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Autore: PrincessOfSpades    07/04/2014    2 recensioni
[Storia ispirata a un ipotetico post-Hades]
Un male ignoto sta nuovamente minacciando la Terra. Athena, la dea incaricata a combatterlo, ne viene al corrente tramite dei sogni oscuri.
Riportare in vita i suoi migliori cavalieri è il primo passo per preparare il mondo all'insorgere del male.
Ma esso si diffonde in fretta, sottoforma di anomale malattie.
Athena è costretta a chiedere aiuto al dio Asclepio, che sarebbe ben disposto a concederlo, se non fosse che la dea Giunone, intenzionata ad ostacolarli per problemi ben altro che nobili, non voglia dare loro ausilio.
Ma quando le speranze sembrano morire, ecco che l'aiuto inaspettato di un dio può risultare decisivo, e che la storia di una figlia della guerra non possa che risplendere di luce propria in tutta questa triste faccenda.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Saint Seiya © Masami Kurumada

Venditori di speranze
Capitolo I


Overture

“In questo mondo vi è una dea che si reincarna ogni duecento anni in una giovane mortale per la pace della terra. Athena, dea della giustizia; questo è il suo nome. Al suo seguito, fin  dai tempi antichi, ha radunato coraggiosi giovani uomini nel suo nome. Questi vengono da ogni parte del mondo e sono la sintesi del vero coraggio e della vera forza. Non utilizzano armi normali perché i loro stessi corpi sono armi; i loro pugni sono come meteore e i loro calci frantumano la roccia. Guidati dalla loro costellazione, formata da stelle in continua combustione, bruciano il loro cosmo con la potenza di un’esplosione atomica. Questi sono i Saints di Athena e combattono per debellare il male dall’umanità.”
 


Siria, Damasco.   1990 d.C. 24 Agosto a.m

Per le vie del mercato regnava sovrana la calca inumana del giorno di festa.
Le donne, strinte nei loro veli, sceglievano patate e verdure, tessuti e caci. Le fanciulle si trovavano incantate davanti ai banchi di preziose stoffe mentre le madri al loro fianco contrattavano per un prezzo modesto.
Al loro capezzale vi erano bambini, rapiti dai colori e dal profumo del mercato. Accanto ai banchi un gruppetto giocava nel bel mezzo della piazza saltando una corda lercia e consumata.
Dohko superò i bambini cercando di non pestarli e si fece coraggio per attraversare la fiumana di persone raggruppata ad un banco, talmente affollato da risultare inesistente agli occhi di un osservatore lontano.
Non era affatto facile farsi largo in mezzo a quella folla; anzi, gli pareva proprio una vera e propria sfida ai limiti del possibile.
Altro che la quiete e il suono della cascata irruente dei Cinque Picchi!
Appena vi fu nel mezzo venne investito dall’odore carico e pungente delle spezie. E il caldo impregnato da quello della pelle gli fece mancare il fiato e venire un violento capogiro. Troppa gente, troppi odori, troppo … tutto.
Si rianimò tuttavia quando uscì dalla massa riversa alle spezie.
Un raggio di luce lo colpì al volto e proteggendosi gli occhi con il palmo della mano si disse che il tempo di una piccola ricognizione e se ne sarebbe presto andato, dato che tutto sembrava essere a posto. Poi l’ultima tappa ed avrebbe fatto ritorno ad Atene.
Sorrise rigirando fra le mani una moneta locale.
‘Aioria mi deve dei soldi … tornerò al Santuario prima della fine della settimana.’
 

