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Autore: HikariKamishi    06/04/2014    1 recensioni
Un ragazzo e una ragazza frequentano la stessa classe al liceo.
Diventano migliori amici e lei si innamora di lui, ma non ha il coraggio di dirglielo.
E lui? Ricambia il sentimento o lei è semplicemente un'amica?
{Accenni JongKey}
[Tratto da una storia vera: la mia storia...]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo Personaggio, Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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Le parole di Jonghyun mi avevano colpito parecchio.
Quel “potrebbe odiarti” continuava a rimbombarmi nelle orecchie e di notte non mi faceva dormire.
Nella mia testa era un continuo “steroidi” e “odio”.
Anche se avevo paura che mi odiasse, non potevo restare con le mani in mano e non fare nulla.
Ci doveva pur essere qualcosa che avrei potuto fare, no?
Io e Jonghyun pensammo a tutti i modi possibili per avvicinarci con cautela e cercare di aiutarlo, ma ogni idea, ragionandoci su, sembrava una sciocchezza.
Tutte le nostre conversazioni iniziavano con “dovremmo” e finivano con “non funzionerà”.
Cosa potevamo fare?

Un lunedì mattina, dopo due settimane di filoni, Minho si degnò di entrare.
Quando lo vidi in classe dopo così tanto tempo, stentai nel credere che fosse veramente lui.
Pensai di stare sognando.
Lo fissai per un bel po’ prima di realizzare che fosse davvero lui.
Jonghyun aveva ragione: Minho aveva più muscoli di lui.
Nel giro di un mese e mezzo, era diventato enorme.


Quella mattina mi sentii un po’ più sicura vedendolo in classe.
Di solito se ne andava in giro da solo, dalle otto e un quarto di mattina, fino alle due del pomeriggio e nessuno sapeva dove andava e cosa faceva.

Era l’ultima ora e stavamo facendo grafica.
Io ero seduta accanto a Jinki e Minho stava vicino a Jonghyun, seduti a pochi banchi alla sinistra del biondo.
Non avrei mai pensato che Jonghyun lo avrebbe perdonato facilmente dopo quel pugno perché era sempre stato il tipo orgoglioso che non perdona. Forse era stato merito di Kibum? Oppure era semplicemente un buon amico e voleva stargli vicino?
Non conoscevo la risposta, ma ammiravo davvero quel dinosauro.

-“Secondo me,- disse improvvisamente il mio compagno di banco- si comporta così per farsi odiare.”
Odiare… Perché si ostinavano a dire quella maledetta parola? Perché continuavano a sottovalutarla? Mi sentivo male ogni volta che qualcuno la pronunciava.
-“Farsi odiare?” gli chiesi, non capendo.
-“Vuole farsi odiare da te.”
-“Perché?” continuai a non capire.
-“L’anno prossimo non starete più nella stessa classe.”
Qualcuno mi aveva colpito in petto? Perché il mio cuore faceva così male?
La situazione di Minho mi aveva completamente sconvolta ed avevo dimenticato che era arrivato il periodo delle iscrizioni al terzo anno.
Cosa avrei scelto? E lui?
Io ero combattuta fra arti figurative e grafica.
-“Perché, lui quale indirizzo ha scelto?” chiesi, sperando che Jinki pronunciasse quelle due paroline che componevano il nome dello stesso indirizzo che avrei scelto io.
-“Architettura e ambiente.” Sentii ogni speranza di un riavvicinamento abbandonare il mio corpo.
L’indirizzo di architettura e ambiente era il più duro dei quattro.
C’erano materie davvero pesanti e i professori erano tremendi. Minho non era il tipico studente modello ed ero sicura che non sarebbe resistito a lungo.
-“Mi stai prendendo in giro? Non ce la farà.”
-“Non si sa mai.”
-“Ma perché sta cercando di farsi odiare da me?” chiesi, cambiando completamente discorso.
-“L’anno prossimo non starete più in classe insieme.” Mi ripeté, cacciando tutti i colori dal suo astuccio.
-“Questo lo hai già detto.” Gli feci notare, raccogliendo il colore rosso che era rotolato giù dal banco.
-“Non vuole sentire la tua mancanza e non vuole che tu senta la sua.”
Era così?
Le parole di Jinki mi fecero uno strano effetto.
Pochi giorni prima, avevo visto un drama giapponese con una storia simile.
C’è una coppia, lui si ammala e non lo dice a lei,  la lascia senza dargli una spiegazione e la tratta male in modo che lei cominci ad odiarlo e non senta la sua mancanza quando sarà morto.*
-“Non lo farebbe mai.”
-“Perché no? Ricorda che lui è un idiota.” Disse rimettendo tutti i colori al loro posto, tenendo fuori solo il verde scuro.
-“Cosa ti fa pensare che lui si comporta così solo per…”
-“Gli manchi- mi interruppe- e si vede.”
Mi girai verso Minho e mi accorsi che lui mi stava già guardando.
Appena si accorse che lo stavo fissando, si voltò subito dall’altra parte e finse di scrivere qualcosa su un foglio.
-“Ti stava guardando da un quarto d’ora, più o meno.” Mi informò il Dubu.
-“Davvero?” Incredula, alternai il mio sguardo su Jinki e Minho.
-“Davvero.” Sorrise.
Non potetti fare a meno di sorridere a quella notizia.
Per qualche istante mi illusi che le parole di Jinki fossero esatte, ma poi mi ricordai di ciò che mi aveva detto Jonghyun pochi giorni prima.
Purtroppo, alle parole del più basso c’erano delle prove, mentre a quelle del pollo no.
Nella mia testa c’era solo più confusione.
A quale teoria credere?
A quella tenera e romantica di Jinki o a quella razionale e crudele di Jonghyun?

