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Autore: Ayatsuri    31/03/2014    5 recensioni
Mi risveglio accasciato a terra tra la soffice neve, in mano stringo una sfera nero pece con la chiusura di un bianco freddo e splendente quanto quello che mi circonda, su di essa c’è un’impronta di sangue. La attacco con una catena alla cintura, non provo a pulirla, so che sarebbe inutile, quel segno è la firma del “contratto” con quel Pokémon, un segno incancellabile e che mi avrebbe accompagnato per tutta la vita.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
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Metto piede sull’isola e faccio rientrare Abyss, il mio Sharpedo, nella propria sfera.
Nell’ultima parte del tragitto la temperatura è drasticamente calata e la mia t-shirt nera non è più in grado di tenermi al caldo. Ma non mi lamento, mi sono ormai abituato ai climi rigidi.
Faccio qualche passo, calpestando il sottile strato di neve che ricopre la piccola isola su cui mi trovo, per raggiungere una piccola foresta secca ed inoltrarmi tra la vegetazione.
Gli alberi son tutti spogli e di un colore tetro, sembrano privi di vita, di cespugli o erba neanche traccia, la Luna piena è la mia unica fonte di luce.
Dopo una decina di minuti arrivo nel luogo che cerco, gli alberi si aprono creando uno spiazzo pianeggiante di una decina di metri, al centro del quale si erge una macabra struttura; cinque grossi ossi ricurvi, alti una manciata di centimetri più di me, circondano un masso nero dalla forma circolare, che mi arriva all’inizio del busto. Mi avvicino a passo svelto e osservo le incisioni sulla pietra, non riesco a comprenderle, ma non mi interessa.
So cosa devo fare.
Estraggo un coltello dalla tasca e mi procuro un taglio che attraversa per intero il palmo della mia mano sinistra, il sangue inizia a grondare dalla ferita e macchiare la soffice superficie bianca che ricopre il suolo. Ripongo l’arma nei Jeans e poso la mano sinistra sulla pietra.
Nello stesso istante il cui la mia mano sfiora la roccia gelida, sento il mio corpo farsi pesante, la mia mente annebbiarsi e mi accascio a terra inerme.
 
