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Autore: LORIGETA    09/07/2008    15 recensioni
Raccolta di one-shot sulla coppia più amata di Dragon Ball. Amore, passione e molte litigate. Recensire please! ^^
Genere: Romantico, Malinconico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Storie brevi, tanti battibecchi.

Capitolo 1.

 

 

La pioggia era cessata, ma il vento soffiava ancora forte e scuoteva le cime degli alberi; fragili le foglie si staccavano dai rami e vorticavano verso l’alto, costrette ad una danza incessante. 

Bulma era rimasta in ascolto del rumore della pioggia contro i vetri, mentre cercava di resistere all’impulso di aprire la finestra e spingersi sotto a quel diluvio, sperando  di scemare la rabbia che le ardeva in corpo. 

“Stronzo, bugiardo, infantile…” socchiuse gli occhi: di colpo si rese conto che molte lacrime scendevano sul suo viso velato di delusione. La verità, era, che non le importava di ciò che aveva scoperto quella sera; si accorse di non essere mai stata davvero innamorata di lui. 

Yamcha le aveva detto di dover andare ad allenarsi, spiegandolo con frasi rassicuranti, ma dopo averlo visto baciare un'altra donna all’uscita di un locale, era palese che nessuna di quelle parole fosse sincera: erano state sempre e solo menzogne ad animare le sue labbra.

Lei non voleva più ascoltarlo pronunciare assurde scuse e, mormorato il proprio disgusto, lo aveva schiaffeggiato con forza, sospirando nel provare un senso di piacere e di liberazione. Tra loro era finita.

Dopo, era rientrata di corsa a casa e si era rifugiata nella sua stanza: alla turbolenza verbale avuto con Yamcha, era seguita una voglia incontenibile di solitudine, un assurdo bisogno di piangere; era inutile tentare di salvare ciò che ormai da tempo si era estinto, non avrebbe consumato altro tempo con lui, non ricordava di aver mai provato tanta indifferenza di fronte ad un suo tradimento.

Senza volerlo, lo sguardo andò istintivamente verso la porta: Bulma guardò il gioco chiaroscuro delle ombre, quella leggera venatura del legno che delineava forme incomprensibili sulla superficie liscia.

Non le importava di aver lasciato Yamcha, forse perché adesso stava pensando a lui, a Vegeta...

In quello strano silenzio la presenza del principe nella stanza adiacente le faceva provare un leggero imbarazzo, misto ad un desiderio che, sebbene illogico, la dominava sempre di più.

Di colpo Bulma si sentì pervadere da una sensazione che le accendeva i sensi: mosse qualche passo verso la porta, con il volto ancora rigato dalle lacrime e con indosso quel seducente vestito di taffetà nero che non aveva avuto ancora la forza di sfilarsi.

Si fermò di colpo, lasciandosi sfuggire un’esclamazione di stupore, quando la porta si schiuse con veemenza: Vegeta apparve sulla soglia buia e tale era la magia di quel momento, che le parve irreale che lui fosse proprio lì, in piedi, di fronte a lei a torso nudo; realizzò all’improvviso quanto le fosse vicino.

“Donna, non c’è luce in questa casa, mettiti subito al lavoro e aggiusta il guasto!” I suoi occhi nerissimi risaltavano sulla pelle pallida; la fissò per un momento, sicuro che in qualche modo lei si sarebbe opposta a quella pretesa arrogante.  

Lei, invece di rispondere, guardò altrove: non voleva che la vedesse piangere, abbassò lo sguardo, mentre quello di lui si fece più indagatore.

Il lontano rumore di un tuono giunse loro annunciando altra pioggia, le raffiche di vento erano come voci confuse: guerrieri che lottavano per liberare la luce della luna dall’oppressione dei troppi nembi.

