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Autore: fallen_shy    06/04/2014    2 recensioni
E se un giorno, ti cambiasse completamente la vita? Brittana OneShot.
Genere: Angst, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 “ E fu un giorno di marzo, che la mia vita venne scossa repentinamente, fino a quel momento, vivevo una vita tranquilla, quasi monotona, e forse non del tutto felice, avevo un bell’appartamento, si, un lavoro stabile, un cane che mi rallegrava e amici sinceri, ma troppo impegnati con le rispettive famiglie.

Ma quel giorno, tutto cambiò “

 

 

Sbuffò sbattendo le mani sul volante scuro della propria auto, la fila davanti a lei non accennava a muoversi, e il tempo non era dei migliori, il cielo scuro e le gocce di pioggia, che non terminavano mai.

 

L’orologio sulla console centrale segnava le 9.35,  alla radio uno stupido talk show parlava di creme per la cellulite e reggiseni push up, cambiò canale sospirando e pregando qualsiasi Dio, per far smuovere la fila di macchine che ogni giorno ingorgavano New York.

 

I due bambini nella macchina davanti continuavano a muoversi e giocare nei sedili posteriori, facendo girare di tanto in tanto l’uomo al volante per riprenderli e farli sedere compostamente.

 

Dopo pochi minuti finalmente le macchine cominciarono ad avanzare cosi riprese la marcia lentamente, al primo incrocio svoltò a destra verso la strada principale per poi percorrere pochi metri e parcheggiare  nel parcheggio adibito.

 

Pochi giorni dopo sarebbe stato il compleanno di sua nipote che viveva nella sua citta natale, Lima, con sua sorella ,e che avrebbe compiuto 14 anni, e si sa a quell’età il miglior regalo che puoi ricevere sono dei soldi.

 

Cosi, prima di andare al lavoro, quella mattina sarebbe passata in banca per fare un bonifico a sua sorella cosi che il regalo sarebbe arrivato in tempo.

 

Spinse la maniglia dell’enorme vetrata e venne subito accolta dal chiacchiericcio generale.

 

Fortunatamente non c’erano molte persone quella mattina, cosi si recò all’ultimo sportello, quello con meno fila.

 

Si guardò intorno e notò una bambina seduta per terra non lontano da lei con dei fogli e dei pennarelli, concentrata a colorare.

 

Avrà avuto sui 4 anni, con capelli biondi che le ricadevano dietro la schiena e un vestitino azzurro.

 

Prese dalla tasca il suo cellulare che aveva sentito vibrare e lesse il messaggio che sua sorella le aveva inviato, ricordandole di fare il bonifico.

 

Roteò gli occhi al cielo, pensando a quanta poca fiducia aveva in lei sua sorella, ricordandole sempre quanto fosse sbadata a volte.

 

Dopo aver composto una veloce risposta, controllò le e-mail e lo rimise in tasca.

 

Notò che il signore davanti a lei stava discutendo animatamente con l’impiegato e non poté che sbuffare e pensare che non sarebbe mai arrivata in tempo al lavoro con quei ritmi.

 

Il forte stridolio di una brusca frenata la fece voltare verso le vetrate della banca, e si ritrovò dei fari di un’auto che le venivano incontro.

 

Sgranando gli occhi, non fece in tempo a sbattere le palpebre che la macchina in questione sfondò la parete, dissolvendola in mille pezzi.

 

La ragazza si gettò alla sua destra cercando di ripararsi dalle schegge di vetro.

 

Senti gli sportelli della macchina aprirsi e di conseguenza aprì gli occhi per vedere cosa stava accadendo.

 

3 uomini vestiti di nero, con il volto incappucciato e mitra in mano uscirono dall’auto e si guardarono intorno.

 

Ci vollero pochi secondi per capire cosa stava accadendo, e il sangue le si gelò nel corpo.

 

-       Mamma! – aveva appena notato la bambina dietro di lei, che si alzò con le lacrime agli occhi, visibilmente spaventata e cominciò a correre verso l’altra parte della sala.

 

-       no, ferma qui – la ragazza sussurrò quelle parole e riuscì a bloccare la bambina prima che potesse passare davanti ai rapinatori.

 

La strinse forte contro di se per non farla scappare.