Libano, Saida (Già Sidone).   1987 d.C.    21 Agosto a.m

Durante la notte aveva piovuto.
Il rumore della pioggia aveva coperto le grida e le urla che avevano svegliato l’intera città, aveva oscurato il cielo con le sue nuvole gonfie e nere, gravide di pesanti lacrime, ed infine aveva lavato via il sangue rimasto fra le pietre che ricoprivano la strada.
Una donna nascose il viso con una stoffa grezza nera. Se la passò sul collo un paio di volte e si rintanò nel velo che le copriva la testa, solo per un attimo.
La porta era stata sprangata con delle pesanti tavole di legno; quello di cedro che suo marito tagliava con decisione ed esperienza. Le tolse e le buttò in un angolo.
Le dispiaceva che fosse morto proprio in un periodo come quello; abbandonarla così, con quattro figlie. Non avrebbero certo avuto un futuro, con una mamma vedova e senza dote, e lei, d’altro canto, non avrebbe più potuto crescerle. Un vero peccato aver dato alla luce solo delle bocche da sfamare.
“Sanaa, chiama le tue sorelle” disse alla sua secondogenita, mentre apriva la porta e uno spiraglio di luce entrava nella casa fredda.
Uscì ed osservò un gatto crogiolarsi al sole mattutino e successivamente, accanto del sangue rappreso. Dopo poco la testina di Sanaa spuntò al suo fianco.
“Chiudete la porta”
Sentì i cardini cigolare e la porta sbattere.
“Che bel gattino!” esclamò felice Farida. Notò il sangue vicino e si avvicinò.
“Deve essersi fatto male, sanguina!” commentò con apprensione.
Hanan, la sorella primogenita, indirizzò lo sguardo scettico verso il felino.
“Avanti, non lo toccare che è malato, non vedi?” La spinse in avanti mentre la madre s’incamminava per le vie con al seguito le altre due sorelle. Sperava che fosse davvero il sangue del gatto, ma in cuor suo ricordava con orrore le urla agghiaccianti della notte precedente.
La piccola Farida raggiunse la madre e la prese per mano con il suo palmo piccolo e caldo, saltellando entusiasta.
“Mamma, lo senti? Cos’è quest’odore?” le chiese di punto in bianco.
La donna le rispose che era l’odore delle carni macellate, non prima di esitare un attimo.
“Non mi piace” sentenziò storcendo il naso, la bambina.
 
I raggi del sole s’intensificarono man mano che svoltavano in vicoli stretti e umidi; stava per venire l’ora di punta e il calore soffocava i respiri da quanto aveva piovuto.
Hanan provò l’impulso irrefrenabile di buttarsi in una pozzanghera per bagnarsi un poco i capelli, che sotto il velo colorato le facevano un gran caldo.
Mentre avvertiva con una mano il collo sudaticcio osservò i fazzoletti di cotone che coprivano le teste e riparavano dal sole Sahar e Farida. Sotto, Hanan sapeva bene che vi avrebbe trovato una capigliatura corta e castana che poteva ancora gironzolare per la città. Erano ancora piccole, potevano stare senza veli e cose varie. Adesso la madre non aveva esitato a mettere loro quella seccatura dato che erano più utili che altro, sotto quel sole cocente.
Sentì un pizzico di invidia smuoversi all’interno di sé.
Sanaa, camminava invece a capo chino di fronte a lei senza segni di irritamento. Sembrava assorta nei ciottoli della strada sterrata.
‘Quando arriviamo?’ pregò rivolta alla figura nera della madre. Voleva solo un po’ d’ombra, nient’altro. Si chiese come facesse con tutta quella roba scura addosso.
Finalmente si fermarono davanti a una catapecchia di fango e la donna bussò, impaziente di entrare.
“Chi è?” gracchiò una voce roca da dietro le imposte delle finestre.
“Sono Fadwa, la moglie di Ahmad il taglialegna, signora Wadha”
La porta si aprì e un viso scrutò arcigno l’esterno soffermandosi sulle figlie.
“Entra” le disse prima di sparire all’interno.
“Restate qui” disse Fadwa prima di seguirla.
 
