Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Britomarti    01/04/2014    0 recensioni
San Francisco, 1949. Jim Donovan è un giovane scrittore spiantato che cerca la strada verso il successo. La sua vita è la scrittura e vorrebbe continuare su questa strada e perché no, tentare la vita della splendente Hollywood che dominava la notte Californiana. Ma la sua vita sembra dipanarsi fra sbronze solitarie, e malinconie silenziose, mentre il passato difficile del giovane continua a tornare a galla. L'incontro con una singolare ragazza, la cui vocazione è diventare attrice, cambierà profondamente la sua vita e il modo di vedere le cose.O forse no.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Una brezza leggera entrava dalla finestra aperta sulla notte. Le note lontane, distorte, del traffico giungevano ovattate nella stanza rischiarata da un'unica piccola abatjour su una scrivania.
Accanto alla fonte di luce c'erano svariati oggetti, alcuni illuminati ,altri immersi nella penombra.
Un paio di penne, una matita abbandonata con negligenza .Un bicchiere vuoto, una bottiglia scura e una macchina da scrivere.
Più in là, accuratamente posizionati sotto il bicchiere vuoto, un fascio di fogli rilegati con cura.
Un telefono scuro giaceva poco distante e non troppo lontano dalla testa reclinata sul ripiano del tavolo di un giovane dagli occhi socchiusi.
Attraverso le palpebre semi chiuse vedeva la parte in penombra della stanza, quella che si trovava dall'altra parte della fonte di luce.
Era stanco,  così stanco,da non riuscire neppure a crollare addormentato.

Aveva passato la sera a scrivere.Tre ore ininterrotte, aveva battuto con le dita svelte su quella macchina maledetta. E le idee che galoppavano nella sua mente, così difficili da inseguire che l'avevano quasi reso folle.
Ma ce l'aveva fatta. Il lavoro era concluso. Bè, in parte. Perchè adesso veniva il grosso e il difficile, fino ad ora aveva giocato.
Il giovane sbuffò leggermente, inclinando un po' la testa verso l'alto. Chiuse gli occhi e lo stridio lontano delle gomme di una macchina sull'asfalto gli fece dolere le tempie. Aveva un martellante mal di testa, come quelli che aveva dopo una sbronza colossale. Con l'unica differenza che era perfettamente sobrio.
E sveglio. Troppo sveglio, ma non abbastanza per alzarsi e gettarsi sul divano o raggiungere la camera da letto.
Fu in quel momento che il trillo acuto del telefono lo fece quasi cadere giù dalla sedia. Scivolò indietro sulla sedia. Si guardò attorno, accigliato e torvo, prima di allungare una mano e afferrare la cornetta del ricevitore.

"Sì?" brontolò a bassa voce.

Dall'altra parte una voce allegra, maschile rispose prontamente"Jim!"
L'uomo, Jim, alzò gli occhi al cielo prima di sbuffare incoerenemente qualche cosa che l'altro non comprese. 
"Stavi dormendo,per caso?"
Jim gettò un'occhiata all'orologio, quasi incosciamente. Non aveva la minima idea di che ore fossero.
"Sono le 3, Fred, secondo te che cosa stavo facendo?"disse con noncuranza, mentre si passava una mano sugli occhi stanchi.

"Sicuro non dormivi...Dormivi?"

Fred soffocò una risata,dall'altra parte della cornetta. A Jim non veniva affatto da ridere, ma non disse nulla per non offedere l'altro.

"No, ero sveglio.Ho finito da poco di scrivere."
Non sapeva esattamente da quanto avesse finito di scrivere. Era certo, però, che non potesse esser emolto.
"Ma è fantastico. Il lavoro è pronto,allora!"Fred era quasi più entusiasta di lui, come al solito.

"Sì,pronto"rispose Jim a voce più bassa, mano a mano che la voce dell'altro saliva di tono.
"Perchè mi hai chiamato a quest'ora comunque?"

Fred inspirò profondamente e poi dopo una pausa di sospensione riprese con voce eccitata.

"Forse ho risolto alcune cose.Dovremmo vederci, Jim ,devo parlarti di quello che ho trovato..Sai, per il film e tutto il resto.Credo che sia un'ottima idea..."