“E’ colpa del temporale, Vegeta, la corrente tornerà... tutta la città è al buio…” sola e confusa in quella stanza, cercò conforto verso la finestra, al di là del vetro sembravano incombere solo le tenebre, le stesse che ora la tenevano stretta in una morsa di smarrimento. Non lo voleva guardare, ma non riuscì ad evitarlo; credeva che l’avrebbe travolta con parole taglienti, ma il respiro le si bloccò in gola: gli occhi di lui vagavano  alla ricerca dei suoi, la fissava deliberatamente come se l’avesse vista per la prima volta, come se non potesse evitare di guardarla.

Qualcosa le strinse lo stomaco; severi, misteriosi, i suoi occhi incombevano su di lei, sul suo viso, sulla pelle liscia come i petali di una rosa bagnata di rugiada. 

“Colpa del temporale?” Ripeté lui. La rendeva nervosa, fermò lì in quel modo, ma sostenne il suo guardo; una ciocca di capelli le cadde sul viso, per quanto tempo avrebbe però resistito? Il suo cuore stava esplodendo.

“Sì, è il temporale che ha causato il guasto, ci vorrà solo un po’ di pazienza.” Rilasciò un respiro quasi in modo sofferto; chiuse gli occhi, e aspirò profondamente quell’odore che risaliva dalla sua pelle, quando sollevò le palpebre le labbra si aprirono appena per la meraviglia.

Era proprio quello che voleva, non era scossa dai ricordi di Yamcha, ma dal presente; anche se era folle e rischioso averlo così vicino.

Imprudentemente, aveva spesso desiderato che le soffiasse il respiro sul viso, che rimanesse immobile a guardarla per divorare l’azzurro dei suoi occhi.

Non c’era modo di capire cosa in realtà lui provasse, cosa lo inducesse al silenzio, quel volto duro come una pietra sembrava ora attraversato da un impulso di vita, il petto nudo si alzava e abbassava al ritmo veloce del respiro.

“Stai piangendo…”  sprigionava un fascino irresistibile con la sua voce roca.

“E’ per colpa del temporale se stai piangendo, donna?”  continuò con una nota di sarcasmo.  

Lo sapeva che era troppo vicino: il suo profumo pervadeva tutta la stanza, la sua forza terrificante non la spaventava poiché, quando con la mano si avvicinò al suo viso, fu delicato; nel momento stesso in cui le aveva asciugato una lacrima, lei si era abbandonata al quel tocco, era certa che sarebbe caduta nelle  sue braccia, se solo lui lo avesse voluto.

“Io…no, ho lasciato Yamcha, non lo amo…non più.” Doveva dirglielo, sollevò lo sguardo fissandolo con i grandi occhi ancora colmi di lacrime, sapeva che non era tipo da farsi commuovere, ma sentiva la necessità di renderlo partecipe delle proprie emozioni.

“Stai cercando di dirmi che ti sei liberata di quello smidollato? E perché piangi? Dovresti esserne contenta, quel mollusco è rivoltante!” La fissò con gli occhi color ardesia, poi curvò le labbra in un sorriso ironico e rise: era una risata profonda, soddisfatta.

Bulma scosse la testa con decisione.

“Brutto cafone, come ti permetti?” Vegeta aggrottò le sopracciglia, quasi sollevato nel vederla riacquistare il suo temperamento; sentì che era sul punto di esplodere di collera e non c’era niente di peggio, anche se i loro battibecchi, conditi spesso con malizia, non gli dispiacevano affatto.

“Se Yamcha è un mollusco, tu non sei da meno e poi non sono affari tuoi se sto piangendo, vattene subito!” Di sicuro pensava fosse arrabbiato e sentì aumentare la tensione come elettricità; voleva pensare a qualcosa di bello e non al rapporto con l’ex fidanzato, non le piaceva stare immobile in balia dei suoi occhi, del suo volto imperscrutabile.

“Così è questo che pensi? Come ti permetti di paragonarmi a quell’idiota?” Sbottò d’un tratto lui con voce fredda, si irritò e poi la strinse con un improvviso furore che la fece trasalire.

