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Autore: Luna Dubhe Baggins    07/04/2014    1 recensioni
“Senti, Gilda. Puoi rispondere tu?”
“Se proprio insisti” prese il cellulare “Pronto? Sì, sono la figlia. Che succede? No, non glielo posso passare, sta guidando. Posso fargli da messaggera. Ah, sì. Magnifico, cioè, non è bello. Ok, glielo dico”. Appoggiò il telefono sul cruscotto.
“Quindi?”
“Hanno ammazzato una donna, devi raggiungerli. Devo supporre che il film salta stasera”
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano secoli che non pubblicavo niente e mi era tornata la voglia. Questo è il mio primo racconto giallo in assoluto, quindi non so se è proprio un gran chè. Spero che mi lascerete una recensione. Buona lettura.
 
Assassinio alla festa
 
La pioggia batteva forte sul vetro dell’auto. Era gennaio e una nevicata sarebbe di certo stata gradita e invece niente.
Gilda osservava con aria indifferente le gocce che scendevano rapide sul finestrino. Suo padre guidava ascoltando i Queen. Stavano andando al cinema, erano mesi che Gilda aspettava l’uscita di quel film.
Squillò il telefono di suo padre.
“Senti, Gilda. Puoi rispondere tu?”
“Se proprio insisti” prese il cellulare “Pronto? Sì, sono la figlia. Che succede? No, non glielo posso passare, sta guidando. Posso fargli da messaggera. Ah, sì. Magnifico, cioè, non è bello. Ok, glielo dico”.  Appoggiò il telefono sul cruscotto.
“Quindi?”
“Hanno ammazzato una donna, devi raggiungerli. Devo supporre che il film salta stasera”
“Sì, ti riporto a casa”
“Non è necessario, sono curiosa di vedere una scena di un delitto dal vivo”
Suo padre sospirò e prese la strada verso il luogo dove il crimine era stato messo in scena. Dopo una ventina di minuti arrivarono davanti a un’enorme villa dall’aria ottocentesca.
Scesero dall’auto e si incamminarono verso l’entrata, accompagnati sempre da una pioggia violenta.
Vennero accolti da una donna dai capelli rosso acceso con indosso un abito blu lungo molto elegante, senza contare i gioielli che portava. Se avevano capito bene era la signora Volpe; la moglie del padrone della casa, sembrava molto scossa; era stata lei a trovare il cadavere. Infatti l’abito che portava era macchiato di sangue, probabilmente si era avvicinata al corpo per costatarne la morte.
Li accompagnò nella stanza dove era avvenuto l’omicidio. Era un salottino piuttosto elegante, arredato con estrema cura. Su una parete erano appese diverse armi, il cui scopo era senz’ombra di dubbio solamente decorativo.
Al centro c’era il corpo, era una donna bionda molto bella. Portava un bianco abito con una scollatura notevole e con diverse macchie di sangue dove si aprivano le ferite.
“Per fortuna mi hai cresciuta a pane e telefilm polizieschi, papà” commentò Gilda avvicinandosi al corpo “Come l’hanno uccisa?”
“Con una katana che è stata portata via” rispose il medico legale.
“Chi è, a parte Tarantino, che terrebbe delle katane in casa? Io mi ferirei anche solo a guardarle male. E chi sono i sospettati? Il maggiordomo?”
“Gilda, non rubarmi il lavoro” le disse suo padre sorridendo “Che cos’è successo di preciso?”
“Beh, vede ispettore. C’era una festa e poi hanno trovato il corpo. Più di preciso è stata la padrone di casa a trovarla. Sembra molto agitata”
“Il nome della vittima?” domandò con aria pensierosa
“Rosaline Mills, era inglese”
“Sospettati?”
“Il marito, per l’eredità. Aveva recentemente perso un’ingente quantità di denaro e l’eredità della moglie gli avrebbe fatto molto comodo”
“Oh, l’amore” si intromise Gilda con sarcasmo.
“Quello che pensavamo anche noi”
“Posso interrogarlo?” domandò il padre di Gilda.
“Naturalmente”
“Anch’io voglio interrogarlo” si lamentò la ragazza.
Venne chiamato l’uomo e ci parlarono per diverso tempo. Era giovane, con la pelle abbronzata nonostante fosse inverno.
“Bene, signor Ricci. Le dispiace se domani vengo a dare un’occhiata a casa sua, non si sa mai”
“Certamente”
Si salutarono, poi Gilda e Ezio, suo padre, si allontanarono. Avevano tutti dei nomi non proprio consueti in famiglia.
“Per me non è lui il colpevole, non mi sembra così stupido da commettere un crimine del genere quando sa benissimo che il primo sospettato sarebbe lui. Avrei capito se l’avesse fatto sembrare un incidente, ma così. È troppo evidente” commentò Gilda.
“Magari invece è stato voluto, così avrebbe confuso le acque” le rispose suo padre.
“Ho detto che non è stupido, ma non ho detto che sia così intelligente da pensare una cosa del genere. Fra l’altro non è detto che la psicologia di una persona funzioni come la mia. Qualcun altro magari l’avrebbe di sicuro incolpato senza pensare a una cosa del genere. No, è una cosa troppo rischiosa è complicata, meglio farla cadere dalle scale se proprio”
“Per ora non lo accuso di niente, è sulla lista dei sospettati. Tutto qua”
“Una lista di sospettati che comprende solo lui se non erro”
“ E tutti gli ospiti della festa, senza contare il personale di servizio. Lui è solo il sospettato principale”
“Vero che domani mi porti ad ispezionare la loro cosa con te? Ti prego, potrei esserti utile. Poi mi hai pure fatto saltare il film stasera”
“Va bene, va bene. Tanto vado al pomeriggio e non salti scuola”
Restarono nella casa ancora per un’oretta e interrogarono gli ospiti, molti di loro erano terrorizzati e confusi. Gilda si annotava mentalmente chi potesse essere l’omicida e chi potesse essere escluso a prescindere, come il caso di una vecchia signora che somigliava incredibilmente alla regina Elisabetta tanto da risultare inquietante; fatto sta che questa donna a malapena sapeva dove si trovava.
 
