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Autore: Adaralbion    08/07/2008    7 recensioni
[...]Quella cantina puzzava in maniera oscena, un misto tra chiuso, muffa, sangue e morte che Near non riusciva proprio a sopportare, eppure anche quella volta si sforzò, portando giù il necessario e rischiando di cadere per le scale rompendosi l'osso del collo: il che forse, pensò, sarebbe stata veramente la manna dal cielo.[...]
Un piccolo esperimento che durerà pochi capitoli, da un'idea saltata alla mente durante l'alba.
Genere: Dark, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello, Near
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Il sole era calato e la notte ricopriva la città.

Near come al solito aveva preparato la cena, avevano mangiato insieme, poi lui era sceso giù lasciandolo solo a lavare i piatti.

Tutte le sere la solita storia, tutte le notti da ormai quattro mesi: era una vita stressante, una situazione che nessuno avrebbe accettato e invece loro due erano lì, disperati, stremati, con quei segni rossi sempre ben visibili e intrisi di dolore...

Come era cominciata? Semplice: le promesse non vanno mai infrante e loro di certo non avrebbero infranto quella, mai.

Near sospirò osservando la strada buia fuori dalla finestra chiedendosi se ci fosse qualcuno in quel mondo nella loro stessa situazione... ma forse no, forse loro erano veramente gli unici a cui Dio voleva dare una grande punizione anche se, se lo chiedeva, non avevano mai fatto niente di male... per lo meno non lui.

“Ehy Near, porta giù quell'affare” la voce di Matt arrivò come una fucilata alle sue spalle, e Near trasalì lasciandosi sfuggire dalle mani una scodella che cadde in terra e si frantumò “S..si...scusa..” balbettò imbarazzato chinandosi a raccogliere i cocci rotti: era teso, come sempre quando la notte calava, e non poteva farci niente... nessuno poteva farci niente.

“Near...” Matt si chinò al suo fianco appoggiandogli una mano sulla spalla “..dai stai tranquillo, stasera è il mio turno... tu devi solo tenere il dito su quel pulsante e, se accade qualcosa, non devi esitare a premerlo...” Near si voltò a guardarlo con aria greve, ricacciò indietro le lacrime rassicurato da quel sorriso teso che l'altro gli rivolse “O..ok..” balbettò nuovamente per poi tornare a concentrarsi sui cocci.


Quella cantina puzzava in maniera oscena, un misto tra chiuso, muffa, sangue e morte che Near non riusciva proprio a sopportare, eppure anche quella volta si sforzò, portando giù il necessario e rischiando di cadere per le scale rompendosi l'osso del collo: il che forse, pensò, sarebbe stata veramente la manna dal cielo.

Una lampadina era appesa al centro del soffitto e ondeggiava lievemente, dall'altra parte della stanza, nella semi oscurità, una grande gabbia era posizionata contro il muro, al suo interno una figura seduta che tamburellava con le dita su un ginocchio fasciato di pelle nera... era impaziente.

Nate l'osservò un attimo tremando, poi inserì la spina nella presa e puntò il marchingegno proprio in direzione di quella figura che, a quell'azione, rise di gusto facendolo trasalire: era agghiacciante, quel ghigno sadico, non era da lui... non era più lui.

“Ciao piccolo...” disse la figura strisciando verso le sbarre, le lunghe dita di chiusero sul ferro, bianche e fredde “...mi sei mancato...” accennò ancora leccandosi le labbra, gli occhi rossi che lo puntavano dritto in faccia “Ignoralo!” sbottò Matt scendendo le scale “E tu lascialo stare!” disse ancora puntando un dito verso la gabbia “Matt...sei crudele...” disse la figura con un mugolio fintamente triste “..non si trattano così i migliori amici no?... non si tratta così il tuo migliore amico...” accennò divertito mentre la sua faccia spuntava tra le sbarre e un sorriso gli si dipingeva sulle labbra “Mello smettila!” gli urlò contro Matt mentre aiutava Near con l'attrezzatura: intanto Mello si alzò in piedi e cominciò a misurare la gabbia a grandi passi, come un animale nervoso.

Quattro mesi di quella vita, quattro mesi a dividersi quel compito, Near ancora si chiedeva dove la trovavano la forza per andare avanti ma ancor non era riuscito a darsi una spiegazione, un motivo valido per il quale entrambi prendevano quella cosa come normale routine nonostante fosse agghiacciante, stressante e assurda, fuori da ogni logica.

