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Autore: DaliaScrive    05/04/2014    4 recensioni
Echo Dickinson pensava di essere solamente una dislessica e iperattiva ragazza. ma un giorno d'estate viene costretta a salire su una macchina e avviarsi in qualche campo. Echo non è una ragazza normale no è una semidea. Dentro di lei c'è imprigionata una ragazza forte, passionale e coraggiosa. Solamente Nico Di Angelo potrà farla uscire da quel guscio che si è fuso con la sua anima.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico di Angelo, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-mio dio se avessi scelto di essere figa mi sarei chiamata Jocelyn-sbuffai. Mi guardai allo specchio. I capelli castani erano arruffati sopra la testa, gli enormi occhi marroni e il naso da elfo c’erano ancora e il mio corpo era uguale a un segmento. Dritto, senza una minima curva. 

-mamma Echo parla da sola- sentii urlare mia sorella dalle scale con la sua odiosa voce velenosa

-oh,ma sta zitta- borbottai a Keylen. I miei genitori non ci sapevano proprio fare con i nomi. In famiglia eravamo in cinque: le mie due petulanti non che fighissime sorelle, il mio fratellone coglione, beh ovviamente mia madre e il suo fidanzato e poi ci sono io che assomigliavo al nano da giardino sul prato. Non avevo mai conosciuto mio padre e cercavo di sorvolare l’argomento visto che gli occhi di mia mamma si facevano sempre più cupi quando chiedevo di lui. Mi affacciai alla finestra, il sole era già alto nel cielo e il caldo  di Fort Laudardale era più soffocante del solito. Fort Laudardale era un buco e sottolineo buco di città dove i campi erano enormi e le feste quasi inesistenti.Non avevo molti amici. Skyler era la mia migliore amica insieme a Will ma in quest’estate se ne erano dovuti andare in qualche campo estivo. Aprii l’armadio: gonna ? pfff io con una gonna. Indossai i miei soliti pantaloncini, una maglietta a mezze maniche bianca dei Nirvana e le mie logorate all star grigie.

Scesi le scale inciampando sul ultimo gradino. Perché non potevo ricevere un po' della grazia di Keylen?  

-Echo stai bene ?- chiese sogghignando Hale

-certo mi sono appena slogata una caviglia ma si chissenefrega- lo fulminai con lo sguardo. Lui alzò le spalle e andò nella cucina lasciandomi sul pavimento. Mio fratello Hale Malec  Dickinson era il classico ragazzo che tutte sognano: fisico atletico, capelli biondo cenere e occhi verdi. Capitano della squadra di Football e blablabla. 

-Echo stai bene?- Jocelyn era la sorella gemella di Hale perciò erano identici a parte la statura visto che mio fratello era 1.90 e lei 1.80. 

-Si Jocel si- dissi rialzandomi e pulendomi i pantaloncini

-sai che sei un po' cresciuta- urlò Keylen dal inizio della rampa delle scale

-ahah molto divertente, solo perché tutti voi siete mostruosamente alti e io sono 1.65- sussurrai quello che nella mia testa apparve come un “fottetevi” e mi lasciai condurre dal dolce profumino di pane appena tostato. Iniziai a canticchiare un motivetto orecchiabile. Assomigliava molto a Royals. No era proprio quella canzone.

-ma che ti abbiamo fatto Echo ?Perchè ci odi così tanto da imporci questa sofferenza- urlò Hale dal suo solito posto 

-sono qui idiota non sevi che urli- le uova scoppiettavano sulla pentola, io non ero stonata solo che i miei acuti assomigliavano più a degli ululati.  

-Hale puoi lasciarmi sola con Echo?-chiese mia mamma in un modo fin troppo gentile visto che la sua solita frase che era soprattutto “Hale vuoi spiegarmi perché nella tua stanza c’è un tale caos!” 

-è arrivato il momento-lei annui piano. Hale si avviò a grandi passi fuori dalla stanza.

-Echo siediti qui-toccò la sedia accanto alla sua, ubbidì. Il suo sguardo era triste proprio quando le rare volte che le avevo chiesto di mio padre.

-Non interrompermi okay? Anche se questo discorso di sembrerà completamente pazzo tu non farlo- annui lentamente. Lei boccheggiò per vari minuti prima che si decidesse a parlare

-Echo, tesoro, quando vidi per la prima volta tuo padre ero al college a New York. Lui era diverso aveva qualcosa di speciale, qualcosa che nessun altro aveva. Me ne innamorai e dopo qualche mese nascesti tu. Ma lui non poteva stare con noi, no perché lui era un Dio- spalancai la bocca. Okey mia mamma era improvvisamente impazzita. Ma non parlai, i patti con la mamma erano sacri per la famiglia -Echo lo so che ti sto chiedendo troppo ma ora devi andare non sei più al sicuro qui. Grover! Grover vieni puoi entrare- un ragazzo spuntò fuori del ripostiglio. Era abbastanza carino aveva dei capelli ricci nascosti da un cappello un fisico asciutto e delle gamme da capra. Mi alzai dalla sedia feci per urlare quando mia madre mi fermò 

- Echo lui è Grover. Devi fidarti solo di lui e di chi ti dice lui. Esclusivamente. Mi hai capito?- una lacrima scese solitaria dal suo visto. Raggiunta subito dopo da altre. La mia vista era annebbiata e le mie guance erano bagnate. Stavo piangendo, dopo anni stavo piangendo. Era come avere un buco nel petto e la mia testa era vuota. 

