Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Calenzano    07/04/2014    0 recensioni
Keana, intellettuale del distretto 5, introversa e inquieta. Con tanta passione per i grandi ideali quanta sfiducia in sé stessa. E con il tacito desiderio di una sorella minore. Non certo il tributo ideale per i Giochi. Ma quando Capitol City va a colpire nel profondo, non può più permettersi di restare a guardare.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovi Tributi, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

..”e morrai sapendo

che nulla è più bello, più vero della vita.“

(N. Hikmet, “La vita non è uno scherzo”)

 

 

Rientriamo esausti al quartier generale, è quasi l'una di notte, e domani.... Non voglio a pensare a domani. Finora c'era sempre qualche distrazione, qualcosa di più urgente a cui pensare, ma adesso solo poche ore ci separano dall'arena.
“Non avevo mai visto Flickerman così in difficoltà.” Commenta Janus divertito, ma io non ho voglia di parlare, e ben presto la mia oppressione contagia tutti, ed è in silenzio che ci ritiriamo per la notte. Entro nell'ampio locale che mi fa da camera e socchiudo la porta dentro di me. Nonostante la stanchezza, rimando il momento di andare a letto. Accendo le immagini virtuali che, sparse per tutta la stanza, simulano in 3D diversi ambienti naturali con tanto di suoni, e sto un po' a guardarle, cercando di non pensare a niente. Visto che è inutile, apro la grande vetrata scorrevole ed esco sul balcone. L'aria fresca della notte mi accarezza il viso, e mi sento disperatamente viva. Voglio rivedere la grande piana tra le colline dove sorge la mia cittadina, risentire il ronzio costante delle centrali al lavoro, tornare a leggere i miei libri seduta nella veranda di casa, ridere con Baria e Codrina. E invece tra poche ore potrebbe essere già tutto finito. Almeno avesse un senso. Se fosse per una buona causa... sarebbe già più facile da accettare. Ma non c'è nessun senso, nessuna buona causa per quello che andrò a fare.

Ci penso ossessivamente, e mi sento come un passero in trappola, che sbatte qua e là cercando una via di fuga che non c'è. Siamo solo pedine nella strategia del terrore del regime, carne da macello per il divertimento di pochi ed esempi per l'ammonimento di molti. Non apparteniamo più a noi stessi. Neppure dopo. Chi ha mai visto tornare i corpi dei tributi morti? Troppo rischio di fomentare rivolte. Spariscono, e non se ne sa più nulla. Lo stomaco si torce violentemente all'idea del mio corpo gettato in una fossa in qualche periferia sperduta. Cerco scampo in quella citazione che dice che non c'è motivo di temere la morte, perchè “quando noi ci siamo, la morte non c'è; e quando c'è lei non ci siamo più noi.” Ma è il momento intermedio che mi terrorizza. Penso al dolore della lama che squarcia la carne, alle forze che scorrono via insieme al sangue, e il panico mi blocca il respiro. Spero almeno sia una cosa rapida. Anche se dopotutto, da un punto di vista metafisico, vivere vent'anni o cento non fa molta differenza, no? Certo, ci sono di mezzo solo alcune sciocche, bellissime cose: una notte passata a dibattere con la tua migliore amica sul senso dell'esistenza, i colori di un tramonto, il cuore che batte forte alla vista di qualcuno di speciale, il primo pianto di tuo figlio nell'affacciarsi alla vita... Quante cose che non conosco, e non conoscerò mai. E che mi stringono la gola in un groppo ben poco metafisico. Sotto di me, le mille luci della capitale, e il via vai di gente spensierata, gente che parla con i propri cari, ride, vive, e non sa quanto è prezioso tutto questo.

