Serie TV > Teen Wolf
Ricorda la storia  |      
Autore: aire93    07/04/2014    3 recensioni
SPOILER 3B
Stiles sente gli effetti del demone Nogitsune, che lo hanno spinto a ferire una delle persone alle quali tiene di più. Sarà Derek quello che proverà ad instaurare un rapporto emozionale, facendogli da ancora.
UPDATE: E’ una versione revisionata (e menomale, direi) della storia originale. Ho corretto alcuni passaggi e alcune forme, senza alterare la trama.
Enjoy
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Howling '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Beh, si non avevo intenzione di postarla, ma ehi... è arrivata così.
Prima Sterek con solo due personaggi (gli sterek, appunto...)
Sono bene accette le recensioni (se vi piace commentate pure =) )
è ambientata dopo la 3x17 (si, la 3b mi ha ispirato davvero tanto u . u)
Vabbè, buona lettura =) Stay tuuuned =) (scusate per le poche note, ma sto sinceramente dormendo sulla tastiera..) *zzzzzzzzzz.... =P

Il cielo cambiò d’abito, spogliandosi da quell’azzurro, striato da nuvole arancioni, tipicamente pomeridiano, per indossare il blu elettrico trapunto di stelle della notte.
L’idillio sarebbe stato regalato da quella dolce consapevolezza di poter sedere davanti alla tv, con una tazza di camomilla fumante tra le mani, aspettando soltanto di essere coccolati da Morfeo ancora una volta .
 
Non sempre, però, la realtà ha la stessa aspettativa del desiderio.
In casa Stilinski, addirittura, la realtà falliva troppe volte nel proprio intento: quello di essere reale.
 
Stiles, il figlio dello sceriffo, ne era l’esempio plateale: il ragazzo, come mostrato dal taccuino del padre, soffriva di vuoti di memoria, irritabilità, insonnia, ovvero tutti quei sintomi che da quando aveva collegato la propria anima al Nemeton, a causa del sacrificio, si erano aggravati sempre più.  
 
Non era nemmeno andato a scuola, quel giorno, Stiles, rimasto inerme seduto per terra sul pavimento freddo, con la schiena contro il letto, per tutta la durata del pomeriggio: l’unica attività svolta era stata quella di lasciar scorrere le lacrime che non smettevano di cadergli dagli occhi.
Non aveva mangiato; si sentiva uno straccio; ma pensava di esserselo meritato.
 
Gli incubi che lo avevano tormentato per mesi, si erano realizzati: il ragazzo avrebbe dovuto visitare una clinica psichiatrica, perché aveva tentato di uccidere Scott, il suo migliore amico, praticamente suo fratello.
 
Non aveva capito la dinamica del suo gesto, ma poteva giurare di non essere in sé, quando durante il meeting del branco a casa di Allison, lui si era scaraventato follemente contro quel ragazzo che gli aveva regalato la gioia dell’amicizia eterna.
 
Non era colpa sua, gli aveva ripetuto il padre fuori dalla sala di terapia intensiva, dove Scott lottava per non abbandonare il branco, sua madre, suo padre e Kira ma Stiles non gli credeva.  
Non aveva dormito in quei giorni a causa degli incubi, non avrebbe dormito nemmeno se gli avessero prescritto un’intera dose di sonniferi. 
 
I suoi occhi, più scuri del solito, fissavano un punto lontano, fuori dalla finestra, senza un vero e proprio motivo.
Stavano lì, senza vita, senza quella scintilla che li aveva alimentati per 17 anni.
Erano apatici, una distesa piatta color nocciola.
Le borse sotto gli occhi erano ormai di proporzioni bibliche e il volto del ragazzo assomigliava a quello delle bambole di porcellana, biancastre, quasi cadaveriche.
Probabilmente anche la sua anima era composta dallo stesso materiale, dato che non aveva resistito per molto, finendo per rompersi facilmente.
 
Era bastato un semplice sacrificio che però i suoi migliori amici, Scott e Allison, sembrava avessero più o meno superato, a frantumare il suo animo in mille minuscoli pezzi, che erano probabilmente stati inghiottiti dal buio più totale.
 
