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Autore: Fabio93    07/07/2008    9 recensioni
Una coppia, diretta ad un concerto in una notte fredda fra le colline, durante il viaggio ha un brutto imprevisto e...
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La belva



L’auto procedeva spedita per la stretta stradina di montagna, fendendo il buio della notte con la luce dei fari accesi, il rombo del motore era l’unico rumore nel silenzio completo.
La ragazza guardava con sguardo perso l’asfalto davanti a parabrezza, seduta sui comodi sedili in pelle della decappottabile, mentre l’aria gelida della notte le scompigliava i lunghi capelli neri.
«Anna? Sei ancora viva?» le chiese Marco, il suo ragazzo, al volante dell’automobile.
La giovane spostò su di lui lo sguardo, soffermandosi sul suo viso sorridente e sui suoi occhi azzurro cupo, allegri come sempre.
«Sì, sono viva…è che mi sento strana» confessò lei tornando ad osservare la strada che si snodava davanti a loro.
In realtà non aveva ragione di essere preoccupata: lei ed il suo ragazzo erano diretti ad un concerto di una rock band locale, che suonava nella città vicina alla loro, per questo stavano percorrendo quella piccola strada fra le colline.
Eppure, da quando si erano inoltra tra i boschi silenziosi, aveva avuto una strana sensazione, un insolito freddo sulla pelle, una pesantezza nel petto che le faceva aggrovigliare le viscere.
«Oh, avanti! So che non vai matta per il rock, ma almeno abbiamo un’occasione per divertirci… non c’è bisogno di inventare certe scuse!» fece scherzosamente Marco, al quale lei non si degnò nemmeno di rispondere.
Tentava di distrarsi osservando le figure nodose degli alberi scorrere fuori dai finestrini, ma più fissava le ombre fra le fronde immobili, più si sentiva in ansia… in ansia di proseguire e di lasciare quei maledetti boschi.
Proprio mentre lo pensava, la macchina fece uno strano rumore, come un sommesso lamento che si abbassò di tono fino a spegnersi del tutto.
«Che succede?» chiese a voce un po’ troppo alta Anna.
«Sembra che abbiamo finito la benzina…» ammise dopo un secondo Marco, assumendo un’aria stupita.
«Sei un idiota!» lo aggredì subito lei quasi balzandogli addosso «Non potevi controllare prima che partissimo?!»
«È quello che ho fatto!» si difese lui «Guarda» aggiunse poi indicando la lancetta che segnalava la quantità di benzina nel serbatoio, che puntava esattamente a metà. «Vedi? Segna metà serbatoio...deve essersi rotta...»
«Ci mancava solo questa...» fece Anna passandosi stancamente una mano fra i capelli ed emettendo un sonoro sbuffo.
«Avanti… senti, ricordo che in questa zona, poco più avanti, c’è un benzinaio» spiegò lui, indicando un punto oltre gli alberi.
«Possiamo arrivarci in mezz’ora, tornare con la benzina, e ripartire» continuò, terminando con un sorriso fiducioso.
Vedendolo, Anna sentì la rabbia smontare; con uno sbuffo, abbandonò l’aria collerica e riprese un tono di voce normale, anche se rimaneva ancora un po’ contrariata.
«Bene, incamminiamoci allora...» fece scendendo dalla macchina e muovendo i primi passi in strada.
«No!» Marco la bloccò «No, la strada fa un giro molto lungo, arriveremo a concerto finito se non ci muoviamo!»
«E come dovremmo arrivarci dal benzinaio, scusa?»
Marco indicò col pollice gli alberi al loro fianco, che si mossero frusciando, spinti dal vento, come scossi da un brivido d’eccitazione.
«Sei pazzo?!»
«Non fare tante storie... basta procedere dritti e rincontreremo la strada dopo poco» la rassicurò lui, con quel suo sorriso smagliante.
Ancora una volta, vedendo quel sorriso così sincero, lei non riuscì a dirgli di no.
«Allora muoviamoci!» disse lui vedendo che la ragazza non protestava.
Con un balzo agile oltrepassò il guard-rail e si addentrò nella boscaglia.
Anna lo raggiunse ed i due iniziarono a camminare fra gli alberi, con il vento freddo che sospirava fra le piante e le foglie secche che frusciavano sotto i loro piedi.
I ragazzi procedevano faticosamente fra la vegetazione, che sembrava tendersi verso di loro per bloccargli il passaggio; il buio era quasi totale, rischiarato solo dalla pallida luce lunare.
Erano ormai parecchi minuti che camminavano, ed ancora non avevano ritrovato la strada.
Anna rabbrividì, il freddo si faceva sempre più pungente.
Un uccello emise il suo cupo lamento, da qualche parte fra gli alberi.
«Marco...sei sicuro della strada?» domandò Anna a bassa voce, la sensazione di prima era più forte che mai, accompagnata da gelidi brividi alla base del collo, come un freddo respiro sulla sua pelle.
«Sì...» disse lui con poca convinzione, fermandosi un secondo per orientarsi.
Poco lontano, un rametto si spezzò, producendo un sonoro schiocco che fece sobbalzare la ragazza.
«Andiamocene!» lo esortò lei, ed i due ripresero ad avanzare.