Il giorno dopo a scuola Gilda era pensierosa, anche per il fatto che si era persa un film che attendeva da più di un anno. E giusto per rincarare la dose era stata accolta dalla sua vicina di banco che le chiedeva come fosse. Il suo sguardo omicida fu una risposta più che esauriente.
Mentre era intenta a osservarsi una ciocca dei suoi capelli viola-rossi e a ripensare al caso fu richiamata dall’insegnante di lettere che chiedeva la sua attenzione.
Tornata a casa mangiò in fretta e terminò i compiti con una velocità pazzesca. Alle tre era già pronta ad uscire e si era messa ad aspettare che suo padre tornasse dal lavoro per venirla a prendere.
Passò un quarto d’ora, poi un altro e un altro ancora. Solo dopo quarantacinque minuti il campanello suonò.
“Dove eri finito?” domandò con foga Gilda a Ezio.
“Calma, figliola”
“Non chiamarmi figliola”
“Giusto tu preferisci, Tesoro di papà. Su, prendi il cappotto”
Dopo mezz’ora erano davanti alla casa del signor Ricci, andò lui stesso ad aprire. La casa aveva una struttura molto moderna, come tutto l’arredamento. L’uomo li fece fare un giro dell’abitazione, per poi accompagnarli nello studio della morta. Lì c’era il suo computer.
“Possiamo vederlo?” chiese Ezio avvicinandosi per accenderlo, il signor Ricci annuì piano.
“C’è una password. Qual era il vostro anniversario?”
“Dubito che fosse una data, digitava solo delle lettere ma dei numeri”
Ezio provò con il nome dell’uomo, Stefano. Niente, il computer non si accendeva.
“Non è che avevesse un amante?” domandò Gilda al signor Ricci.
“Non che io sappia”
“Certo, di solito non si sa di essere stati traditi. Non è che avesse qualche amico stretto?”
“Piantala, brutta ragazzina impertinente. Cosa c’entri tu con le indagini?”
“Faccio da consulente. Su, mi risponda”
“Beh, c’erano Mario e Alfredo, soprattutto Alfredo. Stavano sempre assieme. No, non è possibile”
“Alfredo Volpe? Quello della festa?” si intromise il padre di Gilda.
“Sì, proprio lui”
“Eccellente” disse con soddisfazione la ragazza mentre digitava il nome e il computer si avviava.
“No, io non lo sapevo” mormorò disperato l’uomo. Qualcuno suonò il campanello e lui fu costretto ad andarsene.
“Oh, oh. Interessanti queste e-mail, avevo proprio ragione riguardo al tradimento”
Sentirono una voce femminile gridare contro il signor Ricci. Diceva cose riguardo al fatto  che lei l’amava ancora e ora che Rosaline era morta potevano di nuovo stare insieme. Gilda andò a sbirciare mentre lui invece rispondeva dicendo che ormai si erano lasciati e che lei era un’approfittatrice. La risposta, prima che la porta di casa si richiudesse e che la donna se ne andasse, fu che il vero approfittatore era lui e che si era sposato con quell’inutile inglesina dei suoi stivali solo per interesse economico.
“Aggiungo un nuovo sospettato alla lista?” chiese Gilda quando tutto tornò calmo.
“Prima voglio chiedere qualche spiegazione al nostro caro Stefano Ricci”
“Scusate” disse questo entrando “Era la mia vecchia fidanzata, quando ci siamo lasciati non l’ha presa molto bene. Diciamo che mi minacciava e che al mio matrimonio con Rosaline è venuta, almeno era invitata, vestita di nero come se fosse in lutto ed ha fatto di tutto per rovinare la cerimonia”
“Molto interessante, pensa che sarebbe stata capace di uccidere qualcuno?” chiese Ezio.
“Melissa? Certo che no, non era violenta. Certo, faceva minacce senza problemi ma non sarebbe mai arrivata a tanto. Non avrebbe neanche avuto la forza fisica di uccidere una persona in quella maniera” rispose quasi scandalizzato dalla domanda l’uomo.
“Ok, perfetto. Sua moglie per caso aveva qualche amica molto stretta?”
“Sì, certo. Selene, se non erro. Perché me lo chiede?”
“Vorrei parlarle”
 