Stiles sospirò: nessuno dei suoi amici si era fatto sentire per dargli notizie di Scott, suo padre rimaneva a casa il minimo indispensabile e sembrava avesse paura di lui.
 
Stiles si sentiva un mostro: un terribile essere che non aveva più motivo di esistere.
 
Il ragazzo non faceva che piangere; non riusciva a smettere, perché le immagini che gli trasmetteva il cervello erano catastrofiche.
 
Il Nemeton lo prendeva in giro, si divertiva a farlo impazzire, e lui non riusciva a slegare le catene del terrore che lo stringevano, mozzandogli il respiro.
Avrebbe avuto bisogno dell’inalatore per l’asma prima o poi, se lo sentiva.  
Ogni giorno soffriva di attacchi d’ansia, terribili momenti nei quali credeva che la sua fine fosse sempre più vicina.
 
Perché non la finivano con quella farsa? I suoi amici, così interessati alla protezione della città e impegnati ad allontanare le creature oscure, non avevano capito, o forse tentavano di ignorare, che dovevano sbarazzarsi di lui per salvare Beacon Hills.
Eppure era così semplice.
 
Non voleva morire, ma forse era l’unica soluzione, per evitare di impazzire.
 
Un rumore sospetto lo fece voltare verso la finestra: ci mancava anche percepire rumori inesistenti. Ora sì che poteva considerarsi completamente pazzo.
 
«Vuoi passare il resto della tua vita seduto accanto al letto?».
 
La voce di Derek Hale rimbombò nella stanza, facendo singhiozzare ancora di più il giovane Stilinski.
Perché Derek era lì? Doveva stare accanto a Scott, vegliare su di lui.
 
«Cosa sei venuto a fare qui? Vuoi vedere come il ragazzino rompiballe soffra per colpa del tuo stupido mondo soprannaturale? Eccoti accontentato, Derek. Vai da Scott, stai da lui, non ha senso venire qua».
 
Derek non rispose, ma decise di avvicinarsi di più al ragazzo.
La prima cosa che notò furono le guance bagnate di Stiles, che lo colpirono come una stilettata sul petto.
 
«Scott sta meglio… ero venuto qua per riferirtelo. Beh, se non hai bisogno di compagnia, me ne vado».  
 
Derek si alzò, muovendosi piano. Sapeva che Stiles non voleva davvero rimanere da solo.
Il ragazzo singhiozzò di nuovo, prima di esternare per la prima volta in maniera completamente libera, tutti i suoi timori.
 
Sapeva che con Derek poteva sfogarsi, perché il ragazzo non avrebbe battuto ciglio, davanti alle sue confessioni.
Il cuore di Derek Hale era ormai troppo arido per provare compassione.
 
«Io ho paura Derek. Ho quasi ucciso Scott, capisci? E se il prossimo fosse mio padre? O Lydia, o Allison? O Isaac? O tu? Non riesco a controllarmi, ho questi vuoti di memoria, nei quali appena torno in me, mi ritrovo con le mani insanguinate. Sono pericoloso Derek. Stai lontano da me, se ci tieni alla pelle…».  
 
Derek avrebbe voluto andarsene via, lasciarlo lì a piangere, a disperarsi per le conseguenze della sua pazzia, ma non poteva.
 
Non poteva perché esisteva quella piccola considerazione, che lo stava lentamente distruggendo.
 
A parti invertite, Stiles sarebbe rimasto lì, avrebbe rischiato di morire probabilmente ma sarebbe rimasto accanto ad una persona che tecnicamente odiava, perché non avrebbe voluto vederla sola e sofferente.
 
Stiles era così lingua lunga, curioso, e maledettamente di buon cuore.
Non avrebbe mai lasciato da solo una persona in difficoltà.
 
Non era giusto dire che i due si odiassero: ormai erano veri e propri alleati anche se il loro rapporto, se così si poteva chiamare, non si era più evoluto perché ognuno aveva i propri problemi da risolvere.
 
