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Autore: Ciuffettina    05/04/2014    2 recensioni
Non tutti possono avere un angelo come ospite in casa propria. Potreste pensare che sia un'esperienza piacevole. Qualcun'altra potrebbe non essere d'accordo...
Ispirata alla puntata 07x17.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
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- Questa storia fa parte della serie 'I Missing moments di Supernatural'
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Un giorno qualsiasi di ottobre Daphne Allen era andata a passeggiare in riva al fiume e aveva trovato un uomo svenuto e nudo. Rimase per un attimo interdetta, poi si precipitò verso di lui, era disteso bocconi, sporco di fango, la testa nascosta dalle braccia, la donna gli s’inginocchiò accanto e gli pose due dita sul collo come aveva visto fare nei telefilm, dovette spostarle più volte prima di sentire un leggero battito, per cui cominciò a scuoterlo per una spalla. Lo sconosciuto aprì gli occhi, sollevò la testa e la fissò, Daphne sentì il respiro che le si mozzava in gola e il cuore che cominciava a batterle a mille.
L’uomo aveva gli occhi di un blu incredibile, le sembrarono antichi, come se avessero visto l’origine dell’universo, ma anche, stranamente, vulnerabili come quelli di un cucciolo ma che pensieri le venivano in mente? Si schiarì la voce e gli chiese: «Che cosa ti è successo?»
Lo sconosciuto si mise seduto e Daphne fece del suo meglio per non sbirciare la sua nudità. «Non… non me lo ricordo…» rispose grattandosi pensieroso la tempia destra. Aveva una voce profonda, leggermente roca.
«Abiti lontano? Se vuoi, posso riaccompagnarti a casa…»
«Non… non lo so…» la voce gli si era fatta più incerta.
«Beh, spero almeno che ti ricordi come ti chiami.»
Questa volta non rispose ma la fissò talmente angosciato, scuotendo la testa che Daphne sentì il proprio cuore stringersi in una morsa.
«Non puoi rimanere qui, vieni ti accompagno…» “Alla polizia” sarebbe stata la conclusione più logica della frase, invece Daphne sentì la propria voce dire: «…a casa mia.» ma che cosa le stava succedendo? Non era da lei portare a casa degli sconosciuti, specialmente nudi, d’altronde non poteva nemmeno portarlo così com’era alla polizia, no?

Arrivati a casa (non senza occhiate molte curiose da parte dei suoi vicini di casa) Daphne, per una volta tanto, ringraziò mentalmente una di loro la quale, troppo pigra per recarsi al centro di raccolta per i poveri ma non per andare dall’estetista, continuava a portarle i vestiti usati suoi e del marito.
Daphne la odiava perché scartava vestiti praticamente nuovi solo perché non erano più di moda, era ovvio che avrebbe dovuto esser felice per i poveri ma non riusciva a togliersi dalla testa che glieli portasse solo per sbatterle in faccia la sua ricchezza. Daphne non avrebbe mai osato indossarne uno, perché sapeva che cinque secondi dopo che l’avesse fatto quella stupida sarebbe andata in giro per tutto il vicinato a spettegolare: «Lo sai che ho visto Daphne con indosso i vestiti che io avevo scartato… Sì, proprio Daphne Allen… chi l’avrebbe detto che non ha neanche i soldi per comprarsi un paio di abiti…» ma stavolta avrebbe pescato a piene mani nel sacco di Mary, mentre mandò lo sconosciuto a farsi un bagno, era o no un’emergenza?

Dopo qualche minuto si sentì chiamare, trovò il suo ospite nella stanza da bagno che continuava a guardarsi in giro con aria perplessa: «Non ho capito che cosa devo fare…»
«Il bagno…»
La fissò, aggrottando la fronte e inclinando la testa: «Continuo a non capire…»
Ok, calma e sangue freddo… Probabilmente la sua amnesia è più grave di quello che pensassi…” Si sforzò di parlare con un tono di voce allegro e scandendo le parole come se parlasse a un bambino: «Facciamo così… io adesso riempio questa vasca con l’acqua… aspetto che diventi calda… poi ci verso dentro questi sali che fanno una bella schiuma profumata…» Alle parole faceva seguire le azioni, mentre lui continuava a osservarla incuriosito. «E ora ci entri.» Lo aiutò. “Smettila di fissarlo lì!” si rimproverò mentalmente, prese una spugna, ci versò su del sapone liquido e glielo porse: «Adesso te la passi su tutto il corpo.»
L’uomo fece come suggerito e qualche secondo dopo disse, con un accenno di sorriso: «È… piacevole.»
Daphne sorrise e prese una seconda spugnetta per lavargli la schiena, aveva un bel corpo, esile e forte al tempo stesso, notò che anche i capelli erano impiastricciati di fango, prese dello shampoo e glieli lavò. Pazzesco, si ritrovava a lavare la schiena e i capelli a uno che fino a ieri non sapeva neppure che esistesse e la cosa più assurda che le sembrava così bello, così naturale come se l’avesse sempre fatto. Si rimproverò mentalmente, sapeva qual era il suo dovere: renderlo presentabile, accompagnarlo alla polizia o all’ospedale e rallegrarsi per aver aiutato il suo prossimo. «Fatto!» gli porse asciugamano e accappatoio entrambi rosa. «Quando esci dalla vasca indossa l’accappatoio…» glielo mostrò. «…strofinatelo addosso e asciugati i capelli con questo.» Scappò dalla stanza prima che uscisse dalla vasca… non voleva vederlo ancora nudo, le provocava dei pensieri così… peccaminosi. “Prima esce da questa casa e meglio è!

*****

Salve a tutti! È la mia prima ff in assoluto ed è ispirata alla puntata 07x17, fatemi sapere che cosa ne pensate.
   
 
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