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Autore: Emmy_Cr_    01/04/2014    0 recensioni
Bene, ragazzi, ne comincio una nuova! Quindi, sedetevi sul sofà, mettetevi comodi, chiudete gli occhi, abbracciate il gatto, il cane o anche solo il cuscino e lasciatevi trasportare dalla mia voce, nella speranza che vi faccia sognare almeno un po'.
Questa volta voglio portarvi nel 1729, tra la Nuova Zelanda e le Maldive, tra pirati e marinai.
Con un medico di bordo strano e un po' burbero, un capitano al quale piace pescare, un commodoro che dà la caccia a tale capitano, due quartier mastri che sanno ciò che non dovrebbero sapere e due fratelli completamente andati.
Seguitemi e non ve ne pentirete, date retta ad una persona che, questa storia... Bhè, l'ha vissuta!!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Blue Passion


- Padre ci racconti una storia?
- Non siete un po' grandi per una storia?
- Padre, abbiamo solo quindici anni!
- Esattamente ciò che intendevo!
I due ragazzi, di quindici e diciassette anni, si sistemarono meglio sul grande sofà davanti al caminetto e lo guardarono in attesa, con un viso che non ammetteva repliche.
L'uomo dalla lunga cicatrice sospirò, fintamente scocciato.
Allargò le braccia come se dovesse arrendersi e si sedette sulla poltrona davanti a loro.
- Solo perché sembra che siate nel bel mezzo di una crisi adolescenziale.
Si portò un dito al mento e ci pensò su poi...
- Mh... la storia del drago e del cavaliere?
- No, ce l'hai già raccontata mille volte!
- La bella e la bestia?
Il viso dei due si contrasse leggermente.
- Osa e ci spariamo.
Il padre rise e alzò gli occhi verso la moglie, entrata in quel momento nella stanza. 
- Ok, ragazzi, ne comincio una nuova nella speranza di farvi sognare almeno un po'.
Questa volta voglio portarvi nel 1729, tra la Nuova Zelanda e le Maldive, tra pirati e commodori.
Con un medico di bordo strano e un po' burbero, un capitano al quale piace pescare, un commodoro che dà la caccia a tale capitano, due quartiermastri che sanno ciò che non dovrebbero sapere e due fratelli completamente andati.
Seguitemi e non ve ne pentirete, date retta ad una persona che, questa storia... l'ha vissuta!!
 
 
Wellington, 24 gennaio 1729
 
Ewan Fernandes, ventidue anni compiuti a dicembre, aprì la busta con il sigillo di Sua Altezza Reale che sua sorella gli aveva lasciato sul tavolo e per poco non cadde a terra dalla sorpresa.
La pregiata calligrafia correva sotto i suoi occhi verdi e più leggeva, più essi si spalancavano accendendosi di gioia e incredulità.
Nello stesso momento in cui le mani iniziarono a tremare e gli occhi cominciavano a pizzicare di lacrime di gioia un uomo, alto e ben piazzato, con l'uniforme della Marina Britannica che splendeva e le medaglie che scintillavano sul suo petto ampio, permise agli occhi verde scuro di correre, ironici e felici, verso il viso congestionato del ragazzo. Si appoggiò allo stipite della porta e lo fissò con la grazia e la dolcezza, che solo gli occhi di un padre possono avere.
- Che stai leggendo con tanto interesse?
Chiese facendolo sobbalzare.
I capelli castani seguirono l'onda che fece la testa sobbalzando e la bocca si spalancò in una "O" perfetta per poi diventare un gran sorriso.
- Una lettera di Sua Maestà!
- Davvero?
- Guardate! Dice che mi affida il comando della Gibilterra!
La Gibilterra in questione, era la bellissima fregata britannica utilizzata nelle rotte commerciali verso l'India, costruita tre anni prima in Australia, aveva affrontato il viaggio d'inaugurazione con successo e si era guadagnata un posto nel cuore di molti marinai, per la sua velocità principalmente, ma anche per la leggerezza con la quale solcava le onde. Per molti, pareva che volasse sulla cresta dell'acqua.