 

-       shhh, ascoltami, quelle persone sono cattive, devi stare ferma cosi non ti fanno del male ok, sono sicura che la tua mamma sta bene –

sussurrò quelle parole all’orecchio della bimba che non smise di piangere e singhiozzare.

 

-Ashley! – Una ragazza bionda incominciò a correre verso le due ma uno degli uomini la bloccò e la spinse a terra.

 

-ferma li signorina, voglio tutti a terra, ora! – urlò poi puntando il mitra verso tutta la stanza.

 

La ragazza fece come era stato detto e si sdraiò a terra con la bambina, cercando di proteggere con il suo corpo quello della piccola.

 

-       ok Ashley, io sono Santana, ora devi fare una cosa per me, sono sicura che la tua mamma ti direbbe la stessa cosa, devi stare in silenzio e fare quello che ti dico, va bene? –

 

La bambina la guardò con occhi terrorizzati, quegli occhi azzurri pieni di lacrime e paura e annui lentamente.

 

-       bravissima – le fece cenno lei accarezzandole i capelli per poi riportare l’attenzione ai 3 uomini.

 

 - Ok signori e signore, ora comandiamo noi, se collaborate non succederà niente, ma se fate scherzi, vi ritroverete con una pallottola nel corpo. - Il suo tono di voce era cupo e minaccioso, non sembrava la voce di un uomo anziano ne dì uno molto giovane, il fisico era asciutto e la maglietta nera che indossava lasciava intravedere il fisico scolpito.

 

gli altri due uomini si stavano già dirigendo verso i dipendenti con dei sacchi dì iuta in mano.

 

- Forza, voi tre, riempite i sacchi, e niente scherzi, avremo le pistole puntate alle vostre teste, intesi?! -  l´uomo che parlò fece cenno verso l´altro, seguendo i dipendenti verso il retro.

 

Il silenzio nella stanza era un rumore sordo, e il cuore che pensava nelle orecchie erano l´unica cosa che Santana sentiva.

 

- mettiamo in chiaro delle regole, sé qualcuno chiamerà la polizia sarà fregato...anzi, fuori tutti i cellulari, così sono tranquillo. -

 

Tutte le persone nella stanza fecero come era stato ordinato, alcuni con più riluttanza di altri.

 

Santana tirò fuori il suo BlackBerry dalla tasca e lo lanciò versò il centro della stanza, in direzione dell´uomo.

 

Vide anche la madre della bambina gettare il telefonino verso di lui, per poi guardare nella sua direzione con occhi spaventati, forse cercando un po dì conforto.

 

Santana le annui, non seppe neanche lei perché, forse per dirle che era lì, per sua figlia e anche per lei.

 

- seconda regola, zitti, non voglio sentir volare una mosca, e farete tutto quello che diremo noi -  continuò lui girovagando per la stanza con il mitra puntato.

 

Raccolti tutti i cellulari li lanciò sui sedili della macchina, ancora incastrata nella vetrata.

 

Era una jeep nera, ed aveva resistito bene all´impatto, sì erano rotti solo i fanali e gli specchietti, la carrozzeria era rimasta intatta.

 

In lontananza si sentirono le sirene della polizia avvicinarsi, innervosendo così l´uomo, che si avvicinò ad una vetrata, nascondendosi però dietro ad un mobiletto, cercando di spiare cosa stesse succedendo fuori.

 

3 macchine della polizia erano piazzate davanti all´ingresso, l´area era stata circondata con del nastro, e giornalisti e passanti si erano fermati per capire cosa stesse succedendo e per vedere qualcosa.

 

- capo, abbiamo quasi finito, manca l´ultimo - uno dei rapinatori rientrò nella sala con due sacchi pieni e lì portò versò l´uomo.

 

Lì apri e diede un´occhiata al contenuto, poi lo richiuse e lo passò all´uomo che lo mise in macchina con l´altro.

 

-"Sono il commissario Johnson, vi ordino immediatamente di uscire a mani in alto e liberare gli ostaggi, siete circondati, non avete via di fuga"-

 

Il suono di un altoparlante ridestò tutti, e l´uomo si riposizionò alla vetrata per vedere il poliziotto che aveva parlato.

 

Santana potè notare che l´uomo si stava innervosendo, sì strofinava le mani sudate sui pantaloni e continuava a guardare verso il retro della banca.

