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Autore: ChibiRoby    01/04/2014    5 recensioni
Sappiamo tutti che alla fine della prima stagione Violetta rifiuta di scegliere tra Leon e Thomas, ma se poco prima di comunicare la sua decisione le tornassero in mente tutti i momenti trascorsi con lui e capisse finalmente chi è il suo vero amore?
Leonetta con accenni Pangie e GermanxMaria
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angie, German, Leon, Thomas, Violetta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sei come la musica:
Fai parte di me!
 
"Se amate due persone allo stesso tempo, scegliete la seconda. Perché se amaste davvero la prima non vi sareste innamorati della seconda"
 
-Hai trovato la risposta che cercavi? – domandò Leon.
- Sì, l’ha trovata! – rispose Thomas senza darle il tempo di aprire bocca.
- Sì Thomas, l’ho trovata ma non è quella che pensi tu! – ribatte voltandosi di scatto nella sua direzione. Il suo tono così sicuro la infastidì parecchio. Come può essere così sicuro di una scelta che era solo sua?
Era giunto il momento, non poteva più rimandare, non era giusto per lei come non lo era per Leon e Thomas.
Fece qualche passo indietro e li guardò entrambi: erano i ragazzi migliori che avesse mai incontrato, non che nella sua breve vita ne avesse conosciuti molti.
Prese un respiro profondo era la cosa giusta da fare ma era così difficile. Il suo sguardò si posò su Leon che la guardava con le braccia incrociate, si specchiò nei suoi occhi verdi; erano seri eppure mantenevano quella luce colma di dolcezza che avevano sempre quando si posavano su di lei.
All’improvviso il cuore di Violetta iniziò a battere all’impazzata mentre le tornavano in mente tutti i bei momenti passati insieme, il dolore che aveva provato quando con il cuore ridotto in mille pezzi, aveva creduto di averlo perso per sempre. Non poteva ignorare tutto questo.
Ricordava ancora con quanta pazienza Leon le aveva insegnato ad andare in bici, tutte le volte che aveva appoggiato le sue decisioni anche quando non le condivideva, era sempre il primo a credere in lei, il primo a coprire le sue bugie con suo padre. Era sempre al suo fianco, pronto a proteggerla persino da se stessa, a sorreggerla quando era sul punto di mollare, a difenderla ma senza trattarla come una bambola di porcellana: le lasciava combattere le proprie battaglie intervenendo solo se necessario, sempre pronto ad asciugare le sue lacrima, sapeva come sorprenderla e farle tornare il sorriso. Per non parla del senso di protezione che le donava ogni volta che l’abbracciava o la prendeva per mano.
Al contrario di Thomas che spesso la faceva soffrire per non parlare di tutte le volte che era entrato di nascosto a casa sua rischiando di metterla nei guai con suo padre.
Sorrise, era da sempre innamorata di uno solo di loro, l’altro era solo una sbandata e come una sciocca ci aveva messo mesi a capirlo e ad ammetterlo. Se solo avesse ascoltato prima il suo cuore, avrebbe risparmiato tanta sofferenza a se stessa e al suo vero amore.
Leon fu il primo a vedere il sorriso sul volto di Violetta e il suo cuore perse un battito. In quel momento si rese conto che l’unica cosa davvero importante era il sorriso della ragazza: anche se alla fine avesse scelto lo spagnolo le sarebbe rimasto accanto, pur di poter godere ancora di quel sorriso era disposto ad accontentarsi del ruolo di amico.
-Thomas io…- iniziò con voce tremante, guardando le sue scarpe come se fossero la cosa più interessante che avesse mai visto, le dispiaceva ferirlo ma doveva farlo.
