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Autore: Sundy    09/07/2008    3 recensioni
segue un estratto del memoriale deposto agli atti del processo per il duplice omicidio del dottor L. Asplund e della sua assistente dall'ufficiale incaricato J.Thompson
Genere: Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfic necessita di un'energica premessa. Tutto è nato da un sogno da digestione pesante che ho fatto la settimana scorsa, in cui i fatti narrati nella fanfic si svolgevano, in maniera meno romanzata e più filmica, probabilmente a causa di un supporto extra fornito a Suzaku dal team della Sezione Speciale in un'operazione sgradita all'Imperatore, i cui contorni, però, continuo ad ignorare, e non sono basilari ai fini dell'evento stesso. Essendo tutto così labile, onirico e scontornato, non avevo voglia di scriverla, ma Kitty me l'ha vinta a UNO, non lasciandomi altra scelta. Nel mezzo della prima stesura (della quale solo le parti in corsivo hanno mantenuto intatta la formula del narratore esterno e onniscente) ha assunto questa forma bizzarra e semi-thriller (un po' sciapito per essere un thriller, ma vabbé) che tuttavia è stato moolto divertente esplorare.

* * *

Era agghiacciante la voce che risaliva dalle profondità del laboratorio sotterraneo, una diabolica sinergia tra un gatto in calore e un neonato afono. Dovevano farlo soprattutto per Sinatra, pensò stringendosi nelle spalle il Maggiore Kirk Bradshaw, mentre ordinava ad un gruppetto dei suoi uomini di dirigersi verso la sala computer, e iniziava a scendere silenziosamente la scala antincendio che portava al sotterraneo: con i suoi gorgheggi, il dottor Asplund gli aveva risparmiato la fatica di controllare i monitor e la planimetria dell’edificio. Non impiegarono che qualche minuto a localizzarlo.

Kyoto, 18 dicembre 2021 - [omissis]singolare che la testimonianza di Bradshaw non compaia tra gli atti del processo per [omissis] presso il Tribunale Militare della Zona ad Amministrazione Speciale del Giappone. Segue ora un estratto del memoriale composto da Jaime T. H. Thompson, Earl of Derby, ispettore incaricato dall’autorità territoriale di ufficializzare il riconoscimento [omissis] depositato presso questa stessa Corte in data 7 dicembre 2021, e accolta agli atti in in conformità a quanto stabilito dal decreto [omissis]
“[…]Tra le tante pessime abitudini che il Dottor Lloyd Asplund, Earl of Stamford, aveva coltivato all’ombra del suo abbandono familiare e dell’indulgenza della sua assistente, c’era anche quella di cantare a pieni polmoni, per quanto gli permetteva l’approssimativa pienezza dei suoi polmoni asmatici, mentre lavorava. Stando ai filmati delle telecamere interne all’edificio, che ho avuto modo di visionare personalmente, quando il commando fece irruzione nell'edificio, il dottor Asplund aveva appena raggiunto la sommità del carrello sospeso, logorandosi le corde vocali con il primo acuto di My Way. Per coloro che non hanno condiviso con il sottoscritto la singolare fortuna di fare la conoscenza diretta di Earl Asplund, tengo a precisare che questi era dotato di una voce orribile, stridula e nasale al tempo stesso, che raggiungeva dei livelli di intollerabilità difficilmente immaginabili quando si produceva nei suoi gorgheggi da officina. Posso confermare che nelle poche occasioni in cui mi è capitato di fare visita al laboratorio, i suoi virtuosismi lirici erano perfettamente udibili fin dalla sommità delle scale. Normalmente era la stessa Cécile Croomy o il personale del laboratorio ad interrompere la sua esibizione avvertendolo all’interfono dell’arrivo di eventuali visitatori, ma quella domenica 4 luglio di tre anni or sono il personale dell’edificio osservava il regolare turno di riposo settimanale. Per quanto riguarda la dottoressa Croomy, il suo ultimo scatto verso il ricevitore può essere interpretato come un estremo tentativo di avvertirlo, ma i sei proiettili che le perforarono silenziosamente il torace non le lasciarono che il tempo di accasciarsi sul pavimento, ai piedi del monitor su quale stava effettuando, al momento dell’irruzione, un delicato backup di dati che l’aveva assorbita al punto di non farle prestare la minima attenzione alle telecamere di sicurezza, accorgimento che avrebbe potuto salvare la vita del suo superiore, ma difficilmente la sua. L’insinuazione di una iniziale complicità di Cécile Croomy nel far penetrare all’interno dell’edificio il commando che ha provveduto alla sua stessa eliminazione è da considerarsi priva di qualunque fondamento: anche accantonando il rapporto di assoluta condivisione che legava il dottor Asplund alla sua assistente, che rende di per sé quest’ipotesi inconsistente, alla Corte sarà sufficiente visionare i nastri dell’irruzione nella sala computer per constatare come la mimica della dottoressa Croomy risponda a quella di una donna colta di sorpresa, la cui unica reazione istintiva è un inutile tentativo di allertare il collega di un pericolo inaspettato. Quando, alle 17 e 35 di quel 4 luglio, il commando capitanato dal Maggiore Kirk Bradshaw fece irruzione nei laboratori della Camelot, Lloyd Asplund stava intonando la sua strofa preferita di My Way, e non si voltò verso la porta dell’hangar neanche quando una raffica di UZI lo ridusse a un tutt’uno con la sua ultima invenzione.”