“E così desideri liberarti dei pargoli ora che il marito non c’è …”
“Non posso tenerle” fu la risposta immediata della giovane vedova. Il volto della vecchia ghignò.
“E perché ti sei rivolta proprio a me?”
Fadwa assottigliò lo sguardo.
“La prego”
“Ah! E’ pieno di orfanelli di questo periodo, perché dovrei aiutare proprio te?”
“Perché sono disposta a pagare se necessario” sussurrò la donna rovesciando sul tavolo delle monete tintinnanti.
La vecchia smise di ridere con la sua bocca sdentata e si fece seria.
“Non garantisco niente, ma ho sentito che una famiglia cerchi una bambina in salute”
“E chi …” chiese subito la donna.
“Non posso rivelarlo, ma si fidi di questa povera vecchia!”
Fadwa soppesò con attenzione le parole di Wadha.
“La ringrazio”
“Non ringraziarmi, portale qui” rispose in maniera sbrigativa la vecchia.
Hanan si agguantò alle ginocchia piegate e prese a dondolarsi inquieta. Sanaa disegnava tracciando solchi nel terreno col sandalo, Sahar osservava silenziosa un insetto stecco sulla parete della casa, Farida lanciava sassolini, o infilava il dito nella terra per vedere cosa ci fosse al di sotto.
“Perché non siamo entrate anche noi?” chiese d’un tratto.
“Tanto non tenevo ad entrarci, da quella sudicia vecchia” sputò con disgusto Hanan.
“Perché no?” la incalzò Farida. Hanan non rispose, ma si nascose nelle ginocchia con una punta di amarezza.
“Hanan dice così perché dicono che sia una persona cattiva” disse allora Sanaa, non smettendo di disegnare.
“Non sembra cattiva; è sdentata, è buffa” sorrise Farida. Sanaa ridacchiò al ricordo della faccia rugosa come quella di una tartaruga. Hanan s’incupì.
“Ma dov’ è, papà?” chiese dopo poco Farida, incrinando la voce.
“Sciocca, papà non tornerà più!” sbottò Hanan alzandosi di scatto.
“Hanan, non dire così!” esclamò con rabbia Sahar, alzandosi anch’ella repentinamente.
“E’ morto, è morto! Non tornerà più!” continuò Hanan non curante degli sguardi sgranati delle sorelle. Hanan lo sapeva, aveva visto piangere la mamma quella mattina. Non sarebbe più tornato e lei non le voleva più.
“Bugiarda, sei una bugiarda Hanan, lo dirò alla mamma!” gridò Farida con i lucciconi agli occhi.
“Vero Sanaa, vero Sahar?!”
La vista della sorella più piccola sbattere i piedi per terra e dimenarsi afferrando le braccia delle altre due sorelle la ferì nella gabbia toracica, come un pugnale piantato fra le costole.
“Farida …” sussurrò con la voce spezzata. Si avvicinò, intanto Farida reclamava una risposta che tardava ad arrivare; le lacrime cominciavano a scorrerle sulle guancette accaldate.
Hanan la prese per il braccio, per stringerla a sé.
“No! Lasciami sudicia bugiarda, tu sei cattiva!” urlò la piccola aggrappandosi a Sanaa.
Hanan la strattonò via dal braccio della sorella.
“Non urlare, smettila Farida!” le ordinò agitata dal suono delle sue urla strazianti e dagli aggettivi con cui era appena stata accusata, ritorcendosi contro la madre che gli aveva generati. No, lei non era così, non diceva bugie …
“Ah!” Farida le strappò un grido mordendole selvaggiamente il polso, gli occhi gonfi e rossi; sembrava impazzita.
“Smettila, smettila!” Hanan era più spaventata che altro, e non sapeva come farla smettere. La bambina continuava a gridare, intanto.
“Adesso basta!” Hanan la colpì prima sulla spalla, poi sul volto con degli schiaffi stizzosi.
Sahar e Sanaa rimasero impietrite e imponenti di fronte a quella scena.
Farida si mise a piangere e abbracciò Hanan. Quest’ultima la strinse come se avesse voluto allo stesso tempo, rincuorarla e perdonarla.
“Ma come fai a dirlo?” le chiese singhiozzando la sorellina.
“Farida, c’è la guerra. La mamma lo piangeva questa mattina, tu dormivi”
Sanaa e Sahar si strinsero nelle spalle esili, colpevoli. Adesso avevano avuto la conferma di ciò che avevano intuito.
“Ma noi volevamo bene a papà” protestò Farida, rivelando la sua sincera ingenuità. Come se l’affetto potesse proteggere una persona dalla morte!
“Per fortuna c’è mamma!” disse alla fine.
Hanan la strinse ancora di più. Wadha era la vecchia a cui le donne disperate affidavano i loro figli indesiderati: prostitute, poveracce, vedove … Wadha poi li rivendeva, guadagnandosi così da vivere.
“Già …”
La porta si aprì piano.
“Entrate bambine” sentirono la mamma invitare.
La prima ad entrare fu proprio Farida, che si fiondò ai fianchi della madre.
Quando la porta si chiuse le figlie si ritrovarono lo sguardo di Wadha puntato addosso.
Fadwa prese subito la parola.
“Questa è la più grande, Hanan, ha tredici anni” disse presentando la sua primogenita.
“Sanaa, nove anni; Sahar ne ha sei, Farida è la più piccola, ne ha quattro” continuò per nulla incoraggiata  dalla vecchia.
Wadha si avvicinò senza una parola e ad una ad una sollevò il mento e le girò il viso da una parte all’altra.
“ Le prime sono troppo grandi, non vanno bene. Questa è piuttosto graziosa, ma niente di particolare. Questa è proprio piccola e colorita in volto”
“Sanaa ha messo da poco il velo, saranno due settimane” si apprestò a dire la loro madre.
“Lascia perdere Fadwa. Come ti chiami bambina?” chiese poi rivolta a Farida. Hanan si irrigidì.
“Farida” pigolò la piccola.
“Hai proprio un nome da principessa. Dimmi cara, vorresti vivere in una casa da principesse?”
“Sì …” rispose la bambina arrossendo lievemente.
“Questa potrebbe andar bene. Se va, ti verrò a trovare, d’accordo?” gracchiò la vecchia a Fadwa.
“Quanto ti devo?” chiese piano la vedova.
Wadha sorrise mostrando tutta la bocca sdentata.
 
