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Autore: scrivodiricordi    05/04/2014    7 recensioni
Dal primo capitolo
(…)“Io sono Luke Hemmings ed abito qui da più tempo di te”
“Nel volantino era scritto che la casa era disabitata” mi sentì pallida.
“Infatti era disabitata: nessun essere umano viveva qui” mi sorrise freddamente.
“Allora… cosa sei tu?” il sudore mi bagnava la nuca, mentre il terrore mi attanagliava lo stomaco.
“Un entità notturna. Alcuni pensano che non esistiamo altri invece credono che indossiamo dei lenzuoli bianchi sulla testa e che infestiamo le case altrui per maledirle”
Ho gli occhi spalancati per un attimo credetti che stessero per cadere sul pavimento, rise vedendo la mia reazione.
"Te lo dimostro" sparì dalla sedia e apparì in fondo alla stanza.
Indietreggiai fino a sbattere la testa contro la testiera del letto.
“Tu sei…” le parole mi morirono in gola.
“Un fantasma” terminò la frase con tono sarcastico, come se fosse ovvio.
Sussultai e mi strinsi le coperte al petto.
“Ovviamente ci deve essere una spiegazione razionale” dissi cercando di convincere più che lui me stessa.
Il ragazzo si materializzò sopra di me, intrappolandomi sotto il suo corpo.
"Davvero?" sussurrò a un palmo dal mio viso.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NB:Dal prossimo capitolo la storia, avrà tematiche forti: tra cui razzismo, abusi, violenza ecc..(ovviamente rispettando il raiting arancione). Se siete sensibili a queste tematiche vi consiglio di non andare avanti.




 

White Hands




Questa storia la dedico ad Elisabona (mi ucciderai ahah)
la mia migliore amica che mi incoraggia sempre a fare ciò che amo
cioè scrivere. Ti voglio bene aw






Ringrazio per il magnifico banner @trubel (http://animefuggenti.livejournal.com)



*



 

Capitolo I

   

 

 

"Più dolce sarebbe la morte se il mio sguardo avesse come ultimo orizzonte il tuo volto, e se così fosse, mille volte vorrei nascere per mille volte ancora morire”

-W. Shakespeare

 

 

Cambiare di nuovo città non mi aveva fatto bene. Anzi mi aveva resa ancor più vulnerabile. Sono sempre stata una ragazza chiusa, piuttosto emotiva e difficile da conquistare. Avevo ereditato da mia madre, Ivy, questa emotività che si mostrava nei momenti meno adatti. Robert, mio padre, diceva che per andare avanti in questo mondo dovevamo lasciare la delicatezza alle femminucce. Si era suicidato, perché oltre ad essere un codardo era anche incoerente.

Mia madre dal canto suo, aveva deciso di seguire il suo consiglio e forse era stata l’unica cosa buona che quell’uomo aveva detto nella sua fottuta vita. Ivy Moore non era voluta crollare anzi aveva cercato di ricostruire la nostra vita. Il frastuono della città era cessato da un bel po’ di chilometri e da qualche ora vedevo soltanto alberi e prati.
"Ti vedo preoccupata" disse mia madre scrutandomi dallo specchietto retrovisore.
"Lo sono un pò" incominciai a disegnare dei cerchi sul finestrino ormai appannato dall'aria invernale.
"E' normale. Il cambiamento preoccupa tutti" alzò le spalle.
"Secondo te, ci piacerà la nuova casa?"
Annuì e poi dopo una breve pausa aggiunse "Dicono che sia situata in un buon quartiere"
Mi diede un volantino su cui c'era una foto della casa "Veramente io qui vedo solo alberi" commentai.
"Meglio. Potremo fare baccano e nessun vicino verrebbe a suonare alla nostra porta per chiederci di smetterla" ridemmo all'unisono.
Guardai nuovamente fuori dal finestrino, e stavolta si apriva un sentiero ai nostri occhi; eravamo quasi vicine.


