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Autore: LadyRoran    03/04/2014    2 recensioni
HIMYM è finito, e ho deciso di scrivere una raccolta di tutti (o quasi, magari qualcuno anche inventato) gli eventi di cui si parla nel corso della nona stagione tramite flash forward e foto, riguardo Ted e T.M.
C'è la presenza di spoiler e di dialoghi tratti direttamente dalle puntate.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ted Mosby
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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L'Ombrello Giallo ~




The year 2013 

Incoraggiato dalle parole della signora che sedeva accanto a me, su quella panchina fredda in attesa del treno per New York City, mi alzai e mi diressi verso la ragazza con l’ombrello giallo.
Non avevo mai incontrato una ragazza così bella.
“Ciao, scusami!” dissi dopo aver bussato sulla sua spalla. Si voltò di scatto e mi sorrise.
“Ciao! Ehi, vieni qui sotto!” disse lei, alzando l’ombrello per farmi spazio. Lo presi io, però, cercando di essere galante.
“Sei la bassista della band!” constatai io. Ricordai ad una discussione avuta con Lily qualche tempo prima; Robin era indecisa, non sapeva se ingaggiare una band o un DJ per il matrimonio, e Lily insistette per la band.
Fui felice di aver perso quella discussione, altrimenti non avrei conosciuto vostra madre.
Ed era anche una bassista! Ve l’avrò ripetuto tante volte, quale strumento suona la mia donna ideale? IL BASSO!
In quel momento non ci pensai però, troppo impegnato a non fare la figura dell’idiota.
“Sì, e tu sei il testimone!” dal suo sguardò sembrò quasi che ripensasse a qualcosa di passato anche lei; tempo dopo scoprii che fu proprio lei ad offrirmi quella bottiglia di scotch invecchiato, al Farhampton Inn, spiegandomi quanto odiasse Darren e di quanto mi fu grata per avergli dato un pugno.
Ragazzi, pian piano mi resi conto di quanto il destino si fosse preso gioco di me. Vostra madre ed io c’eravamo incrociati così tante volte che ci saremmo potuti conoscere diversi anni prima, ma decise di aspettare quella sera piovosa per farci incontrare.
“Sei l’ex coinquilina di Cindy, giusto?”, qualche settimana prima infatti avevo incontrato nuovamente una mia ex fiamma, Cindy, che mi consigliò la band di vostra madre per il matrimonio.
“Sì, sono io! E tu sei il… professore. Ho seguito un tuo corso, una volta” a quelle parole il voltò mi si illuminò. Era una mia studentessa d’architettura, dunque?
“Davvero? Quale?”
“Economia 305”
“Econ… non ho mai insegnato Economia 305”
“Oh, invece.” Ripensai velocemente alle mie lezioni e poi ricordai. Il mio primo giorno alla Columbia University, quando sbagliai classe e mi ritrovai ad insegnare architettura nell’aula di economia. E ricordai anche di quanto mi fossi reso ridicolo davanti agli studenti.
Se stavo tentando di non sembrare idiota, mi ero bruciato tutte le possibilità.
“Scusa, mi butto sotto al treno”
“Ma no, no! Sei stato fantastico e divertente”
Divertente? Chissà se le era piaciuta la mia battuta sull’aragosta.
Poi iniziammo a discutere del suo ombrello. Che in realtà era mio, l’avevo trovato fuori da un locale nel giorno di San Patrizio del 2006. Ma lei affermava che fosse suo, che l’avesse dimenticato lì.
“Ma guarda, ci sono le mie iniziali. T.M., Ted Mosby.”
“Nah, riprova, Ted Mosby. Sono le mie iniziali. T.M., Tracy McConnell.” Fu in quel modo strano che ci presentammo.
“Quindi anche tu abiti a New York?” mi domandò lei dopo la discussione sull’ombrello.
“Sì. Cioè, in realtà domani mi trasfer…” mi fermai a metà discorso. Mi sarei trasferito davvero? Ripensai ancora una volta alle parole di Lily (maledizione, ma aveva sempre ragione?) che mi assicurava che la ragazza giusta si aggirava tra le strade di New York. Ero sempre più convinto che potesse essere lei, e sicuramente non potevo trasferirmi a Chicago proprio adesso.
“No, cioè, sì. Vivo a New York.” Continuai. Chiamai per rifiutare il lavoro la mattina dopo.
“Beh, potremmo vederci qualche volta”, disse lei sorridente. Notai il treno in lontananza che finalmente si avvicinava alla stazione, ma in realtà desideravo che non si fermasse mai.
“Certo, mi farebbe piacere. Mi vuoi dare il tuo numero?” chiesi allora. Lei sorrise e cercò un pezzo di carta nella piccola borsa a tracolla che aveva. Mentre cercava, mi voltai indietro verso la signora, che sghignazzava e mi rivolgeva dei pollici in su.
“Ecco, tieni.” Mi disse Tracy porgendomi il foglietto. Lo misi in tasca e alla prima occasione lo salvai sul telefono e sull’agenda. Non dovevo assolutamente perderlo.
Arrivò il treno e fu il momento dei saluti, visti i posti differenti.
“Beh, ci sentiamo allora” dissi io, cercando di contenermi e non dirle “Ti amo” già al primo incontro.
“Sì, e grazie per avermi riportato l’ombrello.”



 
  
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