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Autore: Tairi Soraryu    04/04/2014    0 recensioni
Il Natale è per i sogni, e i sognatori. Squall ha smesso di credere nella sua magia anni fa. Quando un disastro minaccia Esthar, può Squall scendere a patti con i suoi demoni interiori per proteggere questa sacra festività?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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A PROMISE FOR CHRISTMAS
scritta da Tairi Soraryu, tradotta da Alessia Heartilly
Capitolo Due

Non so perché ho voluto venire a Deling City. È la settimana prima di Natale; ho spese da fare per i miei amici, decorazioni da finire di sistemare, e lavoro da fare al Garden. È stato quasi accidentale il fatto che abbia accettato questo lavoro con il Preside Cid come una sorta di assistente all'amministrazione e alle pubbliche relazioni. Quel pover'uomo ha alcune grandi idee per il futuro del Garden e della SeeD, ma non è molto bravo ad esprimerle.

All'inizio l'ho aiutato volontariamente, offrendomi di organizzare i suoi appunti in preparazione di una conferenza stampa riguardante la risposta ufficiale del Garden di Balamb alla riapertura del continente di Esthar al resto del mondo. Dopo questo, l'ho accompagnato sempre più fequentemente negli affari ufficiali del Garden. Adesso lavoro nel suo ufficio tre giorni a settimana; sono anche la persona da contattare per gli aspetti meno legati alla parte militare del coinvolgimento del Garden negli affari del mondo, ma Cid è abbastanza carino da lasciarmi lavorare dalla mia stanza se non c'è bisogno che io sia direttamente in ufficio. Aiuto a organizzare e pianificare, ad esempio, le presenze SeeD a parate e festival, e se qualcuno ha una richiesta per la SeeD o l'equipaggiamento SeeD - la Lagunarock è la più popolare, per ricevimenti di notte nello spazio, e per dolci feste dei sedici anni e cose simili - sono io la persona con cui parlare. A Squall non potrebbero importare meno quelle che considera simili frivole richieste, e Cid non riesce a mantenere in ordine tutte queste cose, e io ho finito per essere la persona che le organizza.

Personalmente, preferirei fare il rinfresco di nozze sulla terra, perché è dove vivrò, quindi è qui che mi piacerebbe avere la maggior parte dei miei ricordi. Non che non abbia alcuni buoni ricordi dello spazio. Arrivare vicina alla morte non è nella classifica dei preferiti, ma la Lagunarock è dove io e Squall per la prima volta... Non so come chiamarlo, in realtà.

È stato sulla Lagunarock, vagando nello spazio, pensando che non avrei mai più rivisto la terra ferma, che penso di essermi resa conto la prima volta di amarlo.

Certo, non mi disturberebbe sposarmi sulla Lagunarock, se gli interni vengono puliti e decorati nel modo corretto. Penso al blu e al bianco, magari con dell'oro pallido e bordeaux per i fiori. Certo, è un po' presto per pensare così avanti nel futuro. L'unico uomo che penserei mai di sposare è Squall, e anche se stiamo 'uscendo' - che parola sciocca e totalmente inappropriata, del tutto incapace di esprimere tutto quello che condividiamo e tutto quello che abbiamo passato insieme - da cinque anni, è ancora troppo presto per pensare a qualcosa come il matrimonio.

Ma non è questo il punto. Ciò che è importante è che Squall sia qui con me adesso. Si sta prendendo del tempo dalla sua fitta agenda per fare questo viaggio con me, ed è questo che conta. Non so riuscirò ad ottenere qualcosa da questo; non so se conterà qualcosa o per mio padre o per me l'essere venuta qui adesso. Non so se ne uscirà qualcosa, di buono o di cattivo. Ma so che, adesso, è quello che voglio fare, non importa quanto sarà difficile farlo.

Non importa quanto sarà dura, non sarà più di quanto possa gestire. Perché Squall è qui con me, e io so di poterlo fare.

