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Autore: spencer_    06/04/2014    4 recensioni
[dalla storia..]
«Quando troverai quell'SI mandalo a fanculo anche da parte mia» disse prima di allontanarsi per tornare in casa.
«Athena?» La richiamò.
«Si?» si girò verso di lui.
«Ti amo» disse sorridendo.
Athena sorrise spontaneamente. Era indecisa se tornare per la sua strada o andare da lui. Una frazione di secondo dopo si era già avviata verso il ragazzo.
«Spencer, sei la più grande contraddizione vivente. Prima mi allontani, poi mi avvicini. Mi lasci credere che è finita e poi mi dici che mi ami –si avvicinò ancora di più a lui— come devo fare con te?» gli chiese sorridendo. «Sei il peggior fidanzato di questo mondo, sappilo» aggiunse prima di baciarlo.
«Forse è per questo che mi ami» disse tra un bacio e l'altro.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 3
Silenzio

 
 

Da ogni cosa ci si può mettere al sicuro,
ma per la morte abitiamo tutti una città senza mura.

Epicuro

 


Reid era seduto sul suo letto, nella sua camera pensando alle parole di Athena. Non gli aveva dato una risposta concreta, l'aveva abbracciata e basta.
Continuava a pensare a cosa avrebbe dovuto fare, ma fu interrotto da un messaggio di Athena.
"Sono appena scesa dall'aereo, ti scrivo quando arrivo a casa, sempre che io sopravviva agli abbracci di mia madre."
Era riuscito a convincerla a lasciare la Virginia; non sapeva come, ma era riuscito a metterla sul primo aereo per il Texas.
Sapeva che nessuno dei due lo voleva, ma non riusciva a trovare altra soluzione.
Il telefono iniziò a suonare, mostrando il nome di Morgan. «Come andiamo, ragazzo?».
«L'ho convinta ad andare in Texas» disse.
«Convinta o mandata?» chiese.
«Diciamo entrambe» rispose Spencer massaggiandosi la fronte.
«E tu come stai?» chiese ancora Morgan sentendo una leggera inclinazione nella sua voce.
«Io.. bene»
«Ho un amico in polizia che si occupa di stalker, vuoi che gli chieda un favore?»
«Mi farebbe molto piacere» rispose Spencer.
«Le hai chiesto se è qualche ex fidanzato?».
«Già controllato, alibi di ferro»
«Scava più a fondo, forse ci sono dettagli che non ti ha detto. Ora devo andare, aiutati con Penelope, ma soprattutto parla con Athena» chiuse la chiamata.
Reid appoggiò il telefono sul comodino. Prese un respiro profondo e si alzò, andando a fare una doccia per cercare di lavare via la preoccupazione.
Uscì in tempo per prendere la chiamata al telefono di casa. «Pronto?». Rimase ad ascoltare. Sembrava quasi che non ci fosse nessuno dall'altro lato della cornetta. Solo un respiro pesante gli fece capire che qualcuno c'era.
Mise giù e guardò l'orario. Erano passate quasi due ore e non aveva nessuna notizia di Athena. Stava diventando paranoico? Era arrabbiata con lui? La chiamata senza risposta stava solo peggiorando le cose.
«Pronto?» rispose dopo un'infinità di squilli. Reid si apri in un sorriso.
«Scusa, mamma ha invitato a casa mezza cittadina -- si scusò prima ancora che lui potesse aprire bocca-- a quanto pare il ritorno dal college equivale a una festa nazionale» rise cercando di non pensare alla vera ragione per cui era tornata a casa. Con il tempo era riuscita a capire che spesso era meglio fare buon viso a cattivo gioco per il bene dei suoi famigliari.
Reid sorrise di nuovo. «Mi fa piacere –disse-- almeno sei al sicuro».
«Okay...» sospirò guardando fuori dalla finestra. Il giardino era in fiore e il sole splendeva, lasciando che il suo calore emanasse un senso di famigliarità e di benessere. Infondo ritornare in Texas dopo tanto tempo non era una cattiva idea. Un po’ di relax e di tranquillità nello studio non avrebbe fatto male a nessuno.
«Mi dispiace, davvero» disse Spencer grattandosi il retro del collo.