Il ragazzo, tutto esaltato, porse in fretta il foglio al padre e, con altrettanta fretta glielo tolse dalle mani per precipitarsi dalla madre.
La cercò per tutta la casa ma, non trovandola, corse, facendo le scale a due a due, e si precipitò in una stanza sul lato sinistro del corridoio.
Un urlo indignato e la porta chiusa in faccia lo accolsero.
- Ewan! Ti ho detto che non devi entrare! Mi sto provando il vestito!
- Charlie ho bisogno di farvi vedere una cosa, apri!
Charlie, diminutivo di Charlotte, diciannove anni e un matrimonio alle porte, riaprì la porta indossando una vestaglia da camera e con un espressione al metà tra lo scocciato e il curioso.
- Grazie!
Ewan entrò e andò dritto tra le braccia di una donna piccola, con una cuffieta bianca in testa a trattenere i capelli nero pece.
- Madre, guardate! Guardate!
La donnetta prese il foglio dalle mani del figlio e lesse, mantenne il contegno e abbracciò il figlio.
- Salpo tra due settimane, madre.
- Tornerai per il matrimonio?
Chiese speranzosa la sorella minore, attaccandosi al suo braccio.
- Non lo so, Charlie cerca di capire, è il mio primo comando, potrei diventare importante se porto bene a fine ciò che mi è stato assegnato!
La sorella, sconfitta ma non arresa, si attaccò ancora di più al suo braccio.
- Ma avevi promesso! Ewan, per favore! Quanto durerà questo viaggio?
Il ragazzo la guardò con i suoi occhi verde giada e sospirò.
- Durerà sette mesi, se tutto va bene, il matrimonio è fissato per il 16 settembre no? Siamo a gennaio, vedrai che ci sarò.
Dopo un caldo sorriso, strinse le mani della madre e prese per la collottola un ragazzo dai capelli biondo cenere, grandi occhi verdi circondati da efelidi.
Cale Master migliore amico, ormai adottato dai signori Fernandes come figlio proprio, che, mela alla mano sinistra, si accingeva a scardinare la porta, come di consueto.
- Dove mi porti, oh fratello degenere?!
- Andiamo a vedere la Gibilterra e a conoscere un po' di gente, muoviti!
Lo trascinò giù per le scale, gli fece attraversare il salone e lo tirò per la porta della cucina, dove il padre alzò gli occhi stranito.
- Buon giorno signor Fernandes!
- Ciao Cale.
Cale non udì mai la risposta, venne trascinato su un cavallo lanciato al galoppo a velocità folle.
- Tu sei pazzo, lo sospettavo, oggi ne ho avuto conferma!
- Senti Cale, dopo che il Governatore mi ha chiesto di andare da lui l'altra settimana, ti ricordi?
Cale annuì, per una volta zitto.
- Mi è arrivata una lettera che mi annunciava che sono riuscito ad ottenere il comando della Gibilterra, mi ha anche detto che  tuo padre sarà il Quartiermastro, al solito, nessuno è bravo quanto lui, adesso stiamo andando al porto a conoscere la nave sulla quale viaggeremo per il prossimi sette mesi.- Noi?
Il sorriso sornione di Ewan fu una risposta sufficiente a far accapponare la pelle all'amico.
Spesso Mastro Master, considerato da grandi e piccini il miglior marinaio vivente a Wellington, portava seco i suoi due figli, Cale e Gabriel, nei viaggi in mare, e quella volta, non ci sarebbe stata eccezione.
Giunsero al porto ingombro di ogni genere di gente, animali e merci.
Il cicaleccio femminile del mercato del pesce, i canti dei marinai appena sbarcati che stavano già bivaccando nelle osterie bevendo e fumando, i belati disperati delle capre e gli ordini abbaiati dagli ufficiali verso i loro sottoposti.
Era tutto un tran tran di urla, messaggi scambiati di corsa e versi di animali e tra tutto quello videro un uomo alto e pelato che spiccava tra la folla, accanto a lui, un ragazzo poco più piccolo di Cale, dai capelli biondi e gli occhi verdi, come quelli del fratello, circondati da efelidi, camminava sorridendo accanto al padre che, appena li vide, aprì le grosse braccia e li strinse in un abbraccio mozza fiato.
Se Cale era considerato di famiglia a casa Fernandes si può dire che anche Ewan fosse stato adottato dai Master.
Aveva stretto un forte rapporto di amicizia/fratellanza con Cale e un sincero affetto per Gabriel, il fratello minore di Cale.
- Ewan, ragazzo mio, mi sembra ieri che giravi in fasce per casa, facendo dannare la tua balia.
A quelle parole Cale scoppiò in una grassa risata, messa presto a tacere da uno scappellotto del diretto interessato, divenuto rosso fino alla radeice dei capelli.
- E adesso - continuò il padre, totalmente ignaro dello scambio di botte dei ragazzi - stai per comandare la Gibilterra! Sono così fiero di te!
In quel momento un'ombra, molto più alta dei due, oscurò il volto di Gabriel che sgranò leggermente gli occhioni, rimanendo con lo sguardo fisso in un punto indefinito dietro Ewan.
- Mastro Master, Gabriel.
Una voce seria, leggermente arrochita, con un profondo accento australiano, vibrò nell'aria facendo ammutolire i presenti e sorridere bonariamente Freddy.
- Signori, sono lieto di presentarvi il Commodoro Lloyd Clark, dal quale io e Gabriel ci siamo appena congedati dopo dieci mesi di navigazione.
L'uomo in questione era veramente molto alto, le spalle larghe e il petto ampio erano a mala pena rinchiusi nell'uniforme dove varie medaglie luccicavano, tirate perfettamente a lucido.