*~*~*~*~*

Come risultò poi, c'era una sola vera linea dell'autobus che serviva l'intera città di Deling, cosa che Squall, essendo Squall, dovette commentare - che tipo di capitale ha solo una linea dell'autobus per tutta l'area? Certo, Rinoa dovette sottolineare, polemicamente, che Balamb non aveva autobus, a cui Squall replicò dicendo che Balamb non era grande abbastanza da aver bisogno di autobus. Ma quando una nazione si vantava di avere missili a lungo raggio in grado di distruggere qualsiasi città al mondo, continuò lui, doveva almeno avere una linea dell'autobus funzionante a servizio della città, così che chiunque volesse usare i trasporti pubblici potesse farlo senza dover chiedere assistenza agli impiegati in uniforme che si trovavano ad ogni fermata. Rinoa decise di mordersi la lingua per evitare l'ovvia replica che la superiorità militare e linee dell'autobus che coprivano tutta la città erano servizi completamente slegati tra loro per cui una nazione potesse vantarsi.

Squall, ne era sicura, non avrebbe apprezzato l'idea.

Arrivarono a casa di Caraway con poca frustrazione, comunque; Squall rimase indietro e borbottò sotto voce sull'assurdità di dover parlare con qualcuno per trovare la linea dell'autobus corretta, mentre Rinoa si avvicinava al primo impiegato che videro per chiedere che linea dovevano prendere per arrivare al quartiere altolocato dove viveva il leader militare ormai in pensione. Fu una corsa di circa dieci minuti lungo la città per raggiungere il tranquillo quartiere dove Rinoa immaginò di poter dire di essere cresciuta. La maggior parte dei suoi ricordi, però, non erano di questa zona, delle case eleganti lontane dalla strada, dietro i muri deracotivi e lussuose mura di siepi, dell'immagine immacolata e del mantenimento del paesaggio, dell'atmosfera tranquilla, quasi intoccabile che li circondava mentre camminavano dalla fermata dell'autobus lungo le vie verso la Residenza Caraway.

"Ti stai trascinando i piedi."

Ancora una volta, la frase inaspettata di Squall fece sobbalzare Rinoa per la sorpresa, e lei gli lanciò uno sguardo. Camminavano fianco a fianco, Rinoa sul marciapiede e Squall sul canaletto di scolo accanto a lei, ed era comunque più alto di lei. "Non letteralmente," continuò lui, all'apparenza imperturbabile e a suo agio nel mondo. "Ma posso sentirlo."

Rinoa sbuffò. "Non devi dire 'te l'ho detto, Rinoa', lo so, lo so, è stata un'idea mia venire qui. Questo non significa che non abbia paura di vederlo. Voglio che le cose vadano bene..." Si strinse le braccia intorno allo stomaco, come se la pressione potesse mettere a tacere le farfalle del nervosismo che le ballavano dentro la pancia. "Non ho mai pensato che lui fosse importante per me, ma non mi manca mai l'idea di sedermi intorno a un albero di Natale, ad aprire regali con la mia famiglia, quanto mi manca, beh... a Natale."

Si aspettava che Squall ridesse di lei, per l'ovvia Rinoa-lità della frase, e fu più che sorpresa quando lui scrollò soltanto le spalle, guardando dall'altra parte della strada come se fosse interessata alla particolare disposizione di fiori e cespugli decorativi davanti alla casa che stavano superando. "Starai bene. Anche se le cose non diventeranno perfette in un giorno, andranno bene per voi."

La rassicurazione di Squall smussò gli angoli più taglienti dell'ansia di Rinoa, ma le fece anche pensare che c'era qualcosa di più, qualcosa di più profondo che il suo semplice commentare le sue speranze di provare a sistemare le differenze con suo padre. Ma sarebbe stato troppo semplicistico pensare che lui desiderasse, in un certo senso, la stessa cosa con il proprio padre; qualunque cosa fosse che Squall sentiva per Laguna, qualunque cosa volesse dall'uomo che era e non era suo padre, non era la stessa cosa che c'era tra Rinoa e Caraway.

Rinoa era lì per mettere a posto le divergenze passate tra lei e suo padre. Squall non aveva nulla da sistemare con suo padre, per la semplice ragione che Squall e Laguna... non avevano niente.

"Eccoci arrivati."

Rinoa si trascinò dai suoi pensieri sul sentiero di fronte alla casa di suo padre. Era, come aveva detto prima, una casa a due piani, con attico e seminterrato, con colonne decorative a supporto del tetto del portico sul davanti, e ringhiere in ferro artistico sui balconi del secondo piano che davano sulla strada. La casa sembrava impenetrabile quanto l'uomo che ci viveva, tutta di pietra fredda e duro gesso, o qualsiasi cosa fosse che veniva usata per costruire case. Rinoa ricordava quando, da bambina, pensava di vivere in una castello con la sua mamma, la regina. Non riusciva a ricordare se aveva mai pensato che suo padre fosse il re del castello, ma sapeva che lei e sua madre avevano spesso finto che lei fosse la Principessa Rinoa, e che vivevano insieme nel loro palazzo della felicità.