Jim lo interruppe chiudendo gli occhi e abbandonandosi contro lo schienale della sedia, stancamente. Si sentiva a pezzi e come non mai il divano lo attirava terribilmente.

"Sì...Fred,bè non ora, va bene?Possiamo vederci domani. Nel pomeriggio...o sulla sera. Sai ho bisogno di riposo e sono sicuro che le tue fantastiche idee non scapperanno, giusto?"

Immaginava le idee di Fred. Il fatto che lo avesse chiamato alle 3 del mattino per dirglielo lo faceva quasi rabbrividire.

"Ah,ma certo amico. Non avevo intenzione di piombarti a casa a quest'ora. Ma certo, certo. Hai bisogno di riposo, vecchio mio. Va pure a riposarti, domani ne parleremo. Verrò a casa tua nel pomeriggio, mi raccomando fatti trovare!A domani"

E detto questo riattaccò, senza neppure dargli il tempo di rispondere. Non che Jim avesse nulla da obiettare. Ormai metà del suo cervello era piombata nel mondo dei sogni e l'altra metà smaniava per fare altrettanto. Si diresse con passo stanco e malfermo verso il divano sul fondo della stanza e senza neppure darsi pena di chiudere la finestra aperta sulla notte, scivolò nel sonno.

A svegliarlo fu un insistente raggio di sole che filtrava dalla finestra spalancata, finendogli dritto sul viso. Socchiuse gli occhi e volse la testa, verso il morbido cuscino che era scivolato contro lo schienale del divano. Udì la propria gola emettere un gemito rauco e nello stesso istante, un mal di testa perforante esplodergli nella testa.
Inspirò lentamente.
Aprì gli occhi, stavolta dando le spalle alla finestra. Non aveva idea di quanto avesse dormito, nè di che ore fossero. A giudicare dalla quieta che veniva su dalla strada, interrotta solo momentaneamente dal passaggio di qualche macchina, non doveva essere molto presto.
Pomeriggio inoltrato, o giù di lì.
Si impose di alzarsi, di mettersi seduto e darsi una sistemata. Portava ancora la camicia della sera prima ed era anche vagamente consapevole del sentore di alcol che lo circondava.

Si voltò, strizzando gli occhi nella luce intensa che entrava. 

"Quella maledetta finestra!"ringhiò ad alta voce mentre con un balzo si alzava e si affrettava a chiudere le tende. 
Non prima che una signora che passava in strada potesse vederlo, nella piena gloria del suo sfacelo.
Sorrise, irrispettosamente ,alla donna prima di chiudere le tende con un gesto secco.


Gettò uno sguardo attorno a sè, nella stanza immersa adesso nella penombra ; il suo "studio".
Oggetti accatastati qua e là, la scrivania ingombra di fogli e cartacce e dell'immancabile bottiglia di whiskey.C'era, ovviamente, la sua macchina da scrivere lì nell'angolo e sotto il bicchiere vuoto il suo manoscritto.
Si avvicinò, togliendo con cura il bicchiere e prendendo con entrambe le mani il fascicolo. Guardò ciò che aveva digitato proprio la sera precedente : il titolo del film.
Non lo convinceva molto, ma si conosceva fin troppo bene : qualsiasi titolo avesse scelto non l'avrebbe soddisfatto a pieno. Era così, perennemente insoddisfatto e indolente.

Vedere il manoscritto, però, gli fece tornare in mente un'altra cosa. Aveva telefonato Fred, la sera precedente, o se l'era sognato?
No, non aveva sognato. E l'amico gli aveva detto che sarebbe venuto a trovarlo, doveva dirgli qualcosa di importante, qualcosa che riguardava il film...!
Dannazione, doveva sbrigarsi a darsi una sistemata.

Lasciò il manoscritto con cura sulla scrivania, nell'angolo meno ingombro possibile e dopo di che si sfilò la camicia, appallottolandosela in mano.Uscì dalla stanza quasi correndo e si diresse in bagno.

