Fanfic su artisti musicali > Beatles
Ricorda la storia  |      
Autore: _SillyLoveSongs_    07/04/2014    5 recensioni
Dal testo:
" John camminava lungo quella distesa sconfinata, esponendo all’esterno parte di quel calore che le sue membra rannicchiate avevano custodito gelosamente. Avanzò i palmi, nel tentativo di percepire un eventuale ostacolo che potesse compromettere la propria avanzata priva di meta. Ma le dita interrompevano soltanto il fulgore di quei bagliori che si proponevano oltre i polpastrelli di John, ombrando le mani. La luminosità aumentava la propria intensità, abbassando nuovamente le palpebre di John, ma i suoi piedi continuavano ad avanzare, preda di una fiducia immotivata."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, John Lennon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A John,

ovunque tu sia.

 

 

 

Julia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tepore.

Una sensazione accogliente che scivolò sulle sue membra intorpidite, come un’amante lasciva. Con lo stesso atteggiamento insinuante avvolse le mani intorpidite di John di un momentaneo torpore. Le dita riconobbero l’estraneità di quella sensazione e artigliarono prepotentemente il busto  cui fino a quell’istante erano rimaste avviluppate. Il gesto protettivo con cui John desiderava ammantare la propria persona era accompagnato dalla chiusura repentina delle palpebre che costrinsero le pupille ad un’oscurità violata da una prepotente luminosità.

John comprese che assieme a questa giungeva quel calore inspiegabile che assaliva anche le dita dei piedi, poggiati su una superficie levigata. La sua piacevole frescura era simile a quella che John avvertiva con soddisfazione sul pavimento del proprio appartamento durante le giornate estive.

Un ricordo a cui John istintivamente era solito associare il respiro affannato del ventilatore e quello alterato dal riso, di Sean.

La consapevolezza di aver delineato nei propri pensieri quell’immagine passata anche poco tempo prima, causò in lui un turbamento lieve, simile a quello di un dormiente disturbato da uno sgradevole stimolo esterno.

 La malinconia di John Lennon non risultava così radicata da ripresentarsi più volte nella sua mente.

La freddezza di quella constatazione pareva essere soggetta anch’essa a quel tepore immotivato, per cui le paure di John si chetarono con la stessa placidità di quelle di un bambino.

 Ed era proprio tipica di un bimbo la posizione fetale raffigurata dal suo corpo, che John non ricordava di aver assunto. Un brivido causato dal contatto  fra la pelle del suo petto e quella del ginocchio confermò la sua nudità, che era certo di non aver mai provocato.

Le incertezze si accalcavano disordinatamente, creando una lieve increspatura sulla fronte di John, simile a quella provocata su un lenzuolo immacolato dalla pressione insistente di una mano.

Perché quello era stata fino a quell’istante la mente di John.

Un lenzuolo immacolato macchiato repentinamente da ricordi che l’uomo riportava faticosamente alla memoria.

La risata ravvivata dalla giovinezza di Sean, che lui aveva rammentato con un sorriso mentre il suo corpo sobbalzava in un abitacolo asettico e le sue ciglia si adagiavano sulle guance; il movimento inanimato della sua mano contro il tessuto umido dei propri abiti, la cui presenza nel recente ricordo contrastava con la loro attuale assenza; la sensazione di indebolimento, accompagnata dagli incoraggiamenti di quegli uomini sconosciuti da cui la sua anima si era allontanata lentamente. Quelle immagini risorsero alla mente di John, causando in lui una sensazione di incertezza e di infantile curiosità.

L’angoscia per la decisione che il destino aveva attuato su di lui non sfiorò per un istante i suoi pensieri, sostituita dal desiderio di conoscenza del luogo in cui si trovava.

Quel primordiale istinto costrinse John a sollevare lentamente le palpebre, le quali si esibirono in una danza frenetica nel momento in cui gli occhi di John incontrarono un biancore etereo. L’abbraccio con cui desiderava avvolgere John si rivelò un’aggressione indesiderata che fece inarcare maggiormente la schiena dell’uomo. Le braccia incrociate vennero sfiorate dai capelli, scossi debolmente dal respiro regolare, così diverso da quello che John ricordava affannoso nelle immagini che recuperava a fatica nella memoria recente.

