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Autore: I Fiori del Male    04/04/2014    8 recensioni
ATTENZIONE: ISPIRATA ALL'EPISODIO 24
Prese un sorso della magnifica bevanda che il suo maggiordomo mai gli faceva mancare, da quando aveva cinque anni, riflettendo su come si fosse abituata al suo retrogusto amaro al punto da trarne addirittura piacere.
In questo c’era qualcosa di sottilmente simile al masochismo del suo fedele scudo, Gamagoori Ira, che ora si trovava in ginocchio, a capo chino, di fronte a lei.
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ira Gamagoori, Mako Mankanshoku, Nonon Jakuzure, Satsuki Kiryuuin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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THIS WORLD DESERVES LOVE
 
 
Kiryuin Satsuki sedeva con la sua solita eleganza su una poltroncina bianca,  l’indice della mano destra infilato nel piccolo manico di una tazza da the, la mano sinistra a coppa sotto la calda porcellana di squisita fattura.
Prese un sorso della magnifica bevanda che il suo maggiordomo mai gli faceva mancare, da quando aveva cinque anni, riflettendo su come si fosse abituata al suo retrogusto amaro al punto da trarne addirittura piacere.
In questo c’era qualcosa di sottilmente simile al masochismo del suo fedele scudo, Gamagoori Ira, che ora si trovava in ginocchio, a capo chino, di fronte a lei.
In ginocchio era più alto di lei da seduta, una figura massiccia, imponente, quasi paurosa a prima vista. Eppure lei sapeva bene quanta bontà si nascondesse in quel corpo che pareva esser nato per stroncare nemici e quante altre inaspettate qualità possedeva. Questo era ciò che le rendeva difficile accettare ciò che lei sapeva bene lui fosse venuto umilmente a chiedere, dopo anni ed anni di servizio fedele ed impeccabile. Eppure non lo anticipò, decise di godersi il momento in cui avrebbe gettato via la maschera e si sarebbe rivelato per quel che era e non per ciò che sembrava.

- Satsuki – sama, mi rendo conto di stare assumendo un atteggiamento irrispettoso e sappia che farò del mio meglio per punirmi adeguatamente in futuro. Eppure ci sono cose che un uomo non può evitare in alcun caso di fare, come ad esempio parlare chiaramente e con onestà, come voi faceste con me allora. -  esordì.

Satsuki inghiottì un altro piccolo sorso di the, esortandolo a continuare col silenzio.

- Sono onorato di averla servita per così tanto tempo. Spero di aver svolto bene i miei compiti, di non aver mai avuto mancanze. Se così fosse la invito a prendere provvedimenti. Mi aspetto che lei provi disprezzo per me una volta che le avrò sottoposto la mia richiesta poiché non è ne più ne meno di ciò che mi merito. –

Satsuki posò la tazza ormai vuota sul carrellino accanto a lei e il maggiordomo subito si premurò di riportare il tutto alle cucine, lasciandoli ora definitivamente soli.

- Forse dovresti arrivare al punto, Gamagoori. – asserì lei, tentando di risultare ferma e inflessibile come suo solito e ringraziando il fatto che il gigantesco membro dei superquattro stesse continuando a tenere gli occhi fissi al pavimento, perché proprio non c’era verso di nascondere il sorriso che premeva per stenderle le labbra e addolcirle lo sguardo.

- Mi scuso. Quel che voglio dirle, Satsuki - sama, è che all’inizio non avevo altri che lei a cui dedicarmi. L’ho fatto con devozione e impegno, ma... insomma, io... –

Satsuki vide il pugno stringersi sul pavimento e immaginò che il volto di Gamagoori stesse prendendo letteralmente fuoco per l’imbarazzo, - io... HO TROVATO QUALCUN ALTRO DI CUI VOGLIO OCCUPARMI! – finì per urlare.

Ma Satsuki non era soddisfatta ancora, il suo divertimento non poteva finire così perché la maschera non era stata del tutto gettata via.

- Ah, davvero? – chiese, come a volerlo sfidare.  – E di chi si tratta? –

Gamagoori ebbe un fremito. Satsuki immaginò che avesse appena pensato a quella figura, che un’immagine nitida gli fosse apparsa alla mente, facendogli mancare per un momento la ragione come già era accaduto anche sotto i suoi occhi vigili. Questa volta nemmeno si sforzò di trattenere il suo sorriso ne le importò che lui potesse alzare lo sguardo e vederla. Ben presto il sorriso divenne una risata tonante come poche volte se n’erano sentite alla Honnouji da parte sua, e Gamagoori suo malgrado alzò lo sguardo, non osando chiedere ad altri se non a se stesso cosa ci fosse da ridere. Eppure lei parve avergli letto nel pensiero come sempre.

