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Autore: Dea Elisa    05/04/2014    1 recensioni
Semplice raccolta di drabble/one-shot con protagonisti Anna e Antonio. I titoli delle storie seguiranno un ordine alfabetico, tecnica abusata, ma a mio parere ideale per lavorare di fantasia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Ristori, Antonio Ceppi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Urla

 

«Dottor Ceppi. Sarà un piacere, per me, uccidervi.»

 

«Antonio!»

«Non voglio starti a sentire, Anna!»

«E invece ti conviene.»

«Non permetterti di stabilire ancora delle regole tra noi.»

«Non sono stata io a farlo.»

«Ah no?» si voltò, così finalmente potei prendere spavento riconoscendo un’espressione di avversione che non gli apparteneva. Scosse la testa alla mia mancanza di risposta. «Sei stata un’incosciente.»

«Mai lo sono stata meno di allora! Tu non ti sei mai macchiato di colpe dettate dall’istinto, dalla passionalità, dalla superficialità…?»

«È successo vent’anni fa, Anna! Ero un ragazzino.»

«Continua a nasconderti dietro queste banali scuse. Non sei morto in carcere, ma lo farai per mano di uomo misero.»

«Avrei preferito passare il resto della mia vita in quella cella, piuttosto che-»

«Io, avrei preferito morire, quelli che tu chiami vent’anni fa, invece di trascorrerli pensando a chi non avrei mai più creduto di riavere.»

Si zittì, studiando le mie parole.

«Pensi sia stato facile tornare con te dopo ciò che mi avevi fatto passare?» Abbassai la voce e deviai lo sguardo, come volessi parlare a me stessa. «Forse per te era tutto così naturale… riappropriarsi dell’affetto del primo amore» risi amaramente.

«Non espierò mai questa colpa, vero?» parlò come se stesse sfidandomi.

«No, perché tu scegliesti un’altra» feci una pausa, per serbarmi ancora qualche istante prima di cadere nella trappola del rimorso. «Io ho sempre scelto te» mormorai, la testa bassa, quasi vergognandomi di quella confessione fanciullesca, sebbene racchiudesse il nocciolo della mia vita in una coltre di sincerità.

Antonio non fece alcun movimento.

«Stavolta più che mai.» E sollevai le gonne, fissandolo negli occhi con un’espressione compassionevole più che ripugnata.

Quindi mi affrettai fuori dalla stanza, prima che l’irrazionalità del mio sentimento mi costringesse ad ammettere errori mai commessi, pur di mantenere sul bilico dell’equilibrio gli ultimi frammenti della nostra storia.

 

Solo quando mi accomodai in carrozza, pronta ad impartire al vetturino l’ordine di avviarsi, la portiera si spalancò di colpo, facendomi d’istinto portare una mano sul cuore.

«La marchesa ha dimenticato il baule più piccolo» ansimò la giovane serva, in pieno timore di subire un rimprovero per la mancata solerzia.

Annuii, posando il bauletto sul sedile di fronte a me, quasi fosse un compagno di viaggio.

 

E chissà se il petto mi stava facendo male per lo spavento o piuttosto per aver sperato, nell’infinitesimo di un istante, di riaverlo accanto a me, così da gridare al mondo che non m’importava più di niente, se non dei suoi sorrisi e della stretta delle sue braccia.




   
 
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