«Ti dispiace perché devo scappare da mio fratello o dalla ragazza dell'altro mio fratello? Perché, sinceramente, non so chi dei due sia peggio.»
Spencer non poteva non sorridere.
«Se fosse per me –disse-- saresti qui»
«Ormai sono qui --sospirò-- e mi toccano i preparativi del matrimonio di mio fratello. Giuro che se tocca a me il discorso sei morto!» disse alzando gli occhi al cielo. Odiava parlare in pubblico  -o meglio- odiava essere al centro dell’attenzione. Amava suo fratello, ma era davvero troppo per lei.
Un'espressione preoccupata passò sul viso di Spencer. «Poi chi te lo spiega il latino?»
«Allora ti uccido dopo aver dato l'esame»
«E non ti mancherei nemmeno un po’?» chiese Spencer mettendo un piccolo broncio.
«Mh.. -- iniziò la frase ma il fratello la raggiunse-- No, Beth sono in Texas, non posso passarti gli appunti su Seneca!» improvvisò mentre il fratello, Mike le passava accanto.
Reid guardò fuori dalla finestra prima di corrugare la fronte. Eppure gli aveva detto di aver riferito ai suoi genitori di avere un fidanzato. «C'è qualcosa che dovrei sapere, Athena?»
«Emh, Mike è appena passato, scusa. Non ho voglia di passare la serata tormentata dalle sue domande. E' più testardo di me, scusa...» si morse il labbro, ricordandosi che prima o poi sarebbe saltata fuori l'argomento 'fidanzato' con il fratello. Lo aveva riferito ai genitori perché doveva spiegare le sue assenze, ma visto che i fratelli avevano le loro vite, aveva evitato il discorso. Erano fin troppo protettivi a volte e non sapeva come l’avrebbero presa.
«Quindi hai chiesto il silenzio stampa ai tuoi stessi genitori?»
«Mike è al college e Justin sta per spostarsi per andare via, non è così difficile in fondo» ammise facendo spallucce.
«Okay –disse Spencer-- io..». Il telefono di casa prese a squillare un'altra volta. Spencer andò a rispondere, e proprio come prima solo un respiro pesante dall'altra parte della cornetta. «Scusa è suonato il telefono»
«Oh, tranquillo. Posso farti una domanda?» chiese Athena sfogliando uno dei libri che aveva portato con se per gli esami.
«Certo –disse-- tutto quello che vuoi» disse Spencer sedendosi sul divano. Lasciò che il suo sguardo vagasse fuori dalla finestra.
«Perché non sei venuto qui con me?» chiese sedendosi sulla panchina del giardino.
«Athena, ne abbiamo già parlato, non posso lasciare la squadra..».
«Avevi il fine settimana libero».
«Lo so.. e mi dispiace, davvero. Ma voglio scoprire cosa sta succedendo e riportarti qui il prima possibile».
«Okay...».
La sua voce era ridotta quasi ad un sussurro e non serviva un profiler per capire che era triste. Era stata una settimana dura per entrambi e le aveva promesso un weekend da soli. Vorrebbe dirle di amarla, prima che la conversazione finisca, così da riportarle il sorriso sulle labbra.
«Athena?».
«Sono sempre qui» ironizzò.
«Volevo dirti che..» cominciò.
«Che? Spara, tanto peggio di così non potrebbe andare.. Mi vuoi mandare al Polo Nord?» chiese ridacchiando. Sua madre le stava facendo segno di tagliar corto per andare a tavola con tutti gli altri ma non aveva voglia di chiudere la chiamata.
«Ecco io volevo dirti..».
«Devo andare, mi dispiace --disse-- dimmelo domani, tanto non scappo». Ormai aveva i secondi contati, tra poco suo fratello l'avrebbe raggiunta per prenderla di peso e portarla a tavola.
«Ehm io.. va bene, a domani».
«Ah, Spencer? Non devi per forza dirmelo, già lo so» sorrise capendo le intenzioni del ragazzo. In fondo lo amava per quello, perché anche se era tre passi avanti a lei in tutto, lei lo era in amore.
Reid sorrise teneramente, lasciando il telefono sul comodino. Nonostante avesse voluto dirglielo, nonostante si considerasse sempre avanti a tutti, l'amore era la cosa più difficile che la sua mente potesse comprendere ed era felice che - per una volta - avesse trovato qualcuno che ne sapeva più di lui.

