto togliersi la voglia e che ora stesse cercando deliberatamente di tagliarla fuori dalla sua vita. Il pensiero le fece inumidire gli occhi, col tempo aveva capito di amare profondamente Chakotay e aveva sempre pensato che lui ricambiasse il suo amore; le aveva confessato i suoi sentimenti così tante volte che lei si era sentita sicura tra le sue braccia e ora non riusciva a credere che lui l’avesse manipolata solo per portarla a letto. Era certa che c’era qualcosa di più.

Con un gesto secco sul comunicatore chiamò Tuvok nella sala tattica. Kathryn lo mise al corrente dei rapporti del Dottore.

- Voglio sapere cosa succede, Tuvok. Non posso credere che una parte del nostro equipaggio stia tramando qualcosa alle nostre spalle. Il Dottore afferma che ci sono abbastanza sintomi ad indicare una Sindrome da Stress Postraumatico, ma causata da cosa?

- Avevo notato anche io gli anomali comportamenti emotivi dei maquis e ho ritenuto logico investigare.

Kathryn dovette nascondere un sorriso, ma annuì grata per l’efficienza del suo ufficiale della sicurezza.

- Sono giunto alla conclusione che quei comportamenti siano stati provocati dalla notizia che i cardassiani hanno sterminato i loro compagni nel Quadrante Alfa.

Non c’era alcuna emozione nelle parole del vulcaniano, ma la notizia ebbe un effetto scioccante su Kathryn.

- Ma è terribile! Perché non ne sono stata informata?

- Credevo che il Comandante l’avesse fatto.

- No, Tuvok, non l’ha fatto. Cosa ti hanno detto gli altri?

- Non molto, date le circostanze. Capitano: posso parlare francamente?

Kathryn con un cenno gli indicò che poteva e Tuvok proseguì con il solito tono tranquillo:

- Ritengo sia opportuno porre fine a tali comportamenti; sono un pericolo per l’efficienza dell’equipaggio e la sicurezza della nave.

In quell’istante Kathryn sentì l’insorgere di un terribile mal di testa, con una smorfia bevve l’ultimo sorso di caffè freddo:

- Certo Tuvok, il benessere dell’equipaggio è di assoluta priorità tanto più con gli hirogeni che ci danno la caccia. Ma tieni presente che è un momento di grande emotività.

- In questo caso consiglio un trattamento psicologico specifico.

- Si, è una buona idea. Mettiti d’accordo col Dottore, io parlerò con Chakotay. Puoi andare.

Appena il vulcaniano uscì dalla sala tattica Kathryn collassò sul divano, piegandosi  in avanti e appoggiò la testa alle braccia. Non sapeva se essere più terrificata o arrabbiata. Di certo provava orrore per tutte le vite perdute a causa dei cardassiani e dell’assurda guerra che avevano scatenato. Non conosceva i maquis, tranne quelli sulla Voyager e sebbene non avesse approvato la loro causa, col tempo aveva capito molte delle ragioni che li avevano spinti sulla strada del terrorismo. Proprio perché in parte li capiva non poteva fare a meno di sentirsi in colpa verso di loro: forse la Flotta era stata troppo precipitosa nel marchiarli come banditi, forse la ragione non stava tutta da una parte.

Sospirò, la verità era che la politica, come un moloch, divorava tutto senza badare ai sentimenti dei singoli. Kathryn l’aveva dovuto imparare fin troppo presto e fin troppo bene. Poi le sovvennero le storie terribili delle efferatezze compiute dai cardassiani e fu sommersa dai ricordi della sua prigionia. Immagini che cercava di chiudere nei recessi più oscuri della mente: il volto torturato dalla sofferenza dell’ammiraglio Paris, il terrore provato nella sala degli interrogatori prima di essere salvata. Kathryn si tirò su e si passò una mano sul viso. Si diresse verso il replicatore ed ordinò un altro caffè nero.