Il cortile era esteso, come lo erano i cortili di tutte le case dell'isolato; il sentiero d'ingresso della casa del Colonnello, però, non si inerpicava nel prato o oltre alberi da frutto ornamentali, ora dormienti per l'inverno, ma andava dritto al portico frontale. I ricordi di Rinoa erano confusi, mentre richiamava un periodo in cui aveva giocato una volta nel giardino di fronte a casa sotto l'occhio vigile di sua madre; ricordava più il retro, con il salice piangente, la casetta tra i rami di u largo albero indefinito, la piscina a forma di laghetto, nascosta come fosse uno stagno naturale con pietre piatte, di forma irregolare che circondavano il bordo, dove aveva passato gli ultimi anni della sua infanzia, a giocare senza supervisione o solo con una cameriera a guardarla.

"Forza." Squall mise una mano sulla parte più bassa della schiena di Rinoa per spingerla, riluttante, in avanti. "Prima che i vicini ci vedano qui in piedi e decidano di chiamare le autorità locali per farci arrestare per vagabondaggio. Persino il Comandante del Garden di Balamb è immune solo fino a un certo punto." Lasciò cadere la mano quando Rinoa iniziò a muoversi da sola, salendo i gradini del portico e inspirando profondamente per calmarsi prima di alzare la mano e suonare il campanello.

L'eco melodiosa dei campanelli stava svanendo quando ci fu il suono leggero di una serratura che scattava sull'altro lato della porta un momento prima che si aprisse verso l'interno.

Il Colonnello Caraway era in piedi sulla soglia, una figura tanto alta e imponente quanto Squall la ricordava dal loro ultimo incontro, mezza decade prima, quando era dovuto andare a Deling City per la prima volta, a capo di missione per assassinare la Strega Edea, e non si era sentito nulla più che un ragazzo di campagna a bocca aperta, venuto a guardare intontito tutti i paesaggi e i suoni e gli odori della grande città. C'era più grigio nei suoi capelli, ora, ferro e argento che si facevano strada nel castano scuro; c'erano più linee a increspare il suo viso severo, una stanchezza nei suoi occhi marrone scuro che Squall non aveva notato prima. Ma nonostante quei piccoli e impercettibili cambiamenti, era senza dubbio lo stesso uomo impettito che aveva dato a Squall i suoi ordini di sconfiggere la strega a ogni costo.

Indossava un abbigliamento casual, pantaloni morbidi e grigi e un maglione dai colori invernali, blu e grigio e bianco, ma non sembrava meno autoritario di quando aveva salutato Squall la prima volta, vestito dell'uniforme ufficiale dll'esercito di Galbadia. "Ciao, Rinoa."

La gola di Rinoa era stretta, e desiderò disperatamente di potersi permettere di mostrare debolezza e stringere la mano di Squall. Sapeva che se solo avesse aperto le dita contratte e le avesse allungate alla sua sinistra, avrebbe trovato la mano di Squall. Non importava quanto fosse forte la sua avversione per le dimostrazioni pubbliche di affetto, c'era sempre quando lei aveva più bisogno di lui.

Invece, Rinoa costrinse le sue dita a rilassarsi, lisciandosi i palmi umidi contro i jeans, e riuscì a sorridere. "Buone feste, papà."

Caraway piegò la testa gentilmente, facendosi da parte per farli entrare nel costoso atrio. "Entrate. Spero che il viaggio sia andato bene? Salve, Comandante." Aspettò che entrassero in casa, poi chiuse la porta a chiave dietro di loro in un gesto brusco che parlava di una radicata abitudine alla precauzione nonostante l'ovvia sicurezza del quartiere in cui viveva, poi allungò la mano per stringere quella di Squall. "Il lavoro va bene?"

"Sì, grazie, signore." Squall restituì la stretta con fermezza, poi fece un passo indietro per dare spazio a Rinoa di salutare suo padre, se sceglieva di farlo. "E lei?"

"Va abbastanza bene, anche se è strano alzarmi la mattina e rendermi conto che non devo essere da nessuna parte, adesso che sono in pensione. E tu? Ti sei presa cura di te stessa?" Caraway si rivolse a Rinoa, offrendo una mano per prendere la sua borsa.