 John premette i palmi contro gli occhi per riabilitare la vista affaticata e torse il capo verso gli estremi di quello che comprese solo più tardi essere uno spazio illimitato. Condusse nuovamente l’attenzione alle sue nudità, che gli provocavano un dubbio fastidioso ma non certo quella vergogna che una simile condizione avrebbe acceso in qualunque umano.

Ma l’umanità era l’unica caratteristica che John non avrebbe attribuito alla sua mente improvvisamente serafica, sgombra di qualunque preoccupazione non riguardasse la natura del luogo in cui si trovava.

 John camminava lungo quella distesa sconfinata, esponendo all’esterno parte di quel calore che le sue membra rannicchiate avevano custodito gelosamente. Avanzò i palmi, nel tentativo di percepire un eventuale ostacolo che potesse compromettere la propria avanzata priva di meta. Ma le dita interrompevano soltanto il fulgore di quei bagliori che si proponevano oltre i polpastrelli di John, ombrando le mani. La luminosità aumentava la propria intensità, abbassando nuovamente le palpebre di John, ma i suoi piedi continuavano ad avanzare, preda di una fiducia immotivata. L’alluce si distese assieme alla fronte nel momento in cui quel calore ormai famigliare venne meno, cedendo alle insistenze cordiali di una brezza marzolina. Le labbra di John si incurvarono in un sorriso compiaciuto, riconoscendo in quel debole refolo fresco, i capricci ventosi primaverili che giocavano con i tendaggi della finestra a cui John amava affacciarsi.

 L’uomo imitò il sospiro che era solito liberare nell’istante in cui quella sensazione rigenerante gli carezzava la pelle. Assaporò nuovamente con la vista lo spazio circostante, scoprendosi interdetto nel riconoscere numerose figure colmare con la loro ingombrante presenza uno spazio apparentemente destinato al silenzio della solitudine. Una qualità che il vociare indistinto di quei profili umani profanava ignobilmente, secondo il parere di John, le cui orecchie ancora assaporavano il suono del proprio respiro.

Quel refolo di fiato proveniente dal petto glabro di John si confuse con le parole rumorose di quegli individui che, alla vista del nuovo venuto, interruppero i movimenti leggiadri delle proprie mani. Adagiarono lo sguardo privo di malizia sul corpo di quell’uomo, nudo come loro.

Lo stupore ironico con cui John avrebbe riconosciuto la condizione di nudità generale a cui assisteva, fu sostituito da un’incomprensibile familiarità.

Colui che aveva sempre dato un volto ed un’identità definita a qualunque sentimento, permise a quell’emozione serena ed inspiegata, di impadronirsi di lui.

La grazia femminile che avrebbe incitato i suoi desideri carnali, sorrise nella sua direzione provocando in lui la stessa espressione calorosa. Quella fanciulla dalle forme morbide si accompagnava ad una donna dalla pelle avvizzita, diversamente dallo sguardo di John che germogliò gradevolezza al suo passaggio.

L’uomo osservò con soddisfazione coloro che lo circondavano.

Esseri leggiadri, di qualunque età e di nessuna razza, che a causa delle loro caratteristiche indistinte, John non riusciva a definire umani. Distolse con disappunto gli occhi da quelli che lo ammiravano curiosi per concentrarsi sulle proprie mani, che portò all’altezza del volto. Le giunture parvero appesantite unicamente dal ricordo che John aveva di esse; mani che avevano retto una chitarra, che avevano carezzato il corpo di una donna, che avevano circondato le spalle di un amico. John avvertì la sensazione che a quei palmi improvvisamente leggeri non venisse richiesta più alcuna attività.

