Time passed
-
Un altro.
Il barista si affrettò a
riempire il bicchiere ormai vuoto di quello che era uno dei suoi migliori
clienti. L’altro, un ragazzo biondo sui venticinque anni, lo ringraziò con un
cenno del capo, prima di riabbassarlo sul bicchiere.
In quel momento la porta
del bar si aprì, lasciando entrare, insieme a un uomo avvolto in un pesante
cappotto, una folata di vento gelido; ormai si stava avvicinando l’inverno.
L’uomo appena entrato si
diresse verso il bancone e si sedette di fianco al biondo.
Il barista corse subito
dal nuovo arrivato, cliente di massimo rispetto, e lo salutò calorosamente.
-
Comandante Supremo
Mustang, è diverso tempo che non ci venite a trovare! Come state?
A quel nome il vicino di
Mustang trasalì. Fortunatamente non fu notato, ma pensò bene di finire in
fretta il suo bicchiere e uscire da lì.
Intanto il padrone del
locale continuava a chiacchierare.
-
E ditemi, come sta la
signora Mustang? E i bambini?
-
Benissimo tutti e tre,
grazie. Ora vorrei un bicchiere di buon whisky, per favore.
-
Ma certo, signore,
arriva subito.
Libero dall’assillante
interrogatorio, Mustang poté dare un’occhiata in giro, ma il panorama includeva
solo uomini ubriachi intenti a commentare l’ultimo spettacolo offerto dalle spogliarelliste
del locale all’angolo. Disgustato, l’uomo fissò la sua attenzione sul suo
vicino, l’unico lì dentro a non essere interessato a quei discorsi poco casti.
-
Uhm, anche tu whisky. E
di quello migliore. Ottimi gusti, FullMetal.
L’interessato si girò di
scatto, specchiandosi nelle iridi scure del Comandante Supremo. Tuttavia non
disse niente.
-
Di nuovo a Central City,
eh? Come mai non ci hai ancora onorato della tua presenza al QG?
Non ottenne risposta
nemmeno questa volta. Il biondo finì il suo bicchiere, posò sul bancone il denaro
e fece per andarsene, ma Mustang lo trattenne per un braccio.
-
Aspetta, Edward, ho
bisogno di parlarti. – sussurrò.
-
Non ho niente da dirle.
– fu la lapidaria risposta.
-
Invece io credo di sì. –
Mustang gli scoccò uno sguardo che non ammetteva repliche.
Edward sbuffò, irritato.
Prese un tovagliolo di carta dal bancone e tirò fuori una penna dalla giacca.
Scrisse poche parole e poi allungò il tovagliolo al suo interlocutore senza una
parola. Dopodiché si dileguò fuori dalla porta, nel freddo vento di fine autunno.
Mentre la porta si
richiudeva alle spalle di FullMetal, tornò il barista.
-
Vi prego di scusarmi per
l’attesa, Comandante, c’è stato un piccolo disguido.
Mustang, riscosso dai
suoi pensieri, si girò verso l’uomo, che intanto continuava a parlare.
-
Oh, vedo che il nostro
biondo amico se n’è già andato. Strano, di solito rimane molto più a lungo.
-
Viene spesso qui? –
domandò il Comandante Supremo, per una volta interessato alle inutili
chiacchiere del barista.
-
Chi, il biondino? –
Mustang annuì
-
Oh, sì. – continuò
l’uomo – Da tre settimane a questa parte viene qua quasi ogni sera. E ha dei
gusti eccellenti, il ragazzo. Mai visto un solo cliente spendere tanto, credetemi.
E mai visto nessuno rimanere sobrio dopo aver bevuto così! Dovreste vedere il
sabato, quando le nostre ragazze mettono in scena i loro balli: non hanno occhi
che per lui. Si è fatto una certa reputazione, se capite cosa intendo. – E gli
lanciò uno sguardo eloquente.
Il militare ritenne di aver sentito abbastanza. Pagò e si
affrettò a uscire.
Una volta in strada, riportò la sua
attenzione sul biglietto di Edward. Lo tirò fuori dalla tasca e lesse: un
indirizzo. Mustang sorrise beffardo vedendo il nome della via: certo il biondino
non badava a spese.
Si avviò verso il centro
della città, il quartiere di lusso; il sorriso di prima si era intanto
trasformato in una smorfia di disappunto. La strada in cui abitava FullMetal
era distante pochi metri da quella in cui abitava lui. Lo irritava venire a
conoscenza di averlo avuto a portata di mano senza saperlo per ben tre
settimane, dopo aver aspettato anni che si facesse vivo.