Hanan se n’era andata. Sahar l’aveva vista chiudersi la porta alle spalle sbattendola violentemente.
“Papà è morto e tu vuoi venderci, non è così?!” aveva gridato alla madre livida in volto.
“Hai venduto Farida a quella vecchia viscida, l’hai fatto; Farida!”
“Hanan, morireste di fame se non lo facessi” rispose calma la madre.
“Tu sei nostra madre! Nostra madre vuole venderci. Tutte” sputò con rabbia a loro due, a Sanaa e a Sahar.
“Mi fai schifo, sei una persona ripugnante” ringhiò a Fadwa.
“Non ti permetto di parlare così nei miei confronti. Non puoi capire ancora, sei una figlia ingrata”
Sua madre aveva alzato notevolmente il tono.
“E tu non sei una madre” Un colpo aveva risuonato secco fra le pareti di fanghiglia. La mamma aveva colpito Hanan con forza.
“Vattene per un po’ da questa casa, Hanan, Sei un poco di buono e non farai una bella fine. Sto cercando di trovarti un posto dove tu possa avere un futuro. Riflettici e poi torna in casa tua, scusandoti”
Hanan aveva assunto lo stesso buffo colore della frutta viola del mercato. Aveva preso un respiro.
“Questa non è più la mia casa” aveva scandito con rassegnata veemenza prima di andarsene.
E lei, la loro sorella maggiore, sarebbe tornata, o se n’era andata per sempre come papà? Sahar se lo chiese, prima di ripensare a Farida. Wadha aveva assicurato che sarebbe tornata dalla mamma e Farida non aveva nemmeno versato una lacrima ma aveva salutato sorridendo le sorelle e Fadwa, promettendo che avrebbe fatto la brava quando avrebbe visitato il castello delle principesse, e poi sarebbe tornata per raccontare come fosse.
Aveva il presentimento che neanche lei sarebbe più tornata.
“ Papà è morto e tu vuoi venderci, non è così?”. Le parole di Hanan le procurarono un nodo alla gola e si confidò con la sorella.
“Tu credi che mamma non ci voglia più bene?” sussurrò mandando un’occhiata alla madre intenta a rammendare.
“No, mamma ci vuole ancora bene!” le rispose Sanaa.
“Allora perché Hanan ha detto che ci vuole vendere, eh Sanaa?”
“Hanan è una bugiarda. E comunque sarà una cosa momentanea, poi torneremo tutte a casa”
Sanaa sembrava sicura di ciò che stava affermando.
“Dici?”
Sanaa annuì con convinzione. Sahar si rincuorò.
“Dormiamo, adesso. Buona notte” le augurò Sanaa.
“Notte” sentì rispondere dalla sorella minore.
Sanaa si sistemò meglio su un fianco e le diede le spalle.
“Poi torneremo tutte  a casa”. Doveva per forza andare in quel modo.
Una lacrima calda, nel buio della stanza, le scivolò sulla guancia.
Un cerino, intanto, faceva quel poco di luce che permettesse alla madre di cucire lì vicino.
 