Quella sera stessa Kathryn si decise a parlare al proprio Ufficiale Esecutivo; Chakotay era riuscito di nuovo ad evitarla  per tutto il giorno avendo organizzato il ruolino in modo che i loro turni non coincidessero. In un primo momento il Capitano non vi aveva fatto troppo caso dato che era già successo diverse altre volte, ma ora, alla luce delle nuove informazioni, quella che aveva tutta l’aria di essere una manovra pianificata l’aveva ferita. Era molto tardi quando finalmente era riuscita a trovare libero il Comandante. Ferma davanti alla porta del suo alloggio Kathryn sospirò e suonò: nessuna risposta. Provò diverse volte, infine, allarmata chiese notizie sui parametri vitali di Chakotay al computer di bordo che confermò che il Comandante era nel proprio alloggio. Il cuore di Kathryn accelerò stretto in una morsa di angoscia, così si decise a forzare le porte ed entrare. Il salottino era in penombra e sembrava vuoto, nell’aria aleggiava appena percepibile l’odore vagamente speziato del suo occupante. Kathryn lo chiamò e fece un paio di passi insicuri all’interno.

- Non hai mai sentito parlare di una cosa chiamata privacy?

La voce di Chakotay risuonò aspra: era seduto su una delle poltrone color sabbia rivoltata verso l’ampio schermo panoramico, per questo Kathryn non l’aveva visto subito. La durezza nella sua voce la fece sobbalzare ma strinse le labbra, decisa a non farsi intimorire.

- Scusa tanto se ero preoccupata per te!

Rispose con più sarcasmo di quanto volesse.

- Voglio stare da solo.

Kathryn non poteva vederlo in viso così gli si avvicinò aggirando la poltrona e ordinò al computer di aumentare la luce. Rimase senza fiato: Chakotay aveva uno zigomo gonfio, il labbro inferiore spaccato, la pelle di solito di un caldo color dorato era terrea e sotto entrambi gli occhi c’erano ampi aloni violacei sintomo che l’uomo era esausto. Con collera a stento trattenuta Chakotay ordinò al computer di riportare la luce all’intensità precedente.

- Chakotay so cosa è successo ai maquis. Mi dispiace.

Kathryn fece per avvicinarsi ancora, ma lui la bloccò:

- Quale parte di lasciami in pace non ti è chiara, Capitano?

Il sarcasmo della sua voce fu come uno schiaffo per Kathryn che tuttavia inghiottì la risposta tagliente che le era affiorata alle labbra e replicò:

- Voglio solo aiutarti.

- Ottimo. Allora puoi portarmi una nave piena di cardassiani in modo che io possa massacrarli come loro hanno fatto con i miei compagni.

L’apparente tranquillità nel tono di Chakotay atterrì il Capitano ancor più delle crudeli parole. Ma Kathryn non si fece intimorire. Vedere il compagno così sofferente le stringeva il cuore. Si avvicinò un poco a lui.

- Chakotay…

- Non mi serve la tua pietà, non ti voglio qui Kathryn: il fatto che tu sia il Capitano di questa stramaledetta nave non ti dà il diritto di …oh vattene e basta!

Il tono di Chakotay si era alzato, roco di rabbia repressa e Kathryn vacillò per la violenza dell’attacco. Serrò le labbra tremando: cosa gli dava il diritto di comportarsi così? Pensava che fosse l’unico ad avere sofferto per colpa dei cardassiani? Gli si avvicinò con decisione, gli avrebbe raccontato della sua prigionia e gli avrebbe fatto capire che il suo comportamento non era sano. Ma quando Chakotay alzò il viso Kathryn lesse nel suo sguardo una disperazione assoluta.

- Vattene Kathryn, faccio del male a chiunque mi si avvicini.

bisbigliò inconsolabile. Kathryn si lasciò cadere sul suo grembo senza parole. Lui la guardava ancora come un animale ferito e senza speranza. Non lo avrebbe lasciato solo, mai. Se con le parole non riusciva a spiegarsi l’avrebbe fatto con il suo stesso corpo. Con infinita cautela Kathryn fece scivolare un polpastrello sul volto tumefatto dell’uomo in una carezza piena d’amore. Chakotay trasalì ma la lasciò fare. Sollevò una mano, in un gesto di supplica forse e Kathryn baciò a una ad una le nocche scorticate. Chakotay chiuse gli occhi e sospirò esausto. Sapeva che non era di Kathryn la colpa di quello che era accaduto ai suoi, non era lei la causa della sua rabbia, ma risentiva ferocemente della frustrazione e dell’impotenza a cui lo costringeva la lontananza.