- Tu? - la incitò lo spagnolo ormai sicuro di aver conquistato l’amata, lanciò un’occhiata vittoriosa al suo ex rivale che si stava voltando pronto ad andarsene.
-Amo Leon! – continuò con voce ferma, aveva rialzato lo sguardo e in esso si poteva leggere la sicurezza della sua decisione. Non era più la ragazzina indecisa tra due aspiranti principi azzurri. Alla fine la principessa indecisa aveva finalmente ascoltato il suo cuore!
Sentendo quelle parole Leon si voltò incredulo ma non fece in tempo a dire nulla che Violetta si getto tra le sue braccia.
-Perdonami Leon se l’avessi capito prima non ti avrei fatto soffrire così tanto. – mormoro affondando il volto nel petto del altro, chiuse gli occhi lasciandosi cullare dal battito del suo cuore, le sembrava che sussurrasse il suo nome. –Vorrei che il tempo si fermasse e rimanere per sempre tra le braccia di Leon! – penso mentre sentiva le braccia di Leon stringerla forte come per assicurarsi che non potesse più scappare, non che ce ne fosse bisogno, ormai Violetta aveva finalmente trovato il suo posto nel mondo.
-Non scusarti, l’unica cosa che mi interessa è la tua felicità. - le sussurro all’orecchio.
Violetta si scosto leggermente dall’abbraccio, quel poco che bastava per guardarlo dritto negli occhi – Sei così dolce. – sorrise accarezzandogli una guancia mentre il suo sguardo cadeva sulle labbra del messicano, erano così invitanti, da quanto tempo non lo baciava? Troppo.
Come se le leggesse il pensiero Leon le si avvicino con il chiaro intento di baciarla. Violetta socchiuse gli occhi e si avvicino a sua volta, non le importava che suo padre potesse vederli e arrabbiarsi, la stava portando via da Buenos Aires, dai suoi amici e soprattutto da Leon, chi sa per quanto tempo non si sarebbero visti, meritavano un ultimo bacio degno di questo nome.
-Ma Violetta…- si lamentò una voce interrompendo il momento.
-Maledetto spagnolo! – pensò Leon infastidito allentando leggermente la presa su Violetta che sbuffò innervosita e anche un po’ imbarazzata, si era dimenticata della presenza di Thomas. Era questo l’effetto che le faceva Leon, quando era tra le sue braccia il resto del mondo svaniva.          
Si voltò, prima ascoltava quello che aveva da dire e prima sarebbe tornata tra le braccia di Leon, sperava solo che non ci mettesse troppo.                                            
-Il nostro bacio per te non ha significato niente? – domandò, la delusione nella sua voce era palese ma Violetta non ebbe il tempo di preoccuparsi per lui.
Sentendo quelle parole Leon s’irrigidì e la Castillo gli strinse la mano cercando con quel gesto di tranquillizzarlo come lui aveva fatto tante volte con lei.
Scosse lentamente il capo -Mi dispiace Thomas ma non ho provato nulla. – iniziò, sapeva che stava per ferirlo ma doveva farlo, solo essendo completamente sincera avrebbe capito che tra loro non ci sarebbe mai stato nulla di più di una semplice amicizia. Una volta accettata la realtà si sarebbe messo l’anima in pace e quella storia avrebbe finalmente avuto la sua conclusione.
–Dire che non ha significato nulla sarebbe una grossa bugia perché grazie a quel bacio ho capito che tra noi non ci potrà mai essere nulla di romantico. – continuò guardando il messicano. –Quando Leon mi ha baciata mi sono sentita…- si fermò un attimo come se stesse cercando la parola giusta –… in paradiso mentre quando l’hai fatto tu non ho provato nemmeno una parte delle forti emozioni che ho provato con Leon. – concluse dispiaciuta per averlo ferito. Forse avrebbe dovuto aggiungere qualcos’altro ma cosa?
Come poteva spiegare a Thomas la connessione che la legava a Leon se neanche lei riusciva a definirla a parole?