“Ehy, mi raccomando..” disse Matt attirando la sua attenzione mentre si toglieva scarpe, cintura e maglia “...se fa qualche mossa azzardata, accendi quel coso immediatamente... non voglio rimetterci la pelle ok?” chiese estraendo dalla tasca una chiave: Near annuì osservando preoccupato Mello il quale, compreso che finalmente era giunto il suo momento, se ne stava aggrappato alle sbarre osservando Matt con un sorriso soddisfatto.

Matt si avvicinò alla gabbia con sguardo serio, i piedi nudi a contatto col pavimento ghiacciato “Allontanati” ordinò al biondo che, sempre sorridendo, fece qualche passo indietro per farlo entrare. Near aprì la gabbia con mani tremanti, sentendo dentro di sé l'irrefrenabile voglia di fermare Matt, di dirgli di non entrare, ma ormai era troppo tardi: la porta della gabbia si chiuse con i due dentro e lui non potè fare altro che correre verso il macchinario e appoggiare il dito sul pulsante.

Matt e Mello si scrutarono per qualche secondo, poi il biondo con uno scatto lo afferrò e lo trasse a sé conficcandogli le dita tra le costole: la sua forza non era umana, i suoi occhi non erano umani, lui... non era umano.

Leccò la guancia del rosso mugolando di piacere mentre quello osservava distrattamente il muro alle sue spalle, poi la bocca scese sul collo e Matt dovette aggrapparsi alle sue spalle mentre Mello, estasiato, affondava i canini nella carne cominciando a suggere con vigore.

Near sospirò osservando la scena e automaticamente portò una mano alla gola, un dito a sfiorare delicatamente quei due piccoli fori doloranti, il ricordo di quei denti affondati nella carotide che lo avevano quasi ammazzato la sera prima: era un incubo... un terribile e spaventoso incubo.

Matt mugolava di dolore, i muscoli tesi e la gola in fiamme mentre Mello succhiava famelico tutto il sangue che poteva dal suo corpo: in quei momenti era veramente triste pensare al passato, ma era proprio quando si trovava in quella gabbia con lui che tutto riaffiorava, quasi la perdita di sangue lasciasse inesorabilmente spazio ai ricordi.

Le giornate passate insieme, i sorrisi e le confidenze, quell'amicizia che li aveva sempre legati e poi... poi quella sera... tutto era cambiato...

Forse era abbastanza... anzi... era sicuramente abbastanza: non si sentiva più le gambe e gli girava la testa “N..Near...” mugolò con un filo di voce cercando di staccarsi di dosso il biondo anche se era privo di forze e lui stringeva e suggeva con violenza: il ragazzo dall'altra parte delle sbarre trasalì “Lascialo!” gridò mentre si avvicinava spingendo di fronte a sé il marchingegno “Lasciala o ti friggo!” ordinò ancora e gli occhi di Mello si aprirono e lo puntarono con rabbia: succhiò ancora una volta poi stacco le labbra dal collo di Matt e sorrise, i denti erano ricoperti di sangue così come la lingua.

Lasciò andare il rosso che cadde in terra senza forze: Near aprì le sbarre e lo tirò fuori richiudendo la porta dietro di sé.

Mello rise e si avvicinò per osservare la scena dei due “Vi amo” disse sensualmente portando un dito alle labbra “Amo il vostro sangue...” accennò ancora leccando una delle sbarre di ferro: i due lo ignorarono deliberatamente ma lo sguardo pieno di disperazione che si rivolsero chiariva ogni dubbio.

Lasciarono la cantina, Matt aggrappato al corpo di Near che lo trascinava a fatica, poi si lasciarono andare entrambi sul divano e il rosso si rannicchiò su sé stesso chiudendo gli occhi: era sfinito.

Near gli accarezzò la testa “Dormi ora, io mi metto al lavoro” disse tranquillo mentre recuperava il plaid e lo copriva “Ok..” accennò Matt in un sospiro prima di scivolare nel sonno.

Near lo lasciò solo spostandosi nell'altra stanza che era adibita a laboratorio: una serie infinita di alambicchi di ogni forma, microscopi, computer e via dicendo tutto il necessario per svolgere le ricerche.

Si sedette stancamente su uno sgabello sorreggendosi la testa: ce l'avrebbero fatta? Ne sarebbero usciti vivi? Mello, poteva guarire?

Per quattro mesi si faceva queste domande e per quattro mesi non riusciva a rispondere... era stanco, entrambi lo erano, ma non potevano fare altro se non andare avanti, avevano promesso e non potevano tirarsi indietro.

Afferrò un vetrino dal contenitore che stava di fianco al microscopio e poi lo posizionò appoggiando l'occhio sulla lente: era l'ora di mettersi seriamente al lavoro... la notte dopo era il suo turno... aveva paura...

   
 
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