Erano passati tre giorni.
Hanan non era ancora tornata a casa, e nemmeno Farida.
Sahar e Sanaa si erano prodigate, in quel poco tempo, per cercare di non essere di peso alla mamma, che sembrava essere piuttosto giù di morale.
“Mamma hai bisogno di aiuto?” le aveva chiesto Sahar, mentre quest’ultima imbastiva il telaio.
“No. Andate pure a giocare, bambine”
Così erano uscite e Sanaa aveva proposto di trovare dei fiori per fare un regalo alla mamma.
“Sanaa, facciamo che chi fa il mazzo di fiori più bello vince?”
“D’accordo, ma non piangere se poi la mamma sceglie il mio”
Sahar gonfiò le gote e aggrottò le sopracciglia.
“Guarda che io non sono come te!”
“Dovrei dirlo io, lagni in continuazione tu”
Sahar mise il broncio e le diede le spalle, raccogliendo un fiore dai petali gialli zafferano, che cresceva in abbondanza per le strade.
“Vedremo chi piangerà …”
“Tanto io sono più grande, ho certamente più gusto di te”
“Bene, allora non discutere con i piccoli ‘Lagnoni’!”
Le due sorelle si guardarono in cagnesco per tutto il tempo in cui cercarono febbrilmente i fiori dai colori più sgargianti, confrontando appena possibile il mazzolino dell’avversaria.
A un certo punto Sahar si fermò, notando che la sorella al fianco si era bloccata all’improvviso.
“Tu hai finito Sanaa?”
Sanaa scosse la testa e la sorella seguì il suo sguardo.
La vecchia Wadha si faceva strada dondolando verso la loro casa.
Sanaa e Sahar si scambiarono uno sguardo preoccupato prima di sparire in un vicolo adiacente.
“Secondo te cosa vorrà Wadha dalla mamma, è venuta a prendere anche noi?” chiese la minore bisbigliando.
“Non so, forse è venuta a portare notizie di Farida”
“Presto,andiamo a controllare!”
Senza remore avevano lasciato i mazzolini di fiori a terra, vicino al muro di casa e si erano avvicinate ad una delle piccole finestre che si trovavano ai lati della casupola.
“Non ci arrivo!” si lamentò Sahar.
Sanaa aveva alzato le punte e con la coda dell’occhio riusciva a riconoscere il velo scuro di Wadha.
“Sanaa, voglio vedere pure io, Sanaa!”
La sorella maggiore si era voltata portando un dito alla bocca, intimandola al silenzio.
Portando l’attenzione all’interno della sala sentì sospirare sua madre, sembrava sollevata.
“Starà benissimo, puoi starne certa” gracchiò Wadha.
Sanaa si voltò di scatto verso Sahar.
“Sembra che Farida stia bene!” le bisbigliò concitata.
“Senta e le altre bambine …”
“So bene che hai bisogno di denaro, ma anche la maggior parte degli spedali sono pieni. Prova dalle suore. Come si chiamano, Benedettine?”
“Dalle suore? Proprio ora che dei ribelli hanno attaccato una chiesa?! E’ molto pericoloso!”
Sanaa scese dalle punte.
“Che hanno detto, cos’è quella faccia?” chiese entusiasmata Sahar.
“Niente. Torniamo di là”
“Continuiamo a raccogliere fiori?”
“No, facciamo un altro gioco”.
 