Così come alla sua mente, prima colma di preoccupazioni frustranti e passionali desideri, che ora si limitava a cibarsi di una realtà priva di tentazioni. Se solo il pensiero di John avesse partorito ancora quella quantità di pensieri che era solita generare, avrebbe riconosciuto in quel luogo la realizzazione dell’ideale a cui aveva aspirato in vita. Forse una lacrima silenziosa avrebbe solcato le guance di John, che si limitarono ad arrossare a causa del calore naturale donato dall’ambiente.

Avrebbe goduto ancora di quei sorrisi benevoli se il suo udito non fosse stato disturbato da una voce che pareva sovrastare le altre. Un suono accogliente e lievemente raschiante, come la risacca del mare; insistente e frusciante come il respiro di un bambino durante il sonno; privo di idioma ma ugualmente decifrabile da John e dalle presenze che lo attorniavano.

Riconobbe in quella melodia parole ammirevoli, alterate da un accento acuto che le rendeva involontariamente puerili, causando in John la curiosità di un novello ascoltatore.

L’impulso di soddisfare questo interesse condusse la figura di John attraverso le altre, verso la fonte di quel richiamo che pareva riferirsi a lui. Ogni passo alimentò la sensazione di familiarità, non più così estranea, in John. Ma se fino a pochi istanti prima quell’emozione risultava inspiegata ora riemergeva alla mente di John ricondotta a ricordi sempre più definiti.

Le dita del musicista divennero nuovamente preda dell’abbraccio di quella luminosità accecante che, solo dopo pochi attimi restituì l’immagine dei piedi alla vista del loro padrone.

John portò le mani agli occhi, infastiditi da quel chiarore abbagliante a cui le sue iridi faticavano ad abituarsi. Scosse le ciglia ripetutamente prima di distinguere il profilo spoglio di un essere simile nelle forme a quelli precedentemente incontrati. Questi non si accompagnava ad alcuno, ma unicamente alla voce che si sprigionava da quelle labbra che la vista di John non riusciva ancora a distinguere. Ma la vista gli avrebbe presto rivelato che si trattava di una bocca naturalmente scarlatta, carnosa e schiusa, come fosse piena di parole non ancora pronunciate. Premevano insistentemente contro quell’apertura e vagavano eteree in quel mondo la cui scoperta le aveva tanto incuriosite. Lo sguardo di John per la prima volta analizzò minuziosamente una di quelle algide figure, mosso dal desiderio di riconoscere in essa la persona cui somigliava.

Il naso importante quanto il riferimento che quella donna aveva rappresentato per John, condusse agli occhi scuri circondati dalle ciglia femminili che sfioravano le ciocche dei capelli. Danzavano sulla schiena nuda della donna e alcune celavano pudicamente il seno di cui John distingueva il pallore. Il ventre coperto dalle mani esili era gonfio dei respiri profondi che la donna rilasciava parsimoniosa. I polpastrelli incontravano la pelle ogni qualvolta acquistava fiato utile a proseguire la melodia.

I glutei erano raccolti dal profilo ricurvo che disegnava la linea delle gambe, impercettibilmente flesse. Lo sguardo di John sembrava non riuscire a sfamare la curiosità con cui scandagliava il fisico della donna, riguardo la cui identità non aveva più dubbi.

Le parole da lei pronunciate, pur non plasmate da un idioma umano, erano riconosciute da John come una canzone.

Una canzone composta da lui stesso quando quelle mani erano ancora abbastanza resistenti da sorreggere una chitarra e pizzicarne le corde.

Una canzone con cui John aveva desiderato dipingere nella mente dei propri ascoltatori quel volto gentile a cui aveva destinato il testo in cui un solo nome si ripeteva cadenzato.

Il nome della donna per cui la composizione era stata creata.

Il nome di colei che non gli offriva alcun riguardo, ignara del turbinio di pensieri che affollava improvvisamente la mente prima sgombra di John.

Quasi avvertisse il fluire tempestoso dei ricordi in quell’uomo, il suo viso si diresse verso quello di John, con un sorriso soave, prima di interrompere il suo canto. Mentre pronunciava il nome della protagonista il suono si smorzò definitivamente, come quello della radio di John, affaticata dagli anni di lavoro. Ma al contrario, la pelle candida della signora non sembra aver ceduto ai prodotti del tempo che invece avevano donato numerose increspature al volto di John.

