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Autore: Violet McClair    08/04/2014    2 recensioni
[Puoi dimenticare le date. Le particolarità della seconda declinazione. La password della mail. Puoi anche dimenticare alcuni momenti. Ma le persone, quelle no. Quelle ti si appiccicano agli occhi, come sabbia sulle mani.]
Arrivata al punto di Luke mi bloccai, le mani sospese sulla tastiera.
Mi vennero in mente i suoi occhi e il mio cuore fece una piccola capriola.
Osservai la felpa rossa, piegata con cura e riposta sul bordo del letto, interrogando la mia mente per sapere se il ragazzo sarebbe stato presente nel mio futuro: frequenteremo lo stesso corso? Usciremo insieme? Oppure, nel peggiore dei casi, ci limiteremo ad ignorarci a vicenda, facendo finta che l'incontro sulla terrazza non sia mai avvenuto?
Inaspettatamente ciò che ricevetti in risposta fu il nulla.
Vuoto più totale.
Non si trovava nella mia memoria, ciò significava che non avrebbe fatto parte del mio futuro.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Iris 


Puoi dimenticare le date. Le particolarità della seconda declinazione. La password della mail. Puoi anche dimenticare alcuni momenti. Ma le persone, quelle no. Quelle
ti si appiccicano agli occhi, come sabbia sulle mani.







 

Ero ad una delle feste di Allison, l'organizzatrice di party più famosa della città.

Ho sempre odiato questo genere di feste, dove gli unici divertimenti sono il sesso e l'alcool, purtroppo ero stata trascinata qui da mia cugina Abigail e dalla mia migliore amica Teresah, sicuramente molto più festaiole di me.

Appena varcata la soglia di casa Peterson e dopoaver salutato Allie con un bacio sulla guancia avevo subito posato lo sguardo sulla stanza, già gremita di gente, alla ricerca del tavolo dei cibi per appostarmi e passare il resto della serata lì.

Tracy ed Abbey si erano subito buttate in mezzo alla folla, con i loro vestitini decisamente troppo corti e i tacchi o meglio chiamarli trampoli, da 20 centimetri.

Io mi ero categoricamente rifiutata di indossare sia i tacchi che uno dei vestitini osceni che costituiscono la maggior parte del guardaroba di mia cugina, rimanendo fedele alle mie amate converse e ai miei jeans.

In realtà nemmeno la mia migliore amica si veste così, di solito, ma oggi era il suo sedicesimo compleanno e aveva deciso di fare uno strappo alla regola concedendosi al puro divertimento.

Io, invece, ero seduta su una delle comode poltroncine della sala con un bicchiere di vodka alla pesca in mano, ma avendo avuto un paio di giramenti alla testa decisi di alzarmi per cambiare aria, andando sulla terrazza al primo piano che Allie aveva messo a disposizione come l'intera casa, compresa la camera dei genitori.

Era una bella serata, nel cielo si riusciva pure ad intravedere qualche stella qua e là, cosa rara in un centro abitato.

L'aria frizzantina mi pungeva la pelle, facendomi rabbrividire. Diamine, avevo scordato a casa la mia felpa.

Presi dalla tasca l'accendino e le mie amate Marlboro, giusto per riscaldarmi un po' e cercare di farmi passare quel martellante dolore alla testa che mi perseguitava da tutta la serata.

Non ero una fumatrice accanita, ma amavo l'odore del tabacco e non ne sarei mai riuscita a farne a meno.

Stavo giusto facendo il primo tiro quando vidi una sagoma avvicinarsi, non riuscii a capire chi fosse per colpa del buio pesto che ci circondava.

“Hai da accendere?” era un ragazzo, la sua voce era molto profonda e a tratti roca.

“Certamente” sfilai l'accendino dalla tasca dei jeans e accesi la sigaretta che mi porse.

Poi rimanemmo in silenzio per un quarto d'ora, ognuno a gustarsi la propria sigaretta, ogni tanto indirizzavo delle occhiate al ragazzo di fianco a me per capire che tipo fosse, ogni tanto sentivo il suo sguardo posarsi su di me.

Fu lui a rompere il silenzio, dopo aver schiacciato con il piede il mozzicone piantò i suoi occhi nei miei: “Anche tu sei venuta qui a cercare un po' di pace?”

“Sì, non sono una tipa da feste.” ero sempre stata di poche parole e anche questa volta la mia risposta fu fredda e decisa.

“Luke” mi porse una mano che, constatai stringendola, era enorme.

“La tua mano è enorme” scoppiò a ridere e solo più tardi mi accorsi di aver pensato ad alta voce.

“Sei proprio una tipa strana, sai? Avresti dovuto dirmi il tuo nome invece di fare quella considerazione alquanto insolita” rimasi in silenzio, non sapevo che rispondere.

“Beh, allora? Vuoi dirmi il tuo nome?” Odiavo il mio nome, pochissime persone lo conoscevano, di solito mi facevo chiamare per cognome.