Thomas sembrò capire quello che Violetta voleva dirgli, amava Leon e nulla di quello che avrebbe potuto dire o fare le avrebbe mai fatto cambiare idea.
Buffo: quello che all’iniziò sembra l’antagonista della storia si era rivelato essere il principe azzurro. Tanto valeva uscire da quella storia a testa alta mantenendo integra quel poco di dignità che gli rimaneva.
-In questo caso non mi resta che augurarti buon viaggio e tanta felicità ad entrambi. – sussurro prima di voltare le spalle e andarsene
 -Mi dispiace tanto Thomas ma sono sicura che anche tu un giorno sarai felice. – sussurrò Violetta abbastanza forte da farsi sentire dallo spagnolo che in risposta alzò la mano, continuando a camminare senza voltarsi.
Leon la girò verso di se e l’abbracciò con dolcezza –Dove eravamo rimasti? – le sussurro malizioso. – Più o meno qui. – ridacchiò cingendogli il collo con le braccia. –Ora ricordo. – sorrise annullando la distanza tra le loro labbra, dando vita a un bacio colmo d’amore.
-Sono davvero carini. – sussurrò Angelica guardando la nipote con occhi sognati, sembravano così innamorati e le rimportavano in mente i meravigliosi momenti trascorsi con il marito.
-Già, sono felice che siano tornati insieme. – concordo Angie lanciando un’occhiata a German che fortunatamente era di spalle intento a parlare con Roberto. Se avesse visto la scena nelle migliori delle ipotesi avrebbe rischiato un malore come quando aveva scoperto che stavano insieme, nella peggiore avrebbe dato di matto trascinando via la figlia e urlando contro il ragazzo come se fossero i peggiori dei criminali.
Suo cognato aveva diverse qualità ma non era quel che si dice un padre moderno, a volte si chiedeva come avesse fatto un uomo privo di tatto e infantile come German Castillo a conquistare una donna come sua sorella Maria, non era mica generoso e comprensivo come Pablo.
Già, Pablo, il solo pensiero dell’amico la fece sorridere dolcemente. Sorriso che non sfuggì al occhio attento di Angelica che si ripromise di indagare su cosa o meglio chi fosse il motivo di quel sorriso, anche se aveva già una vaga idea di chi potesse essere.
-È tutto pronto, Violetta salì in macchina. – esclamò German facendo sobbalzare la cognata che spostò velocemente lo sguardo sulla coppia e tirò un grande sospiro di sollievo: i due avevano smesso di baciarsi e stavano teneramente abbracciati godendo della reciproca compagnia.   
-Violetta sali in macchina o perderemo l’aereo! – tuonò German rischiando di perdere l’equilibrio alla vista della sua bambina stretta tra le braccia di un ragazzo, poco importava che il ragazzo in questione fosse figlio di uno dei suoi più stimati soci.
Spaventati dal urlo Leon e Violetta si allontanarono velocemente.
-Ora devo andare. – mormoro trattenendo a stento le lacrime.
-Non piangere amore, andrà tutto bene. – le sussurro prendendole le mani e stringendole tra le sue. –Ti chiamerò tutti i giorni e ti prometto che verrò a trovarti ogni volta che potrò. Fidati di me, sarà come se non ci fossimo mai separati! – la rassicuro dolcemente. Sapeva che sarebbe stato difficile ma avrebbe fatto di tutto e anche di più per farla funzionare.
Violetta annuì e lanciò uno sguardo al padre che stava chiaramente perdendo la pazienza. –Ti chiamo appena arrivo così mi racconti com’è andato lo spettacolo.
Leon annuì e le si avvicino baciandolo un’ultima volta, trasmettendole tutto l’amore che provava per lei. –Fai un buon viaggio amore mio.
Alla vista di quel bacio German fece per avvicinarsi e dire la sua ma venne bloccato da Angie e Angelica che lo afferrarono per le braccia impedendogli di rovinare la vita della figlia più di quanto avesse già fatto.   
 