Derek si rese conto di considerare Stiles un ragazzo intelligente, intuitivo, brillante e un eroe.
Non era più solo un impiccione chiacchierone, pieno zeppo di sarcasmo.
 
Stiles era un’adolescente che non voleva vivere una vita buia, quella stessa vita che Derek conosceva troppo bene.
 
Per questo l’Hale tornò indietro, sedendosi accanto ad uno stupito Stilinski.
 
«Sei proprio masochista, Derek… che coraggio, avvicinarti ad un ragazzo posseduto. Io ti ho avvisato. Se dovessi perdere la testa e tagliarti la gola, non coinvolgere la tua assicurazione. Sei tu che vuoi rimanere qui, non ti ho costretto io».
 
«Ti è tornato il sarcasmo».
 
«Sei tu che mi irriti talmente tanto, che -».
 
«La mia vicinanza ti sta facendo tornare un lingua lunga petulante. Direi che il mio lavoro sta funzionando ».
 
Derek ridacchiò, voltandosi leggermente verso lo Stilinski, mostrandogli uno sguardo che effettivamente poteva essere soltanto definito “dolce”. Una rarità per gli standard di Derek.
Il più giovane ripensò ad una domanda che tempo prima gli era stata posta da una ragazza ad una festa.
 
«Sì Stiles, a me piacciono le ragazze e a te?».
 
«Assolutamente Catilin. Ma quindi ti piacciono anche i ragazzi?».
 
«Assolutamente. E a te?».
 
Stiles non aveva risposto, perché l’insicurezza lo aveva travolto come un’onda.
Perché lui era effettivamente attratto dai ragazzi, ma non lo aveva mai ammesso a nessuno, se non celando l’argomento sotto qualche battutina.
 
Ora, osservando come il lupo acido più famoso di Beacon Hills, che tra le altre cose era il nipote del responsabile di tutto il caos che era accaduto in quella città, si fosse seduto accanto a lui senza battere ciglio, quasi a mostrargli la propria vicinanza, Stiles percepì come gli si fosse mosso qualcosa nell’animo.
Un animo buio, nebuloso, che aveva visto un leggero spicchio di luce.
 
«Non hai paura di me? Derek, sono un mostro, dovresti combattere contro quelli come me. Una volta non avresti esitato ad uccidere una minaccia. Non vedo perché ora debba essere diverso ».
 
Derek si alzò, per inginocchiarsi davanti a Stiles. Voleva rassicurarlo, il suo intento era stato quello, da quando aveva sentito del tentato omicidio contro Scott.
 
«Questo non sei tu, Stiles. Io non ho paura di te perché so che il vero Stiles, che ancora è da qualche parte dentro di te, non è un assassino. E poi mi hai guardato? Tecnicamente anch’io sono un mostro» .
 
Le parole del ragazzo alleviarono di molto, il senso di colpa dell’altro.
 
«Tu non sei un mostro, Derek, non con quella faccia».  
 
«Scusa?»
 
Derek lo osservò stupito. Aveva parlato senza pensare, quindi voleva dire che il vecchio Stiles stava riaffiorando dai meandri della nebbia oscura causata dagli Oni.
 
«No, non…lascia perdere…ho parlato senza pensare ».
 
«Meno male…vuol dire che il piccolo rompiballe è tornato alla riscossa…tu sei il più famoso ragazzo di Beacon Hills che parla senza pensare».  
 
Stiles soffocò una risata, nonostante il fatto che Derek lo avesse chiamato “rompiballe.” Aveva riso, dopo non sapeva quanti giorni.
 
Derek protese una mano, andando a toccare lentamente il petto di Stiles, che si scaldò al tocco dell’altro.
 
«Che stai facendo? Metti giù le tue zampacce…».  
 