Improvvisamente, qualcosa mi distoglie da questi pensieri. Dal basso mi arrivano delle voci alterate, non devo essere l'unica fuori in terrazza. Con sorpresa mi pare di riconoscere quelle della mia rivale del 2 e del suo junior, più un'altra, maschile, che non identifico, ma che immagino essere quella del loro mentore. Purtroppo la distanza non mi permette di capire le parole, ma è soprattutto Retia a prevalere, e sembra piuttosto arrabbiata. Vorrei affacciarmi, ma temo che possano vedermi. Qualche altro scambio, poi cala il silenzio. La voce sconosciuta dice qualcosa, e pochi istanti dopo sento lo sbattere della porta a vetri che si richiude. Inutile cercare di captare altro, devono essere rientrati. Sono di nuovo sola con i miei pensieri. Rientro anche io, col cuore pesante, pensando che è meglio cercare di dormire almeno un po'. Mi cambio, spengo tutto e mi infilo nell'enorme letto. Ma ovviamente, l'angoscia è troppo forte, e la mente continua a vagare senza sosta. Penso ai miei genitori, mi chiedo cosa staranno facendo ora. E poi penso ai ragazzi e ragazze che mi hanno preceduto, e che in questo letto hanno passato l'ultima notte della loro vita. E' un pensiero insopportabilmente penoso, e cerco di cacciarlo. Mi sembra quasi di sentire la loro presenza nel buio. Ed è per questo che mi sento rizzare i capelli, quando mi rendo conto che nella stanza c'è effettivamente qualcuno. “Chi è?” Chiedo in un soffio. Cercando di non fare rumore, tasto qua e là cercando l'interruttore della luce, ma una voce sommessa mi fa fermare: “Kea.... Sono io.”

Tiro un sospiro di sollievo. “Codri. Dimmi.” Il silenzio che segue mi fa allarmare. “Stai bene?” Le chiedo tirandomi a sedere.

“Posso stare con te?” La voce le trema talmente che avverto una fitta allo stomaco. Mi sento davvero una stupida per non aver pensato ad andare io da lei e starle vicino in questo momento, è ovvio che anche lei sia spaventata a morte al pensiero di domani. Mi alzo e le vado incontro a tentoni, e quando la trovo lei mi salta letteralmente al collo. Sta piangendo, ha le guance bagnate e roventi. La stringo forte e le accarezzo la schiena, vorrei dire qualcosa per calmarla, ma ho la gola stretta, e so che se parlassi scoppierei a piangere anch'io. Restiamo così, in silenzio, per non so quanto tempo, finché non la sento un po' più tranquilla. Solo allora la porto a sedere sul letto.
Vorrei incoraggiarla a parlare, a gettare fuori paura e angoscia, ma aspetto, non voglio forzarla. Mi asciugo gli occhi, ringraziando il buio. Finalmente le esce un “ho paura” ancora rotto dal pianto. E poi, pian piano, racconta che non riusciva a dormire, e le sono venuti in mente casa, papà e mamma, le sue amiche, e Brant; e tante altre cose. La ascolto in silenzio, tenendole le mani fra le mie.

“Va meglio?” Le chiedo alla fine. La avverto annuire in quel suo modo così tipico. “Anch'io ho paura. Tanta.” Le confesso sottovoce. Un altro lungo silenzio.

“Ucciderai, nell'arena?” Mi domanda all'improvviso. Avverto una violenta fitta dentro di me, me lo sono chiesto anch'io tante volte in questi giorni. Non so davvero cosa rispondere, per fortuna lei continua, quasi fra sé: “Io non penso che ne sarò capace.”

E io, invece, lo sarò? Mi si rivolta lo stomaco alla sola idea. Checchè tentino di inculcarci, è male. Va contro ogni legge di natura. Non c'è uno dei miei libri che affermi il contrario. E al di là dei libri, è la legge del cuore che parla, e non può essere messa a tacere.

“Vorrei poterlo evitare, lo vorrei con tutte le forze. Tu non ti devi preoccupare di questo, però. Ci inventeremo qualcosa.” Provo a dire. In ogni caso, sono dolorosamente consapevole che il compito che mi sono assunta potrebbe richiedermi qualcosa di anche più impegnativo della vita. Ma ho detto che l'avrei protetta, e non intendevo solo fisicamente. E' già orribile che una dodicenne debba trovarsi a confrontarsi con la morte, senza che ne rimanga segnata a vita. Non posso permetterlo.

“Secondo te possiamo farcela? A tornare a casa.” Mi chiede ancora a bruciapelo. Di nuovo la fitta allo stomaco, vorrei tanto risponderle sì, certo che torneremo, che domande. Ma non voglio fingere assurde certezze consolatorie, Codrina è troppo intelligente.

“Ascolta, Codri.” Mi schiarisco la voce, voglio che suoni il più possibile ferma, e sapendo che non può vedermi in viso le poso le mani sulle spalle esili. “Per quello che può valere, ti prometto una cosa. L'ho già detto, ma lo ripeto ancora. Te lo prometto sulla testa dei miei genitori, anzi, di tutti quelli che conosco: tutto quello che posso fare io per riportarti a casa, lo faccio, lo farò. D'accordo?”