Cécile non sentì dolore. Semplicemente, si guardò morire in un tempo breve e dilatatissimo, mentre il suo corpo si riempiva di buchi e perdeva la sua consistenza, accasciandosi a terra come un sacco di farina svuotato. L’ultima cosa che vide prima che i suoi pensieri si azzerassero completamente fu la sagoma grigia dell’interfono, teso verso di lei come una mano non afferrata, a ricordarle che anche Lloyd sarebbe morto di lì a poco. Tale consapevolezza le provocò uno spasmo lieve, attutito dall’emorragia, l’unica eco dolorosa a percorrere il suo corpo devastato, e quel brivido di angoscia e di sgomento fu tutto ciò che Cécile seppe mai della morte.

“Basandomi sui fatti riportati nei rapporti degli ufficiali incaricati e sulla mia personale conoscenza del defunto Earl Asplund, mi trovo più incline a pensare che sia stato un eccesso di fiducia più che una mancanza di consapevolezza a condurlo, insieme ad una forse ignara Cécile Croomy, alla morte. Egli non era nuovo ad iniziative che rasentavano l’insubordinazione: più di una volta contando sul sostegno e sull’appoggio del Secondo Principe Imperiale, Sua Altezza Schneizel El Britannia, aveva condotto esperimenti e fornito supporto logistico ad operazioni che contravvenivano all’esplicito volere dell’Impero, ma la sua posizione, per quanto dibattuta, aveva sempre goduto della stabilità data dalla benevolenza del Principe. Per motivi ancora non chiariti, e sui quali mi rammarico che questa Corte non abbia ancora tentato di fare luce, nel luglio del 2018 tale copertura politica venne meno quando il Principe Schneizel dichiarò (non è dato di sapere con quale grado di veridicità) di fronte all’Imperatore suo padre, la totale estraneità ai fatti concernenti l’incidente alle fondamenta di Kyoto, consegnando così Cécile Croomy e Lloyd Asplund al commando armato che è stato, di fatto, il loro plotone di esecuzione.
Nei giorni che intercorsero tra la loro tacita insubordinazione e quel pomeriggio del 4 luglio, nessuno dei due fece alcun tentativo di nascondersi o far perdere le proprie tracce, né sembrò prestare una particolare attenzione alla propria sicurezza personale. Si può ipotizzare che la dottoressa Croomy, abitualmente cauta e ponderata nelle sue azioni, fosse allo scuro, o non pienamente consapevole, del pericolo che stava correndo, ma gli ordini di Sua Maestà Imperiale sono incontrovertibili, anche quando si tratta di uno dei suoi Round Knights, un assunto che Earl Asplund non poteva ignorare. La sfacciata peculiarità dei suoi comportamenti era esemplare, ma l’assenza del benché minimo sforzo nel salvaguardare la sua persona non può non indurmi a considerare come degne di credito le sole due possibilità estreme, ovvero che Lloyd Asplund ritenesse la propria incolumità garantita, e che sia quindi stato ingannato dalla fiducia nello stesso potere che lo aveva sempre sostenuto, o che al contrario fosse assolutamente certo della propria condanna, e abbia deciso di farsi sorprendere dai suoi assassini nel più ingenuo dei modi proprio per dare la massima risonanza all’arbitrarietà delle loro azioni.[…]In fede, Ispettore delegato della Zona ad Amministrazione Speciale del Giappone Jaime T. H. Thompson, Earl of Derby. Tokyo, 6 dicembre 2021” memoriale accolto agli atti in conformità a quanto stabilito dal decreto [omissis] in data 9 dicembre 2021.

E l’ultima cosa che sentì fu l’eco della sua vocetta stridula spengersi nel crepitare della mitragliatrice, una frazione di secondo nella quale si complimentò con sé stesso per la lungimiranza con cui, da quando era entrato nell’esercito, si era sempre distaccatamente immaginato la sua morte come quel teatrale, quasi farsesco, massacro. Non ebbe il tempo di pensare che avrebbe voluto chiedere scusa a Cécile per averla di nuovo coinvolta nel suo copione di dubbio gusto.

(on air: Giovanni Sollima - Byron, The prophecy of Dante)
  
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