Dopo quasi venti minuti arrivò davanti al palazzo in cui
alloggiava Edward. Entrò e salì le scale. Arrivato davanti all’appartamento che
cercava, trovò il biondo ad aspettarlo appoggiato allo stipite della porta, in
una posa tremendamente eccitante.
-
Qualcuno potrebbe
passare di qua e pensare male se ti vede messo così, sai FullMetal?
Edward non rispose,
spostandosi ed invitando l’altro ad entrare con un cenno del capo.
Mustang non se lo fece
ripetere due volte.
Quando entrambi furono
dentro, il padrone di casa richiuse la porta e la sprangò.
-
Paura che scappi,
FullMetal? – lo canzonò il suo ospite.
-
Semplice buonsenso,
Comandante Supremo. È meglio eccedere con la prudenza in questi tempi.
-
Ma come ci siamo fatti
maturi.
-
Non abbastanza da
evitare di farla entrare in casa mia. – rispose asciutto Edward, incamminandosi
verso il salotto.
Mustang lo seguì. Quando
fu arrivato nella stanza, Edward si fermò, girandosi verso l’altro e
fissandolo, sfidandolo con gli occhi. Mustang accettò la sfida.
I due rimasero in piedi
per diverso tempo, uno di fronte all’altro dai lati opposti del tavolinetto,
come tante volte erano stati ai due lati di quella vecchia scrivania
nell’ufficio dell’allora colonnello Mustang.
E come allora si
sfidavano, ma stavolta i ruoli erano invertiti.
Roy Mustang, il nuovo
Comandante Supremo, sposato con l’ora maggiore Riza Hawkeye e padre di due
bambini, di due e tre anni, era in territorio nemico.
Edward Elric,
colonnello, fidanzato e prossimo al matrimonio con l’amica d’infanzia Winry
Rockbell, con la quale viveva a Resembool, teneva ora il coltello dalla parte
del manico.
E fu proprio Ed a interrompere quella
battaglia silenziosa di sguardi. Si sedette sul divano, subito imitato da Roy.
-
Mi dica perché è qui e
facciamola finita una volta per tutte. – disse Ed, con tono basso ma
perentorio.
-
Credo che tu sappia
benissimo perché sono qui, Ed.
FullMetal sussultò: era
la seconda volta quella sera che Mustang lo chiamava per nome. Si girò
dall’altra parte e rimase in silenzio.
-
Vuole chiarire? È venuto
per questo? Per dirmi che nonostante tutto ci stiamo solo illudendo? Che non
possiamo cambiare quello che proviamo? – riprese dopo un po’.
Roy prese con due dita il mento di Ed e lo girò perché
incontrasse i suoi occhi.
-
Sono venuto perché non
ci vediamo da quasi dieci anni FullMetal. Mi sono sembrati secoli. Come credi
che mi sia sentito quando te ne sei andato? Abbiamo appena il tempo di scoprire
la verità sui nostri sentimenti che subito parti. E poco dopo vengo a sapere
che ti sei fidanzato con quella tua amica meccanica! Pensi che mi abbia fatto
piacere? Sono stato male, FullMetal, e anche parecchio, ma sono andato avanti.
Tu mi avevi abbandonato e l’unica cosa che mi rimaneva era la mia scalata al
potere. Così mi sono concentrato sul mio obiettivo. E ho sposato Hawkeye. Mi
sono fatto una famiglia. Ma, dopo tutti questi anni, tu rimani il mio
principale pensiero. Alle volte mi sveglio nel bel mezzo della notte e mi girò
dall’altra parte del letto, sperando di vedere te al posto di mia moglie. Sono
venuto per dirti che ti amo, Edward Elric, e che ti amerò sempre.
E annullò le distanze.
Quando l’ossigeno finì,
Roy si staccò piano da Ed e rimase a guardarlo in silenzio.