 

 

 

*

 

 

“Luke potresti aiutarmi a chiudere il vestito?”

Una ragazza era poggiata vicino alla poltrona mentre un ragazzo disegnava sopra un quadernino logoro. I capelli biondi le ricadevano in morbide onde sulle spalle, mentre le labbra a cuoricino e gli occhi marroni le davano un’aria innocente e priva di malizia, facendola somigliare ad una dea.

“Amanda sono occupato” risponse quello leggermente alterato.

“Potresti prestarmi un po’ di attenzione? Dopo tutto staremo qui per l’eternità  e dovremmo fare qualcosa” Luke non sembrò turbato dalla sfrontatezza della ragazza, anzi continuava a scarabocchiare concentrato.

Amanda si mise a sedere sulle sue ginocchia, ma non ricevette nessuna reazione tranne un " chiedilo a Calum" abbastanza scocciato.

“Allora andrò da Calum almeno lui sa apprezzare i piaceri della vita” squittì alzandosi e lisciando il vestito indecente “mi correggo, morte

Michael Clifford si materializzò nella stanza, forse disturbato dal piccolo battibecco dei due.

“Ragazzi, che succede qui?” chiese in tono mellifluo.

“Luke è più morto del solito” commentò acida Amanda.
“Amanda è più troia del solito” la imitò il biondo.

La ragazza si irrigidì e fece volare dalle mani di Luke il quaderno su cui stava  disegnando. Il ragazzo reagì prontamente. I suoi occhi diventarono neri perdendo l’azzurro di sempre, e si lanciò su Amanda prendendola dalla gola e stringendola in una morsa dolorosa.

“E’ già morta, non puoi ucciderla nuovamente” il tono di Michael era abbastanza scocciato, come se ripetesse quella cantilena ogni giorno. Ma Luke continuava a stringerla, pur consapevole che lei in quel momento non provava niente.

Hood emise una risatina divertita incoraggiando Luke a stringere più forte. Si interruppe non appena Amanda si liberò.

“Calum peccato che ti abbiano ucciso, altrimenti ti avrei già fatto a pezzi” disse shiarendosi la gola. Calum cercò di ribattere ma le parole gli morirono in gola perché venne schiacciato contro la parete da quella. Michael lanciò uno sguardo di supplica alla ragazza chiedendogli tacitamente di lasciar perdere prima di scatenare l’ennesima, disastrosa lite.Quella ubbidì e prese uno specchietto pronta a ritoccarsi il trucco.

“Uscite tutti” sentenziò tagliente come una lama Luke Hemmings.

I suoi occhi ripresero il  familiare colore ceruleo.

“Michael tu rimani, per favore”

Quelli taciturni si affrettarono ad uscire senza ribattere.

Il biondo era agitato e si tormentava con una mano i braccialetti che teneva al polso.

Michael raccolse da terra il quaderno di Luke e glielo porse.

“Non lo voglio, sfoglialo” lo supplicò con lo sguardo.

Gli occhi di Clifford scorsero velocemente le pagine.

“Perché disegni sempre la stessa cosa?” istintivamente si scostò il ciuffo bluastro che gli ricadeva sul volto.

“Non lo so, per questo ho chiesto il tuo aiuto”

“Luke è davvero stano...” 

“E' una lacrima” notò Michael. Rigirò il quadernino tra le mani, cercando altre risposte.

“Oddio Luke, stai sanguinando” era vero, Luke perdeva sangue dal naso.

“Questo vuol dire....."

“Nuovi arrivati” terminò la frase Michael con tono assente. Luke mise una mano sul mento riflettendo.

"Per un pò staremo in cantina almeno fino a quando le cose non si sistemeranno"

Per la prima volta, in quella casa c’era una calma fastidiosa quasi letale. Ma si sa, la calma precede sempre la tempesta.

 

 

*

 

 

Mia madre chiuse la portiera e sospirò davanti all’immensa residenza.