- Mi stai chiedendo il permesso di dedicarti a Mankanshoku Mako, Gamagoori? – chiese, portandosi il dorso della mano davanti alla bocca nel blando tentativo di nascondere la risata, che divenne ancora più forte quando a sentire quel nome il suo scudo umano divenne, dalla testa a i piedi, del colore della fibra vivente.
Gamagoori annuì energicamente, incapace ormai di proferire parola.

Satsuki aveva ormai perduto il suo contegno.  C’era di buono che ormai i piani di sua madre erano stati sventati e lei era morta, pur lasciandoli con la minaccia del ritorno della Fibra, dando loro la possibilità di ricominciare da capo in maniera migliore, più serena. E i sentimenti di Gamagoori, così puri da farlo arrossire come un bambino, dovevano per forza far parte del futuro perché questo fosse abbastanza bello.

- Ci troviamo in un mondo diverso ora, Gamagoori. Riflettendoci, io non ho più bisogno di uno scudo, ne di un ricercatore informatico che programmi le mie strategie, ne di un lottatore di Kendo appassionato e nemmeno di una direttrice d’orchestra determinata e sicura. Ho bisogno di amici ora, e come tua amica direi che va bene. – disse.  Si avvicinò a lui, ancora in ginocchio, che però le aveva volto lo sguardo e la osservava come un angelo sceso dal cielo, come aveva sempre fatto.

- Metticela tutta, sii uomo. – gli sussurrò nell’orecchio, per poi oltrepassarlo ed uscire a sua volta dal grande salone, i passi aggraziati, la solita inafferrabile bellezza che lui ammirava tanto ma non amava quanto il caos che era Mako Mankanshoku.
 
 

- Ore 16:33.  Tre minuti al contatto. – bisbigliò Inumuta, il naso quasi incollato allo schermo del computer, l’unica fonte di luce nel vicolo buio reso anche stretto dall’ingombrante presenza di Gamagoori, infilato in un elegante completo azzurro cielo, i capelli minuziosamente tirati all’indietro e il cuore che minacciava di aprirgli uno squarcio nel petto da quanto gli batteva forte.

Tre soli minuti. Le mani gli tremavano e un fiore del minuscolo bouquet stretto tra esse volò via. Jakuzure fece un verso di disapprovazione.

- Vuoi stare più attento? Calmati, o di questo bouquet non resterà nulla tra cinque secondi! –

Gamagoori annuì e tirò fuori il respiro dalla bocca, per poi inspirare nuovamente, con estrema lentezza, nel tentativo di ricomporsi in fretta. Tutto doveva andare per il verso giusto, quell’ultima promessa fatta a Satsuki andava mantenuta! Tra l’altro, lei sarebbe stata lì a giudicare il suo comportamento. La cosa se possibile lo metteva ancor più in agitazione.

- Due minuti! – bisbigliò Inumuta, facendo sobbalzare Gamagoori.

- Senti... – cominciò Sanageyama. Poi gli mise una mano sulla testa, scompigliandogli i capelli.  – Ecco, così stai meglio! Più figo, capito? –

Gamagoori grugni, tentando di mandare giù il fatto che Sanageyama gli avesse appena rovinato un’acconciatura per cui era stato in piedi davanti allo specchio del bagno per un ora, le mani e il pettine impiastrati di gel a lunga tenuta.

- Un minuto! – esclamò a bassa voce Inumuta, tirando su gli occhiali con un dito. – Pronto? –

Gamagoori deglutì sonoramente. Jakuzure affacciò appena la testa oltre il vicolo, per verificare che stessero arrivando.

- Confermo, ci siamo quasi!  Oh quant’è bella Satsuki – sama con quei capelli... – sospirò, poi scosse violentemente la testa per riprendersi. – Come previsto, con lei ci sono Matoi e Mankanshoku. –

- Dieci, nove, otto... – cominciò Inumuta. Sanageyama accompagnò Gamagoori all’imbocco del vicolo.

- Non fare resistenza! – gli raccomandò. Se si fosse piantato coi piedi in quel punto sarebbe stato impossibile tirarlo fuori dal vicolo e far si che Mankanshoku lo vedesse. Ormai le uniformi Goku erano svanite e Gamagoori era rimasto l’unico a possedere una forza sovrumana.

- Tre, due, uno... –

Sanageyama lo spinse con tutta la forza di cui fu capace ma la vergogna di Gamagoori la fece da padrone e tutto ciò che uscì fuori dal vicolo fu il bouquet, che volò dritto sulla testa di Mankanshoku.

- Oh! E questo? – chiese lei a Ryuko e Satsuki. La prima osservò il bouquet come fosse uno strano animale, la seconda sorrise.

