Le liti violente tra licantropi erano
all'ordine del giorno a Beacon Hills e non si limitavano a scontri verbali,
ma vere e proprie azzuffate che si concludevano con tutti i beta malmenati,
sconfitti e sottomessi. E fin qui, penserete, è tutto regolare, se non fosse che nel branco, i diverbi tra lupi apparivano
amichevoli rimpatriate quando lo scontro acceso era tra
l'alpha e qualcuno da cui non ci si sarebbe mai
aspettato così tanto ardire: un semplice umano.
Il degenero del loro rapporto
non era stato palese finchè, qualche tempo prima, durante uno degli innumerevoli
soprannaturali casini in cui venivano ripetutamente coinvolti, il ragazzo
furibondo era esploso sotto gli occhi esterefatti di tutti i cuccioli, inveendo
a gran voce contro il lupo in comando. Lui non aveva paura, non si tratteneva,
era una mina vagante, era dinamite, questo l'avevan sempre saputo, ma non
potevano proprio immaginare che la miccia si sarebbe innescata nei confronti
dell'unico uomo che riusciva ad incutere timore perfino ai membri della sua
stessa famiglia. E da quel fatidico giorno, il ground zero, le cose erano
peggiorate, le discussioni si capovolgevano in vere e proprie sfuriate, con annessi
improperi, imprecazioni irripetibili e ringhii che impressionavano tutti tranne
lui.
Anche quel giorno il ragazzo era rimasto
lì, testa alto e muso duro davanti all'alpha che mostrava le zanne, dilungandosi
in minacce che con suo malcelato disappunto scivolavano totalmente addosso a
quel semplice umano. Era un semplice umano, infatti, eppure era più
coraggioso di tutto il resto del branco. Gli altri non potevano che rimanere,
ogni volta, sorpresi ed increduli da quel teatrino. In principio un moto di
paura e panico si era diffuso di frequente tra tutti i componenti, temendo che
la cosa si concludesse in spargimenti di sangue e smembramenti vari, a
colorare lo spartano appartamento che occupavano, ma poi, tra il palpabile
sconcerto generale, avevano capito che la cosa migliore era tenersi fuori da
quello scontro tra titani e limitarsi ad osservare con occhi sgranati e gole
secche, mentre i due si contendevano una vittoria inafferrabile troppo presi ad
insultarsi tra loro per giungere veramente al nodo della
matassa.
Erano nello spiazzo davanti la vecchia villa
diroccata, quel giorno, e urlavano, urlavano a squarciagola come se da quel
poco spazio che li divideva non potessero effettivamente sentirsi. E litigavano,
immersi nel loro furibondo scontro senza freni, troppo presi l'uno dall'altro
per prestare attenzione agli sguardi incerti ma non troppo stupiti di coloro che
li circondavano.
"Nessuno mi dice di stare calmo! Io non sto calmo e non sto
zitto. Possono farsi comandare a bacchetta quanto gli pare, tutti loro. - disse
indicando i primi che gli vennero a tiro - ...ma non io. Tu non hai alcun potere
su di me. Non ti devo niente. Non ti devo rispetto, non ti devo ammirazione, non
ti devo la mia...vita." indugiò un attimo sull'ultima parola, poco convinto che
l'affermazione fosse effettivamente realistica ma non si arrese, troppo
impegnato a portare avanti una tesi che riteneva incofutabile. "Noi non
siamo amici, a tuo dire. Siamo una casualità. Un errore del destino, un
grosso terribile incidente di percorso che ha portato a tutto questo pandemonio.
Non ti fidi di me, di noi. Neanche io mi fido di te."
"Non è della tua
fiducia che ho bisogno!" sbottò l'altro in risposta accompagnando il tutto con
un basso ringhio.
"Ne avranno per le lunghe, andiamo."
"E
se..."
"Non
succederà niente.E' solo tensione sessuale repressa, ragazzi." Erika, prese
l'iniziativa e fece per andarsene, notando gli altri due ancora immobili si
fermò un secondo "Derek non farebbe mai male a
Stiles." aggiunse, poi sparì velocemente seguita da Isaac. Boyd gettò un ultimo
sguardo annoiato ai due contendenti e seguì i beta scuotendo la
testa rassegnato.