***
 
Erano partiti ormai da un po’ ma Violetta non aveva aperto bocca se non per chiedere di fermarsi a prendere da bere.
German seduto nel sedile del passeggero osservava la figlia dallo specchietto, non si aspettava che accettasse la sua decisione così docilmente, si era aspettato urla e proteste varie ma non era minimamente preparato a un silenzio così gelido. Che avesse finalmente capito che faceva tutto questo solo per il suo bene?
-Per il suo bene o per il tuo German? – gli domandò una voce nella sua mente che assomigliava molto a quella di Roberto. 
-È stato carino Leon a venirti a salutare. – commento Olga cercando di iniziare una conversazione con la sua bambina, odiava vederla così triste.
-Già, sarà difficile continuare una relazione a distanza ma faremo di tutto per farla funzionare e poi mi ha promesso che verrà a trovarmi ogni volta che potrà! – sorrise con gli occhi che le brillavano.
Olga e Roberto sorrisero inteneriti da tanto amore, al contrario di German che iniziò a sudare freddo sentendo crescere la sua proverbiale gelosia.
-Cosa? È impossibile, le storie a distanza non funzionano mai, avreste fatto meglio a lasciarvi subito così da non soffrire di più dopo. – ribatte in modo burbero, incrociò le braccia al petto sentendo su di sé le occhiate gelide di Olga e Roberto.
-Ma ti ascolti quando parli? Non ti sopporto quando parli così, pensi davvero che ti basterà portarmi via da Buenos Aires per farmi dimenticare del mio amore per Leon e per la musica? Beh ti sbagli! E sai perché? Non importa in quale parte del mondo mi porterai io continuerò a cantare e Leon sarà con me ovunque io vada, perché entrambi fanno parte di me! – sbottò lasciando i tre adulti senza parole, non l’avevano mai vista così decisa e sicura di qualcosa.
La macchina si fermò davanti a un chiosco e Violetta scese a prendere da bere. 
German invece aprì il borsone ai suoi piedi in cerca di qualcosa che l’aiutasse a calmarsi, trovo un mp3 con un biglietto attaccato “ascoltare in aereo” curioso infilo le cuffiette e lo accese, e sentì la voce di Angie che gli chiedeva di ascoltare qualcosa: una canzone.
 -È la voce della mia Maria! – pensò sentendo una voce molto famigliare   –No, è Violetta! -  si corresse dopo qualche istante.
Alzò lo sguardo sulla figlia che stava improvvisando qualche passo di danza sulle note di alcuni artisti di strada.
Si pentì di quello che stava facendo, Violetta aveva una voce bellissima, come sua madre, ed era nata per cantare. Quando era nata aveva giurato a se stesso e a Maria di fare di tutto per renderla felice e a distanza di sedici anni si rendeva conto che se pur in buona fede aveva fatto il contrario, sicuramente dal cielo Maria lo stava guardando male, rimpiangendo di non poter essere lì a prenderlo per le orecchie.
-Violetta, Maria, perdonatemi prometto che cambierò! - pensò guardando il cielo, forse non era ancora troppo tardi.      
 
***
 
La macchina si fermò ma Violetta non se ne accorse nemmeno troppo presa a guardare lo schermo del suo telefonino o meglio lo sfondo: una sua foto insieme ai suoi amici: al centro c’erano lei e Leon che l’abbracciava da dietro, alla sua destra c’erano Camilla e Francesca mentre accanto al suo ragazzo si trovava Maxi. Sospirò, chi sa quando li avrebbe rivisti.
Una mano si posa sulla sua spalla scuotendola delicatamente. – Ho capito scendo! – borbotto scendendo dalla macchina, sentiva il bisogno di scappare, correre tra le braccia di Leon e rimanerci per sempre.
-Non capisco, cosa c’è qui? – domandò al padre confusa dopo essersi guardata intorno, quello non era l’aeroporto.
-La tua vita. – sussurrò German guardandola con dolcezza –Ora vai lo spettacolo che ti aspetta insieme ai tuoi amici e a …Leon. – gli era costato moltissimo dirle di correre dal ragazzo ma se voleva renderla felice doveva accettare che anche lui faceva parte della vita della sua bambina.
-Grazie papà, sei il migliore! – urlò Violetta abbracciandolo di slanciò, era da tanto tempo che non l’abbracciava così.
-Ora vado, ci vediamo dopo! – gli baciò la guancia e corse via, verso l’ingresso del teatro lasciandosi suo padre alla spalle. Solo in quel momento il signor Castillo iniziava a rendersi conto che la sua bambina stava crescendo.
-Maria ti prometto che d’ora in poi cercherò di darle più spazio e quando ci rivedremo sarò un uomo migliore. – sussurrò rivolto al cielo.
-Andiamo German, magari troviamo ancora qualche posto a sedere. – lo chiamò Roberto, annuì e seguì lui e Olga dentro il teatro.
 
