Storie originali > Fantascienza
Ricorda la storia  |      
Autore: LuigiPugilista    05/04/2014    2 recensioni
L'Universo: nessuno sa cosa ci fosse prima e cosa ci sarà dopo.
Forse.
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Suonò la sveglia e, come ogni mattina, la lanciai per terra.
Mi alzai dopo qualche minuto di sonno extra e ovviamente ero in ritardo per l'appuntamento.
Presi la caffettiera e per fortuna era rimasta qualche goccia da, boh, qualche giorno prima?
Bevvi un po' disgustato quel caffè freddo, misi le scarpe, i pantaloni beige e tutto il resto e scesi di corsa le scale.
L'ascensore gravitazionale era rotto come sempre, anche perchè i tecnici erano sempre meno e questo era uno dei primi modelli senza impianto di autoriparazione.
Scesi le scale e vidi la mia vicina del piano di sotto, una vecchietta simpatica e solare, che mi salutò con un sorriso e con un gesto della mano, come del resto faceva sempre.
Sull'uscio del portone si poteva sentire l'odore dello smog e dell'umidità, ma anche il profumo degli alberi del parco in fiore.
"Diario di bordo, data astrale 21 marzo 2064" ripetei nella mia mente mentre andavo a prendere il metrò.
Il nuovo metrò, sia chiaro, che per qualche spicciolo in più ti permette di risparmiare minuti preziosi e, sempre grazie ai cuscinetti magnetici, di evitare di cadere addosso a qualcuno per qualche frenata brusca del sistema di controllo del treno.
Osservai le macchine in coda nell'aerostrada prima di venire inghiottito dalla stazione e dalle sue cigolanti scale mobili.
La stazione era moderatamente affollata, per i suoi standard, confrontata infatti all'entrata riservata al metrò classico la mia sembrava deserta.
Salutai mentalmente il barbone che stazionava notte e giorno davanti ai tornelli.
Entrai nel bianchissimo treno, così pulito da sembrare asettico e cristallino.
Percepii l'odore della lavanda, mi girai intorno e non vidi diffusori di profumo.
Doveva provenire da qualche cellulare.
Mi aspettava in centro il mio grande amico Harry.
Eravamo amici sin dall'infanzia, siamo stati compagni alle scuole di ogni grado, sino all'Università.
Lui scelse teologia, io ingegneria.
Avevamo entrambi la passione per l'occulto, per i misteri e per il sovrannaturale e ciò ci spinse a consumare ogni estate della nostra adolescenza dietro a ricerche sulla mitologia di qualsiasi tipo: greca, romana, norrena, sumera...
Quando all'improvviso il mio olofono mi lesse il messaggio non potevo che esserne felice, un appuntamento avrebbe rotto la mia routine casa-lavoro-internet che andava ormai avanti da troppo tempo.
Il treno si fermò e, grazie all'assenza di ogni minimo senso di accelerazione o rallentamento, me ne resi conto giusto in tempo prima che il treno ripartisse.
Salii e vidi le guglie le guglie della cattedrale stagliarsi nel cielo, incuranti della fuliggine che laceravano con la loro presenza.
Il cielo aveva una tonalità violacea, del sole non s'avvertiva nemmeno la presenza. Tutto come al solito.
Avviandomi verso i portici pieni di vetrine dai colori sgargianti e con abiti dai prezzi inaccessibili ai più vidi più clochard di quanti non ne ricordassi dall'ultima volta che mi ero affacciato in centro. Raggomitolati uno vicino all'altro pregandomi in idiomi sconosciuti chiedevano soldi per procurarsi chissà cosa.
Arrivando a casa di Harry vidi che la porta era aperta.
Il mio amico era sempre stato uno con la testa tra le nuvole, cosa probabilmente normale per chi si occupa del celeste.
Entrai, incurante del cartello che invitava di far attenzione al cane: di cani non ve n'era neanche l'ombra.
La casa era silenziosa, anche se, stando in silenzio e concentrandosi si potevano avvertire delle note angoscianti provenire dal seminterrato.
Mi recai verso la botola che avevo visto davanti alla porta appena entrato e scesi di sotto.
Una luce verde e rosa mi abbagliò.
Scesi i gradini come se fossi guidato da una forza esterna al mio corpo, ma anche al mio spazio-tempo.
Il bagliore proveniva da un vortice grande quanto tutta la parete di quella cantina. Fissandone il centro mi sentii spinto verso di esso, ma qualcosa da terra mi trattenne.
Era Harry, lo riconobbi nonostante i suoi capelli brizzolati e in un lago di sangue stava rantolando parole sconnesse.
"Amico mio, ce l'hai fatta a trovarmi" disse in un attimo d'improvvisa lucidità.
"Certo Harry, come ti avevo det" e prima che potessi finire la frase gridò.
"ZITTO! Non vivrò ancora per molto... Loro ci vogliono con loro...
O per loro...
"
"Loro chi?" dissi, ma mi strinse la caviglia che teneva ancora tra le dita facendomi del male.
"Ascoltami: sono riuscito a capire... Sono i nostri padri, amico mio, ma ora hanno bisogno di noi... Solo che loro comunicano usando metodi che ci fanno impazzire al solo pensiero..." tossì e poi riprese il discorso, ormai sussurrando. "Non so cosa vogliano... ma scappa, amico mio..."
Esalò il suo ultimo respiro con un sorriso tra le labbra e poi chiuse gli occhi.
Piangendo alzai gli occhi e osservai la cosa più bella che l'umanità avesse mai visto: il vortice sprigionava lampi rosati in un mare di verde brillante mosso da un'energia percepibile anche ad occhi chiusi. Le note provenivano da lì, note che parlavano di paura e di agonia.
E chiusi gli occhi, camminai.
Mi ritrovai nel limbo, in un bianco assordante e vuoto.
Completamente vuoto.
Senza nemmeno me stesso.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: LuigiPugilista