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Autore: painless    31/03/2014    10 recensioni
"[...]Io avevo sognato di farci l’amore, avevo sognato di essere sua, di essere l’unica per cui il suo cuore batteva,avevo sognato di essere la causa del suo sorriso[...]"
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non c'era giorno in cui non lo ammirassi da lontano, era come un semidio greco, sceso sulla Terra per controllare degli stupidi umani che in confronto a lui non potevano nulla. Indossava quelle maglie e quei pantaloni che riuscivano a renderlo ancora più bello di quanto non lo fosse. Aveva un sorriso da far venire il capogiro. Non era un semplice bel sorriso. Era uno dei sorrisi migliori che abbia mai visto, forse, il migliore. Un sorriso tanto bello da rendere dolci quei lineamenti così possenti. E poi c'erano quegli occhi, quegli occhi che erano la fine del mondo. Un oceano di vita, di passione, di amore, di dolcezza, di vigore...Nascondeva la propria vita dentro di essi, e chiunque, guardandolo bene, se ne sarebbe accorto. O forse no?  Forse si limitavano tutti ad osservare il suo aspetto fisico, senza scavare a fondo. Volevano essere riservati? Volevano non risultare invadenti? Non credo. Probabilmente ero l'unica in grado di capirlo da un solo sguardo, probabilmente ero solo stupida a crederlo, probabilmente era una mia illusione, un mio filmino mentale, una mia fantasia, eppure quella fantasia mi sembrava così maledettamente bella. Era capitato poche volte di scontrarci con lo sguardo, eppure quelle poche volte sembravano essermi bastate per conoscerlo come se lo conoscessi da una vita. Forse lo avevo già conosciuto in una vita passata, perché sapevo tanto, forse troppo su di lui. Non aveva mai passato le giornate intere a "stalkerarlo" , ma le mie amiche si. Sapevano quante ragazze aveva avuto, quante ne aveva portate a letto, quante aveva amato, chi fossero e cosa facessero i genitori, chi fossero i suoi fratelli, la compagnia che frequentava il sabato sera, gli amici d'infanzia..oserei dire addirittura i codice fiscale, ma non sapevano cosa amasse fare realmente. Andai nel teatro della scuola una volta, e lo vidi .. lì .. da solo ..  seduto al pianoforte. Sfiorava quei tasti, come se avesse paura di rovinarli premendoli, fino a quando decise di esercitare pressione su di loro. Una melodia soave iniziò ad uscirne fuori e le mie orecchie sembrarono rivivere.  Non mi avvicinai.. rimasi sulla porta, ad osservarlo. Le sua dita giocavano con quei tasti, scorrevano l'intera tastiera come se fosse l'unico modo per sopravvivere. Riconobbi la melodia circa 1 minuto e mezzo d'esecuzione. Era il preludio in E minore di Chopin, uno dei brani preferiti di mia madre. Era il pezzo che preferiva suonare quando era ancora in vita. Una stretta la cuore mi colpì d’improvviso e cercai di scacciare dalla mente quei ricordi portatori di gioia tanto quanto di nostalgia. Fu da quel giorno che probabilmente mi innamorai davvero di lui, fu da quel giorno che quella melodia divenne la colonna sonora d’un amore impossibile. Ci separava un universo, eppure sembravamo essere fatti l’uno per l’altra. Lui non lo sapeva, perché forse, se lo avesse saputo, adesso qualcosa sarebbe diverso. La sua anima parlava quando suonava. Andai a vederlo diverse volte di nascosto, poi il teatro venne chiuso agli studenti per i lavori di ristrutturazione, e da quel giorno la mia anima sembrò più incompleta di quanto non lo fosse. Ci sono giorni in cui lo vedo attraversare di corsa il corridoio per andare agli allenamenti. Non sono andata a vederlo spesso, solo due o tre volte con le mie amiche, e quello che vidi era un ragazzo completamente diverso da quello che era seduto al pianoforte in teatro. Quello sul campo era un ragazzo forte, pieno di tenacia. Un ragazzo con la determinazione di un leone, e con la passione ardente negli occhi. Il che era praticamente l’opposto del ragazzo dall’animo delicato, dolce e sensibile di colui che sedeva al piano. Riuscivo a percepire l’ardore bruciargli nelle vene e la passione attraversargli il corpo. Più lo conoscevo per le sue mille sfaccettature più la mia infatuazione cresceva.  