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Autore: Son of a preacher man    04/04/2014    1 recensioni
«Sono a conoscenza del fatto che questo vi sembri un normalissimo video, ma sapete... chi meglio di me può ricredersi su quanto certe piccole convinzioni possano rovinarti la vita?»
Ispirato a 13, di Jay Asher, con personaggi di un'altra mia storia, ma non è necessario averla letta per capire ciò che succede in questo spin-off.
Genere: Malinconico, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Threesome
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∞ Primo video ∞
“La curiosità è umana, esattamente come l’ingenuità”
 
Clicco sul tasto play.
«Salve! Oh, vi starete domandando perché sto piangendo, vero? Mm, sì, sono a conoscenza del fatto che questo vi sembri un normalissimo video, ma sapete... chi meglio di me può ricredersi su quanto certe piccole convinzioni possano rovinarti la vita?»
Beh, Dan non ha tutti i torti. È stato schiacciato dalla sua fama, in fin dei conti.
«Mi state guardando poche ore prima della mia morte. Ho intenzione di buttarmi dal balcone di casa mia. Ah già, forse non hanno ancora rinvenuto il mio cadavere in questo momento, oppure mi sarò concesso un barattolo di pillole prima del grande volo. Bel modo di chiamare la fine di una vita, vero?»
No, non ci posso credere.
Comincio a tremare al solo pensiero di essere una causa di tutto ciò.
Santo cielo.
«Vi starete quindi chiedendo cosa ho intenzione di dirvi. Beh, un caro amico mi aveva consigliato di leggere un libro qualche giorno fa.»
- Merda, sono io. – esclamo, in lacrime.
Nel trentaseiesimo secondo del video, Daniele estrae “13”, il primo romanzo thriller di Jay Asher.
«Tredici parla di una ragazza, Hannah, che si è suicidata e ha lasciato tredici cassette, nonché tredici storie riguardanti le tredici persone per cui si è uccisa. Queste cassette venivano passate da una persona nella lista all’altra, così da renderle private e ascoltabili solo agli interessati.»
Ma tu? Tu che stai facendo un video, invece?
«Voi non avrete questo privilegio. La gente è curiosa. Chiunque, nel leggere un video intitolato “Introduzione” sul mio profilo Facebook, lo aprirebbe per sapere di che si tratta. Perfino tu che mi stai ascoltando ora, no?»
No, Dan, io sono venuto a saperlo nel peggiore dei modi e nel peggiore dei momenti.
«Avanti, mi sembra giusto, no? Voi avete rovinato la mia privacy, quindi ora tocca a me divertirmi un po’.»
Io non ho fatto nulla, Dio santo! Non posso rientrare in uno di questi video! Lo conoscevo e non avrebbe mai raccontato in giro quel che gli ho confessato. Esattamente come io ho mantenuto segreto tutto ciò che mi ha detto di non spifferare in giro.
Credo sia stato orribile, sapete? Sentire mio zio al telefono, per la prima volta dopo anni di convivenza, dirmi: “Devi tornare a casa, andare sul profilo di Daniele Bianchi e guardare i suoi video”, durante la festa di compleanno del mio ragazzo, Fabrizio.
Il solo pensiero che si possa essere offeso mi distrugge, ma non ha idea di cosa mi stia accadendo.
Spero solo mi perdoni, dato che non posso nemmeno bombardarlo di messaggi poiché sono senza credito sul cellulare.
Ora sono chiuso in camera mia, sotto le coperte con l’i-pad in mano, in continuo movimento a causa del mio nervoso tremolio. Sto piangendo; non riesco a smettere di singhiozzare.
«La curiosità è umana, esattamente come l’ingenuità. Sapete, è comodo usarla come scusante. Trattare male la gente per il semplice fatto che non vogliamo renderci conto di quanto gli insulti possano far star male. Ma la cosa che fa più male di tutte rimane quella sofferenza per cui non puoi incolpare nessuno, al di fuori di te stesso.»
È una frase che mi ripeteva molto spesso. Lo capivo. In fondo io mi sfondo continuamente di cibo e ingrasso, diventando sempre più enorme e triste; non posso incolpare nessuno se non me stesso. Fa male, sicuramente più di quanto non lo faccia sentirsi dare del ciccione o del frocio ogni giorno.
Io e Dan ci conosciamo praticamente da due mesi, facciamo entrambi parte del club di teatro. O meglio, facevamo, da quel che posso sentire ora. Sono scioccato, mi devo ancora capacitare del fatto che non lo rivedrò più a scuola domani.