"E di cosa hai bisogno, mh? Cosa?! Di
pedine da sacrificare a tuo piacimento contro qualunque assurdo nemico bussi
alla tua porta?!"
"Stai vaneggiando!"
"Ma ti stai ascoltando? Vaneggio,
io? Tu sei uno psicopatico. Un pazzo come tuo zio!"
"Lascialo fuori
da questa storia."
"Perchè? Ti fa male che io dica la verità? Che ci sia
qualcuno che non abbassa lo sguardo quando il grande e potente alpha ringhia i
suoi comandi mentre a piacimento sposta le sue pedine in gioco?!"
"Stai
dicendo una marea di stronzate. Adesso calmati e smettila, subito!"
"No, non
la smetto. Non la smetterò mai finchè non capirai che con questo attegiamento
non ottieni niente. Solo odio. E' questo che vuoi vero? La rabbia, l'odio,
la vendetta...- lo schernì con un'espressione impudente - beh
svegliati, non sei l'eroe maledetto di un fantasy!"
Pochi metri
più in là stavano, ancora fermi ad osservare la scena, altri tre licantropi:
Scott, Cora e Peter.
"Trovavo divertente che fosse l'unico, seppur
umano a tenergli testa, ma questo... " iniziò il maggiore rivolto
ai due cuccioli posti ai suoi fianchi.
"Non accetto che gli parli così..."
sibilò la ragazza facendo un passo in avanti, lui la fermò tempestivo, poggiando
una mano sulla sua spalla. "Non è una questione che ci riguarda. Non ancora,
almeno. Inoltre lui è l'alpha, non puoi intervenire." Lei si limitò ad un
ringhiò sommesso, guardando Scott che se ne stava fermo lì, con gli occhi
spalancati e la bocca semi-aperta "Perchè non richiami quel idiota del tuo
amico?"
"Io... io non..." c'era confusione e meraviglia nei suoi occhi, Cora
avvertì la sensazione d'impotenza ed incredulità che lo attanagliava e si
morse la lingua preferendo non infierire oltre.
"Andiamo dentro." propose lo
zio. "La risolveranno, come sempre. Faccio un caffè, venite."
Nessuno dei
due si mosse, ancora fermi a guardare quel terribile massacro
verbale che non accennava a trovare fine "Seguitemi" fece lui perentorio,
convincendoli ad obbedire.
"E' colpa tua. E' tutto colpa tua, tutto
questo. Anche questa volta la colpa è stata solamente tua. Ogni volta che
rischiamo la vita, la colpa è tua e del tuo infantile egocentrismo! Volevi un
branco? Volevi essere un alpha? Notizia dell'ultima ora, lo sei! - urlò mentre
le vene sul collo si gonfiavano - Dimostra di esserne all'altezza! E
smettila di tenerti tutto per te. Fanculo le tue dannate manie di controllo! Se
volevi affrontare le cose da solo, potevi stare alla larga da tutti noi ed
evitare di rovinare le nostre esistenze con la tua strafottenza e le missioni
suicide!"
"Credi che mi interessi l'opinione di un ragazzino?!"
"Il
ragazzino ha salvato il tuo culo peloso in più di un'occasione. Il ragazzino è
l'unico che ha un briciolo di cervello qui!"
"Hai una grande considerazione
di te, se continui di questo passo il tuo ego ci soffocherà tutti!"
"La tua
stupidità e il tuo inutile orgoglio, invece, hanno rischiato di ucciderci
tutti. Più volte!"
"Queste non sono cose che ti riguardano!"
"Oh mi riguardano eccome! Mi riguardano quando il mio migliore amico
rischia la vita, quando mio padre rischia la vita, quando i miei compagni di
scuola rischiano la vita e tutte le persone che conosco!"
Il lupo era
furioso, sentiva l'ira montare sempre più , la sua parte animale lottare per
uscire e magari staccare la testa a quel bambino logorroico che
senza ritegno lo giudicava e dettava legge in questioni che non lo riguardavano.
Avrebbe tanto voluto farlo stare zitto, non sarebbe stato così difficile, anche
solo con un dito poteva squarciare quella gola candida e soffice, ponendo
fine al fiume innaturale di parole con cui lo stava sommergendo e tutto l'odio
in cui lo stava facendo annegare. Ogni parola era veleno puro.