Ora la necessità di un’attenta osservazione sembrò caratterizzare gli occhi femminili, che percorsero ogni anfratto del corpo di John, senza alcuna timorosa vergogna.

Cedeva il suo respiro all’ambiente circostante non più con gelosia, bensì con l’abbondanza ansante che era solita anticipare le lacrime.

Quei rivoli incolori solcarono le guance rubiconde, prive dei singhiozzi che spesso accompagnavano il pianto umano.

Le labbra della donna si limitavano ad arcuarsi in un sorriso felicemente sorpreso che risultava un degno sostitutore del naturale calore dell’ambiente, nel cuore di John.

La figura si avvicinò timorosa al musicista, una mano sospesa verso di lui, come un bimbo  affascinato da un animale ma al contempo timoroso del contatto con esso.

Ritrasse la mano prima di permettere alle dita di scivolare sul corpo di John, fino a raggiungere il ventre mentre l’uomo avvertiva un’essenza umida cospargergli il naso e le gote.

John Lennon non si abbandona alle lacrime.

Questa l’affermazione che durante la sua umanità aveva ripetuto ai propri pensieri quando la loro frustrazione lo avrebbero spinto a cedere al pianto.

Ma le palpebre di John parevano non attendere altro che quell’istante per richiudersi sulle iridi e bagnarsi di emozioni trattenute troppo a lungo.

-John?-

La voce tremante della donna pronunciò il nome del musicista con infantile insicurezza prima di raccogliere il volto di John fra le mani. La pelle rovente delle sue guance incontra il tepore di quella carezza materna che diviene insistente. Percorre i suoi lineamenti, i suoi capelli, le orecchie, le spalle, la schiena, i fianchi mentre le lacrime della donna erano raggiunte da nuove compagne.

-John.-

Ripeté più volte quel nome, prima di affiancarlo ad altre parole prive di linguaggio che nella mente di John compongono il loro significato.

-John... sei… sei davvero tu?-

John avrebbe desiderato rispondere con convinzione a quella domanda oppure convincere la donna a liberare ancora una volta quella voce che tanto lo aveva estasiato.

Ma le sue labbra si limitarono a fremere e ad accettare inaspettatamente un bacio da quelle femminili che ormai gli sfioravano il mento. A quella repentina dimostrazione di affetto seguì l’unione di quei corpi in un abbraccio da tempo desiderato e spesso attuato nei sogni di John.

Ora la pelle della donna è ruvida sotto i suoi polpastrelli, contrariamente alla sensazione evanescente che le mani di John sfioravano nelle fantasie.

Lei adagiò la mascella sulla spalla di John e sfiorò il suo collo con un sospiro che avrebbe anticipato il termine di quella canzone prima bruscamente interrotta.

Pronunciò finalmente quel nome.

Il suo nome.

Il nome che John non aveva mai osato pronunciare, vittima del timore che potesse risvegliarsi dall’ennesimo sogno in quell’abitacolo angusto, l’ultimo che il suo corpo avesse conosciuto.

Quel flebile refolo di fiato pareva essere il suono più distinto giunto alle orecchie di John in quel luogo etereo.

-Julia…-

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice:

O come preferisco chiamarlo, il mio “angoletto personale”. Uno spazietto insignificante utile a darmi l’illusione di ricoprire il ruolo di scrittrice affermata. In queste poche righe volevo ringraziare tutti i miei lettori, coloro che continuano a supportarmi nella crescita di questa grande passione letteraria e in particolare Kia85 che ha accettato di leggere in anteprima lo scritto e di revisionarlo. Grazie per i tuoi preziosi appunti e per quei consigli che custodisco gelosamente nello scrigno della mia nascente esperienza.

Grazie a coloro che leggeranno e recensiranno questa storia, aiutandomi a migliorare costantemente. Perché quello è il mio fine ultimo.

Un bacio

Giulia

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Beatles / Vai alla pagina dell'autore: _SillyLoveSongs_