“Andiamo?” chiese con entusiasmo incuriosita dalla presentazione della casa. La seguì assorta nei pensieri lungo il vialetto di casa, anche io un po’ felice all'idea che le piacesse davvero. La serratura fece un po’ i capricci e dopo un po’ di tentativi entrammo in casa. Era un'abitazione come un'altra, un po’ polverosa e che puzzava di muffa.

Osservai le pareti logore e il tavolino di legno, ormai marcio, un po’ inorridita. L’entusiasmo di poco prima mi si spense sul viso, ma mia madre continuava a sorridere.
"E' un pò polverosa ma nulla di grave" stavo per ribattere ma si affrettò ad aggiungere "Aiutami a portare gli scatoloni"

Annuì, e la aiutai a scaricare tutte le scatole. Una volta finito, mi buttai sul divano esausta.Bussarono alla porta.

“Chi sarà?” commentò sorpresa.

Aprì la porta e sulla soglia vi era una ragazza molto  appariscente: era alta, ma indossava dei tacchi che la facevano sembrare ancora più slanciata, indossava un vestito rosso vermiglio, come lo stesso colore delle sue labbra.

“Salve” sorrise smagliante. Sbattè gli occhi marroni da cerbiatto e sembrò ipnotizzarmi. 

 “Ciao cara” la salutò cordiale mia madre.

“Sono Amanda Gray” si dondolò da un piede all’altro.

“Io sono Ivy Moore e lei è mia figlia Madison” risponse fiera mia madre, mentre la ragazza mi fissava. Per un attimo vidi sul suo volto un’espressione non proprio cordiale.

“Cosa ci fai da queste parti?”

“Sono venuta ad accogliervi” squittì rivolta a mia madre "Sa in città le notizie girano veloci"

“Vorrei offrirti qualcosa, ma purtroppo ancora non ho disfatto gli scatoloni”

“Oh non si preoccupi, devo andare. E’ stato un piacere conoscerla” concluse sorridendo.

Questa sconosciuta in pochi minuti mi aveva intimidito con un solo sguardo, come se da un momento all’altro volesse uccidermi, "come inizio non è male", pensai.


 

 *

 

 "Amanda!" esclamò Calum non appena quella entrò nella soffitta della casa “Hemmings ti fa il culo se lo scopre”

“Cosa?” domandò fingendosi ingenua.

“Quello che hai appena fatto” gli occhi a mandorla del ragazzo si assottigliarono ancora di più “Come ti salta in mente di andare a spiare i nuovi arrivati?”

“Continuo a non capire di cosa tu stia parlando” si accense una sigaretta.

“Dai, dimmi come ti sono sembrati i nostri coinquilini” cedette il moro.

“Le nostre” lo corresse, aspirando un altro po’ di fumo.

Gli occhi malziosi di Calum brillarono nella penombra della soffitta. .Amanda non poteva far finta di niente, e assecondare gli ordini di Luke, standosene chiusa in cantina ad aspettare, aveva agito sola.

“Comunque sono una donna e la propria figlia. La madre è una fallita glielo si legge in faccia, avrà avuto un matrimonio infelice mentre la ragazza sarà stata solo una vittima delle frustrazioni dei suoi genitori” sputò veleno ad ogni sillaba “ è la tipica teenager in piena crisi adolescenziale. Carina ma non al mio livello”

Calum rise “Per ammettere che la nuova tipa è carina, deve essere una bomba”

La Gray si infastidì al suo commento “Bomba?Quella ragazzina?” pensò. Fece materializzare un coltello affilato. Passò un dito sulla lama e lo lanciò in direzione del ragazzo, questo gli sfiorò il collo andandosi a conficcare nella parete.

“Qualcuno è geloso” disse Calum staccando il coltello e porgendoglielo.

“Hood non proferire un’altra parola che giuro, ti taglio la lingua” l’ultimo avvertimento fece ammutolire il ragazzo.