 

- " faccia uscire gli ostaggi, è un ordine" - sì senti di nuovo da fuori.

 

L´uomo si mise a girare per qualche secondo, con espressione concentrata in volto.

 

Dopo dì che si mise a camminare a passo svelto.

 

- tu! Biondina, sì vieni qui, visto che hai tanta voglia di parlare andrai fuori e dirai quello che ti dirò adesso, e non fare scherzi, ti terrò il mitra contro la testa, sé provi a scappare, boom!, e il tuo cervello si spappola, ci siamo capiti! - la ragazza lo guardò impaurita e fece per alzarsi.

 

-no, lo faccio io - Santana parlò prima di rendersene conto, sì sorprese anche lei, ma sapeva perché l´aveva fatto, il motivo era proprio sotto di lei, quella bambina dai capelli biondi e spaventata, non poteva rischiare che perdesse sua madre, lei infondo non aveva nulla da perdere.

 

Il rapinatore si girò verso di lei con uno strano sguardo.

 

-       cosa hai detto? –

 

Santana deglutì a vuoto prima di rispondere.

 

-       ho detto che vado io al suo posto, lasciala stare con la bambina, per favore – l’ultima parola, fu quasi una supplica, cercando di convincerlo.

 

-       ahaha, signori e signore, abbiamo un eroe qui, ma che coraggio, che c’è, ti piace fare la buona samaritana?– la risata sarcastica dell’uomo riecheggiò nel salone, mentre Santana cercava ancora la saliva che sembrava essersi prosciugata dalla sua bocca.

 

La ragazza non rispose e rimase ferma al suo posto, alzandosi in piedi con le mani alzate, la bambina si alzò con lei e strinse tra le mani la stoffa dei suoi jeans, nascondendosi leggermente dietro di lei.

 

Con la coda dell’occhio vide la gente fissarla con occhi sgranati, non capendo cosa le passasse per la mente.

-       va dalla mocciosa! – L’uomo spinse via rudemente la bionda, che raggiunse velocemente la ragazza e la bambina, abbracciandola stretta e portandola al petto, cercando di far calmare le sue lacrime.

 

Guardò per un instante negli occhi di Santana, cercando di trasmetterle tutta la gratitudine che provava.

 

-       se hai cosi tanta voglia di fare la coraggiosa, forza, vieni e fa come ti dico, tieni le mani alzate –

 

Santana avanzò verso di lui portando in alto le braccia, camminando lentamente.

 

 

 

 

 

 

Giornalisti e televisioni si accalcavano davanti alle transenne, cercando di avere il posto migliore per riprendere la notizia del giorno.

 

Pochi minuti dopo e la porta a vetro della banca si aprì, rivelando una ragazza dai capelli neri, magra con tratti latini, farsi avanti con le mani in alto.

 

Tutte le telecamere puntarono su di lei, facendo il primo piano del suo viso, che era serio e nervoso.

 

-       ascoltatemi, fanno sul serio, vogliono che li lasciate scappare e che un jet privato li aspetti all’aeroporto, solo cosi libereranno tutti gli ostaggi, se ciò non dovesse accadere ci uccideranno uno per uno – disse tutto quello che l’uomo le aveva detto, cercando di essere il più chiara possibile, anche se un mitra le puntava freddo contro la nuca.

 

-       quanti sono gli ostaggi? – chiese un poliziotto rimanendo vicino alla sua auto

 

-       rispondi – le venne sussurrato all’orecchio

 

-       15 adulti e una bambina – rispose poi

 

-       state tutti bene? –

 

Il colpetto freddo della canna le fece capire che doveva rispondere anche a quella domanda.

 

-       si, tutti bene –

 

-       finisci di dire l’ultima cosa – il fiato sul collo dell’uomo la infastidiva e serrò leggermente la mascella.

 

-       se non avranno quello che chiedono entro un ora e mezza, uccideranno uno di noi – finì.

 

-       entra! – venne respinta dentro con forza, facendola cadere al suolo.

 

Si senti tutti gli sguardi addosso, e prese una boccata d’aria, prima di guardare alla sua destra dove mamma e figlia stavano abbracciate per terra che la guardavano preoccupate.

 

-       stai bene? – le mimò la ragazza senza parlare.