La prima cosa che fece, fu di guardarsi allo specchio.Era una sua piccola ossessione, in effetti. Non poteva evitare di lanciarsi un'occhiata in qualsiasi superficie riflettesse la sua immagine.
Non che fosse chissà quanto attaccato alla propria avvenenza, questo no.Certo, aveva conoscenza del fatto che non era proprio da buttare, ma non credeva di essere poi nemmeno chissà cosa.
A restituirgli lo sguardo, comunque,fu un uomo ormai avviato alla trentina. Gli occhi azzurri, appena un po' arrossati, ancora velati dal sonno. I capelli neri arruffati, la metà inferiore del viso segnata dal colorito bluastro da barba non fatta. Notò, con una punta di fastidio, le rughe sottili che cominciavano a farsi strada sulla sua fronte ed agli angoli della bocca. Si passò una mano sul viso e socchiuse gli occhi. Era l'emblema dello sfacelo. Dell'indifferenza verso il mondo e la propria persona...
Dio, gli sembrava quasi di sentire la voce di sua madre"Ma perchè non pensi un po' anche a te stesso,Jim?"

La voce di sua madre, emersa dal fondo dei ricordi, fu cacciata indietro dal getto d'acqua del rubinetto e dal contatto gelido quando si porto le mani al viso.

Ecco, così andava meglio.

Si passò le mani umide frai capelli cercando di sistemarli un po', tirandoli indietro.Tornò a guardarsi, si , bè ,poteva andare.

Dopo la doccia sarebbe stato sicuramente meglio, continuava a dirsi anche se il mal di testa non accennava a scemare o ad abbandonarlo. Era come essere preso a martellate ripetutivamente, sulla fronte.
Sotto il getto caldo dell'acqua si ripromise di non bere più, prima di dormire. Ma poi si rese conto che se non beveva non riusciva a dormire. Gli venne quasi da ridere, che razza di vita...!
Di nuovo dal fondo dei suoi ricordi emersero visioni, suoni,immagini e parole che ricacciò indietro violentemente.

Più tardi, era seduto nel piccolo salotto attiguo alla cucina, seduto sulla piccola poltrona davanti al caminetto spento, con i piedi appoggiati al bracciolo, ascoltava ad occhi socchiusi la musica di un disco jazz che aveva messo su in quel momento. L'odore della sigaretta che stava fumando già pervadeva la stanza e lui si sentiva vagamente rinato.Sul basso tavolino di legno che aveva davanti era poggiato il fascicolo con la sua sceneggiatura.Adesso, attendeva solo l'arrivo di Fred.

Sapeva che l'amico era un ritardatario cronico, quindi non si meravigliava che nonostante fosse pomeriggio inoltrato non fosse ancora lì. Sarebbe potuto benissimo arrivare per le 9 di sera,conoscendolo. Magari si era persino dimenticato. Bè, prima o poi gli avrebbe fatto un colpo di telefono, si disse ,stancamente ,alzando gli occhi al soffitto.
Era curioso di sapere che cosa l'amico avesse immente.Gli era sembrato vagamente eccitato, quella notte ,al telefono. Non si fidava molto delle intuizioni e delle idee di Fred, questo perchè molto spesso si rivelavano idee buone ma impossibili da realizzare. O idee folli che il più delle volte mettevano tutti e due nei guai.
Era sempre stato così, con Fred.

Questo gli fece tornare in mente la guerra. Le "avventure"che avevano passato insieme, lui e Fred.
Bè, il più delle volte ci avevano quasi rimesso la pelle e tutto per le geniali trovate dell'amico. E se si erano salvati era solo per il suo buon senso. Scosse la testa, lasciandosi quasi andare ad una risatina.

In quel momento un colpo secco alla porta lo fece sobbalzare. Riuscì a bruciarsi con la sigaretta e reprimendo un'imprecazione colorita si diresse alla porta. La spalancò trovandosi faccia a faccia con un uomo tutto sorriso.

I capelli ramati, le vaghe lentiggini e gli occhi verdi di Fred Wilson lo salutavano con impazienza. A vederlo, sembrava che fossero passati anni dall'ultima volta che si erano trovati insieme.
"Hey amico"disse col suo solito accento irlandese un po' troppo marcato.