 

 

*

 

 

Il viaggio mi aveva stancato molto. Mia madre dormiva nella stanza infondo alle scale, mentre io in quella al piano superiore. Mi aveva salutato con un umido bacio e con voce stanca mi aveva sussurrato un “buonanotte”.

Un tonfo mi svegliò.

Sbattei le palpebre e cercai di mettere a fuoco la mia camera.C'era qualcuno in fondo alla stanza, ma la poca luce mi impedì di vedere. Mi sedetti sul letto, e sbattei nuovamente le palpebre e la sagoma nascosta nell’ombra svanì. Cercai nuovamente di addormentarmi, ma una leggera brezza sopra il viso mi fece rabbrividire. Aprì gli occhi e questa volta c'era un ragazzo,seduto sulla sedia accanto al mio letto che teneva sulle ginocchia un quaderno consumato.

Stavo per urlare ma non lo feci, poteva essere un banalissimo sogno. Così richiusi gli occhi. Quando li riaprì, lui era dove l’avevo lasciato. Ridacchiò vedendomi spaesata e terrorizzata.

“Chi sei?” cercai di non far tremare la voce, ma la paura mi tradì.

“La domanda è: chi sei tu?” ribattè. Lo guardai sorpresa e arrossì, notando come lui giocava con il piercing che aveva al labbro.

“S-sono M-madison e-e abito qui” balbettai. Mi sentì una stupida, io avrei dovuto fargli il terzo grado, è lui lo sconosciuto che si è intrufolato in casa mia.

“Io sono Luke Hemmings ed abito qui da più tempo di te”

“Nel volantino era scritto che la casa era disabitata” mi sentì pallida..

“Infatti era disabitata: nessun essere umano viveva qui” mi sorrise freddamente.

“Allora… cosa sei tu?” il sudore mi bagnava la nuca, mentre il terrore mi attanagliava lo stomaco.

“Un entità notturna. Alcuni pensano che non esistiamo altri invece credono che indossiamo dei lenzuoli bianchi sulla testa e che infestiamo le case altrui per maledirle”

Ho gli occhi spalancati per un attimo credetti che stessero per cadere sul pavimento, rise vedendo la mia reazione.

"Te lo dimostro" sparì dalla sedia e apparì   in fondo alla stanza.

Indietreggiai fino a sbattere la testa contro la testiera del letto.

“Tu sei…” le parole mi morirono in gola.

“Un fantasma” terminò la frase con tono sarcastico, come se fosse ovvio.

Sussultai e mi strinsi le coperte al petto.

“Ovviamente ci deve essere una spiegazione razionale” dissi cercando di convincere più che lui me stessa.

Il ragazzo si materializzò sopra di me, intrappolandomi sotto il suo corpo.

"Davvero?" sussurrò a un palmo dal mio viso.

Strano che in una situazione di questo genere, i miei pensieri erano del tipo  “i ragazzi morti sono davvero sexy”

Non mi accorsi che mi osservava con un mezzo sorriso.

“Sono sexy eh?” mi sussurrò. Arrossì fino alla punta dei piedi.

“Puoi leggere i miei pensieri, fantastico!” mi trattenni dall'urlargli in faccia parole poco carine ma mi mise un dito sulla bocca.

“Non dire niente a nessuno o sarò costretto ad ucciderti ” il suo alito caldo mi solleticò il collo " e sarebbe davvero spiacevole rovinare il tuo bel visino"
Rabbrividì, ma Luke era già sparito prima che io provassi a rispondergli.



 
Storia revisionata: 19-07


Spazio Autrice
Eccomi con il primo capitolo di questa storia davvero strana.
L'ambientazione è simile a quella di American Horror Story e dal prossimo capitolo, si capirà maggiormente.
Come mi è venuta l'idea? Guardando Casper, quindi ho fatto un mix tra Casper e Tate AHAHAH
Fatemi sapere cosa ne pensate, con una recensione!
Baci, marti.


 

 
  
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