Una folata di vento improvvisa mi fece rabbrividire, così mi aggrappai a quel mozzicone di sigaretta che mi rimaneva tra le mani, aspirando profondamente, nella speranza di potermi riscaldare.

Subito Luke mi porse la felpa rossa dell'Abercrombie che indossava, solo una t-shirt nera a fasciargli gli addominali: “Prendila, così sentirai meno freddo”

“No, sei molto gentile, ma la mamma mi ha insegnato a non accettare i regali degli sconosciuti” Al contrario del 99% delle ragazze presenti su questo pianeta odiavo qualsiasi tipo di atto cavalleresco o romanticismo, utili solo a nascondere l'ipocrisia che si cela dietro l'amore con cioccolatini, rose e qualsiasi altro tipo di stupidaggine che potrebbe far battere il cuore ad una donna.

Il ragazzo mi scrutò a lungo, con la felpa in mano, indeciso sul da farsi.

“Tremi come una foglia, il tuo cuore ormai è irrecuperabile, ma lascia almeno che il tuo corpo non si assideri per il freddo.” Esclamò celando una vela di sarcasmo in quelle parole. Non sapevo se dovermi sentire offesa perché mi aveva appena giudicato come una zitella acida e senza cuore oppure lusingata dal fatto che si stesse preoccupando per la mia condizione fisica.

Non feci in tempo a rispondere che la luce di una torcia illuminò la zona di terrazzo in cui ci trovavamo, per la prima volta riuscii a vedere il suo viso, i suoi occhi così verdi mi fecero trasalire.

'Stai calma Iris, domani lo avrai già dimenticato' mi ripetei come un mantra per la manciata di secondi successivi.

Un'altra voce maschile intervenne, rivolgendosi al biondo: “Luke, scendi subito, Michael e Calum hanno preso una bruttissima sbronza e ora stanno ballando nudi in mezzo alla pista urlando a squarciagola 'Dio salvi la regina'- poi si accorse di me e mi squadrò con i suoi occhi celesti. -Oh, scusa, non mi ero accorto che eri in compagnia..”

“Nessun problema, alla prossima..” si fermò, aspettando che io dicessi il mio nome.

“Iris” sussurrai.

“Alla prossima Iris” concluse Luke.

Li vidi sparire lungo la scala a chiocciola che conduceva alla sala dove si stava svolgendo la festa.

Quindi mi girai per accendermi un'altra sigaretta e solo allora mi accorsi della manica rossa che penzolava dal parapetto: presi la felpa del ragazzo e ne ispirai il profumo di menta mischiato all'odore di tabacco.

La infilai rabbrividendo, questa volta per il piacere.


 

                                                                                                                 *

Picchiettavo freneticamente le dita sulla tastiera, scrivendo tutto quello che era successo alla festa, dettaglio per dettaglio, compresi i racconti e i pettegolezzi di Abbey e Tracy, che mi avevano ricordato più volte di annotare, non avendo voglia di ripeterli nuovamente l'indomani.

Arrivata al punto di Luke mi bloccai, le mani sospese sulla tastiera.

Mi vennero in mente i suoi occhi e il mio cuore fece una piccola capriola.

Osservai la felpa rossa, piegata con cura e riposta sul bordo del letto, interrogando la mia mente per sapere se il ragazzo sarebbe stato presente nel mio futuro: frequenteremo lo stesso corso? Usciremo insieme? Oppure, nel peggiore dei casi, ci limiteremo ad ignorarci a vicenda, facendo finta che l'incontro sulla terrazza non sia mai avvenuto?

Inaspettatamente ciò che ricevetti in risposta fu il nulla.

Vuoto più totale.

Non si trovava nella mia memoria, ciò significava che non avrebbe fatto parte del mio futuro.

Quando finalmente realizzai ciò che avevo appena scoperto i miei occhi si inumidirono di lacrime che ricacciai constatando che era inutile ricordarsi di una persona che non avrebbe mai fatto parte della mia vita, anzi mi avrebbe provocato ulteriori sofferenze il fatto che Luke sarebbe sparito così come era apparso.

Istintivamente digitai la prima lettera, L, poi scossi la testa e la cancellai. Prima di poter nuovamente cambiare idea spensi il pc e mi coricai guardando l'ora: le 2.39, tra esattamente un'ora lo avrei dimenticato per sempre.

Prima che il mio cervello decidesse di staccare la spina passai tutto il tempo a pensare a Luke e a chiedermi se avessi fatto bene a non scrivere di lui, sapendo fin troppo bene che tutto ciò che non scrivevo del giorno sarebbe stato resettato nella mia mente per non tornare mai più.

Il sonno, quella notte, bussò alla mia porta troppo presto.














Hello people!
Allora questa è la mia prima storia in questo fandom con il mio nuovo account, spero vi piaccia.
L'idea è stata tratta dal libro "Il diario di London Lane", per chi volesse leggerlo è molto bello!
Nel prossimo capitolo verrà spiegato meglio questo strano disturbo di Iris.
Recensite che non mordo! Ahahaha
Baci
Violet







 

 

 
  
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