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Autore: FrozenShiver    04/04/2014    1 recensioni
Un patto antico lega Elrond, il signore di Imladris ed il biondo elfo Thranduil, re di Bosco Atro.
E se, dopo secoli di lontanaza, uno dei due volesse far rivivere le emozioni di quel patto?
(Fanfiction nata da una role)
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Elrond, Thranduil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Secoli. Erano passati lunghi e solitari secoli.
Giornate e nottate uguali.
Sole e luna, caldo e freddo.
Una guerra durata anni ed un fruttuoso periodo di pace.
Elrond trascorreva tranquillamente le sue giornate, passando da un libro all'altro, da affari banali a lettere scambiate con i suoi adorati figli.
In una giornata particolarmente malinconica, aveva deciso di riguardare alcune vecchie corrispondenze scambiate con un suo caro amico, ormai sovrano di Bosco Atro.
Erano ancora giovani elfi allora, e trascorrevano insieme le loro giornate, tra cavalcate e nuotate in fiumi cristallini.
Era stato il tempo, mostro famelico, a dividere le loro strade.
E perchè, dopo tutto quel tempo, le loro strade non potevano nuovamente incrociarsi?
Decise che sarebbe partito il mattino seguente. E così fece.
Fu un lungo viaggio, quello fino ai cancelli di Bosco Atro.
La cavalcata era stata lunga e stancante, ma Elrond era deciso a fare il suo incontro con il re nello stesso momento in cui i suoi piedi ebbero messo piede nell’immensa dimora.
Fattosi annunciare da due guardie, attese di essere convocato  al cospetto del sovrano.
L’attesa lo snervava e lo irritava, poiché si sentiva trattato come un qualsiasi ospite di basso livello e non come un Lord, amico di vecchia data, oltretutto.
Trascorso diverso tempo, un giovane elfo lo condusse nella sala dove il grande trono stava.
Finalmente davanti al re, Elrond portò una mano al petto, chinando appena il capo in cenno di saluto.
Thranduil, seduto comodamente sul suo scranno, lo guardò con occhi di ghiaccio.
«Elrond di Imladris» tuonò la sua voce fiera e tagliente «cosa ti conduce in questo luogo?»
«Necessito di conversare in privato con voi» rispose l’elfo moro, per nulla intimidito dal comportamento dell’altro.
Il re soppesò la richiesta, prendendo un sorso del vino rosso che stava nel calice d’oro tra le sue mani «E sia» disse, alzandosi con calma per scendere i gradini che lo separavano dal vecchio amico.
La sua lunga veste argentea si muoveva piano ad ogni scalino sceso ed il suo lungo soprabito azzurro scuro, scivolava dietro di lui, strusciando sul terreno.
Senza parlare, i due si diressero du di una terrazza, beandosi della lieve brezza che filtrava attraverso i grandi alberi.
«E dunque, cosa ha una così grande importanza, da dover essere riferito di persona?» domandò il re, incrociando le mani dietro la schiena con fare autoritario «è un lungo viaggio, quello da te compiuto»
«Lo è» confermò il Lord, cominciando a passeggiare al fianco dell’amico «ma necessitavo di vedervi» spiegò, arrestando il passo.
Il biondo si voltò a guardarlo. «Con precisione, di cosa dovremmo discutere?» chiese.
Il re era così bello, con i suoi lunghi capelli biondi ed i suoi occhi colore del cielo.
Le sue labbra erano rosee, sottili, umide.
Il suo sguardo, però, non era più quello d'un tempo. Era gelido, distaccato. Non era più il suo vecchio amico, era solo un sovrano.
Elrond rimase in attesa di un cenno dell'altro, un qualsiasi gesto per fargli comprendere che,nonostante tutto, era ancora il benvenuto.
Ma quel gesto non arrivò.
Per lo meno, aveva ottenuto ciò che aveva richiesto: un colloquio privato.
Decise di rischiare e provare a parlargli in un tono meno formale.
«E' passato diverso tempo dall'ultima volta che i nostri sguardi si incontrarono» disse gentilmente «mi auguro che i tuoi siano stati anni gradevoli».
Che cosa stupida: Come potevano esserlo stati?
Inghiottì saliva e continuò a mostrarsi calmo, benché non lo fosse affatto.
«Bosco Atro è sempre un luogo maestoso. Lo è sempre stato. Anche quando eravamo giovani elfi e trascorrevamo tra questi alberi le nostre giornate. Te ne rammenti?»
Thranduil si appoggiò con le spalle ad una delle pareti, squadrando con fare annoiato l’ospite «Molte cose non sai su questo luogo» disse, con cattiveria
«Potresti dunque narrarmene» rispose Elrond con calma, captando il nervosismo nelle parole dell'altro, ma deciso a non badarvi «le stelle sanno se non possa fare bene anche a te» aggiunse, mentre l'espressione sul suo viso restava gentile, dolce.