L'unica cosa che stonava nella sua figura, che si sarebbe potuta definire austera erano i capelli, rossi e spettinati. Liberi dalla consueta parrucca, era come se una mano invisibile gli passasse in continuazione tra quei fili color rame. 
Gli occhi erano di un azzurro penetrante, puntati, inesorabilmente, su quelli verdi di Gabriel che ricambiarono con determinazione, nonostante fosse arrossito vistosamente.
- Il piacere è tutto mio signori. Ewan, sono lieto di vedere che avete fatto strada in marina, come vostro padre prima di voi, deve essere molto fiero di suo figlio.
- Grazie signore, spero vivamente che lo sia. Mi rincresce dirvi però che, nonostante sia sicuro che mio padre mi abbia parlato di voi, non riesco a ricordarmi di voi.Dopo una piccola pausa, i suoi lineamenti si indurirono ancora di più

- Perché non riporto molte vittorie militari, principalmente mi dedico alla ricerca di una nave unica, ne avrete sicuramente sentito parlare, è la Blue Passion, la nave di Jonathan Thorne. Il pirata.
Ci tenne a precisare vedendo il viso di Gabriel corrucciarsi stranito.
- Ne avevo sentito parlare, grazie.
Replicò piccata la voce del ragazzo. Lloyd lo fissò ancora più intensamente e ghignò cinico, arricciando il labbro superiore.
- Carattere pungente, il vostro.
- Pensavo che in questi mesi ve ne foste ormai abituato.
- Oh, certo, è ovvio che me ne sono abituato e ci terrei ad ascoltare le vostre piccate risposte mentre mi aiutate a trasportare i miei bagagli nella mia cabina. 
Mastro Master diede un piccolo colpetto alla spalla del figlio e lo incitò a seguire l'uomo che si stava allontanando con un piccolo ghigno stampato sul viso.
La tensione che si era creata, si dissolse così come era arrivata e Cale propose di andare a mangiare perché, a detta sua, le undici di mattina era un orario adatto a divorare uno squalo.
 