***
 
 Violetta corse dentro il teatro alla ricerca dei camerini dei ragazzi, sapeva che avrebbe dovuto cercare Pablo e Antonio per dargli la bella notizia ma prima sentiva il bisogno di vedere Leon.
-Violetta! – la chiamò una voce costringendola a fermarsi –Oh Thomas. – sussurrò lievemente in imbarazzo per quello che era accaduto poche ore prima. –Che ci fai qui? Credevo che fossi partita.
-Dovevamo ma mio padre ha cambiato idea, perciò rimaniamo a Buenos Aires e potrò continuare a frequentare lo studio. – spiego brevemente. –Saremo ancora compagni perciò spero che tra noi non ci sia rancore. – continuò dopo qualche secondo di silenzio, anche se aveva capito di non averlo mai amato davvero, gli voleva comunque molto bene e sperava di poter avere almeno la sua amicizia.
-Tranquilla, non sono arrabbiato con te, hai scelto Leon ma almeno sei stata sincera. – tentò di sorridere, era ancora troppo presto, aveva bisogno di tempo per dimenticarla  
-Però l’anno prossimo non saremo compagni. Ho deciso di provare a far conoscere la mia musica nel mio paese!
-Capisco, allora ti auguro tanta fortuna Thomas. Ci vediamo dopo. – disse ricominciando a camminare.
-Violetta, i camerini sono infondo al corridoi. Leon dovrebbe essere ancora lì. – le comunicò intuendo che avesse fretta di dare la lieta notizia al suo ragazzo.
-Grazie! – si voltò sorridendogli per un attimo prima di correre verso i camerini.
Non sapevano ancora che quella sarebbe stata la loro ultima conversazione, le loro strade non si sarebbero mai più incrociate ma entrambi avrebbero custodito il ricordo dell’altro infondo al cuore.
 

Nel frattempo dietro le quinte Pablo stava controllando le ultime cose, l’esibizione dei ragazzi era appena terminata e mancavano dieci minuti prima dell’inizio di quella delle ragazze.
Angie entrò nella sala e si fermò a osservarlo – Tu non ti stanchi mai. – scherzò avvicinandosi.
-È un lavoro sporco ma qualcuno deve pur farlo! – scherzò voltandosi verso l’amica, rimase sorpreso di trovarla serena, pensava che la partenza di German e Violetta l’avrebbe scossa e invece era rilassata, quasi fosse appena tornata da un week end in un centro benessere.
-Allora sono partiti? – domandò, magari alla fine il grande capo aveva miracolosamente cambiato idea.
-Sì, Leon è venuto a salutare Vilù e erano così carini e innamorati che vederli mentre si salutavano mi ha spezzato il cuore. Pensa che avevano entrambi gli occhi lucidi. – raccontò Angie ritornando con la mente al momento della partenza.
Pablo annui sapeva del sentimento che li legava anche un cieco se ne sarebbe accorto, per non parlare di tutte le volte che li aveva visti camminare per lo studio abbracciati o tenendosi per mano oppure che li aveva beccati a scambiarsi bisbigli romantici durante le sue lezioni.
-Tu invece come stai? – cambiò argomento, tentando di capire se la tranquillità dell’amica fosse solo apparente.
-Sto bene, Violetta mi mancherà ma resta sempre mia nipote e potrò andare a trovarla quando voglio. – sorrise tristemente, cercava di essere forte ma Violetta era tutto per lei, non era solo l’unico legame che le rimaneva con Maria, era il suo mondo e solo il pensiero di non averla più intorno la faceva sentire un vuoto nel cuore. Una lacrima scivolò lungo la sua guancia e si affrettò ad asciugarla sperando che Galido non la notasse.
Pablo la vide ma non disse nulla, si avvicinò e la tiro dolcemente contro il suo petto stringendola forte. In alcuni momenti un abbraccio valeva più di mille parole, e questo era uno di quelli. Angie ricambiò l’abbraccio sentendosi, per la prima volta dopo giorni di tristezza e lacrime, in pace con se stessa, chiuse gli occhi lasciando che il battito del cuore di Pablo e il suo profumo la cullassero dolcemente, strappandola dal abisso di dolore in cui stava precipitando.
-Grazie per essere il mio eroe. – bisbiglio colma di gratitudine e di un altro bellissimo sentimento, ma era ancora troppo presto per dargli il giusto nome.
-Non ringraziarmi, è tutto quello che ho sempre voluto essere. – sussurro posandole un bacio tra i capelli.
 