"Basta!"
esplose all'improvviso. "Sta zitto, basta! Non ho più voglia di perdere tempo
con te." i suoi occhi rossi brillarono sanguigni contro il giovane che
istintivamente aveva fatto un passo indietro. "Questa conversazione finisce qui.
E non avverrà mai più. Stai alla larga da me, dal mio branco e dalla mia casa."
girò i tacchi e s'incamminò verso la foresta, bisognoso di sfogare tutta la sua
frustrazione.
Il ragazzo indugiò fissando lo sguardo sulle spalle
contratte del lupo, spostandosi poi ad osservare l'ombra gigantesca che il
sole calante proiettava dietro di lui come se tutto il suo "io" selvaggio
defluisse ricoprendo il suolo e circondandolo di quell'alone nero che aleggiava
sempre nei suoi occhi tristi. Lui lo sapeva, conosceva quell'espressione,
l'aveva vista mille volte nello specchio e lo faceva infuriare rivederla adesso
in quelle pozze verdi. Per tutta la vita si era sentito impotente davanti alle
difficoltà che gli si erano presentate negli anni, davanti alla scomparsa
della madre, alle troppe responsabilità che lo opprimevano, ad un padre
devastato che cercava di non cadere a pezzi; poi il colpo di grazia:
scoprire che i mostri delle sue fiabe di bambino si celavano
davvero nel buio della notte, scoprire che la sofferenza può non avere fine
ed un anima non trovare pace, che la morte è un battito di ciglia, e mai come
allora si era sentito inutile, debole e in balia degli eventi. Per questo non
accettava quella tristezza negli occhi dell'alpha, quel profumo di eterna
sconfitta condita da un dolore sordo e muto. No, non poteva accettarlo. E la sua
rabbia montava ogni volta che lo guardava correre verso la sconfitta, lui che
poteva tutto ma non lo sapeva, non ci riusciva solo perchè troppo preso a
costruire muri invece che creare qualcosa di solito insieme agli
altri.
Ed era allora che litigavano. Litigavano furiosamente mentre lui gli sputava
contro tutta la sua indignazione e l'altro selvaggiamente rispondeva ferito e
confuso. E i loro occhi si guardavano, si studiavano e si blindavano per non
cedere a nulla se non al disprezzo e all'indifferenza.
"Derek!" gridò,
incapace di arrendersi, correndo dietro al lupo che ormai era quasi scomparso
nella boscaglia "Aspetta!"
Corse a perdifiato, imprecando sommessamente
"Stupido idiota, stupido idiota..." non sapendo se fosse riferito più a se
stesso o all'altro. "Non nasconderti, non ho finito. Non decidi tu quando le
nostre conversazioni finiscono!" Si guardò intorno spaesato, dell'alpha neanche
l'ombra.
"So che mi senti. Vieni fuori. Cosa fai, ti nascondi da un
ragazzino?! Hai paura di me? No, tu hai paura della verità."
"Stiles..."
la sua voce lo raggiunse, bassa e roca. Un brivido gli percorse la schiena.
Si voltò lentamente trovandosi davanti due accecanti occhi rossi "Ho. detto.
basta." scandì.
"No." riuscì a dire, con tutto il coraggio che aveva in
corpo.
"Non lo accetto. Non sopporto di vederti così. Mi
fai...impazzire!"
"Tu non capisci..."
"Sei tu che non capisci! Sei un
lupo, cioè guardati! Potresti avere tutto, il potere, una bella
vita, famiglia... e butti tutto via perchè non sei in grado di gestire
queste cose. Ti limiti a cercare il potere, solo quello, schiacciando chiunque
sul tuo cammino, senza pensare o ponderare. O considerare che se magari provassi
a guardarti intorno capiresti che il branco è la tua forza. La tua famiglia è lì
che ti aspetta."
"La mia famiglia è morta. Sterminata." urlò con un
ringhiò acuto che mosse perfino le fronde circostanti.
"E non sarà
questo attegiamento a riportarla in vita. Così perdi l'occasione di
ricominciare..."
I suoi pensieri erano confusi, le sue parole si mescolavano
e il senso si capovolgeva e si contorceva nella sua mente. Era troppo complicato
parlare con lui, era troppo difficile riuscire a capirsi, a
comprendersi.