«Stai zitto e ascoltami….prendi un bel respiro. Senti i battiti del tuo cuore? Non sono né più rapidi, né più lenti di qualche giorno, mese o anno fa. Questo sai che vuol dire? Significa che tu, il vero Stiles, non sei mai cambiato, nemmeno dopo sacrifici o possessioni assurde.
Sei ancora dentro te stesso Stiles, l’unico problema è che ti stai perdendo e hai bisogno di qualcuno che ti aiuti a non annegare. Qualcuno che ti tenda sempre la mano, per farti stare a galla, un po’ come hai fatto tu con me, quando abbiamo affrontato il Kanima» .
Derek prese una piccola pausa, per evitare che uno strano rossore si diffondesse sulle sue guance, prima di riprendere. Stiles lo guardò con gli occhi sgranati, come se lo vedesse per la prima volta in assoluto.
 
«Devi usare la tua ancora, Stiles. Quella persona che - ».  
 
«Sì, so esattamente cosa sia l’ancora. La tua è la rabbia, e non una persona, a quanto mi ha detto Isaac ».
 
Stiles interruppe sgarbatamente il discorso di Derek, prima di rendersi conto del suo gesto, e di quello che significava. Aveva interrotto Derek Hale, una persona che parlava con il contagocce, per rimbrottarlo: il pensiero di quello che aveva appena detto gli fece quasi venire voglia di vomitare dal rimorso.
Il ragazzo chiuse gli occhi, mentre le lacrime continuavano a scendere.
La mano di Derek era ancora posata sul suo cuore.
 
«Beh, allora usa la tua ancora per uscire fuori da questa situazione…» commentò freddamente Derek, levando la mano e facendo per alzarsi.
 
«No, no, ehi Derek ti prego rimani. Sono un chiacchierone, lo sai, non volevo interromperti, per favore» il ragazzo si asciugò le lacrime, cercando di ingoiare quel terribile nodo in gola che quasi gli mozzava il respiro.
Aveva quasi cacciato via da casa sua l’unica persona che gli era voluta rimanere vicino.
 
«I-io, non so chi sia la mia ancora…» confessò il ragazzo ad un Derek che si era riseduto accanto a lui.
 
«La tua ancora è quella persona che, non importa quanto tu possa affondare, svenire o rischiare la pelle, lei tenterà sempre di riportarti in vita. Qualcuno che abbia una forte connessione con te, una sorta di legame emozionale. Ci sarà pur qualcuno che rispecchia queste caratteristiche, no?».  
 
Derek tentò di mascherare il rossore per la seconda volta in pochi minuti.
Si era reso conto di aver descritto esattamente la persona che stava di fronte a lui, e la cosa lo scosse fortemente.
Questo voleva dire che Stiles…
 
Stiles era la sua ancora?
 
«La mia ancora è Lydia. Me l’ha assegnata Deaton quando ci siamo dovuti sacrificare per salvare i nostri genitori ».
 
«Assegnata? Non l’hai scelta tu? L’ancora non ti deve essere assegnata, non da umani, almeno. Deve essere il destino a donarti l’ancora, oppure la scegli. Beh, allora devi cercare Lydia, è lei che ti potrà aiutare …» .
 
Un dolorino leggero si espanse nel petto di Derek: per un attimo, per un breve e glorioso momento, pensava fosse lui l’ancora di Stiles. Ma poi la rivelazione dell’altro lo riscosse malamente dalle proprie fantasticherie.  
 
« Ma io ho detto di non sapere chi sia la mia ancora, perché effettivamente, Lydia non mi ha mai riportato indietro. Sì credo l’abbia fatto durante il sacrificio ma lei… lei voleva andare con Allison. Lydia è l’ancora di Allison, in realtà. Io... io non so chi sia la mia ancora…».
 
«Prova a pensare alle persone che conosci. Quella che nei momenti bui come questo, accende la luce nel tuo cuore... beh, è la persona giusta».
Stiles annui, prendendo un piccolo respiro e ascoltando il suo cuore.
Il pensiero di Scott gli faceva venire da piangere: il ragazzo giaceva in un letto di ospedale per colpa sua. Non poteva essere l’ancora di Stiles, semmai la sua debolezza.
 
Così come suo padre, che aveva paura di lui e di quello che stava diventando.
 