 
Leon si lasciò cadere su una delle sedie del camerino, dopo la loro esibizione i ragazzi si erano cambiati ed erano tornati dietro le quinte, lui invece aveva preferito rimanere un po’ da solo. Violetta era partita da nemmeno un giorno e già sentiva la sua mancanza.
Lanciò uno sguardo all’orologio, forse riusciva ancora a sentire la sua voce prima che s’imbarcasse. Afferrò il telefono e fece partire la chiamata pregando di fare in tempo, non sarebbe riuscito a dare il meglio sul palco se prima non l’avesse sentita.
Al terzo squillo rispose – Leon! – il tono allegro con cui pronunciò il suo nome lo calmò –Tutto apposto?
-Adesso sì, avevo solo bisogno di sentire la tua voce. – sussurrò arrossendo, fortunatamente non poteva vederlo.
-Sai che sei davvero carino quando arrossisci? – domandò intenerita, era la prima volta che lo vedeva arrossire e sapere che era merito suo la riempiva di gioia.
Un’espressione confusa si dipinse sul volto del messicano e Violetta dovette mordersi il labbro per non scoppiare a ridere e farsi scoprire.
-Come fai a… - iniziò bloccandosi non appena il suo sguardo si posso sullo specchio davanti a lui. Violetta era lì che lo guardava sorridendo, si voltò di scatto lasciando cadere il telefono sul tavolo e le sorrise, di riflesso il sorriso della ragazza s’ingrandì, fece qualche passo verso di lui, prima lentamente e quando anche lui fece qualche passo, accelerò buttandogli le braccia al collo.
Leon la strinse a sé, sollevandola e facendola girare mentre lei stringeva le braccia intorno al suo collo e lo baciò.
All’iniziò fu un bacio lento e dolce che divenne sempre più passionale, le loro lingue s’intrecciarono senza fermassi. Si separarono solo quando entrambi avvertirono l’impellente bisogno di riprendere fiato.
-Sono così felice di rivederti ma come hai fatto ad arrivare fin qui? Non sarai mica scappata? – scherzò appoggiando la fronte contro quella della fidanzata che scosse il capo divertita. –No, anche se ti garantisco che la tentazione di scappare per tornare da te era morto forte. – rispose baciandogli la punta del naso –Non so come ma papa ha cambiato idea e mi ha portato qui. Mi ha detto che la mia vita è qui a Buenos Aires, allo studio con i miei amici e… - si fermò un attimo gustandosi l’espressione curiosa dipinta sul volto dell’amato -… soprattutto da te! – concluse sorridendo.
-Davvero? Ti ha detto di tornare da me? – chiese incredulo, conosceva bene la gelosia che German Castillo verso la sua unica figlia e dubitava che improvvisamente l’uomo si fosse trasformato in un padre moderno.
- Sì, probabilmente non smetterà mai di essere geloso e iperprotettivo, però ormai ha capito che sei come la musica, fai parte di me e niente potrà mai separarci! – confessò guardandolo dritto negli occhi.
- Hai ragione. – sorrise innamorato, le parole della fidanzata lo riempirono di gioia, sapere che lo amava così profondamente lo aveva reso felice come mai prima d’ora
 – Ti amo Violetta Castillo e ti prometto che niente potrà mai separarci. – promise, era pronto a tutto pur di mantenere quella promessa.
-Anch’io ti amo Leon Vargas, tantissimo e lo farò per sempre!
Si baciarono nuovamente suggellando quelle promesse che avrebbero mantenuto per sempre.
 
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Salve questa one short mi è venuta in mente quasi per caso, all’iniziò doveva essere più breve e completamente Leonettosa ma strada facendo i personaggi hanno iniziato a fare di testa loro e questo è il risultato: nove pagine di word (il che la rende l’one short più lunga che abbia scritto fin ora!) il momento Pangie, il saluto tra Violetta e Thomas e le parti con German che infondo è una prima donna come Ludmilla. Grazie per averla letto e spero mi lascerete il vostro parere. Un bacio Roby
 
                
   
 
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