"Fred, lo sai che c'è il campanello,vero?Perchè devi provare a far venire giù la porta, ogni santa volta?"lo rimproverò Jim.
Voleva sembrare serio, ma non ci riuscì. Con Fred era impossibile.
Quest'ultimo scosse la testa, entrando nel salotto e sfilandosi il cappello che lanciò con noncuranza su una delle sedie di legno.
Si sedette, pesantemente, sulla poltrona che prima aveva occupato Jim. Si guardò attorno e gli fece segno di sedersi di fronte a lui, come se quella fosse casa sua.
Jim, che conosceva quel tipo buffonesco fin da quando erano bambini, non ci faceva neppure più caso. Si sedette, portandosi la sigaretta alle labbra e sorridendo in risposta al viso allegro di Fred.

"Ti trovo bene"disse quest'ultimo, piegandosi in avanti e poggiando i gomiti sulle gambe.

"Grazie"disse Jim in risposta.Si portò quasi istintivamente una mano al viso mal rasato. 
La barba, dannazione ,se n'era dimenticato. "Oh che vuoi che me ne importi se non sei rasato, Jim ,ti ho visto in condizioni peggiori" Fred fece una moina leziosa, con la quale probabilmente voleva parodiare il vezzo di una donnicciola.
L'effetto fu comunque che Jim quasi ingoiò la sigaretta, per ridere.
"Dai, parliamo d'affari ,so che non vedi l'ora!"
La mano di Fred,corse prima ancora che il suo sguardo, al manoscritto sistemato davanti a lui. Lo sollevò e se lo sistemò sulle ginocchia.

Jim attendeva, con la schiena sprofondata nello schienale della poltrona su cui era seduto.

Gli occhi di Fred si alzarono sul suo viso, ironici, mentre indicava il titolo
"Davvero,Jim?Shooting star?"

Jim alzò gli occhi al cielo. Aveva immaginato che Fred avrebbe ribattuto così, alla vista del titolo.
"Senti,ma che cosa ne vuoi sapere tu?A me piace,e va bene così."

Fred rise aprendo il fascicolo e scuotendo la testa "Non piace davvero nemmeno a te."

Esasperato lo scrittore si portò nuovamente la mano al viso"No, d'accordo ,non mi entusiasma, ma non ne trovo uno migliore.Se  ne hai uno tu, avanti ,spara."

Ma Fred non rispose ,si era immerso nella lettura.
Jim osservava la testa china ,i capelli perfettamente pettinati ,le mani curate che giravano le pagine.  E cominciò a riflettere...Fred era sempre stato il suo opposto.

Un bravo ragazzo, anche se sotto sotto era uno scavezzacollo di prima categoria. Aveva sempre avuto i piedi ben piantati per terra, però ,per quanto riguardava la sua vita.
Aveva cominciato fin da subito, da prima della guerra , a lavorare nell'impresa del padre, che adesso gestiva lui. S'era sposato due anni dopo essere tornato dal fronte e viveva felice con la moglie, Lisa, un'ottima ragazza, bella ed intelligente.

Lui,invece...Aveva rifiutato con tutto l'anima di entrare a lavorare nell'azienda di suo padre. Era persino scappato di casa non appena aveva potuto .Da Indianapolis se n'era andato un po' in giro qua e là, coltivando la sua passione per la lettura e per la scrittura. Poi,trascinato da Fred, più che da altro, aveva deciso di arruolarsi ed era partito per la Francia. In guerra anche grazie alle loro piccole "avventure"si erano distinti entrambi ed una volta riportata la pelle a casa, s'era messo a lavorare come poteva. Aveva fatto un po' di tutto, finchè era giunta la svolta : suo zio Charlie, dal sud America, lasciava a lui tutta la sua eredità.
Per Jim, era stata la svolta vera e propria. Aveva dato un calcio alla sua esistenza e l'aveva trasportato lì, a San Francisco nel vecchio attico di suo zio, insieme ad un bel mucchietto di soldi.
Inutile dire che questo aveva segnato la fine dei rapporti con suo padre. Sì, si aspettava che lo zio Charlie da fratello maggiore lasciasse le sue eredità al fratellino più piccolo, non al nipote.