Dopo quello schiocco, il bosco era pervaso di strani rumori, fruscii, sospiri, scricchiolii...
“Sciocca, ti stai autosuggestionando!” si disse cercando di calmare il cuore che le batteva veloce nel petto.
Davanti a lei, Marco inciampò in un sasso, lanciando una sonora imprecazione che rimbombò fra gli alberi.
La giovane si ritrovò a pensare scioccamente che, se ci fosse stato qualcosa nel buio della notte, non avrebbe potuto non udire la voce del ragazzo.
Solo allora, comunque, Anna si accorse che si era fatto più buio; alzò lo sguardo, e vide che in quella zona le fronde degli alberi erano così ravvicinate da impedire alla luna di rischiarare il territorio.
Tutto attorno a loro era pieno di strane ombre striscianti, che parevano osservarli appena fuori dal loro campo visivo.
«Ti sei fatto male?» chiese Anna, vedendo Marco massaggiarsi la caviglia.
«Non è nulla» disse lui.
Un altro scricchiolio, seguito da un fruscio di foglie smosse.
I due giovani si immobilizzarono, in attesa...ma nulla accadde, tutto era pietrificato in un’innaturale immobilità.
«Abbiamo sbagliato strada» ammise Marco, Anna era troppo spaventata per redarguirlo.
Un uccello, poco distante da loro, volò via con un gran frusciare d’ali, come disturbato da qualcosa.
«Torniamo indietro» propose lui.
«NO!» urlò la ragazza, facendo sobbalzare il fidanzato.
Davanti a lei, nella direzione da dove erano venuti, le era parso di vedere una grossa sagoma muoversi nell’ombra, ma si rese conto di fissare il buio vuoto.
La ragazza rimase impietrita, a fissare l’oscurità immobile e silenziosa.
Marco la prese per le spalle, e le sorrise gentilmente.
«Non avere paura, ci sono qui io» la ragazza gli fu immensamente grata, grata di poter trovare conforto in quegli occhi così belli...
Improvvisamente, Marco spostò lo sguardo oltre la testa della ragazza, ed impallidì, aprendo la bocca in una muta espressione d’orrore.
Anna sentì un brivido correrle dietro la schiena e fece per girarsi, ma lui la tenne saldamente per le spalle, impedendoglielo.
«Corri...» disse lui, con foce roca e a malapena udibile, nei suoi occhi c’era uno strano riflesso...
Un fruscio, il rumore di una grande massa che si muove.
Un respiro, rauco, profondo, come di una grande belva.
Un istante dopo la ragazza si ritrovò a correre a perdifiato fra gli alberi, con il sangue che le pulsava nelle tempie e le gambe che erano quasi incapaci di reggerla.
Si domandò se anche Marco stesse correndo dietro di lei, ma non aveva il coraggio di voltarsi...
Inciampò in una radice nascosta dall’erba, e per non cadere si appoggiò al tronco muschioso di un albero.
Ora che si era fermata, la ragazza capì di non essere in grado di correre ancora e di essere completamente sfinita.
Tuttavia ora la luna era tornata a splendere, il bosco era tornato silenzioso.
Anna prese a camminare, tentava di dirsi di essersi lasciata tutto alle spalle.
Ora che la luna splendeva sulla sua testa il buio non le doveva più far paura, si disse...se solo Marco fosse stato con lei...
Il rumore di un passo, nel silenzio.
“Marco!” pensò lei, girandosi, aspettandosi di vedere la figura sorridente, rassicurante del ragazzo, venirle incontro zoppicando leggermente.
Ed in effetti davanti a lei qualcuno c’era...o qualcosa...
Anna non poté capirlo: la sagoma di ciò che la osservava, era nascosta nel buio e si poteva solo intuirne la forma.
Era qualcosa di enorme, accucciata oltre la luce lunare, pronta a balzare in avanti.
La cosa emetteva dei respiri lenti e regolari, profondi e rauchi.
Anna ne distinse chiaramente solo gli occhi.
Due occhi infuocati, enormi e spalancati, la pupilla riluceva di una strana luce maligna.
La ragazza si sentì perdere in quelle iridi profonde, occhi inumani, di qualcosa di antico, enorme, e terribile.
Anna cadde in ginocchio, ormai incapace di distogliere lo sguardo, catturata com’era da quegli occhi, non si accorse nemmeno di quando la creatura avanzò verso di lei, e la ghermì, portandola con lei, in quel buio...


«Amore?» una voce rimbombò nella testa della giovane, riportandola alla coscienza.
La ragazza scattò seduta, madida di sudore, e si rese conto di essere ancora in macchina, con Marco.
Erano fermi.
«Hai avuto un incubo» spiegò lui, accarezzandole dolcemente il viso.
Anna annuì, ancora sconvolta da ciò che aveva vissuto.
«Siamo arrivati?» domandò con voce strozzata.
«No...è che...beh, ecco, siamo rimasti a secco...» disse lui, con un sorriso contrito.



Avete davvero letto questa storia? Se sì, allora sicuramente ne sarete stati disgustati, MA, prima che mi insultiate, vorrei farvi sapere che questa storia è stata scritta PER NOIA e pubblicata PER FAR NUMERO, se non l'avete trovata di vostro gradimento ora sapete perchè!Non siate troppo severi, dunque...
   
 
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