Lei bisbiglia un “grazie” che mi allarga il cuore. E' una certezza rassicurante anche per me. Non ha nessuna importanza quello che mi succederà, quanto potrà costare. Non me ne importa proprio niente. Può darsi che per me non sia così. Ma farò in modo che lei torni a casa, punto. Vengano i Favoriti, vengano gli Strateghi, venga chi vuole. Ora mi sento forte come non mi sono sentita mai.

 

 

La mattina dopo è una bella giornata di cielo limpido. Ho due profonde occhiaie, che Ebes si affretta a mascherare con il trucco. Tento di scacciare ogni residuo di sonno, devo essere lucida al massimo. Sia io che Codrina ci siamo legate i capelli in una pratica coda di cavallo. Indossiamo già le uniformi di quest'anno, una maglietta scura e una giacca leggera grigia non impermeabile, sopra semplici pantaloni di tela e anfibi neri. Nessun indizio particolare sul tipo di ambiente in cui ci troveremo. “Selva comune, o forse macchia di stile mediterraneo. Niente di freddo né di umido, per lo meno.” Ha ipotizzato Elder vedendole.

Ci riuniamo con lei, sono gli ultimi minuti a nostra disposizione. Dal momento che usciremo dagli alloggi per recarci all'imbarco dell'hovercraft che ci porterà all'arena, non sarà più permesso alcun contatto con il mentore. “Non appena potrete scendere dalle postazioni, individuate la direzione più sicura e datevela a gambe. Attorno alla Cornucopia ci sarà il solito bagno di sangue, voi non fatevi assolutamente coinvolgere. Piuttosto cercate un posto dove ci sia acqua, e tenetelo sempre presente. Non accendete fuochi, e state attente a ciò che sembra troppo accessibile. E soprattutto tenete presente questo: se vi sentite vittime, lo diventerete. Quindi, Keana,” mi fissa negli occhi, intensamente “fai quello che devi.”

“E se non riuscissi...?” Mi sfugge piano. Lei sa com'è, uccidere.Vorrei farle la domanda, ma ancora una volta mi anticipa.

“Non è difficile, Keana. Non quando c'è di mezzo la tua vita. Meno ancora quella di qualcuno a cui vuoi bene. Per gli scrupoli avrai tempo, dopo.” I suoi occhi scuri per un attimo mi sembrano un cielo notturno senza stelle. E' quello che temevo di sentire. Con un ronzio, la porta dell'appartamento si apre. Entra un funzionario dei giochi, scortato da quattro Pacificatori. E' l'ora. “Ci vediamo all'uscita.”
Ci incoraggia Janus, mentre Ebes accenna a un incerto saluto con la mano.

“Buona fortuna.” Dice Elder, semplicemente, e ci stringe il braccio accompagnandoci alla porta.

 

Il viaggio verso l'arena scorre come in un sogno. L'hangar illuminato al neon, il portellone dell'hovercraft che si apre con un ronzio, i sedili ruvidi al suo interno. Con gli altri ventidue tributi siamo disposti su due file parallele alle pareti, un tecnico passa dall'uno all'altro per l'inserimento dei microchips che permetteranno agli Strateghi di localizzarci in ogni momento. Alla secca richiesta, porgo il braccio sinistro, e l'addetto mi spara il congegno sotto la pelle con una sorta di siringa, facendomi sobbalzare per la fitta. In volo, guardo Codrina, accanto a me, e le sfioro la mano che stringe il bracciolo. Lei è pallida, come devo esserlo io, ma risponde al mio gesto, e stringe la mia con le dita sudate, insolitamente forte. Cerco di mettere tutta la forza di stanotte nella stretta, e siamo ancora così quando atterriamo.



-----
E.N.P:
Mi farò detestare da chi è in attesa dell'azione, ma non potevo spedire queste due nell'arena senza un po' di pensieri angosciati. E, per dirla con i Peanuts, "quando sta per succedere qualcosa di brutto non dovrebbe mai esserci una notte prima"...

P.s. A proposito dei corpi dei tributi che non fanno ritorno: so che non è così nel libro. Ma mi pareva appropriato, un ulteriore sopruso per i familiari delle vittime dei Giochi e tutti i distretti.


 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Calenzano