-mi mancherai mamma-singhiozzai abbracciata a lei 

-ora vai bambina mia. Sii prudente- afferrai lo zainetto arancione che Grover mi stava porgendo.

Non servirono parole con i miei fratelli. Sapevano già tutto. Li abbracciai continuando a singhiozzare.

 Attraversai l’entrata. Mi guardai indietro ed ebbi la sensazione che non avrei visto quel posto per un po’.

 

Eravamo partiti da circa due ore, li mio respiro si era fatto più regolare. Presi una boccata d’aria che entrava del finestrino semi aperto e con essa accumulai un po’ di coraggio

-ehmm Grover giusto- il ragazzo-capra rispose con un beato 

-lo prendo come un si, potresti dirmi dove stiamo andando?-la mia voce era ancora roca ma lui non sembrò notarlo 

-si chiama campo mezzo sangue e ci va la gente come te. Insomma quelli che hanno uno dei loro genitori divini. Non so chi poteresti essere figlia ma escludo Efesto o Ares. Senti lo so che ti senti spaesata ma quando arriveremo al campo fra più o meno due ore e mezza- mi sorrise, mi sforzai di non apparire così cupa. Mi mancava mia madre e i miei fratelli

-ehhm ti dispiace se metto un po’ di musica?- quel silenzio era troppo strano. Ero abituata alla confusine di casa mia

-certo ma non la musica country la odio- ridacchiai 

-e allora che Nirvana siano- la canzone “the man who sold the World” iniziò a suonare nel impianto stereo. Grover iniziò a lamentarsi di come la musica fosse peggiore in questi anni quando i miei occhi si fecero più pesanti e mi addormentai.

 

Di tre cose ero sicura: non mi ricordavo di cosa stavo sognando, i sedili della macchina erano scomodissimi e qualcuno mi scuoteva dicendomi di svegliarli

-Echo,Echo forza svegliati! Siamo arrivati- Grover mi stava scuotendo per le spalle. Mi strofinai gli occhi e scesi dalla macchina. Per poco non caddi a terra. Quel posto era fantastico. Tutto così calmo e tranquillo.

-vedi quell’albero-indicò un enorme pino annui -è una protezione. Non permette ai mostri e agli umani di attraversare il confine.- iniziammo a camminare o almeno io camminavo lui saltellava. Entrammo al campo. Quindi ero veramente la figlia di un dio. Adesso bastava capire quale.

-oh miei dei Echo- sentii urlare.Vidi una massa di capelli biondi correre verso di me. Era una bella ragazza, alta e snella. Portava i capelli raccolti in una treccia e aveva gli occhi verdi. Per poco rischiai di soffocarmi con la mia stessa saliva. Skyler Hogginds, la mia migliore amica, stava correndo verso di me. 

-Sky che ci fai tu qui?-la mia voce parve acuta perfino per le miei orecchie ma non esitai ad abbracciarla forte. 

-Io che ci faccio qui? Che ci fai tu qui. Grover non mi dirai che..-lasciò cadere la frase guardando Grover il quale annuì. 

-Allora Echo, fidati di Skyler, io vado dalla mia ragazza se ti serve qualcosa non esitare a chiedere- Grover mi porse lo zaino e mi incamminai con la bionda al mio fianco

-Echo non sai quanto mi sei mancata. Anche a William. Comunque, non ti preoccupare verrai riconosciuta da tuo padre molto presto. Mia madre mi ha riconosciuto dopo una settimana. Ma lei ha talmente tante figlie e figli, forza vieni ti porto alle case, sarai in quella di Ermes-sorrise . Era talmente bella.

-Skyler ma tua madre ?- chiesi io per avere conferma delle mie intuizioni 

-Afrodite, la dea dell’amore e della bellezza. Oh non vedo l’ora di farti conoscere Cole. Sai ci stiamo frequentando, niente di serio per il momento ti giuro è bello da togliere il fiato è nella casa Apollo- le miei deduzioni erano esatte. Spostai gli occhi, come attratta da una calamita, verso un albero non molto lontano. C’era un ragazzo seduto: era alto, con i capelli neri e gli occhi scuri e magnetici.

-il ragazzo si chiama Nico Di Angelo e metà delle ragazze del campo hanno una cotta per lui. Veramente Echo non è il tuo tipo- disse lei scuotendo il capo. Alcune ciocche le coprirono il viso, arrossi leggermente. Mi dimenticavo sempre che lei era la mia migliore amica e sapeva leggere tutte le mie emozioni.

-Ma figurati e ora andiamo a vedere questa casa- Sorrisi a Skyler. Questo era l’inizio per una vita migliore. Sentivo una nuova Echo nascere in me.


SPAZIO AUTRICE

CIAO QUESTA E' LA MIA PRIMA FANFICTION. HO SEMPRE AMATO SCRIVERE E GRAZIE A UNA MIA MACIA HO SCOPERTO QUESTO SITO. COMUNQUE VENIAMO A NOI. CHE NE DITE? METTO UNA PREMESSA NICO E ECHO NON AVRANNO UN RAPPORTO ROSA E FIORI. NO NO ANZI ARRIVERANNO QUASI ALLE MANI. IN QUESTA FANFICTION VEDRETE UN NICO MOLTO PIU' SICURO DI SE E UN PO' ARROGANTE. COME FACCIO A SAPERLO ? PERCHE' BEH L'HO PENSATO IO E POI CON LA SCRITTURA SONO ARRIVATA LA CAPITOLO 7. LASCIATE UNA RECENSIONE IO RISPONDERO' A TUTTE. CIAO AL PROSSIMO CAPITOLO. 

 
  
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