“Non provocarmi donna…potresti pentirtene, potresti piangere molto di più, annegare nelle tue stesse lacrime.” 

Nel delirio di quel momento lui agì con rapidità: non voleva fermarsi e pensare a niente, voleva solo baciarla.

Si strinse a quel corpo esile e chiuse la mente: era bello, ardente, spaventosamente inquietante e lei lo voleva.

Osò catturarla, affondando la lingua fra le sue labbra che si dischiusero per accoglierla, lasciandosi trasportare dall’eccitazione che accresceva ad ogni fremito delle loro bocche.

Improvvisamente, però, la luce tornò ad illuminare la stanza. Quella che lui giudicò una pazza scatenata, lo spinse via con forza, facendolo arretrare di qualche passo; tutta paonazza Bulma si portò le mani sui fianchi, e poi spavalda sollevò il mento.

Si protese in avanti per parlare con voce minacciosa:

“Non so cosa ti sei messo in testa, ma non ho nessuna intenzione di cadere nella tua rete, ne ho avuto abbastanza di sopportare gli sbalzi ormonali di voi uomini, almeno per questa sera. Quindi, visto che il guasto si è risolto, tornatene nella tua stanza!”  cercò di non dar retta alla vocina dentro di lei che, senza mezze misure, la definiva matta: stava rinunciando al suo caldo abbraccio, così raro e indimenticabile.

Intuì che era furioso, la insultò pesantemente.

“Tsk, sei solo una bisbetica, una svitata, non credere di interessarmi, puoi continuare a piangere tranquillamente per quel babbeo!” Vegeta gonfiò il petto: solo in rare occasioni si era sentito così umiliato; la voce di lei gli riecheggiava nella mente, uscì impettito, ma prima si voltò per lanciarle un’occhiata glaciale.

La luce dei lampi si stava già affievolendo, il temporale stava scemando.

Bulma dovette fare uno sforzo, per scuotersi dalla voglia di corrergli dietro. Avrebbe voluto assaporare ancora le sue labbra, dirgli quello che provava, ma non voleva più sentirsi oggetto dell’ingordigia maschile; con lui sarebbe stato diverso: era disposta a sopportare i suoi eccessi, purché un giorno l’avesse accolta sinceramente nel suo cuore, ora gonfio solo di risentimento.

Mentre fissava fuori dalla finestra il nero della notte, asciugò l’ultima lacrima; non era più tempo di piangere per Yamcha. Era ormai una persona diversa dalla ragazzina sedicenne partita in cerca delle sfere, per realizzare un desiderio piuttosto futile. Non avrebbe più indugiato sui ricordi, sugli errori dell’ex fidanzato. Un sorriso mutò i suoi tratti, non sapeva bene come, ma un giorno sarebbe riuscita a far sì che il viso del principe si distendesse un poco; con ostinazione avrebbe scalfito il suo cinismo: non c’era esitazione nei suoi sentimenti,  per la prima volta nella vita era sicura che fosse vero amore.

 

 

Fine.

 

Wew ciao ^^ era un po’ che non pubblicavo, colpa del caldo che mi resa un po’ pigra …ma oggi non potevo evitarlo visto che  tra poche ore è il mio compleanno e mi piaceva l’idea di festeggiarlo sentendomi vicina ai miei cari lettori.^^ 

La fic non è un granché, ma sinceramente  non ho avuto il tempo per  fare meglio, mi sono dedicata ad un’altra storia che ho appena postato  nella sezione : Final Fantasy VII.

 
Tra pochi giorni parto per le vacanze verso uno sperduto paese di montagna, purtroppo dovrò fare a meno di internet ç_ç  ma in ogni modo continuerò a scrivere e una volta la settimana scenderò a valle,  riuscirò così  a postare grazie ad un  internet point .

Vi mando un grosso bacio, a presto e mi raccomando uscite dal letargo, questa calma mi intristisce, fatevi sentire …^_^

 

 

LORIGETA ^^


  
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