Nick
Cap
1 Dimmi,
dimmi
come stai sembri
un angelo
depresso che non vola mai Giuro
che ti
sposerei, ma c’è nascosto un diavolo nelle lacrime
che
mi dai. Eric
non era mai stato un ragazzo particolarmente
solare, né socievole a dirla tutta, ma in quei giorni
sembrava più incupito del
solito. Si aggirava per il quartier generale della fazione come una
pantera
chiusa in gabbia, frustrato e insofferente. Lei
lo conosceva, quello era il suo modo per
dimostrare che stava soffrendo. L’impulso di raggiungerlo,
stringerlo a sé e
lasciarsi consumare da quella furia bruciante e distruttiva era forte.
Strinse
i pugni, imponendosi di mantenere il controllo. Proprio
perché conosceva ogni minimo dettaglio
avrebbe dovuto rendersi conto che il loro non era un rapporto sano. Lei
era una
personalità autodistruttiva, Eric era invece semplicemente
distruttivo;
l’attrazione tra loro due non avrebbe portato altro che guai.
Avrebbe dovuto
capirlo anni prima, quando per la prima volta aveva incrociato quegli
stupefacenti occhi grigio chiaro, solitamente freddi come
l’acciaio, che
lasciavano intravedere una scintilla di calore quando la stringeva tra
le sue
braccia muscolose. Quegli
stessi occhi che la stavano guardando proprio
adesso, brucianti di dolore, quasi volessero farla sentire in colpa per
come lo
aveva ridotto. -
Eric … – Forza,
sono solo due parole, è la domanda più facile e
stupida del mondo. -
Sì? – Cercò
di non pensare a come suonasse dolorosamente
familiare quella nota di aspettativa nella sua voce, quasi sapesse
perfettamente cosa le stesse passando per la testa. Coraggio,
era un’Intrepida, dannazione! -
Max ti cercava. – concluse, ingoiando con forza
ciò che davvero voleva dire. Come
stai? Che domanda stupida. Le
rivolse un’occhiata penetrante, quasi volesse
chiederle se fosse davvero tutto qui, se non avesse altro da dirgli. -
Ok, lo raggiungo subito. – Quando
le passò accanto, alle sue narici arrivò il
familiare profumo pungente del suo dopobarba. Una fitta di nostalgia le
strinse
il cuore. Consciamente
sapeva di doverci mettere una pietra
sopra, e che prima l’avesse fatto meglio sarebbe stato per
tutti loro, ma non
ci riusciva. Ogni volta che se ne convinceva arrivava lui, con quei
suoi occhi
penetranti, e tutto ciò a cui riusciva a pensare era loro
due che si baciavano
sotto alle stelle. È
durato un
flash, io
mi ero illusa
di noi. Avevano
appena finito l’ultima sessione
d’allenamento del secondo modulo, avevano un paio di giorni
di pausa prima di
cominciare la terza parte, e avevano deciso di sfruttare la serata
libera per
organizzare una festa. C’erano tutti gli iniziati, sia
interni che trasfazione,
e alcuni degli Intrepidi più giovani. Dopo
poco la confusione era diventata così
assordante che aveva dovuto allontanarsi, cercare un posto in cui
potesse
godersi la brezza notturna e osservare la volta celeste. Aveva sempre
amato
l’astronomia, fin da piccola, e osservare le costellazioni le
infondeva un
senso di pace e tranquillità. -
Orione, il Cacciatore. – Si
era voltata di scatto, sorpresa, per trovarsi
davanti la sagoma alta e muscolosa di Eric. -
Scusa? – -
Quella è la costellazione di Orione. – aveva
replicato, sfoderando il suo miglior tono da Erudito. Aveva
annuito, per poi tornare a guardare le stelle
come se lui non ci fosse. Avevano
trascorso circa un’ora in silenzio, finchè
non aveva sentito qualcosa poggiarsi sulle sue spalle nude. La felpa di
Eric,
persino all’aperto riusciva a fiutarne il profumo. -
Grazie. – -
Sei già facile da battere in condizioni normali,
da malata non avresti nemmeno una chance contro di me o Quattro.
– aveva
replicato. L’aveva
afferrata e si era voltata verso di lui,
indispettita, per poi appallottolarla e lanciargliela contro. -
Sei sempre il solito, non perdi occasione per
ricordare a tutti quanto tu sia bravo e gli altri facciano schifo, eh?
– Negli
occhi di Eric era passato un guizzo sorpreso,
come se tra tante reazioni non si sarebbe mai aspettato proprio quella. -
Non era questo quello che intendevo dire. – aveva
protestato, per poi porgergliela nuovamente, - Rimettitela e non fare
la
bambina, stai congelando. – Aveva
ragione, come sempre del resto, ma non gli
avrebbe dato alcuna soddisfazione. -
Non voglio la tua stupida felpa. E poi, si può
sapere perché all’improvviso la mia salute ti sta
tanto a cuore, tu non sei
quello che pensa solo a se stesso? – Era
trasalito, come se la sua affermazione l’avesse
ferito. O magari era solo perché il suo tono piccato e
severo l’aveva colpito.
Fiamma non aveva saputo dirlo con precisione. -
Voi Candidi dite sempre quello che vi passa per la
testa, non vi fermate mai a ragionare e analizzare i fatti, eh?
– Analizzare
i fatti. Era quando se ne usciva con
espressioni come quella che Fiamma ricordava da quale fazione
provenisse.
Perché Eric aveva scelto gli Intrepidi, era vero, ma sedici
anni di vita tra
gli Eruditi non si cancellavano da un giorno all’altro. -
E quali fatti dovrei analizzare, di grazia? –
aveva replicato, piccata. Eric
l’aveva fissata intensamente per una manciata
di secondi, poi aveva mosso un paio di passi verso di lei e le aveva
poggiato
le mani sui fianchi, attirandola a sé. Si era chinato su di
lei lentamente,
quasi avesse voluto darle tutto il tempo di tirarsi indietro se
l’avesse
desiderato, catturandole le labbra in un lieve bacio. Fiamma
aveva chiuso gli occhi, godendosi appieno la
piacevole sensazione di calore che l’aveva assalita. Poi,
d’un tratto, si era
ritrovata a saggiare il sapore freddo e umido della notte. Eric stava
tornando
verso il resto del gruppo. L’aveva
raggiunto, bloccandogli la strada e
fissandolo con determinazione. -
Che c’è, gli Eruditi non ti hanno insegnato che
non puoi baciare una ragazza sotto le stelle e poi piantarla
lì senza una
parola? – aveva chiesto, sarcastica. -
Cosa vorresti che ti dicessi? – -
Magari potresti cominciare con il perché lo hai
fatto. – Le
aveva rivolto un sorriso malizioso. – Come mai
tutte queste domande, da come ne parli sembra quasi che non ti sia
piaciuto … E
in quel momento non sembrava proprio. – Era
arrossita, distogliendo lo sguardo e
ringraziando il fatto che fosse buio e il rossore non fosse poi
così evidente. -
Rispondi alla mia domanda. – -
Sapevo che l’intelligenza non fosse un requisito
della vostra fazione, ma credevo che dopo tutto questo tempo ci fossi
arrivata,
Balcoin. Mi piaci, non è evidente? – aveva
replicato, condendo la risposta con
il migliore dei suoi sorrisi sghembi e lasciandola lì, per
la prima volta senza
nulla da ribattere. Una
volta certa di essere sola aveva lasciato che le
sue labbra si incurvassero in un sorriso. Lei piaceva a Eric.