Mentre loro erano dispersi, nel quadrante Alfa la guerra era continuata, se non peggiorata. Se fosse rimasto…già, che cosa avrebbe potuto fare? Kathryn avvertì la tensione di Chakotay e con un tocco gentile delle labbra gli sfiorò la bocca tumefatta. L’uomo aprì gli occhi e le prese il viso tra le mani dorate e la baciò con rabbia e passione tanto che Kathryn poté sentire il sapore del sangue ma rispose con uguale ardore. Le mani di Chakotay si spostarono sotto la casacca del Capitano cercando pelle nuda da accarezzare e seni da stringere. Kathryn  mugolò e si staccò da lui solo il tempo necessario di togliersi con un unico gesto convulso la giacca e la maglia. Chakotay affondò il viso tra i suoi seni, baciando, mordendo, strappandole di dosso anche l’ultima sottile barriera tra la sua bocca esigente e la pelle delicata. La donna si inarcò stringendosi freneticamente al suo corpo, percependo la forza del desiderio e della rabbia.

- Aiutami Kathryn. Aiutami a ritrovare la pace!

Quella richiesta era un eco di ciò che Chakotay le aveva confessato a New Earth e l’angoscia nella sua voce quasi le spezzò il cuore: il suo guerriero era di nuovo intrappolato nelle spire dell’odio.

Kathryn si districò dal suo abbraccio e si sollevò dal suo grembo in fiamme. Con un mezzo sorriso gli porse la mano. Fecero l’amore nel suo letto, per la prima volta da quando erano insieme: un’affermazione di vita violenta e appassionata che li lasciò svuotati e nello stesso tempo completi.

Mentre Kathryn gli passava il rigeneratore dermico sulle ferite Chakotay si scusò e le raccontò di quanto si fosse sentito colpevole e inadeguato nei confronti dei compagni maquis.

- Ho pensato che indossare la divisa della Flotta fosse un tradimento nei loro confronti e un’offesa alla loro memoria. Spiriti, non avevo idea di cosa fare. Avevo tanta di quella furia che non sapevo come consumarla se non massacrandomi sul ring.

- Perché non me ne hai parlato?

Chakotay si stropicciò un lobo dell’orecchio con la mano libera.

- Avrei voluto, ma non volevo coinvolgerti: sei già così oberata di pensieri…

Kathryn interruppe per un momento ciò che stava facendo e lo guardò attenta:

- Chakotay ci sarò sempre per te. Sempre.

Lo baciò lieve sulle labbra e sorrise, ma percepì che Chakotay aveva altro da dirle. Accarezzò con delicatezza la sua guancia con il dorso di una mano e con la testa china le confessò il resto:

- Non credermi così altruista. Quando ho ricevuto la notizia che i miei compagni erano stati…sterminati ho ripensato a tutta l’intera anomala situazione in cui ci troviamo e non riuscivo più ad accettarla. Come ho potuto quattro anni fa dimenticarmi così in fretta di tutti i miei principi per unirmi al tuo equipaggio? Tu mi stavi dando la caccia, Kathryn e io avrei dovuto essere il tuo prigioniero. Tu rappresentavi la Flotta, quella stessa Federazione che era stata fin troppo pronta a venderci ai cardassiani in cambio di una pace incerta, che non aveva esitato a metterci fuori legge, che ci dava la caccia come criminali. Come potevo amare la stessa incarnazione di tutto ciò che avevo rinnegato? Se ti avessi allontanato forse non ti avrei fatto del male. Perdonami.

Kathryn era immobile, gli occhi lucidi e un groppo in gola che non riusciva a mandare giù: dunque stavano così le cose. Si era illusa che i sentimenti che lui aveva confessato due anni prima fossero rimasti immutati, ma i giorni di New Earth erano lontani e Kathryn non poteva biasimare Chakotay se qualcosa tra di loro si era rotto. Non aveva capito quanto lui era stato tormentato dai suoi sentimenti contrastanti: era rimasta aggrappata a quelle parole confessate una sera su un pianeta lontano. Si schiarì la voce:

- Sei tu che devi perdonarmi Chakotay: non avevo capito niente. Dovresti detestarmi…

- E invece ti amo Kathryn. Con tutto il cuore.

Chakotay la prese tra le braccia e la tenne stretta contro di sé per un tempo lunghissimo.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Star Trek / Vai alla pagina dell'autore: cassiana