Fadwa ripensò alla visita della vecchia.
‘ E’ una voce, ma ho sentito che un pastore di Tobbaya cercava un’aiutante; ormai è anziano ed è palese che gli serva qualche giovane gamba che si faccia ogni giorno la strada per venire al nostro mercato. Potresti provare.’
 Tobbaya era un villaggio situato fra le colline verdi di Saida. A volte vi si era recata per prendere del formaggio fresco quando Hanan e Sanaa erano ancora piccole. Non era molto semplice arrivarci a piedi; era lungo e stancante ma quando era più giovane ne approfittava per fare una passeggiata e godere della vista delle distese di prezioso cedro. Ai piedi delle colline affittava un mulo e raggiungeva il villaggio, a circa ottocento- ottocentotrenta piedi dal livello del mare.
La prima volta era insieme ad Ahmad quando vi si recò. Ed era incinta di Hanan. Hanan significava ‘Tenerezza’, e non perché le avesse ispirato dolcezza la vista della piccola creatura appena nata, anzi; le era parsa un mostro all’inizio, era proprio ripugnante, e in più le aveva fatto parecchio male per uscire. Hanan; perché aveva solo diciassette anni quando lei si specchiò in un pozzo gravida; allora le fece compassione vedere il suo viso giovane e spaventato e il pancione cresciuto sotto la veste.
Ci pensò su. Pensò che fosse un ottimo posto dove crescere. Guardò Sanaa e Sahar giocare con una trottola di legno.
“Bambine, oggi si va a fare un passeggiata, vi va?”
Chissà a chi avrebbe detto addio quel giorno.



A proposito del capitolo I
Buonasera! Mi presento, sono PrincessOfSpades e sono nuova in questo fandom. Lavoro questa storia da un anno e adesso mi sono decisa a cominciare a pubblicarla dato che, alla fine, l'ho scritta a tale scopo.
Visto che è il primo capitolo è doveroso fare qualche importante precisazione:
- La storia è post-Hades anche se l'inizio si colloca addirittura poco prima degli eventi della saga al Santuario.
- La storia è divisa in tre archi narrativi: (Attenzione SPOILER) il primo seguirà il protagonista principale fino alla propria investitura a cavaliere, il secondo che seguirà la vita al Santuario e l'arrivo del protagonista, il terzo che vedrà i due archi unirsi nello svolgimento della storia, e come si intuirà sarà il più lungo e complesso.
- Premetto che i personaggi non sono OOC, ma ho cercato di esprimerli nel modo in cui io li ho percepiti, quindi non posso assicurarvi che siano come ve li aspettate.
- Infine vi prego di dare una possibilità a questa storia; l'inizio è parecchio lungo e forse noioso, la storia ingranerà lentamente, ma siate fiduciosi!
E ora vi lascio lasciandovi un quesito ... si è ben capito che una di queste bambine sarà importante per la storia, ma chi sarà fra le quattro sorelle? Si accettano scommesse!
Al prossimo mese,
PrincessOfSpades



 
  
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