Athena non riusciva a riprendere sonno. Erano le otto del mattino e la sua vecchia camera da letto le sembrava troppo piccola. Prese il telefono dal comodino e iniziò a tartassare di messaggi le amiche. In Virginia erano le sette del mattino ed era sicura che Spencer fosse già a lavoro, come era suo solito fare quando voleva tenersi occupato. Infatti era arrivato al lavoro con quasi un'ora di anticipo e a tenergli compagnia c'era qualche inserviente che passava con il carrello cigolante. Si era messo a rileggere il rapporto prima di consegnarlo ad Hotch. Non smetteva un attimo di pensare ad Athena. Il fatto che non si trovasse più in Virginia lo rendeva ancora più nervoso. Solitamente riusciva a mettere da parte i sentimenti, ma dopo quello che era successo durante quel fine settimana, non smetteva un attimo di pensare a lei.
«Qui non credo che valga il detto 'prima si va, prima si torna'» disse JJ avvicinandosi a Reid.
«JJ --disse sorpreso di vedere la collega bionda già in ufficio-- come mai così presto?»
«Scartoffie --rispose mostrandogli uno scatolone-- e ad essere sincera volevo parlarti. Speravo di incontrarti prima degli altri..» ammise poggiando lo scatole su una cattedra sorridendogli.
Spencer si rimise seduto composto sulla sedia girevole. Non aveva mai visto JJ così ansiosa di parlargli il prima possibile. «Dimmi pure».
«Volevo chiederti scusa per l'altra volta. Ecco, forse ti abbiamo messo troppo alle strette riguardo ad Athena» disse JJ sedendosi sul bordo della sua scrivania.
Spencer annuì. «Tranquilla, prima o poi lo avreste scoperto comunque».
«Come vi siete conosciuti?» chiese curiosa. Lo vedeva strano ma forse era solo ancora a disagio per l'argomento, in fondo era abbastanza nuovo a quelle cose e data la sua esperienza era normale che non ne volesse parlare.
«Oh beh.. --disse Reid arrossendo e sorridendo-- è una storia abbastanza lunga»
«E' un geniaccio anche lei?» la mise sul ridere.
Spencer si unì alle sue risate. «Non esattamente –disse-- ma è una persona che riesce a tenermi testa»
«Hai decisamente alzato la mia curiosità su di lei» sorrise. «C'è qualcosa che non va Reid? Ti vedo strano..»
Non voleva addossarle un'altra preoccupazione. Aveva già molto da fare con Henry e i turni di Will, prima o poi sarebbe venuta a scoprirlo lo stesso, se non fosse stato lui a dirglielo, l'avrebbe fatto Penelope e se non lei, Morgan.
«Lo sono» e cominciò a raccontarle dello strano biglietto e la scatola piena di fotografie di Athena mentre svolge normalissime attività quotidiane.
«Ora è con la sua famiglia?» chiese. «Sicuro che sia la scelta migliore?»
«Lo spero» rispose. Non lo sapeva nemmeno lui. Da una parte si sentiva più sollevato; lei era con la sua famiglia al sicuro. Ma la sua parte razionale, cominciò ad elaborare strane teorie. Lo stalker avrebbe potuto prendere comodamente lo stesso aereo e seguirla in Texas. Il cuore di Spencer cominciò a battere sempre più forte.
Nel bel mezzo del suo ragionamento il telefono suonò. «Spencer e' il tuo» mormorò JJ.
«Dannazione Reid, mi ha trovata. Qui, a casa dei miei.» la voce di Athena risuonò nella mente di lui.
«Cosa?!» esclamò il ragazzo.