O Isaac, che tendeva a prenderlo in giro ed evitarlo, da quando aveva compiuto il sacrificio, quasi avesse la peste.
Il ragazzo pensò di nuovo a Lydia: se si trovava in quelle condizioni era anche per colpa della banshee, che non aveva compiuto il suo dovere.
Doveva esserci lei a provare a consolarlo, non Derek.
 
Una luce si accese nel petto del ragazzo, che alzò lo sguardo in direzione del beta, osservando le gocce di smeraldo che erano i suoi occhi.
 
Verde, verde speranza, che all’occorrenza diventavano blu, simbolo della calma.
 
Speranza e calma, o meglio, in una parola…
Ancora?
 
«Perché mi aiuti così Derek? Perché mi sei vicino e non stai vicino a Scott, che potrebbe morire da un momento all’altro, per colpa mia, tra parentesi?».  
 
Le parole di Stiles attraversarono Derek, ferendolo come spilli.
Doveva solo dire la verità, non c’era altra possibilità.
 
«Perché tu hai fatto lo stesso con me, troppe volte. Mi sei stato vicino quando non c’era nessuno. Hai assecondato senza battere ciglio la mia richiesta assurda di amputarmi il braccio, hai negato a te stesso una partita da titolare con la tua squadra per aiutarmi a capire chi fosse l’alpha, sei stato l’unico a provare a consolarmi quando è morto Boyd. Sentivo di dover ricambiare a tutto questo, anche stando semplicemente in silenzio in questa stanza.
Io non ho paura di te Stiles, anche se tu dovessi diventare un demone assassino.
Non ho paura perché so che il cuore che batte è il tuo, il cervello che pensa è il tuo e l’anima che soffre è la tua…».  
 
La confessione di Derek colpì entrambi come un tornado: era come se qualcuno li avesse schiaffeggiati nello stesso momento. I due si fissarono con una nuova luce negli occhi, o meglio con un sentimento che avevano quasi dimenticato.
 
I loro cuori aridi e sofferenti, stavano lentamente guarendo, tramite quella confessione rubata.
 
Stiles abbassò lo sguardo, alzando di poco gli angoli della bocca.
 
«E pensare che credevo di odiarti…oh, sì, volevo vederti morto e nello stesso momento ti salvavo la vita. Però le prime volte che ci siamo incrociati, ti ho odiato davvero... ».  
 
«Tu non mi odi e non mi odiavi, Stiles. Lo so, per quanto io mi comportassi male con te, rispondendoti e picchiandoti... ».  
 
Derek ricordò come un flash le stesse parole pronunciate dall’unica ragazza che aveva mai amato, quella Paige che gli era stata strappata via troppo presto.
 
Lei non lo odiava, gli aveva sempre voluto bene.
 
Forse anche Stiles…?
 
«Con Paige è successo lo stesso, vero? Vi odiavate all’inizio, e poi…» .
 
Derek nemmeno si rese conto di essersi avvicinato a quel volto furbo e ora sofferente, che distava poche decine di centimetri dal suo volto.
 
La sorpresa di sapere che Stiles era a conoscenza anche di quello, quel particolare della sua vita che tentava di dimenticare, per non fargli troppo male, lo scosse per l’ennesima volta, quella sera.
 
«Come sai di lei?» gli chiese, la voce ridotta ad un sussurro.
 
«Peter lo ha raccontato a me e Cora. Volevamo parlare con te dopo la morte di Boyd ma tu eri scomparso e ci eravamo preoccupati. Lei sembrava davvero importante per te e mi dispiace di essere venuto a conoscenza di questa storia. E non credo alla versione di Peter, perché penso che sia stato lui a consigliarti in maniera sbagliata. Forse non c’era bisogno di trasformarla. Potevi stare con lei comunque… anche se sarebbe stato più difficile. Con il morso sapevi che rischiava di morire. Comunque non ho confidato a nessuno nulla di tutto questo, tanto per tranquillizzarti».  
 
Stiles si voltò per annuire di nuovo alle proprie parole, senza rendersi conto che Derek si fosse avvicinato troppo.
 