Un quarto d’ora dopo erano in viaggio verso la casa della donna. Era un attico nel centro della città. Gilda si chiese quanto fosse ricca questa gente, tutte le case che continuava a vedere in quei giorni erano una più costosa dell’altra.
Furono accolti da Selene, una donna magrissima con i capelli scuri raccolti in un morbida crocchia. Portava un abito probabilmente griffato color cipria.
“Ero distrutta quando ho saputo di Rosaline. Non ho chiuso occhio” disse dopo aver offerto un caffè ai suoi ospiti.
“Non sembrava” borbottò Gilda, non aveva tutti i torti dato che la donna pareva fresca e riposata. Era truccata e pettinata in modo impeccabile.
“Come, scusa?”
“Niente”
“Signora” si intromise il padre di Gilda.
“Signorina, per favore”
“Signorina, sono qui per chiederle se lei sapeva della relazione fra la sua amica e Alfredo Volpe”
“Sì, ne ero a conoscenza. Lo sapevano tutti, persino la moglie di Volpe”
“Anche la moglie?!” esclamò Gilda “Spiegatemi perché non si sono lasciati”
“Semplice, sua moglie l’ha scoperto da poco. Ho sentito che hanno litigato per ore quando è venuto a saperlo” rispose con calma la donna.
“Come minimo”
“Toglimi una curiosità, ragazzina. Quanti anni dovresti avere?”
“Quindici”
“E cosa c’entri tu con la polizia?”
“Faccio da consulente”
 
Mentre tornavano a casa Gilda continuava a parlare del caso, facendo varie ipotesi.
“Quand’è che ti deve tenere tua madre?”
“L’affidamento l’hanno dato a te, quindi mai. Poi adesso è pure in Australia”
“Giusto, me lo dimentico sempre”
Squillò il telefono.
“Perché mi chiamano sempre quando guido?” borbottò Ezio.
“Rispondo io” disse la ragazza “Pronto? Oh, davvero? In casa dei Volpe? Lì? Si sono proprio impegnati a farla sparire. Deve venire in centrale? Ok, glielo dico. Sì, sì a presto”
“Ti vogliono in centrale”
“Questo l’avevo capito. Hanno trovato l’arma?”
“Sì, era sotto a un divano nel salottino dove è stata uccisa la donna. L’ha trovata il figlio dei Volpe”
Si diressero verso la centrale di polizia, quando entrarono videro una ragazzo sui diciotto anni seduto da solo con l’aria spaventata.
“Quello è il figlio dei Volpe?” domandò Ezio ad un agente.
“Sì, ispettore. È venuto direttamente in centrale con il pugnale avvolto in telo”
“Non era una katana?” chiese Gilda.
“Sì, diciamo che era una katana più corta del normale”
“L’avete già interrogato?”
“Sì, ispettore. Non ha detto niente che non sapessimo già”
“Posso parlargli?”
“Penso di sì”
Si avvicinò al ragazzo seguito da Gilda.
“Tu sei Giulio Volpe? Ed hai trovato l’arma?”
“Sì, non sapevo cosa fare e sono venuto. Sono stato attento a non toccarla”
“Hai fatto bene. Ora, scusami l’indelicatezza, ma sono costretto a domandartelo. Sai che la signora Mills aveva una relazione con tuo padre?”
“Cosa? Allora è per questo che litigavano i miei genitori. Io non lo sapevo”
“Quindi non sai neanche dirmi come tua madre l’ha scoperto”
“No, ora voglio solo tornare a casa”
“Certo, vai pure”
 