Ma si era lasciato trasportare dai pensieri...Fred gli stava parlando.
"Io lo trovo perfetto, Jim.Mi piace, lo sai,apparte il titolo ma a quello si può sempre rimediare all'ultimo."

Jim prese il fascicolo dalle sue mani e se lo sistemò sulle ginocchia"Sì, è una bella storiella, trovo anche io.Ma sai che adesso verrà il difficile, Fred.Dovrò elemosinare in giro, fare il saltimbanco affinchè qualcuno lo legga.Poi, molto probabilmente, nessuno vorrà ....e naturalmente, se anche qualcuno volesse leggerlo e darmi una mano io, so che..."
Fred saltò in piedi come se fosse stato punto da qualcosa ,girò intorno al tavolino e si piazzò di fronte all'amico.
"No, Jimmy, è proprio di questo che volevo parlarti, sai.Non devi fare niente di tutto questo..."
Jim non capiva.Ma di che diavolo andava parlando?Ma dall'espressione di Fred era chiaro che si trattava di una delle sue folli idee.

"Bè,allora parla no?Mi stai facendo venire il nervoso"
Scattò in piedi a sua volta e Fred fu costretto a indietreggiare di alcuni passi, per non sbattergli contro.
"Ecco, ho parlato col fratello di Lisa.Lui sai..bè lavora ad Hollywood. Fa il regista,o almeno ci prova. Bè, tu sai no, che Lisa è figlia di un industriale cinematografico,no?"

Jim inarcò un sopracciglio.Non ne sapeva niente.

"No, Fred ,come potrei saperlo se quando parli di Lisa è solo per dirmi quanto siano belli i suoi occhi?!"

Fred rise, nervosamente."Bè, stanno così le cose.L'altra sera, eravamo a cena dai suoi e ho parlato di te e lei ,bè ,sai quanto anche lei ci tenga a te...ha saputo del manoscritto ed ha chiesto a Bill, sai suo fratello ,se poteva darti una mano"
Fred sorrise, il suo solito sorriso furbo.
Quello stesso sorriso che aveva quando stava per combinarne una delle sue.

"Lui al momento è fermo. Non ha idee ma vorrebbe tornare a lavorare .Gli ho proposto di incontrarci, con te ,così potrebbe leggere il manoscritto e se gli piace ,lavorereste insieme. Lui è...bè, è un bravo ragazzo, sai, sarebbe una bella cosa" 
L'enfasi con cui pronunciò le parole "bravo ragazzo", fece capire a Jim che in realtà non lo pensava davvero.

Jim gli voltò le spalle, mosse qualche passo per la stanza, accigliato. Non era la reazione che Fred si aspettava, evidentemente, perchè chiese con titubanza

"Perchè  non parli?Non ti piace l'idea,Jimmy?"

Jim si voltò a guardarlo.
Fred era fermo al centro della stanza. Muoveva leggermente le mani, lasciate a riposo lungo i fianchi, come se non sapesse esattamente cosa farsene. L'espressione accigliata,  tradiva un accenno di sorriso, tuttavia.
Jim mosse un paio di passi verso di lui, prendendosi del tempo, poi sorrise.
Posò le mani sulle spalle dell'amico e scosse la testa"Stai scherzando?è meraviglioso,meraviglioso!Solo mi chiedevo...Conosci Lisa da  anni..perchè me lo dici solo adesso?"

La stretta sulle spalle s'era fatta appena appena un po' più salda, per cui Fred si affrettò a chiarire alzando le mani.
"Lisa,lo sai,non aveva buoni rapporti con Bill,si stanno rappacificando ora ed è stata lei a chiedermelo,per cui..."

Jim sorrise, inarcando un sopracciglio, era troppo esaltato dalla notizia per poter perdere tempo a pensare ad altro. Non importava che Fred non l'avesse detto subito, l'importante era che un piccolo spiraglio di possibilità s'era incominciato ad aprire, davanti a lui!Soprattutto ora, che aveva quello che credeva essere il materiale adatto per darsi da fare sul serio!