-“Dovresti fargli capire che la vostra amicizia non finirà solo perché non starete più nella stessa classe.” Mi consigliò il biondo.
-“Come faccio?”
-“Fagli sentire la tua mancanza… Ignoralo. Lui pensa che è semplice non sentire la tua mancanza perché comunque ti vede tutti i giorni, ma se tu cominci ad ignorarlo, lui si accorgerà di non poter andare avanti senza di te.”
Il consiglio di Jinki non sembrò così male.
-“Hai ragione… Lo farò.” Gli sorrisi.
-“Pensa che Minho è questo pastello rosso- indicò il colore che avevo ancora tra le mani.- Lui stava rotolando via, ma poi tu lo hai afferrato e adesso è ancora tra le tue mani e non andrà via finché tu non mollerai la presa.”
Io osservai le mie mani e ciò  che stringevano.
Jinki aveva ragione: Minho era quel pastello e solo io potevo decidere se tenerlo o lasciarlo andare.
“Non lo lascerò andare” mi promisi e lo strinsi ancora più forte.


-“Hmm… Chaerin?” mi chiamò Jinki.
-“Sì?” alzai lo sguardo.
-“Mi ridai Minho? Devrei finire di colorare.” Sorrise e si grattò il capo.
Solo dopo qualche secondo realizzai che si stava riferendo al pastello che avevo tra le mani.
Ridemmo per un bel po’.

Il giorno successivo, alla quarta ora, ci dirigemmo nel laboratorio di inglese.
In quell’ora avevamo i posti assegnati ed io sarei dovuta stare vicino a Minho.
Mi andai subito a sedere al mio posto in fondo alla fila centrale e aspettai che il mio compagno di banco si venisse a sedere.

-“Non voglio.” Alzai lo sguardo dal quaderno e vidi Minho a pochi metri dal mio banco.
-“Cosa?” lui mi ignorò completamente e andò da Jonghyun che stava seduto accanto a Jinki.
-“Non voglio sedermi là.” Indicò il suo banco accanto al mio, appunto.
I due si girarono verso di me e io mi voltai subito dall’altra parte, fingendo di non aver sentito.
-“Dai Minho…” Jonghyun parlò per primo, ma Jinki lo interruppe immediatamente.
-“Siediti qui senza fare troppe chiacchiere,- si alzò, lasciandogli il posto libero- mi siedo io accanto a lei.”
Si sedette accanto a me e mi mise una mano  sulla spalla.
Io continuai a guardare diritto e le lacrime si impadronirono dei miei occhi.
-“Ti rendi conto?” mi asciugai con un dito una lacrima che mi era scappata.
-“Io sì, e tu?” mi chiese, avvicinandosi di più a me e afferrando il mio volto con le sue piccole ma forti mani.
Mi asciugò alcune lacrime che mi erano cadute e mi sorrise.
-“Non piangere più per lui.”
-“D’accordo.” Ricambiai il sorriso.

Pensai che se non ci fosse stato Jinki, non avrei potuto sopportare quella situazione.



 
*il drama è Koizora *^*
   
 
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