Il giorno dopo mentre Gilda tornava da scuola e conversava allegramente con una sua amica notò in un bar nel centro la signore Volpe mentre conversava con Melissa.
Entrò accompagnata dall’amica e ordinò qualcosa per ascoltare i discorsi della due donne.
Melissa era nervosa, i capelli erano raccolti in una treccia spettinata e aveva delle pesanti occhiaie, la signore Volpe invece era calma e controllata. Quando questa si accorse di Gilda fece un breve ceno verso la sua direzione poi prese in fretta la pelliccia, probabilmente vera, e la borsa per poi uscire dal locale mentre Melissa pagava il conto.
Gilda era confusa, cosa ci facevano quelle due assieme? Non aveva mai pensato a un possibile nesso fra loro, in fondo come poteva? Una era una donna ricca e l’altra invece una che probabilmente viveva agiatamente ma non così tanto da poter essere considerata una della cremè.
Tornò a casa pensierosa. Quando suo padre arrivò, gli comunicò la sua scoperta.
“E cosa ne pensi allora, Gilda?”
“Non saprei, forse sono state loro due assieme ad organizzare il tutto”
“Mi sembra un’affermazione un po’ azzardata. Magari ci possono essere mille motivi per spiegare il loro rapporto”
“Ne dubito. Non c’entrano niente l’una con l’altra, l’unica cosa che le accomuna è il fatto che entrambe odiano Rosaline Mills. Melissa perché le ha rubato l’uomo che amava e la signora Volpe perché aveva scoperto che il marito la tradiva con lei. Quindi per vendetta hanno organizzato tutto, facendo in modo che la colpa ricadesse sullo sventurato Stefano Ricci, che si è ritrovato accusato dell’omicidio della moglie che aveva una relazione con un altro”
“Quindi, secondo te il signor Ricci è stato incastrato e probabilmente per vendetta di Melissa?”
“Esattamente”
“E allora come mai è venuta a casa sua a supplicarlo di ritornare con lei?”
“Questo non posso saperlo con precisione” ammise Gilda “Probabilmente è tornata perché lo amava ancora. Sai com’è, le persone sono un’infinita serie di incoerenze grandi e piccole”
“Allora riepilogando…”
“Melissa è venuta a sapere della relazione di Rosaline con il marito di Antonella Volpe, così è andato a dirlo a questa. Probabilmente poi si sono messe d’accordo riguardo l’omicidio che è stato messo in atto durante la festa da Antonella Volpe, infatti il suo vestito era macchiato di sangue anche se inizialmente pensavo che si fosse sporcato mentre cercava di soccorre Rosaline. Dopo di che Melissa spinta da chissà che cosa è andata da Stefano Ricci per supplicarlo. Probabilmente, però, lei ha iniziato a sentirsi in colpa, soprattutto perché da questa storia non ci guadagnava la cosa che più desiderava, cioè Stefano, e ha quindi chiamato la signora Volpe. Si sono incontrate per discutere e appena mi hanno vista se ne sono andate cercando di fare finta di niente”
“Ti rendi conto che questo è un enorme azzardo? Queste non sono altro che ipotesi; non sono sicuro di poter incolpare qualcuno per un omicidio solo perché hai visto due persone che non dovrebbero
 conoscersi assieme” disse Ezio dopo aver ascoltato il tutto.
“Infatti io non pretendo di aver risolto il caso. L’hai detto tu che non sono altro che ipotesi”
Squillò il telefono di casa, Gilda andò a rispondere.
“Ah, ok. È per te, papà”
“Pronto? Sì, arrivo subito” rimise apposto il telefono “Mi vogliono in centrale”
“Vengo con te”
 
Melissa era andata alla polizia e aveva confessato tutto, era successo più o meno quello che aveva ipotizzato Gilda.
“Non voglio che Stefano vada in prigione per me, non se lo merita” disse quando ebbe terminato di raccontare l’accaduto.
“Non succederà, stia tranquilla” la tranquillizzò Ezio.
Alla fine si era sacrificata per non veder soffrire l’uomo che amava. Gilda era indecisa se definirlo un atto nobile o pazzo.
Venne portata in centrale anche la signora Volpe, che si rifiutò di parlare senza il suo avvocato. Chissà quale sarebbe stata la sua condanna, Gilda non ne aveva idea ma non le importava più di tanto. Le importava di più di essere riuscita a risolvere il caso, la faceva sentire come Poirot.

 
   
 
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