Ancora non riesco a trovare il giusto modo per descriverlo, non c’è una parola che lo descriva perfettamente. Era una continua sorpresa, un continuo cambiamento. Tre o più personalità diverse che si fondevano in un unico ragazzo.  Forse era questo il segreto della sua perfezione. Il ragazzo fragile ed emotivo del pianoforte si fondeva al ragazzo sportivo del campo che a sua volta si fondeva con il solito “tosto” della scuola, creando così un impasto perfetto. A volte mi chiedevo però se anche lui indossasse una maschera, come quella che uso io di solito. Forse anche lui sorrideva quando non voleva, anche lui forse rideva quando in realtà voleva piangere. Sono domande a cui ancora oggi non ho trovato risposta. Dei semplici e vaghi sguardi non sono in grado di farmi capire cose così complicate. Sono diverse le notti in cui sono rimasta sveglia pensando a lui, a come sarebbe stato bello almeno parlarci, essere la sua confidente. Non sono mancate le volte in cui ho immaginato le sue labbra candide sulle mie, o le volte in cui ho immaginato noi due sotto le coperte con una cioccolata calda ed un film. Una notte ricordo che sognai entrambi seduti ad un pianoforte. Lui mi insegnava come eseguire una semplice melodia ed io mi impegnavo a seguire le sue indicazioni, ogni qualvolta che sbagliavo mi sbottonava un bottone della camicetta di raso che indossavo, e subito dopo finivamo col fare l’amore. Ricordo quel sogno come se fosse accaduto realmente. Alla fine della storia tutto ciò però è accaduto. Nella mia mente, certo, ma è pur sempre successo. Le mie amiche non sanno ciò che provo per lui, altrimenti tenterebbero di trascinarmi nel loro mondo osceno fatto di pettegolezzi e sogni erotici su di lui. E’ vero, anche io avevo avuto fantasie, ma erano fantasie innocenti, d’una ragazza perdutamente innamorata alle prime armi con l’amore. Io avevo sognato di farci l’amore, avevo sognato di essere sua, di essere l’unica per cui il suo cuore batteva,avevo sognato di essere la causa del suo sorrido,  non di essere la causa della sua erezione. Nei freddi pomeriggi invernali in cui non avevo nulla da fare, mi stendevo sul letto e pensavo ad un nostro ipotetico futuro, a come sarebbe la mia vita se lo avessi accanto. In realtà non sempre ci riuscivo, divagavo in altri mondi realizzando film mentali che avrebbero potuto ricevere l’oscar, ma quando focalizzavo la visuale su me e lui, ritornavo improvvisamente a sorridere. Era questo l’effetto che mi faceva: era in grado di farmi sorridere e allo stesso tempo di uccidermi dentro senza rendersene conto. Ogni qualvolta il suo sguardo non incrociava col mio, una piccola parte della mia anima moriva, quando invece ci incontravamo, dentro di me era magia pura. Fuochi d’artificio li levavano e il mio cuore iniziava a battere così forte che più di una volta ebbi paura che potesse uscirmi fuori dal petto. Ma lui tutto questo non lo sapeva, non sapeva di essere il mio punto debole, ma allo stesso tempo il mio punto di forza. Non sapeva di quanto lo amassi, di quanto anche solo attraverso degli sguardi io sia riuscito a capirlo. Non sapeva ciò che provavo per lui, di quanto fosse importante per me, ma anche se lo avesse saputo non penso che qualcosa sarebbe cambiato. E nonostante tutto, io rimanevo qui, inerme, ad osservarlo, perché lo amavo, lo amavo per davvero.
Fine
 
   
 
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