Era cambiato davvero molto in questi anni il
FullMetal Alchemist... e anche lui stesso, del resto. Nove anni prima Edward
Elric aveva chiesto di essere trasferito al QG di East City; prima che
partisse, Roy lo aveva convocato nel suo ufficio e gli aveva rivelato di
amarlo. Inaspettatamente Ed aveva detto di ricambiare; Roy aveva sperato che decidesse
di annullare il viaggio, ma lui era partito lo stesso. Poche settimane dopo, il
Generale di Brigata Mustang aveva saputo dalle chiacchiere dei suoi subordinati
che FullMetal si era fidanzato con Winry Rockbell. Aveva sentito il cuore
spezzarsi, ma era andato avanti, concentransi sul suo desiderio di diventare
Comandante Supremo. Aveva abbandonato la sua vecchia vita di dongiovanni; aveva
chiesto al tenente Hawkeye di sposarlo e pochi anni dopo, quando già era
Comandante Supremo, lei gli aveva dato un bellissimo bambino e una bella
bambina l’anno successivo. Mustang teneva ai suoi figli più che alla sua stessa
vita, anche se la medesima cosa non si poteva dire della moglie, cui voleva
bene, ma che non amava.
Ma se Roy aveva messo la testa a posto, non si
poteva dire altrettanto di Edward. Roy aveva sentito raccontare gli aneddoti
più disparati su di lui. Tra i pettegolezzi preferiti dai militari, infatti,
figuravano da diversi anni i racconti delle innumerevoli avventure del più
giovane alchimista di stato della storia. Benché fidanzato, FullMetal non si
era fatto problemi a scoprire i piaceri che la vita poteva donare a un giovane
appena maggiorenne. Winry Rockbell aveva quindi incassato negli anni un numero
considerevole di tradimenti, senza saperlo, ovvio, e continuava ad incassarli.
-
E ora cosa ti aspetti
che ti dica? – riprese Edward dopo momenti di interminabile silenzio.
-
Mi aspetto una
spiegazione, anzi la esigo.
-
Cosa ti dovrei spiegare?
-
Beh, innanzitutto perché
te ne sei andato, poi magari perché ti sei fidanzato con quella ragazza. E se
trovassi il tempo di dirmi cosa pensi di concludere comportandoti come ti
comporti non sarebbe una brutta idea. – rispose l’altro con tono duro.
-
Perché me ne sono
andato? Non lo capisci?! Pensi che avremmo avuto vita facile se fossi rimasto?
Pensi che sarebbe andato tutto liscio e avremmo vissuto felici e contenti? Non
ce lo avrebbero mai permesso, mai! La nostra vita sarebbe stata un inferno e,
cosa ancora più importante, non saresti potuto arrivare dove sei oggi e questo
non me lo sarei mai perdonato, perché ti amo.
Roy fece per dire qualcosa, ma venne
interrotto.
-
Vuoi sapere perché mi
sono fidanzato con Winry? Perché le voglio bene, la conosco da quando eravamo
bambini, perché lei mi ama. Avevo bisogno di dimenticarti, Roy, e sistemarmi
con Winry mi è sembrato il modo più facile, per quanto possa apparire meschino.
Il moro lo guardò con gli occhi
sbarrati, non riconoscendo più il ragazzino che, seppur macchiato da un peccato
più grande di lui, si era conservato puro persino all’interno dell’esercito. Lo
attirò verso di sé e se lo strinse al petto, accarezzandogli i capelli.
Edward si lasciò cullare per un po’,
poi, mosso da un improvviso desiderio, si sporse verso le labbra del più
grande, cercando la sua lingua con la propria.
Mustang lasciò che fosse l’altro a
guidare quel bacio, che si faceva sempre più passionale.
Ed si allontanò dalle sue labbra per
riprendere fiato, ma, quando fece per ripristinare il contatto, venne fermato
dall’altro.
-
Non hai ancora risposto
all’ultima domanda, Ed.
L’interpellato abbassò il capo.
-
Perché?
Ed continuò a rimanere in silenzio.
-
Dimmelo, Edward! Perché?
Perché ti stai facendo tanto male?
-
Perché TU mi stai
facendo male! Se ho fatto quel che ho fatto è semplicemente per dimenticarti.
Non ne vado fiero, ma ormai un peccato vale l’altro.
Un suono sordo e Edward si portò la
mano alla guancia sinistra, dove Roy lo aveva colpito.
-
Non voglio più sentire
insulsaggini del genere. Mi hai fatto vergognare così tante volte per il mio
comportamento subdolo che ho perso il conto e poi, proprio quando decido di redimermi
perché ti amo e voglio che tu possa apprezzarmi, scopro che stai commettendo
esattamente il mio stesso errore. Annegare le preoccupazioni nell’alcol non ti
fa sentire meglio; portarsi a letto una donna diversa ogni sera non risolve i
problemi. Soprattutto quando a casa hai una ragazza bella e dolce che ti ama.