 

-       si – rispose allo stesso modo

 

L’ora successiva passò in silenzio, ormai avevano preso tutti i soldi e i sacchi erano posizionati nella macchina, tutti e tre i rapinatori giravano per la stanza, guardandosi di tanto in tanto.

 

 

-       “ Sai che è impossibile quello che avete chiesto, se uscite adesso con le mani in alto, questa storia finisce qui e nessuno si fa male, vi abbiamo dato anche troppo tempo, non avete scampo! “ –

 

Il suono del megafono risvegliò tutti da quella apparente calma, e i rapinatori guardarono l’orologio appeso al muro, constatando che non mancava molto alla scadenza della richiesta.

 

-       stupidi idioti, non abbiamo niente da perdere, potremmo anche ammazzarvi tutti – ridacchiò uno di loro.

 

Le due ragazze si guardarono negli occhi, un lampo di paura in entrambe.

 

Mentre i tre uomini erano girati, Santana si mosse verso le due bionde, cercando di essere il più silenziosa possibile.

 

Si sedette spalla a spalla con la ragazza e cercò di darle supporto morale, stringendo la mano che aveva appoggiato sul ginocchio.

 

-       Fottuti bastardi!...beh, vorrà dire che uno di voi ci saluterà, chi vuole venire per primo?, su coraggio non farà male – ridacchiò l’uomo che era stato di guardia tutto il tempo. – Vediamo un po’, tu? No, troppo vecchia, moriresti di infarto prima che ti possa sparare, ecco, ho un idea migliore – disse avvicinandosi alle ragazze accovacciate per terra.

 

La bambina nascose il viso nel collo della madre stringendola forte, quell’uomo le faceva tanta paura.

 

Una mano ruvida e forzuta, alzò il mento della bionda verso di lui, ammirando il viso angelico della ragazza con uno ghigno sulle labbra.

 

-       sai, sei proprio un bocconcino, sarebbe un peccato ucciderti, purtroppo ,cosi è la vita –

 

Santana strinse la mascella e anche la mano della bionda.

-       ma, vediamo se l’eroe del giorno è veramente cosi coraggiosa eh!, vediamo se sarebbe disposta a sacrificarsi anche questa volta – fisso negli occhi la ragazza mora al suo fianco, con uno sguardo di sfida e di scherno.

 

Santana deglutì a fatica e guardò la bionda accanto a lei che aveva preso a piangere silenziosamente.

 

Tutti la guardavano col terrore, sapendo che di lì a poco o lei o la bionda sarebbero morte.

 

Poi guardò la bambina, che stretta tra le braccia della madre sembrava ancora più piccola della sua età.

 

Con un ultimo sguardo alla sala, pronunciò la parola che avrebbe segnato il suo destino.

 

-si –

 

Il ghigno dell’uomo si fece ancora più grande e di forza prese la spalla della mora per farla alzare.

 

-       Luc, prendi un cellulare e riprendi tutto, voglio rivedere la scena, ahahah –  rigirò il mitra tra le mani mentre Santana si stava preparando psicologicamente, ma sinceramente, uno si può preparare a morire?

 

-       eccoci qui, prometto che ti farò soffrire solo un pochino –

 

Prese un respiro profondo quando vide la canna del mitra puntata verso di lei, diede un veloce sguarda alle due bionde, che piangevano disperatamente, la mano della ragazza era premuta contro la testa della figlia sul suo petto, per non farle vedere ciò che sarebbe successo.

 

Rivolse il suo sguardo all’uomo davanti a lui e fisso negli occhi la persona che da li a pochi secondi l’avrebbe uccisa.

Bang! L’eco dello sparò era come un coltello che ti trafiggeva, e Santana cadde a terra, poteva essere anche un clichè, ma la sua vita le passò davanti, dal liceo, alla vita a new york, con amici e parenti, volse il suo sguardo alla bionda e fu l’ultima cosa che vide prima di perdere i sensi ed essere invasa dal buio.

 

 

 

 

Beep,beep,beep, quel suono regolare la sveglio dal suo sonno profondo, gli occhi le facevano male, e la luce l’accecava, non riusciva ad aprirli.

 

Quando riuscì ad aprirli, con fatica, vide un soffitto verde chiaro e nelle orecchie ancora quel suono.

 

-       Signorina Lopez, mi sente? – senti quella voce quasi fosse in lontananza.