Mi ritrovo nella mia stanza, quella stanza che non vedevo da ormai sette anni e in cui avevo trascorso più della metà della mia vita, ma c’è un qualcosa di strano. Vedo una sagoma nel mio letto, impiego poco a capire che si tratta di me, e poco più per comprendere di che parte della mia vita si tratta. La figura si alza, con la fronte grondante di quel sudore che mi aveva accompagnato per mesi, assieme all’incubo che lo causava, ed esce dalla camera e successivamente dalla casa, accompagnato da Kurai che aveva sonnecchiato ai piedi del letto.
La luna ancora illumina fiocamente il cielo notturno mentre il me del passato si dirige verso quel luogo che era fonte di calma e pace che è il bosco.
Dopo che si è inoltrato per un centinaio di metri si avvicina ad un grosso albero, una sequoia dalle poderose radici, e tra esse si accovaccia e chiude gli occhi per poi riaddormentarsi.
Una nuvola di fumo è la causa del suo risveglio poco più tardi, la reazione è di terrore di fronte ad una verità insormontabile, corre verso casa e la trova quasi totalmente distrutta ma ancora in fiamme, avevo vissuto quella scena centinaia di volte nel sonno, ma quella volta era vero. Quella notte persi tutto, la mia famiglia, mio padre, mia madre, il mio piccolo fratellino. Incurante dell’incendio che si stava propagando verso il paese poco distante a dove mi trovavo, tornai nella foresta e vi trascorsi il tempo fino all’alba, tra lacrime e singhiozzi, gli occhi di Kurai, come quelli del ragazzo, avevano perso la loro lucentezza, a significare l’abbandono delle speranze.
Tutto d’un tratto la scena cambia, mi trovavo in un’altra parte del bosco, una decina di giorni più tardi, di fronte a tre ragazzi, all’incirca sulla quindicina, che, assieme ai loro Pokémon, attaccavano violentemente ed ininterrottamente uno Zoroark, probabilmente perché il Pokémon non si era fatto catturare per non abbandonare il cucciolo. Poi un terribile latrato e l’ultimo respiro di quella povera creatura, morta per un attacco lacerazione sul dorso; nel giro di pochi secondi ecco che compaio io, occhi ancora gonfi e arrossati per il pianto, ma appena vedo la scena e la piccola creatura nascosta sotto il corpo della defunta madre, non esito a tuffarmi su di essa per farle da scudo sul successivo attacco, che lacera la mia schiena provocandomi tre profondi tagli in corrispondenza delle unghie dello Zangoose.
I ragazzi continano a malmenarmi e ferirmi per una decina di minuti, poi si allontanano annoiati ma con un’aria soddisfatta, io rimasi lì, sdraiato mezzo morto, ma il cucciolo era salvo, e sarebbe diventato poi il mio futuro compagno Illusyo.
La scena varia per l’ennesima volta e mi ritrovo ad osservere una casetta, diroccata e di piccole dimensioni, circondata dagli alberi. Il ragazzo si avvicina incuriosito e stanco; un vecchio dall’aria vissuta, ma dal fisico ancora ben messo, era fermo sulla soglia ad osservare il giovane.
Poi le scene iniziano a sussegurisi ad una velocità maggiore della precedente, vedo parte dei miei allenamenti svolti con quell’uomo nel giro dei sette anni trascorsi con lui, da quei rari momenti di riposo agli esercizi sadici e al limite del possibile, uno in particolare mi colpì e fu il momento dell’evoluzione di Illusyo.
Poi rivedo ogni mia lotta in palestra, ogni incontro con i miei attuali compagni, nella Landa dell’Inverno Perenne, dove lottai contro un gruppo di Sneasel e il loro capo, battendoli non senza faticare, ove incontrai Kage, il leader, un Pokémon sadico, ma che dopo aver riconosciuto in me un buon allenatore mi è diventata fedele.
Poi vedo me stesso in una grotta, circondato da fiumi di lava, e sento un boato in lontananza. Subito riconosco, lo disinguerei tra mille, un ruggito che preannuncia l’inferno, il latrato di Hell, infatti ecco che compare di fronte a me la figura di un mastino nero le cui corna e ossa risplendono sul manto color pece, gli occhi rosso scarlatto fan trapelare tutto l’odio nei miei confronti per aver invaso il suo territorio. Kurai subito si fa avanti calmo e dal portamento quasi raffinato, rivedo tutta quell’ardua lotta non priva di sangue, l’Houndoom a terra, gli occhi ora pieni di orgoglio, una luce nera lo racchiude nella sfera che sarebbe divenuta la sua casa.
Ora mi trovo in una città abbandonata, un’altra ardua lotta, un altro valoroso compagno, Tsuki.
Poi è la volta di Abyss, Arashi e tutti gli altri, vedo le lotte nella lega regionale, la mia vittoria, senza che nessuno dei miei compagni avesse visto la sconfitta verso qualunque avversario, ed infine nuovamente la scena iniziale, la casa in fiamme e il bambino di fronte con gli occhi lacrimanti. Sullo sfondo vedo disegnarsi un logo, un logo che disprezzavo, ma a cui dovevo anche ciò che ero diventato, poi tutto si fa buio.
 
Mi risveglio accasciato a terra tra la soffice neve, in mano stringo una sfera nero pece con la chiusura di un bianco freddo e splendente quanto quello che mi circonda, su di essa c’è un’impronta di sangue. La attacco con una catena alla cintura, non provo a pulirla, so che sarebbe inutile, quel segno è la firma del “contratto” con quel Pokémon, un segno incancellabile e che mi avrebbe accompagnato per tutta la vita.
Rimessomi in piedi e sistemata la Ball mi dirigo nuovamente verso l’oceano, attraverso quella foresta morta.

Questa è l'introduzione alla mia prima Long fiction, spero vi sia piaciuta e vi abbia incuriosito, premetto che ci saranno scene violente e non saranno le classiche lotte, ma i colpi feriscono e il sangue esiste, non è solo una cosa immaginaria come nell'anime, detto ciò, a breve il prossimo capitolo, spero ^^
  
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