"Ho chiesto a Bill quando poteva incontrarti...e abbiamo organizzato per stasera!Ci sarà anche Lisa,vieni a casa nostra!" Gli fece sapere Fred mentre tornava a sedersi e tirava fuori da un taschino interno della giacca un pacchetto di sigarette.

Jim si fermò a riflettere e poi sospirò, passandosi nuovamente una mano sul viso non rasato 

"Dovrò rendermi presentabile.Non sembro una persona affidabile no?" Chiese allargando le braccia davanti a Fred.
Quest'ultimo sbuffò una nuvola di fumo prima di ridere "Non lo sembri mai.Però sembri uno scrittore squattrinato.Cosa che non sei, perchè credo che l'ultima cosa che ti manchi siano i soldi no?"
La mano di Fred si agitò in un gesto circolare che voleva indicare la stanza in cui si trovavano. Jim lanciò un'occhiata al salone, ai quadri in bianco e nero e le foto appese sui muri bianchi, prima di sospirare nuovamente.
"Tutto merito di mio zio.Ma i soldi che mi ha lasciato stanno cominciando a scarseggiare."

Fred sbuffò nuovamente ,prima di poggiare la testa contro la spalliera del divano e socchiudere gliocchi rivolti al soffitto "Dovresti trovarti un lavoretto,te l'ho sempre detto!"

A quelle parole, fra l'altro non inaspettate, Jim reagì voltando le spalle all'amico con un verso stizzito. Si fermò davanti ad un lucido mobile di legno su cui erano riposte con cura alcune cornici d'argento. C'erano vecchie foto dello zio, che non si era sentito di togliere. Altre invece erano sue: quelle che aveva portato via dalla casa paterna, quelle del fronte, quelle con Fred. Ce n'era una persino di suo padre...
Afferrò quella foto in particolare e parlò più rivolto all'immagine seria di suo padre, che a Fred che certamente lo stava osservando dal divano.

"Ho provato a lavorare,lo sai.Sono un uomo onesto, ma i lavori normali non fanno per me .Io...non sono nato per questo."

Si voltò, posando la foto dov'era prima e non alzò gli occhi verso l'amico. Sentiva di poter offenderlo e di dover scegliere le parole con cura.
"Tu sogni troppo. Nessuno vorrebbe fare quei lavori che tu disprezzi. Ma non tutti nascono artisti, nè tutti possono diventarlo. Hai visto e letto, troppe cose illusorie. Sogna di meno, Jim. Lo dico per te, sei mio amico e non mi piace vederti così. Tu finirai per rovinarti..."

Jim lo interruppe sorridendo"...O per diventare qualcuno".

Si guardarono, per un momento lungo ed intenso. Ognuno contraddiceva mentalmente l'altro ed erano ben consapevoli di non poter indugiare su quella lotta verbale che non avrebbe condotto a nulla.
Fred alla fine si alzò, sistemandosi la sigaretta fra le labbra sottili e afferrando il cappello che aveva lanciato su una sedia "Devo andare, amico, devo passare a prendere Lisa da Kathy Chavalier.Ci vediamo, stasera, mi raccomando puntuale!"

Gli strizzò l'occhio si avviò alla porta seguito da Jim
"E porta il manoscritto, mi raccomando"
Jim alzò gli occhi al cielo prima di lasciarsi andare ad una risata "Ma te ne vuoi andare o no?"
Fred rise a sua volta e quando fece per afferargli la mano in un saluto, trattenne fra le sue dita quelle dell'amico un po' più a lungo, ma senza dire nulla. Jim lo trovò strano, era come se Fred volesse aggiungere qualcosa, ma non potesse. Alzò le spalle mentre Fred lo salutava e si richiudeva la porta alle spalle.

Rimasto solo, Jim sprofondò sul divano portandosi una mano alla fronte. Si sentiva esausto, e non aveva la più pallida idea del perchè. Non era così che avrebbe dovuto sentirsi, no? Avrebbe dovuto sentirsi euforico, ai limiti dell'esaltazione e invece...Era proprio senza speranze.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Britomarti