- Comportati da uomo! – gli ricordò Satsuki con un ghigno stampato in volto, e l’orgoglio di Gamagoori ebbe la meglio abbastanza perché lui si decidesse ad uscire fuori, il viso rosso pomodoro, lo sguardo fisso sui propri piedi.

- Ah! Gamagoori – senpai! – esclamò Mako non appena lo vide.  – Per caso questo è tuo? – chiese, e tese entrambe le braccia verso di lui, il bouquet tra le mani, come a volerglielo restituire. Gamagoori fissò Mako per qualche secondo, incerto sul da farsi e ormai privo della facoltà di parola.

- Aaaah quello scemo! – esclamò Jakuzure. Si tolse una scarpa e la lanciò dritta sull’ex membro dei superquattro, che parve riprendere coscienza di se.

Gamagoori prese il mazzo di fiori dalle piccole mani di Mako, poi si chinò davanti a lei, sbattendo il ginocchio con tanta forza da formare crepe nell’asfalto. Di nuovo, tese il bouquet verso di lei.

- MANKANSHOKU! QUESTI SONO PER TE! – tuonò.

Mako rimase interdetta per qualche secondo, poi puntò l’indice verso se stessa.

- Per me? – chiese, e Gamagoori annuì energicamente, sputando fumo dalle orecchie per l’imbarazzo. Satsuki prese Ryuko sottobraccio e si allontanarono.

- OOOOOOOOOOH! – Esclamò Mako, sventolando le braccia qua e la. –  Ma Gamagoori – senpai, ti rendi conto di cosa vuol dire regalare fiori a una ragazza? Si dice che le belle ragazze siano come fiori, è per questo che si fa, ma che ingiustizia non paragonare una bella ragazza a una montagna di deliziose crocchette, o a del sashimi, o a dei dorayaki, o alla tempura! D’altronde se il cibo è vita, paragonare una ragazza a del cibo significa paragonarla alla vita stessa o anche dirle che senza di lei la propria vita non ha significato e non merita di essere vissu-

BAM! L’altra scarpa di Jakuzure andò a scontrarsi proprio con la faccia di Mako.

- Oh, una scarpa! Anche questa è tua, Gamagoori - senpai? Oh, forse è un po’ troppo piccola, accidenti è piccola anche per me! – esclamò, prendendo la scarpa e rigirandosela tra le mani.

In tutto questo, Gamagoori era ancora lì con le braccia tese e il bouquet tra le mani.

- Insomma, vuoi prestare attenzione a quello che ti dicono gli altri una buona volta?! – esclamò Jakuzure, ormai al limite della sopportazione. Solo allora Mako mollò la scarpa e tutti i suoi ragionamenti assurdi e vide davvero Gamagoori.

Prese di nuovo i fiori tra le mani e immerse il naso tra essi per sentirne meglio il profumo.

- Grazie, Gamagoori - senpai! –

- MANKANSHOKU, ESCI CON ME! – esclamò lui, il viso ancora in fiamme, alzandosi in piedi. Mako lo osservò in tutta la sua stazza come folgorata.

- Intendi un appuntamento, Gamagoori – senpai? – chiese lei e lui annuì ancora.

All’improvviso toccò a Mako diventare rossa. Si ricordò di quando le aveva salvato la vita, e la premura e la gentilezza che aveva sempre dimostrato, e quanto era stata triste quando lo aveva creduto morto e felice quando aveva scoperto che invece era ancora vivo ... si.  Anche lei provava qualcosa per lui, ma mai avrebbe pensato che uno come Gamagoori la prendesse in considerazione.

Spiccò un salto e si aggrappò al suo collo, il bouquet stretto in una mano.

- Si! – esclamò sorridendo. Il volto era così vicino al suo da potergli sfiorare il naso e contargli le ciglia. Chiuse gli occhi mentre lui le cingeva la vita e le ginocchia con le forti braccia, tenendola sollevata senza sforzo, e univa le labbra alle sue.

Poco più lontano, Matoi e Satsuki osservavano la scena. Entrambe si dissero la stessa identica cosa, e cioè che quello era un modo perfetto per cominciare una vita del tutto nuova in un mondo ormai non più minacciato dalla fibra vivente e dai piani di Ragyo.



*ANGOLO AUTRICE* 

Vi chiedo solo una cosa: abbiate pietà del mio romanticismo. Insomma, potete dire quel che volete, che Kill la Kill è uno shonen, che certe cose non andrebbero nemmeno pensate... ma Trigger parla chiaro gente! Quei due sono fatti per stare insieme e io li shipperò fino alla morte! 
(in sostanza, non ho detto nulla... ) 
Qualsiasi cosa vogliate dirmi, recensite :) Mi fa molto piacere sapere le vostre opinioni :) Spero comunque che questo piccolo angolo di Fluff vi sia piaciuto senza stonare troppo :) 

Alla prossima! 

 
   
 
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