Rinoa esitò prima di permettergli di prendere la tracolla della sua borsa, e si costrinse a non irrigidersi quando le sue dita le sfiorarono inavvertitamete la spalla. Sapeva che lui si stava probabilmente impegnando duramente quanto lei, e che non voleva sembrare... irritante, ma c'era ancora qualcosa, nel modo in cui si rivolgeva sempre a lei, che la faceva sentire come se avesse ancora sei anni e venisse ripresa per una delle molte infrazioni alle rigide regole che lui aveva imposto in casa dopo la morte di sua madre.

Ci volle tutta la sua forza di volontà per non sentirsi offesa dal tono condiscendente della sua voce, e disse invece, "sto bene. Lavoro al Garden di Balamb adesso, sono una specie di assistente del Preside Cid." Si chiese perché glielo stesse dicendo, si chiese perché pensasse che a lui potesse interessare cosa stava facendo. Cosa poteva fare lei che potesse essere di qualche interesse per l'ex leader dell'intero esercito di Galbadia?

Per lo meno non aveva giudicato il suo lavoro come un capriccio passeggero e insignaficante di una bambina; posò invece la borsa di Rinoa prima di raddrizzarsi e dire, "oh, davvero? Fai lavoro d'ufficio, o è qualcosa di più specifico per le armate SeeD?"

"Lavoro nel suo ufficio tre giorni a settimana, e quando non sono in ufficio, lavoro da casa per organizzare le presenze SeeD e altri eventi non militari. Il nostro ultimo progetto è una storia completa della SeeD in tutto il mondo." Rinoa si rese conto che probabilmente suo padre pensava che si stesse vantando dei suoi risultati - come una bambina che cerca di impressionare il papà - e aggiunse a mo' di nota conclusiva, "è divertente, ma adesso il mio datore di lavoro tecnicamente è Squall."

Caraway rivolse a Squall uno sguardo insondabile, ma disse soltanto, "spero che lei tratti bene mia figlia, Comandante." Squall accettò la frase con un serio cenno del capo, e prima che Rinoa potesse cercare di decifrare il significato di quello scambio silenzioso, Caraway continuò, "sono sicuro che siate ansiosi di sistemarvi. Anche se ufficialmente sono in pensione, l'esercito mi contatta spesso per consultarmi, e devo proprio finire una conference call veloce, quindi se volete scusarmi... oh, Rinoa, sono sicura che tu possa guidare Squall di sopra." Stava già camminando lungo il corridoio verso la stanza dove Squall ricordava esserci il suo ufficio. "Avrò finito tra pochi minuti. Fate come se foste a casa vostra."

Rinoa si trattenne fino a quando sentirono la porta dell'ufficio chiudersi dietro di lui, poi si voltò verso Squall con una furia incontenibile negli occhi, che le arrossava le guance. La sua voce fu un sibilo malvagio quando praticamente gli ringhiò contro. "Hai visto? Hai visto?" Riuscì a malapena a evitare di alzare la voce, e Squall poté praticamente immaginarla mentre si metteva le mani tra i capelli e se li strappava. "Di tutti i perdenti insopportabili, arroganti, pieni di sé, sconsiderati, malati di lavoro sulla faccia della terra..."

"Rinoa, respira." Squall aveva la netta sensazione di aver capito più della situazione rispetto a Rinoa, ma l'atrio non era il posto migliore in cui parlarne. Ricordava sempre quello che uno dei suoi insegnanti gli aveva detto, molto tempo prima, quando era ancora una matricola SeeD. 'Una porta chiusa', aveva detto l'uomo, con i grossi baffi neri sulle sue labbra che si muovevano come un castoro moscio che avevano sempre affascinato Squall, 'non è una porta insonorizzata'. E Squall capiva come il suono in una casa silenziosa potesse amplificarsi, così che anche il sussurro più delicato poteva diventare alto come il ruggito di un Gojusheel maschio.

"Andiamo di sopra." Prese l'altra borsa di Rinoa, poi la spinse verso la grossa scala che saliva sul alto sinistro dell'atrio, curvandosi verso un grosso secondo piano che si divideva in due corridoi, uno verso il lato est e uno verso il lato ovest della casa. "Da che parte?"