«Spence, che succede?» chiese JJ.
«Stamattina mia madre mi ha portato un bigliettino in camera che aveva trovato nella posta. "Hai capito il tuo posto: lontana da lui e vicina a me"» Athena camminava velocemente per la camera in presa al l'ansia
«Athena - disse Reid - calmati, ti prego. Puoi fare una fotografia del biglietto?»
«Te l'ho inviata tre anni fa. Controlla.»
Reid alzò gli occhi al cielo. Nonostante fosse perseguitata da qualcuno, aveva sempre da ironizzare. Controllò velocemente, notando la stessa calligrafia che c'era sull'altro biglietto. "Hai capito il tuo posto: lontana da lui e vicina a me". Analizzò attentamente le parole che vi erano scritte. Il sesso era sicuramente maschile. Qualcosa gli diceva che non avrebbe mollato finché non avesse avuto tra le mani Athena. Allontanarla era stata la mossa peggiore che avesse potuto decidere di fare. In realtà, vorrebbe che l'oggetto dei suo desiderio sia il più vicino possibile. Spencer si portò una mano sopra gli occhi per massaggiarli: aveva mandato Athena nella tana del lupo.
«Hai qualcosa in mente?» chiese JJ.
«Quest’uomo la conosce da molto tempo --rispose-- tanto da seguirla avanti e indietro, Virginia-Texas come niente».
«Ci sono troppe persone che conosco da molto tempo - chiese Athena confusa - perché dovrei essere perseguitata?».
«JJ, lo stalker ha mandato quelle cose a casa mia con l’unico scopo di far andare Athena in un luogo sicuro, la sua casa» chiese Reid, voltandosi verso l'amica.
«Reid mi vuoi dire che cosa sta succedendo?» esclamò Athena dall'altra parte del telefono.
«Sicuro? E' così strano» mormorò JJ.
«Con chi stai parlando Spence? Cosa devo fare? »chiede ancora Athena.
«Oh sono con JJ –rispose-- l'80% degli stalker di sesso maschile vogliono stare il più vicino possibile, il resto potrebbe passare a qualcosa che somiglia all'oggetto del desiderio. Lui ha deciso che ti vuole definitivamente».
«E se invece la volesse lontano da qualcosa?» chiese JJ dubbiosa. Ci pensò un po' e poi disse convinta «Ha litigato con qualcuno qui? Ex fidanzato, amico stretto? Qualcuno in particolare?».
«JJ, non mi sembra il caso» disse Spencer coprendo il microfono dell’apparecchio con una mano.
«Perché? Le hai parlato?» continuò.
Athena era ancora al telefono in attesa di una risposta. «Spence, io torno in Virginia, non metto in pericolo la mia famiglia» concluse la fidanzata
«Cosa? Aspetta. Tu non sei in pericolo» esclamò Spencer. Più era vicina al suo stalker, meno era in pericolo. Lo sviluppo di questo fantomatico rapporto si sarebbe avuto quando lui avrebbe trovato abbastanza coraggio da avvicinarsi a lei di persona.
«Allora spiegami cosa accipigna sta succedendo!» esclamò esasperata.
«Si Spence, dillo» lo incitò JJ avendo capito quello che gli stava passando per la testa.
«Lui è lì con te --iniziò Reid-- ma non ti farà mai del male, a meno che tu non gliene dia l’occasione».
Nell'esatto momento in cui lo disse arrivò una busta indirizzata a Reid.
«Lei non è leale come ragazza» lesse a voce alta il biglietto accompagnato da una foto di Athena sulle spalle di un ragazzo biondo con gli occhi chiari.
«Spence? Che succede? Ci sei?» chiese Athena notando che il ragazzo non rispondeva.
