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Autore: Coccolotti_spray    06/04/2014    1 recensioni
Quando tornai in me mi ritrovai a sorridere, ma quel sorriso non rallegrò la serata scura, mi si posò sul cuore e iniziò a bruciare: le voci dei ricordi si erano destate, come un fuoco doloroso e piacevole allo stesso tempo.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bilbo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Dwarves' Lullaby


Indossai la mia vestaglia formata da più pezze, ma fui costretto ad aggiustarla un paio di volte prima di riuscire a portarla correttamente, poiché mai come quella sera quella stoffa mi apparse tanto pesante.

Dopo la cena iniziai a sgombrare la tavola, circondato da una pace assoluta.
Tolsi come prima cosa le posate e, quando impugnai un coltello, sentii la mia voce acuta e irritata vibrare nella stanza: “Per piacere non vi disturbate!”.
Non appena riconobbi quelle parole, m’irrigidii per qualche istante, poiché temevo che se avessi mosso anche solo un dito, loro se ne sarebbero andati di nuovo.

“Spacca i piatti, le coppe storta! 
Lame e forchette torci non poco!
Ché Bilbo Baggins non lo sopporta!...”.

Quando tornai in me, mi ritrovai a sorridere, ma quel sorriso non rallegrò la serata scura, mi si posò sul cuore e iniziò a bruciare: le voci dei ricordi si erano destate, come un fuoco doloroso e piacevole allo stesso tempo.
Sentii le lacrime aggrapparsi pian piano ai miei occhi, ma non le versai, non volevo piangere, così per distrarmi, mi schiarii la voce e ripresi a togliere le stoviglie. 

Quando ebbi finito, mi sedetti sulla mia poltrona preferita, con l’unico compagno che avevo tenuto con me sempre in tasca e un libro sulle ginocchia; mi tuffai in quelle righe, sperando che mi accogliessero in una nuova avventura, ma non successe.
Vidi solo parole, parole a cui non riuscivo ad accedere.

Lo sguardo allora mi cadde sulla spada appesa sopra il caminetto, poi si spostò fuori dalla finestra.
“Il mondo non è nelle tue mappe o nei tuoi libri”.
Gandalf aveva ragione: esso era immenso e fin troppo meraviglioso, per essere contenuto in semplici parole; lo si poteva conoscere pienamente solo vivendolo e non stando seduti comodamente. 

Chiusi il libro e lasciai che i miei occhi vagassero nel buio in attesa dello stregone. 
Speravo che lui mi traesse nuovamente in salvo da quella vita, che era sì, colma di colori, ma era tornata a essere priva di sfumature.

Tic, tac. Tic, tac.
Il pendolo ruppe il silenzio e risuonò nei miei pensieri, ricordandomi l’andamento regolare di Myrtle.

Tic, tac. Tic, tac.
Ripensai al mio cuore che aveva accelerato la sua corsa, quando avevo indossato per la prima volta l’Anello. 

Tic, tac. Tic, tac.
L’inesausto e agguerrito canto dei nani…

“Lontan sui monti fumidi e gelati
in antri fondi, oscuri e desolati,
prima che sorga il sol dobbiamo andare
per l’arpe e l’oro a noi strappati riconquistare.”


Poggiai una gota su una mano, chiusi gli occhi e lasciai che quelle voci familiari mi facessero sprofondare in un sonno profondo.
  
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