«Ebbene sì, ragazzi. Anche quel frocio di Daniele Bianchi ha dei sentimenti, ok? Beh, ce li aveva. Non so se vi ricordate come mi sono atteggiato due giorni fa, quel famoso venerdì... sono diventato casualmente motivo di scandalo, finendo sulle labbra di tutti. Santo cielo, era da un po’ che non succedeva... da quell’incidente. Anzi, no, non è stato un incidente. Lo ribadisco in diretta: sono consapevole di aver fatto una cazzata, ma ero convinto non sarebbe diventata così disastrosa. Almeno, non nel momento stesso in cui l’ho fatta. Suona strano, sì, ma è così.»
Oh sì, questo venerdì Dan è diventato una cosa come l’idolo della scuola.
Si è presentato all’ingresso in boxer; dopo essere entrato, ha preso l’estintore ed ha girato per i corridoi spruzzando tre quarti del suo contenuto addosso ai giocatori di basket.
Sicuramente una vendetta coi fiocchi, dopo tutte le loro prese in giro.
Inoltre, ho sentito che ha schiaffeggiato la professoressa di teatro, scaraventato a terra il ragazzo sulla sedia a rotelle e aggredito il preside, che stava in giardino a fare jogging.
Quattro punti in testa.
Sto cercando di seguire il video, ma in ogni momento continuo a controllare quanti secondi mancano alla fine. Per ora soltanto trenta.
Mi vien da vomitare, ma paradossalmente ho fame. La gola secca, le mani sudate e gli occhi, che mi pulsano per il terrore, non fanno altro che aggravare il mio stato, già di per sé disastrato.
«In fondo, quello sarebbe stato comunque il mio futuro. Ho fatto uno stage, diciamo. La mia professione futura... ma in anticipo.».
Dopodiché, ride divertito.
Dan ha sempre avuto uno spiccato senso dell’umorismo. I suoi monologhi durante le ore di teatro erano i più divertenti, contando che erano pure improvvisati.
«Sì, è stato carino, non lo nego... ma non pensavo mi avrebbe rovinato così, sinceramente.»
Io pensavo che ci fosse passato sopra con un sorriso e tante nuove amicizie, ma ora ho davvero paura che mi sputtani al mondo intero. Già non mi va bene a scuola, figuriamoci se si sapessero certe cose che gli ho detto.
Continuo a ossessionarmi su tutte le cose che potrei avergli fatto per condurlo a tale scelta, ma non mi viene in mente nulla. O quasi.
- No, no... non può essere. – esclamo io, addolorato.
«Ma torniamo ai motivi. Io non ne ho tredici. Non li ho neanche contati, sapete?»
Noto le lacrime rigare il suo volto come un po’ d’acqua nei canali irrigatori di un campo da tempo arido.
«Non voglio dirvelo. Altrimenti quando arriverei all’ultimo numero tirereste un sospiro di sollievo nel non essere stati presi in considerazione, non è vero?»
Il problema è che so già di essere in una di queste registrazioni, per il semplice fatto che ero una delle poche persone con cui parlava.
Nel video si sente il rumore di un campanello, accompagnato dalla faccia sorpresa di Dan.
«Oh, i popcorn sono pronti! Prima di iniziare il secondo video, che poi sarebbe il primo, dato che questa è l’introduzione, ma dettagli. Preparatevi qualcosa da sgranocchiare. A meno che non vi stiate cagando sotto nel guardare le registrazioni di una persona morta che potrebbe nominarvi.»
- Perché mi fai questo? Dio santo.
«Beh, tra mezz’oretta dovrei pubblicare il prossimo video. Insomma, stay tuned!»
Sto veramente passando dal nervosismo alla rabbia. Non è possibile che mi faccia stare così sulle spine, come se non gli avessi mai dato una mano.
Daniele Bianchi, sarai pure morto stecchito, ma rimani uno stronzo.
- Lohn, vieni immediatamente! – urlano i miei zii dalla stanza accanto, con tono spaventatissimo.
Io mi dimeno per trovare un passaggio tra le quaranta coperte sotto cui mi trovo.
Apro la porta e mi accorgo che la televisione è accesa, ma non riesco a vederla a causa delle sagome dei miei zii pronti a coprirmi la visuale.
Mi avvicino, ascoltando una vecchia signora con un microfono in mano, intenta a parlare davanti al palazzo dove abita Dan.
 
«Ed è così che Daniele Bianchi, di sedici anni, ci lascia: un biglietto sull’asfalto, vicino all’appartamento in cui abitava con la madre che dice: “Devo buttarmi dalla mia VERA casa”. Probabilmente si riferisce a uno dei video che ha pubblicato sul suo profilo Facebook, che in questo momento stanno cercando di rimuovere. Da Bergamo è tutto, linea allo studio.»
 
- Santo cielo. Allora è tutto vero.
Cado sul pavimento; probabilmente un calo di zuccheri sta distruggendo il mio corpo.



Angolinoinoino autore:
Gni, eccoci. Cercherò di aggiornare ogni venerdì sera, d'ora in poi!
Ah, inoltre, se volete sapere di più su Lohn, Fabrizio e tutto ciò che viene prima di questa storia, potete benissimo leggere il mio "pseudo-libro efpiano" http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2451760&i=1
   
 
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