Non rovinare la sua vita e la tua. Smettila. Devi smetterla con questo
comportamento, mi hai capito bene, Edward Elric? – chiese scuotendolo per
spalle.
-
Non volevo usare Winry
più di quanto stessi già facendo, non volevo rovinare la sua innocenza, per
questo mi sono concentrato su altre donne. Sono stato un vero bastardo, lo so,
ma... – Ed s’interruppe, la voce incrinata per il pianto - ...volevo
dimenticare. Dimenticare chi fossi, dimenticare quale fosse il mio ruolo,
dimenticare tutto e tutti.
Roy lo abbracciò forte, lasciando che
sfogasse le lacrime contro il suo petto. Ed si lasciò coccolare dal senso di
calore che avvertiva ogni volte che l’uomo lo toccava.
Piano Roy cominciò a baciarlo, prima sulle
guance e poi sulle labbra. Quasi senza accorgersene, si alzarono dal divano e
il biondo guidò il compagno verso la stanza da letto.
Roy appoggiò dolcemente Ed sul letto e
si mise sopra di lui, scendendo a baciargli il collo, il petto coperto solo da
una camicia leggera che aveva provveduto ad aprire, il lobo dell’orecchio.
FullMetal lasciò le redini all’altro per un po’, prima di ribaltare le
posizioni con un colpo di reni e riservare al Comandante Supremo lo stesso
trattamento.
Continuarono a giocare così per diversi
minuti, poi, come per tacito accordo, si stesero, l’uno nelle braccia
dell’altro, lasciandosi cullare nel mondo di Morfeo, pensando che avrebbero
avuto tutto il tempo per coltivare il loro amore. Ma il destino sa essere
beffardo...
La mattina dopo furono svegliati dallo squillo
insistente del telefono. Ed si alzò di malavoglia per andare a rispondere,
mentre Roy richiudeva gli occhi, ascoltando brandelli della conversazione
telefonica; poté subito capire che dall’altro capo c’era Winry.
Dopo minuti interminabili, Ed riattaccò e
raggiunse l’amante. Aveva un’espressione a metà tra il felice e l’amareggiato.
-
Era la tua ragazza? –
più che una domanda era un’affermazione.
Ed annuì.
-
Aspetta un bambino. –
disse semplicemente, con un sorriso tirato sulle belle labbra.
Roy chinò il capo, volgendosi verso la
finestra, da cui filtrava la flebile luce del sole mattutino.
-
Suppongo che questo sia
un inizio e una fine.
L’altro si limitò a un impercettibile
segno del capo.
-
Cos’hai intenzione di
fare?
La risposta di Ed era scontata quasi
quanto la domanda.
-
Metterò la testa a
posto, le chiederò di sposarmi, darò a questo bambino la famiglia che io e mio
fratello non abbiamo avuto.
Roy finalmente ristabilì un contatto
visivo con il giovane. Si avvicino a lui e prese il suo volto fra le mani; Ed
chiuse gli occhi, mentre Roy avvicinava le labbra alla sua fronte: il bacio
dell’addio.
Il Comandante Supremo uscì a passo
sicuro dalla stanza, lanciando un ultimo sguardo all’uomo che amava e al letto
dove avevano dormito insieme; provò rimorso per non aver fatto suo quel ragazzo
quando ancora poteva.
Ed non lo raggiunse né si voltò, si
limitò a rimanere in ascolto finché non sentì la porta d’ingresso aprirsi e
richiudersi subito dopo alle spalle dell’unica persona che avesse mai amato. Il
FullMetal Alchemist si lasciò cadere sul letto sfatto, domandandosi se avrebbe
mai più rivisto quegli occhi nero pece.
#OWARI#
Wow, che soddisfazione mettere la
parola fine alla prima fic che pubblico. Beh, che ne dite? Mi do all’ippica?
Io spero vivamente che sia piaciuta,
mi sono molto legata a questa storia scrivendola.
Mi auguro di avervi trasmesso almeno
una qualche emozione. Forse Ed è un po’ OOC, ma lascio decidere a chi ha più
esperienza di me in questo campo; Roy in compenso mi sembra abbastanza IC.
Per ora vi saluto e, almeno che non
mi lanciate i pomodori marci per quello che ho scritto, ci si vede alla
prossima fic.
Naturalmente se vi rimangono due
minuti che non sapete come impiegare le recensioni sono molto gradite! ^^
See
you!!!
_Erica_