Ancora furiosa, Rinoa lo guidò lungo il corridoio ad est, oltre una varietà di porte mezze chiuse, prima di aprirne una ed entrare in quella che era ovviamente la sua stanza. Squall la seguì all'interno, chiudendo dolcemente la porta dietro di sé, e lasciò cadere con gratitudine le pesanti borse al lato del letto, coperto da un copriletto azzurro cielo, prima di massaggiarsi le spalle. Rinoa si lasciò cadere senza grazia sul bordo del materasso, ma si tirò su e iniziò a camminare avanti e indietro prima che Squall potesse fare lo stesso, quindi rimase in piedi, spostandosi per seguire i suoi movimenti furiosi e senza posa.

"Sapeva che saremmo arrivati oggi! Gliel'ho detto settimane prima, e poi gli ho scritto ancora l'altro ieri per ricordarglielo. Come può aver programmato una conferenza telefonica proprio al nostro arrivo? E hai visto? Hai visto? Il modo in cui ci ha lasciato lì e basta per tornare al lavoro? Ma che razza di ospitalità è quella?"

Squall si mosse per mettersi di fronte a Rinoa, mettendole le mani sulle spalle e incontrando il suo sguardo furioso con il proprio. Sperava che Rinoa non avrebbe sfogato la sua ira contro di lui, penrché sapeva che quello che stava per dire non avrebbe placato per niente la sua rabbia. In realtà, era piuttosto sicuro che avrebbe solo aggiunto benzina al fuoco, ma parlò comunque.

"Penso che tuo padre stesse mentendo sulla telefonata." Squall guardò prima l'espressione di disgusto, poi quella da 'visto-te-l'avevo-detto-che-non-era-niente-di-buono' che le attraversò il viso; poi guardò mentre svaniva velocemente e veniva rimpiazzata con un'espressione piuttosto diversa alle sue parole successive. "Rinoa, so che tu e tuo padre non andate molto d'accordo. E so che, detto da me, non significa molto. Ma penso che tuo padre stia facendo del suo meglio. Penso che la ragione per cui ha mentito sulla telefonata, per cui ti ha detto di portarmi di sopra, sia perché in questo modo non avrebbe dovuto chiederti della tua vita sessuale privata."

"La mia cosa?!" Lo sbottare oltraggiato di Rinoa non sorprese Squall, e lei strinse gli occhi a fessure, mettendosi le mani sui fianchi e guardandolo duramente. "Perché dovrebbe avere il diritto di anche solo pensare di chiedermi della mia vita sessuale? E mi offendo per la parte 'privata' del tutto non necessaria; non è che abbia una vita sessuale pubblica, oltretutto. Di noi due, sei tu quello più famoso, quindi saresti l'unico che potrebbe potenzialmente avere una vita sessuale pubblica."

Lui tenne le mani sulle sue palle, leggermente, pronto a trattenerla se necessario. "Non ti rispondo nemmeno," replicò, poi continuò, "se tuo padre mi avesse mostrato la stanza, avrebbe dovuto chiedermi se avevo bisogno di una camera per me o se sarei rimasto con te." L'espressione di Rinoa si trasformò in una di leggera confusione sospettosa; Squall immaginò che avrebbe dovuto sentirsi vagamente insultato dal fatto che la sua ragazza lo stesse guardando così incredula, ma non poteva del tutto biasimarla per la sua confusione. "Sai. Se avevamo intenzione di dormire insieme o no mentre stavamo qui. Ma facendolo fare a te, ci ha dato la possibilità di prendere questa decisione senza il suo bisogno di intromettersi in una questione così delicata."

"Oh." Rinoa sbatté le palpebre mentre finalmente capiva, e aggrottò le sopracciglia dovendo velocemente fare marcia indietro per riconsiderare la sua valutazione della situazione. E scoprire che suo padre non era il bigotto insensibile che lei credeva non era una ragione per festeggiare, ma per una specie di... delusione mista a confusione mentre le tremava il terreno sotto i piedi, mentre il fondamento del suo immediato attacco a suo padre cominciava ad andare a pezzi. "Oh."

Squall le accarezzò le spalle. "Va tutto bene." Fece un passo indietro, allungandosi a prendere la sua borsa. "Allora, perché non mi mostri la mia camera e poi scendiamo a parlare con tuo padre? Andiamo a fare shopping oggi o domani?"

"O?" Rinoa si sentì risollevare l'umore all'idea di uscire da quella casa. Erano a malapena arrivati, ma si sentiva già trattenuta, soffocata. Ricordi di un'infanzia persa così tanto tempo prima la stavano già abbattendo. "Stai usando la congiunzione sbagliata, Comandante. Sarebbe 'oggi e domani'."