 

-       eh mm – cercò di rispondere ma la gola le bruciava

 

un bicchiere d’acqua fu avvicinato alle sua labbra e prese piccoli sorsi, che subito restituirono pace alla sua gola.

 

Muovendo la testa alla sua destra riuscì ad identificare due persone.

 

-       Signorina Lopez, sono il dottor Lorens, si ricorda ciò che è accaduto.

 

Mise a fuoco il viso del dottore e cercò di mettersi seduta.

 

-       no, stia ferma, ha subito un operazione complicata, non può mettersi a sedere ora – le fermò il dottore

 

-       mm mm, si mi ricordo, sono ancora viva? –

 

-       si signorina Lopez, è stata molto fortunata, miracolosamente la pallottola non ha preso organi vitali, è stata molto fortunata – le spiegò il dottore sorridendo leggermente.

 

-       San, hai la pelle più dura di un rinoceronte! – sentì dire una seconda voce.

 

-       Puck? – vide il suo amico seduto su una sedia accanto al letto.

 

-       si San, sono qui, starai bene vedrai – le sorrise dolcemente lui. – ci sono due persone che aspettano da molto di vederti, te la senti? –

 

Annui, pensando che i suoi genitori fossero venuti da Lima per vederla.

 

Il ragazzo uscì, dicendole che lui e i suoi amici sarebbero tornati dopo.

 

-       possiamo? -  due teste bionde fecero capolino dalla porta sorridendo timidamente.

 

-       ciao – sorrise la latina, vide la bambina nascondersi leggermente dietro la mamma ma sempre sorridendo.

 

-       ciao, come stai? – le chiese premurosa la bionda.

 

-       ancora non lo so, devo fare il punto della situazione, ma dimmi, cosa è successo alla banca? non ricordo nulla oltre allo sparo. -

 

La ragazza prese la sedia e si sedette con la bambina in braccio.

 

-       pochi secondi dopo lo sparo, i poliziotti sono riusciti ad entrare dal retro, disarmando i rapinatori e ti hanno portato subito qui in ospedale – le spiegò poi.

 

-       ah bene, e voi come state? – chiese poi sorridendo ancora, non riuscendo a smettere.

 

-       noi, benissimo, grazie a te, non so come ringraziarti, siamo due estranei e volevi dare la tua vita per me – la bionda guardò in basso, sentendosi colpevole.

 

Vide la mano della mora alzarsi leggermente verso di lei, confusa la prese e la strinse.

 

-       sono Santana Lopez, ora mi conosci – sorrise la mora

 

-       Brittany Pierce e lei è Ashley –  la bimba le sorrise e fece cenno con la manina guardando la donna che l’aveva aiutata quando aveva avuto paura.

 

 

 

 

 

 

1 anno dopo…

 

-       Dark!, andiamo, dai! – il labrador nero seguì il richiamo della bambina che teneva il suo guinzaglio, mentre intorno a lui il verde del prato e i bambini che giocavano.

 

Dietro di loro due donne, una bionda e una more, che si tenevano per mano passeggiavano tenendoli d’occhio.

 

Dopo quel giorno in ospedale, le due bionde passarono tutti i giorni a trovare la mora, instaurando cosi un rapporto d’amicizia, quando finalmente fu dimessa, continuarono a vedersi, a sentirsi e mangiare insieme, scoprì che Brittany era una ragazza madre, e che per coincidenza era bisessuale, piano piano che il tempo avanzava, il rapporto tra le due cresceva, passavano ore al telefono, o lunghe passeggiate con Ashley, che ormai aveva la mora in pugno, con il suo adorabile faccino.

 

Fino a che una sera, complice una bottiglia di vino, le due si baciarono e da li, capirono che la loro era più di una amicizia, cominciarono a frequentarsi con calma, chiedendo anche alla bambina cosa pensasse, rispondendo che era felicissima e che due mamme erano meglio di una, facendo felici entrambe.

 

“ Come vi ho detto all’inizio, quella giornata mi ha cambiato la vita, ho quasi rischiato di morire, ma sapete cosa? Se lo rifarei? Assolutamente si!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Dopo anni, ho cercato di scrivere una OneShot, non sò sarà la mia passione per libri gialli e thriller, oppure per i polizieschi che ho pensato di scrivere questa storia, spero vi sia piaciuta. J

Alla prossima

Fallen_shy

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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