Entrambi provavano qualcosa di decisamente strano, qualcosa che aumentava il ritmo cardiaco, diminuiva la salivazione e faceva vibrare lo stomaco.
 
«Non sei troppo vicino?» chiese Stiles, che per qualche strano motivo si ritrovò ipnotizzato dalle labbra di Derek.
 
«Anche tu se è per questo... » la voce di Derek si ridusse a poco più che un sussurro.
 
«Ma sei stato tu ad avvicinarti » tentò di ribattere Stiles, notando come l’altro stesse osservando di rimando le sue labbra.
 
Stiles decise di sporgersi verso il lupo, decisamente titubante.
 
«Cosa stiamo facendo? Perché lo stiamo facendo?» Derek non sembrava poi così spaventato dal gesto che stavano per compiere, semplicemente si sentì curioso di venire a conoscenza dei motivi del gesto in sé.
 
«Perché sei tu la mia ancora, Derek » Stiles bisbigliò appena quelle parole, poche sillabe che avevano lo stesso effetto dello scoppio di una bomba.
 
Stiles chiuse gli occhi, ormai a pochi centimetri dalle labbra di Derek. La barba del lupo mannaro gli pizzicava il volto e non poco ma al ragazzo non importava. 
 
Le labbra dei due ragazzi si sfiorarono una, due, dieci volte, senza mai legarsi del tutto. Quelli erano semplici tocchi titubanti, lenti, che servivano solo per capire quello che ne sarebbe seguito.
I loro volti si incastrarono perfettamente l’uno contro l’altro, quasi fossero stati disegnati apposta per unirsi.
 
Fu Stiles il primo a prendere l’iniziativa, baciando Derek sul serio, legando le proprie labbra a quelle del licantropo, senza chiedersi i motivi di quel gesto.
 
Stiles baciò Derek, avvertendo il contatto delle labbra su tutto il corpo, un contatto leggero, ma che gli provocò scosse di adrenalina che si espandevano, partendo dal cuore che batteva all’impazzata.
 
Stiles baciò Derek per ringraziarlo di essere l’unico a non avere paura di lui.
 
Derek non rispose al bacio, rimanendo fermo immobile ad assaporare tutte le sensazioni che gli regalavano le labbra di Stiles sulle proprie.
 
Lui era attratto da donne, non aveva mai pensato a Stiles in quella maniera, non aveva mai passato le dita tra i suoi capelli, impugnandoli con passione, non gli era mai passato per l’anticamera del cervello di compiere un gesto simile.
 
Stiles era diverso: il ragazzo meritava quelle attenzioni, meritava la mano di Derek che gli accarezzava il volto. Meritava un po’ di tregua, dopo aver passato un pomeriggio infernale.
 
Derek ripensò alle parole di Matt, che aveva paralizzato Derek sopra di lui, dicendogli che “Voi due fate una bella coppia” e ripensò a come il comportamento iperattivo e chiacchierone di Jennifer lo avesse conquistato.
 
Lui cercava Stiles negli altri, e ci aveva messo un secolo per capirlo.
Fu quello il momento nel quale Derek baciò Stiles di rimando, spingendosi volontariamente contro il suo corpo, mordicchiandogli le labbra, mescolando le loro salive e avvertendo il proprio stomaco fare le fusa.
 
I due si mossero per essere uno praticamente in braccio all’altro, con i corpi che cercavano e creavano contatti sempre più forti, sempre più elettrizzanti.
Gli occhi chiusi permettevano ai due di vivere il momento appieno, entrando uno nell’anima dell’altro.
 
Nemmeno si resero conto della porta che si apriva, rivelando lo sceriffo e Melissa intenti a portare a Stiles un cartone con una deliziosa pizza all’interno.
 
I due adulti, stupiti, posarono la pizza e le bibite sulla scrivania, allontanandosi stupiti ma non troppo sorpresi.
 
Stiles capì che Derek era l’unica ancora possibile, perché aveva trasformato un giorno orribile in uno da segnare sul calendario, semplicemente con la sua vicinanza, potente e importante.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: aire93