Blue Passion, 24 gennaio 1729
 
- Hey McVan, mi passi quella cima? 
La cima arrivò, precisa nelle mani dell'uomo accanto a lei e gli sorrise un po' preoccupata.
- Jonah, fammi vedere quel taglio per favore, non vorrei che ti si infettasse.
Anche se recalcitrante l'uomo si abbassò verso le sue mani, molte spanne più basse di lui e attese che gli togliesse la scheggia dalla tempia.
- C'è qualcosa in particolare che ti turba? Un pensiero malsano o dei rimorsi che mi vuoi dire?
Lui attese un minuto e osservò attentamente i capelli castani della ragazza, chiusi in una treccia che arrivava fino alla base della schiena, sferzare l'aria per il vento.
Era una strana ragazza quella: con i suoi pazienti era dolce e, strano a dirlo, quasi comprensiva. Con lui invece era burbera ed allo stesso tempo affettuosa.
E la cosa lo spaventava alquanto. 
Non era mai riuscito a leggerle gli occhi, per il semplice motivo che vi si era sempre perso.
Verde muschio e pieni di pensieri.
Vanessa McRollins, oltre ad essere il medico di bordo della Blue Passion, era figlia adottiva e confidente di Jonah.
Migliore amica, ecco il termine appropriato. Per lui era sorella, madre e figlia.
Con gli occhi sempre spalancati sul mondo e il carattere leggermente rude era l'unica persona che, oltre ad essergli sempre stata immensamente grata, gli era sempre stata accanto, fidandosi ed amandolo incondizionatamente.
- Jonah?
- Mh? Scusa piccola stavo pensando.
Lei lo fissò in attesa di una risposta, ormai abituata ai lunghi silenzi.
- Stavo pensando ai danni che quella nave maledetta ci ha dato.
- Oh Jonah, stai tranquillo, l'Albatros ne è uscito ancora più malconcio no?
Lui sospirò pesantemente e guardò il suo sorriso.
- McVan, è proprio questo che mi spaventa. Se quella nave maledetta è riuscita a tornare al porto avrà sicuramente apportato delle migliorie e quindi sarà più difficile per noi affondarla. Guarda Vanessa!
Le prese le spalle e la fece voltare verso il ponte dove alcuni uomini stavano lavando il ponte.
- Eravamo ventisei quando siamo partiti. Adesso siamo quindici. Ne abbiamo persi undici, Vanessa. Undici!
La guardò con gli occhi di ossidiana spaventati e lei gli passò le mani tra le ciocche corvine, rilassandolo come meglio poteva.
- Jonathan Thorne, ascolta una persona che ti vuole bene: ce la faremo, ok? L'Albatros non ci batterà perché la Blue Passion è la nave migliore che abbia mai solcato queste acque e, porco cane, tu non la perderai. Fosse l'ultima cosa che facciamo.
L'uomo la guardò e sorrise leggermente prima di farle segno che qualcuno la reclamava.
Si voltò e gli occhi le si illuminarono a vederne un altro paio, di un azzurro accecante che venivano verso di lei.
Il possessore di tali occhi aveva, inoltre, una lunga cicatrice che gli partiva dall'occhio sinistro, attraversava il naso fino ad arrivare al lobo dell'orecchio destro, ma quella parte era coperta dall'attaccatura dei capelli castani.
- Stai sbavando McVan
La gomitata e il "sta zitto" sibilato, non placarono il convulso attacco di risa che aveva preso possesso del Capitano.

Si allontanò per dare intimità ai due e andò a sedersi sul cassero a contemplare il mare.
Stette nel più completo silenzio fino a che il ragazzo che prima parlava con Vanessa gli si avvicinò.
- Dimmi Dubhe
- Il nostro prigioniero ha appena detto che la Gibilterra attraverserà le acque indiane tra meno di un mese diretta verso le isole Maldive per trasportare spezie e scambiare tessuti.
Il Capitano sospirò e si voltò verso di lui incastrando gli sguardi.
- Sinceramente, con tutto il rispetto Dubhe, non me ne frega assolutamente niente di una nave mercantile.
Il ragazzo rise di gusto e gli posò una mano sulla spalla:
- Lo so perfettamente, deve interessarti chi c'è dentro non cosa. Il figlio dell'Ammiraglio Fernandes è il capitano della nave. Primo comando in acque inglesi.
Gli occhi di Jonah si illuminarono leggermente.
- Quindi se noi affondiamo la Gibilterra e prendiamo il cucciolo Fernandes e chi gli sta vicino, magari, è solo un'ipotesi bada bene, scopriamo anche dove diamine si nasconde Lloyd Clark quando non ci da la caccia.
 