La luce filtrava piano attraverso i grossi alberi ed il lieve vento che soffiava muoveva i capelli dei due sovrani.
«Non ti tedierò con dettagli superflui. Ciò che ti è dato sapere è che l'oscurità si è imbattuta su questo regno, portando con sé quell'allegria di cui hai memoria, lasciando gli abitanti in balia di loro stessi» rispose l’elfo  silvano.
Il mezz’elfo sospirò ed annuì gravemente  «Tempi bui, ha visto la Terra di Mezzo. Non solo Bosco Atro ha sofferto la durezza di quegli anni» disse, avvicinandosi al re «Ma quei tempi sono ormai lontani e la pace regna nuovamente fra di noi» la sua voce era gentile « per quale ragione, invece, nel tuo cuore non giunge la luce?».
«Non sono questioni che ti riguardano» sibilò seccamente l’altro, lanciandogli una lunga occhiata.
L’elfo dai capelli corvini sospirò ancora, senza perdersi d'animo. Le sfide gli erano sempre piaciute, d'altronde.
Si avvicinò al re e parlò con tono deciso «Fratelli di sangue» disse «rammenti il nostro giuramento? Intrecci di sangue e parole, in quel giorno d'estate. Giurammo di appartenere l'uno all'altro.... e dunque è in questo modo che onori la tua parola?» il suo tono aveva una punta di rimprovero.
«Colui che pronunciò quel giuramento è ormai defunto» spiegò con cattiveria il biondo. La sua irritazione cominciava a trapelare dal suo atteggiamento di calma palesemente finta.
«Dimmi dunque dove egli è sepolto, così che io possa godere della sua compagnia,che sarebbe di sicuro più piacevole della tua» replicò Elrond, senza scomporsi minimamente «o potremmo invece passeggiare per i tuoi giardini. Sono sempre stati in grado di affascinarmi. O temi forse di non poterti controllare in mia presenza?»
Thranduil sospirò e seguì l’amico, che aveva già cominciato a muovere alcuni rapidi passi. La sua espressione era scocciata e curiosa al tempo stesso «Ti domanderò nuovamente: Cosa ti ha condotto qui?»
«Il mio cavallo, cos’altro avrebbe potuto farlo?» rispose l’altro, tranquillamente «so che hai un figlio».
Gli occhi ghiacciati di Thranduil si sollevarono verso l’alto «Anche tu sei padre, non credo questo sia un avvenimento degno di nota»
«Io sono padre e tu non lo sei» rispose prontamente il moro «ma potremmo discutere dei nostri errori o portare la nostra conversazione ad un livello più adeguato».
Il biondo corrugò le sopracciglia «Quale livello?»
Elrond abbozzò un sorriso enigmatico e gli si avvicinò, i loro volti erano a meno di mezzo metro di distanza «Ad esempio questo» sussurrò, prima di spingersi in avanti, posando le labbra su quelle dell’altro.
Il suo cuore gli esplose nel petto. Il contatto durò appena pochi secondi, poi l’elfo si ritirò e rimase in attesa della reazione dell’altro.
Il Silvano rimase immobile per alcuni istanti, portandosi una mano alle labbra prima di sorridere ed avvicinarsi all’amico, afferrandolo per i fianchi e tuffandosi sulle sua bocca.
Le loro lingue si scontravano, le loro essenza si mescolavano, i loro cuori presero a battere all'unisono.
Da troppo tempo non accadeva qualcosa in grado di sconvolgere entrambi a tal punto.
Quando il bacio finì, Elrond rimase attaccato al re, scostando di poco la testa per guardarlo negli occhi «Sapevo che quel giovane non poteva essere morto».
«Era morto» rispose l’elfo dai capelli di miele «ma è grazie a te che egli sta tornando in vita»
«Lieto di averlo fatto» rispose il mezz’elfo, allontanando i pensieri negativi in merito a quel bacio.
Ma, poco dopo, gli occhi di Thranduil divennero nuovamente di ghiaccio ed egli spinse via l’amico con violenza «E’ meglio che tu vada,ora»
Elrond arretrò rapidamente per non cadere e poi sospirò.
Un elfo saggio sarebbe fuggito all’istante, ma lui si avvicinò all’altro, sussurrando nel suo orecchio «Non è una colpa voler essere felici».
Dopodiché si allontanò a passo svelto, con il sapore della giovinezza sulle sua labbra calde.
Dopo quel viaggio, molte volte avrebbe fatto ritorno a Bosco Atro e non sempre gli incontri con il re sarebbero andati a buon fine.
Ma, con il passare dei secoli, sofferenza, gioia, tristezza e mille altre emozioni, finirono con il legarli nuovamente.
E poi si ritrovarono insieme, attraverso il tempo, attraverso tutto. Ed erano felici, per la prima volta nella loro vita.
  
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