Fece infinitamente bene al suo cuore vedere la smorfia di dolore che attraversò il viso di Squall, mentre gli mostrava la camera degli ospiti proprio in fondo al corridoio dove si trovava la sua stanza. Si sedette sul letto appena fatto mentre Squall, essendo Squall, si mise a lavorare metodicamente, disfacendo la sua valigia organizzata quasi spaventosamente, sistemando le magliette ben piegate nei cassetti vuoti e appendendo giacche e pantaloni nell'armadio. Mise il suo beauty case sul cassettone, le sue cartelline di lavoro e l'ultimo modello di computer portatile di Esthar sulla scrivania, sotto le grandi finestre che davano sull'ampio giardino sul retro, e poi chiuse le ante dell'armadio dopo aver riposto la sua valigia oramai vuota.

"Hai finito, Oh Maniaco dell'Ordine?" Rinoa non poté evitare di dare un pugno scherzoso alle abilità di super organizzazione di Squall quando lui si voltò per guardarla. "Vorresti disfare le valige anche per me? Magari sistemare i calzini per colore?"

Squall sollevò un sopracciglio in modo beffardo e dovette alzare gli occhi al cielo. "Non toccherei il contenuto delle tue borse per te nemmeno se mi pagassi, Principessa." Conosceva lo stato in cui erano le sue borse; Squall aveva già visto Rinoa fare le valige, e non era bello. Come facesse quella donna a sopravvivere con tutti i vestiti ammassati insieme in qualunque modo possibile era un mistero per lui, un mistero che non gli interessava cercare di risolvere.

L'occhiata che le lanciò le disse che non l'aveva passata liscia riferendosi prima alla sua posizione di Comandante. Era uno scherzo che continuava da tempo tra loro; lei lo chiamava con il suo titolo formale quando era irritata, e lui, in cambio, usava il suo soprannome oramai usato di rado di 'Principessa'. Squall sapeva che confondeva i loro amici, il perché lui e Rinoa tendessero a criticarsi l'un l'altro, e lui stesso non avrebbe potuto spiegarlo del tutto. Era solo una di quelle piccole cose che facevano, una di quelle cose che condividevano.

Cose piccole. Cose preziose.

"Inoltre," continuò senza espressione. "Non sapevo che tu avessi calzini del colore dell'arcobaleno che andavano organizzati per colore. Comunque, ora che ho una valutazione completa della situazione, sarei più che felice di mostrarti come sistemare nel modo corretto i tuoi calzini." Squall rise mentre Rinoa saltava dal letto per alzare un pugno, picchiandoglielo contro il petto in una protesta che era uno scherzo solo a metà. "Dai." Lui le avvolse un braccio intorno alla vita, ancora ridendo, mentre camminava verso la porta. "Prima usciamo per fare shopping, prima, spero, avremo finito."

Rinoa dovette ridacchiare per la loro strana camminata a papera mentre Squall abbassava la testa per baciarla leggermente prima di lasciarla andare e allungare la mano dietro di sé, trovando senza errore e senza esitazione la maniglia della porta. "Ti piacerebbe, Leonhart. Continua a dirtelo, però, forse un giorno diventerà vero."

Squall lasciò che Rinoa gli tenesse la mano mentre camminavano lungo il corridoio e scendevano le scale, tirando per liberare le sue dita dalla sua presa leggera solo quando raggiunsero il primo piano e iniziarono a camminare verso l'ufficio del Colonnello. Lasciò che Rinoa lo precedesse di alcuni passi verso la porta chiusa dell'ufficio in fondo al corridoio e guardò la sua schiena, i suoi capelli che dondolavano leggermente ad ogni passo, e dovette sorriderle con affetto, sapendo con certezza che lei non poteva vederlo.

C'erano poche cose che Squall desiderava, adesso. Con tutto l'attuale parlare dei miracoli del Natale, Squall era ancora più consapevole - anche se del tutto contro la sua volontà, ovviamente - di esattamente quanto fossero poche le cose che desiderava.

Ma quelle poche cose poteva solo sperare che un giorno si sarebbero davvero avverate.

*****
Nota della traduttrice: me la sono betata da sola, quindi ogni errore è colpa mia. Come sempre, ogni commento sarà tradotto e inoltrato all'autrice, così come ogni sua eventuale risposta. Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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