"Guarda me, sono solo uno stupido umano. Lo dici sempre...
Eppure sono qua, davanti ad un predatore. A colui che potrebbe uccidermi solo
con un gesto e ci sto per farti capire quanto sia difficile per
me confrontarmi ogni giorno con una realtà che credevo esistesse solo nei miei
stupidi film. Eppure ci provo, tutte le volte. Non ne faccio parte,
dici? Questo è quello che pensi tu. Io ci sono dentro. Come te... solo
che io sono impotente. E tu invece...ti rendi impotente."
"Tu non puoi
capire. Non sai cosa vuol dire perdere tutto."
"Tutti abbiamo perso qualcuno.
E' per impedire che succeda ancora che...ci provo..."
Il lupo lo guardò
fremendo, la trasformazione a metà, mentre la furia combatteva con la ragione.
Colpì un albero vicino, quasi sradicandolo "Non capisci cosa significa essere
un lupo. Un mostro assoggettato al volere di una sfera luminosa nel cielo.
Tutta questa pressione e la responsabilità. Desiderare il sangue e la
distruzione. Non sai cos'è la vendetta. L'oscurità che ti stritola il
cuore..."
"Potresti affrontare tutto questo con chi cerca di starti
vicino..." prese un respiro profondo guardandolo tutt'altro che impressionato
"Non sai cosa vuol dire essere solo un ragazzo, un adolescente pelle e ossa
che rischia la vita anche solo scendendo dalle scale la mattina. E che si
trova in tutto questo casino..." allargò le braccia esausto.
"T'ho
detto di andare e non tornare più." ribadì l'alpha con la voce distorta
dall'ira
"Io non sono tipo che scappa, Derek. E tu?"
"Io sono il tipo che
ti farà scappare se non vuoi che ti uccida davvero."
E Stiles si
avvicinò, a passo sicuro, si pose davanti al lupo, guardandolo dritto negli
occhi " Non mi fai paura. Smettila di respingere me e tutti gli
altri. "
"Via!" urlò sfoderando le zanne
"NO!" rispose ancora
lui, immobile.
Un atroce ululato percorse la foresta mentre Derek con un
gesto rapido afferrava il collo del ragazzo davanti a lui. Nessuna
reazione. Stiles rimase immobile, solo gli occhi si allargarono diventando due
pozze dorate "Allora..." sussurrò con fatica mentre la presa salda bloccava
l'accesso dell'aria ai suoi polmoni. "...è così che
finisce?"
"Perchè...!" gli ringhiò in faccia "Perchè fai così, stupido
ragazzino. Scappa, scappa più lontano che puoi, scappa e non tornare
mai più. Dimenticati tutto e fatti una fottuta vita!"
"No..." disse
ancora, piano impercettibilmente mentre l'aria residura era
ormai scomparsa e il suo viso si faceva paonazzo.
"Tu non capisci.
Se solo potessi capire..." sputò fuori l'altro mentre la presa si
allentava senza però mollarlo del tutto.
"Fammi capire." disse
l'altro in un sussurro, poggiando una mano sulla spalla del lupo. "Fammi
capire" disse ancora, arpionandone la maglietta, con una fermezza
nauseante.
E in quell'istante qualcosa successe, un calore improvviso si
diffuse nel corpo di entrambi e come una scarica elettrica passò da Derek a
Stiles e da Stiles a Derek. I loro occhi si dilatarono all'unisono ed entrambi
sentirono un forte boato, un esplosione direttamente nelle loro teste. L'ultima
cosa che Derek vide fu la paura, finalmente, dilatata sul viso del ragazzo.
L'ultima cosa che vide Stiles furono due occhi rossi, grandi e
luminosi. Più intensi che mai, due fari scarlatti nella notte appena
sopraggiunta.
Stiles aprì lentamente gli
occhi, leggermente indolenzito, sentì il frusciare delle foglie
umide sotto di sè, era riverso a terra ancora nella foresta, sentì una
leggera pressione sulla spalla e si voltò a guardare. Una mano
stringeva la sua maglietta, spostò lo sguardo e quello che vide lo fece
sussultare. Vedeva se stesso privo di sensi. Pensò fosse un sogno, uno di
quelli molto vividi in cui vedi te stesso fare le più assurde carambole, certo
il suo era misero se si vedeva semplicemente dormire, ma faceva comunque
uno strano effetto. O forse Derek l'aveva effettivamente ucciso ed era in
paradiso. Esisteva il paradiso? Lui non c'aveva mai creduto. Oppure era un
fantasma, e sarebbe rimasto lì come quelle anime in pena che non trovano
pace. Oh beh se fosse stato uno spirito l'avrebbe fatta pagare a quel lupo
dispotico!