«Lui.. –disse-- lui vuole qualcosa da me».
«Spencer, cosa ti è arrivato?» JJ rimaneva in silenzio, non sapeva come comportarsi.
«Athena --disse a voce più alta-- tuo fratello è biondo e ha gli occhi azzurri?»
«Perché? Che è successo?»
Reid guardò verso JJ. «Lui vuole fare qualcosa a me, Athena»
«Ti è arrivato qualcosa? Cosa vuole di mio fratello?» chiese Athena. JJ era già corsa da Aaron nel suo studio.
«Penso voglia fare in modo che io ti lasci. Alla tua foto è allegato un biglietto: lei non è leale come ragazza»
«Justin e' uguale a me, biondo e occhi azzurri» sussurrò.
«Deve essere stato lì quando sei arrivata –disse--  o è tornato a questo proposito oppure è arrivato con te».
«Spencer, ha scattato quella foto dal mio giardino sul retro. L'unica entrata e' dalle scuderie e bisogna avere le chiavi. Io e i miei fratelli giochiamo lì è non ci sono altri accessi se non la casa…» il suo cuore batteva sempre più velocemente. Lo stalker era entrato in casa sua. Era nel panico.
«Athena ti prego –disse-- lo so che è difficile, ma cerca di calmarti». La situazione stava degenerando. Gli scivolava dalle mani come sapone. Si prese la testa tra le mani.
«Spencer, non è difficile, è impossibile --sospirò-- guarda la foto e descrivimi il posto» disse calmandosi leggermente.
Reid cercò la sua estrema calma. «Ci siete tu e tuo fratello. Siete sorridenti. Sei a cavalcioni sulla sua schiena e sembra abbiate appena smesso di correre. È una grande distesa, non un vero e proprio giardino. Si vedono le recinzioni di legno e l'erba secca»
«E' il lato nord della mia terra. Ci giochiamo sin da piccoli e facciamo gli stupidi. Nessuno lo sa, neanche i nostri genitori… Ci abbiamo giocato ieri pomeriggio, ho la camicia rossa a quadri? ». In quel momento non era mai stata così preoccupata per il fidanzato. L'unica cosa che poteva fare era stargli lontana.
«E-esatto»
Quell’uomo era stata lì fino al giorno prima pur di scattare quella foto. Era tornato in Virginia?
«Spencer, parla con i tuoi colleghi»
«Reid!» lo richiamò Hotchner da davanti la sala riunioni. Spencer si volto facendo un gesto con la testa. «Mi hanno chiamato - disse - Athena..»
«Si?»
«Io.. - cominciò - noi lo troveremo».
«Okay» ridacchiò capendo le sue vere intenzioni.
«Ti aggiorno al più presto»
«Ti amo» mormorò sapendo che non avrebbe ricevuto risposta.
«Ciao» e così dicendo mise fine alla chiamata. «Ti amo» disse in un sussurro prima di alzarsi e raggiungere i suoi colleghi.






“L’oracolo del computer, per servirvi.” 
Saaalve c.c
Chiediamo umilmente perdono per aver aggiornato così tardi, ma visti gli impegni scolastici e non, c'è stato poco tempo per controllare e revisionare il capitolo e quindi abbiamo preferito aspettare. Per chi se lo stesse chiedendo, il secondo nome di Athena è Elsa (è capitato un una recensione che ce lo chiedessero). Scrivere questa storia è una valle infinita di feels. Speriamo che vi piaccia come al solito.
Vi lasciamo i nostri account di efp:
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Alla prossima, 
much love ♥

“L’oracolo chiude”
   
 
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