 
Albatros, 24 gennaio 1729
 
L'ultimo bagaglio di Lloyd batté con ben poca grazia contro il pavimento, producendo un rumore sordo ed uno sbuffo stanco, seguito da una risatina.
- Gabriel, per favore, stai attento con quel violoncello, è prezioso.
- La prossima volta te lo porti da solo, spaccone.
La risata di Lloyd crebbe d'intensità fino a spegnersi lentamente davanti allo sguardo di ghiaccio di Gabriel.
Lloyd allungò una mano e carezzò lievemente la gota del ragazzo guardando con dolcezza la testa che si reclinava verso la sua mano, in cerca di calore, e gli occhi che si socchiudevano leggermente.
La mano arrivò al colletto della camicia che indossava il ragazzo e lì si fermò, stuzzicando, quasi distrattamente la pelle bianca.
Quando, però, Gabriel mandò un mugolio di approvazione, Lloyd si svegliò e si allontanò di colpo.
- L-Lloyd?
-Vai via Gabriel.
Il ragazzino trasalì ma si avvicinò comunque all'uomo.
- No Lloyd, non vado via, voglio passare del tempo con te.
Gli occhi azzurri lo trafissero e lo inchiodarono sul posto.
- Perché?
- Tu domani partirai e non ci vedremo per chissà quanto tempo perchè tra due settimane anche io andrò con Ewan sulla Gibilterra e tornerò tra sette mesi.
Vide gli occhi di Lloyd supplicare in silenzio ma non vi badò.
Si attaccò all'uniforme con entrambe le mani e lo fece voltare per poi abbracciarlo stretto.
Sentì la rigidità del petto sciogliersi a poco a poco e le braccia reagire, arpionandosi ai suoi fianchi per avvicinarlo di più a se.
- Gabriel
Infilò il naso nei capelli profumati e poi lo fece calare fino al collo dove scatenò sottili risate per il solletico e lo baciò vicino alla giugulare, per poi continuare lungo lo sterno ed, infine, fermarsi sulle spalle, lasciando una scia di saliva che asciugò con tanti piccoli baci.
Il respiro del ragazzo era leggermente affannato e le mani stringevano le spalle dell'uomo.
Una nave doveva essere appena entrata in porto perché lo sciabordio delle onde si fece leggermente più forte e la nave dondolò un po', quel tanto che bastava a far perdere l'equilibrio ad entrambi.
Caddero sul letto che il narcisismo di Lloyd aveva fatto portare nella cabina, o almeno così aveva detto Gabriel la prima volta che l'aveva visto.
- Vedi che il letto serve?
- Narcisista, scommetto che gli altri commodori hanno un'amaca o al massimo una branda, mentre tu hai un letto a baldacchino!
Lloyd gli pizzicò leggermente il fianco e sorrise.
- Però è comodo, no?
- Non gongolare
- Ammetti che è comodo
- Spaccone
- L'hai già detto.
E si immerse nuovamente nel collo.
Sbottonò con maestria la camicia, i calzoni, e levò gli stivali. In pochi secondi i vestiti di Gabriel erano caduti a terra, seguiti dalla casacca e dagli stivali dell'ufficiale.
L'altro lo guardò con falsa innocenza e: - Hai fretta?- domandò con uno sguardo tanto angelico da far grugnire Lloyd.
Tuttavia rallentò il ritmo quando cominciò a sfregare il bacino contro quello di Gabriel, mandandogli scariche elettriche su tutta la schiena.
Lo osservò mentre reclinava la testa e inarcava la schiena in una arco perfetto quando entrò dentro di lui.
Mentre afferrava convulsamente le lenzuola sgualcite e mentre si mordeva a sangue il labbro pur di non dargli soddisfazione.
Mentre scuoteva la testa a destra ed a sinistra e mentre si alzava sui gomiti per reclamare un bacio. 
Era perfetto.
Semplicemente perfetto.
E bellissimo, come lo sciabordio delle onde lungo i fianchi dell'Albatros.
 
 
 
 
  
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