Poi vide se stesso mugugnare e aprire gli occhi lentamente, la
mano si ritrasse mentre cercava di metterse in piedi. Vide Stiles alzarsi
piano e quando i loro occhi s'incontrarono un urlo disumano uscì dalla bocca del
suo io. "Ma che..." si trovò a sussurrare. E la voce che sentì non era
la sua. "Che diavolo..." conosceva quella voce, ma non era la sua.
Si guardò
intorno spaesato, mentre lo Stiles che aveva davanti si era alzato rigido e
impettito "Cosa diavolo è successo!" urlò, aveva lo sguardo fisso su di lui, uno
sguardo che lo specchio non gli aveva mai restituito, quello sguardo non
gli apparteneva. Si guardò a quel punto, preoccupato, e si rese conto di non
avere indosso i suoi vestiti. E le braccia, quelle non erano le sue braccia.
Erano troppo possenti, muscolose. Le mani, non erano le sue mani, erano grandi e
callose, con una sfumatura olivastra. Si tastò la faccia sempre più nel panico e
ne era sicuro, quella non era la sua faccia, non era il suo naso, la sua bocca.
Quella era... ma non ebbe tempo di finire il pensiero perchè Stiles lo
afferrò con ambo le mani per la maglia cercando di strattonarlo con scarsi
risultati "Cosa hai fatto? E' uno scherzo?!" Cavolo era questa la voce che aveva
nei momenti d'isteria?
"Io... non... non lo so." si trovò a sussurrare. E
nonostante questo, quella voce era calda e risoluta. Ed era la voce di
Derek.
Un'idea lo folgorò all'improvviso. "Derek?" disse alla volta dello
Stiles che gli stava davanti, lui lo fissò, annuendo. Si avvicinò a se stesso,
alzando una mano per toccarsi, ma si vide indietreggiare. "Credo che
noi... non so come sia possibile ma..."
"Uno scambio"
"Sì." Era
impressionato, non riusciva a sentire i suoi pensieri espressi con la voce di
Derek.
Lui era nel corpo di Derek Hale e l'alpha era nel suo. Lì davanti ai
suoi occhi. Ad occhi che non avevano mai scorto così tanti particolari. Si trovò
a studiare se stesso, pensando a quello che vedeva effettivamente il lupo quando
lo guardava. Spostò lo sguardo su quello che li circondava. Riusciva a cogliere
ogni particolare, ogni sfumatura di colore. Ogni piccolo movimento delle foglie,
degli animali del sottobosco. E i suoni. Tutti i suoni della vita.
"Forse è
solo un sogno e stiamo dormendo..." tentò.
"Come si fa a capire se è un
sogno?"
"Conta le dita, hai più dita in un sogno..."
Vide Derek, o meglio
vide se stesso, guardarsi le mani ed imprecare sommessamente. "Non è un
sogno." scandì quasi ringhiando mostrando i palmi aperti, ma fatto da lui era
vagamente ridicolo. Un sorriso gli increspò il volto, il volto di Derek, mentre
il vero lupo lo fissava sconcertato con i suoi occhi
ambrati.
Nda.
Prima di tutto se siete arrivati fin qui,
grazie!
Ho sempre un pò di paura nello scrivere una long perchè mi manda nel
panico pensare di non riuscire a finirla, o di precipitare nel blocco dello
scrittore, ma ho le idee abbastanza chiare su questa storia e dopo gli
incoraggiamenti del mio personale Scott ho deciso di provare seriamente
piuttosto che lasciarla abbandonata nei meandri del pc; spero vi piaccia e se
vorrete lasciare un commento o un opinione sarò ancora più felice. Che altro
dire... la tristezza del martedì senza teen wolf si combatte anche così! Adoro
questa sezione e chiunque ne faccia parte, mi auguro di dare un buon
contributo!
A presto!
A.
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