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Autore: _Trilly_    08/04/2014    11 recensioni
Trascorse le vacanze estive lontana dall’Argentina con il suo papà, Violetta è pronta ad affrontare un nuovo anno in piena libertà allo Studio 21, ma ritornata a casa, si rende conto che troppe cose sono cambiate: durante il suo periodo di assenza ha capito di non provare più nulla per Thomas, ritornato in Spagna, e di sentire invece la mancanza di Leon, per cui ha scoperto di provare ancora un sentimento molto forte. Quest’ultimo, dopo aver chiuso con lei ha cambiato vita, ritrovandosi ad essere una persona completamente diversa da quella che era. Le vacanze estive hanno cambiato anche Pablo e German, che hanno preso importanti decisioni che li porteranno lontano da Angie, che seppur ferita avrà modo di fare finalmente chiarezza nel suo cuore. Nuovi personaggi nel frattempo giungeranno a Buenos Aires con le loro vicende e con i loro inconfessabili segreti. Ci saranno amici e rivali, nuovi insegnanti e nuovi amori, che movimenteranno la vita nell’accademia più famosa di Buenos Aires e che porteranno dei profondi e irreparabili cambiamenti, tanto che le cose per i nostri amati personaggi non saranno più le stesse…
Leonetta e Pangie
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Angie, Diego, Leon, Pablo, Violetta
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Diversamente dal solito la nota dell'autrice la faccio all'inizio e questo perché si tratta di un capitolo un po' particolare e non solo perché è l'ultimo prima dell'epilogo, ma anche perché ho lasciato molto spazio al sentimento e perciò bè... io ci ho sclerato molto, infatti ancora devo riprendermi. Vi avviso così poi non potete dire che non l'ho fatto e accusarmi di aver provocato troppi scleri ahahahahahahahaha spero che vi piaccia, è tutto per voi! :3





“Ecco il tuo caffè,” sorrise la graziosa barista, porgendo a Diego una tazza fumante. Il giovane la prese e dopo aver ringraziato la ragazza, andò a sedersi a un tavolo del piccolo bar che si trovava proprio di fronte all’ospedale. Prendendo la bustina dello zucchero, si rese conto che sotto di essa ci fosse un bigliettino con un numero di cellulare. Guardò la barista e la vide ammiccare nella sua direzione, mentre serviva una coppia di mezza età e scosse la testa, divertito. Senza volerlo aveva fatto colpo a quanto pareva. Normalmente non ci avrebbe pensato due volte e avrebbe iniziato a flirtare con lei, ma ormai era cambiato, non era più il vecchio Diego che ci provava con qualunque ragazza respirasse e poi ora nella sua vita c’era Camilla.. già, Camilla. Chissà se avrebbe potuto considerarla ancora la sua ragazza. Lei ora era da qualche parte a parlare con Broadway, il suo ex ragazzo. Aveva insistito per andare con loro, l’ultima cosa che voleva era che stessero da soli, ma non c’era stato nulla da fare, la Torres riteneva che dovesse parlare con il brasiliano da sola e lui non aveva potuto fare altro che lasciar perdere. Se quel Broadway era però convinto di aver vinto si sbagliava di grosso, Camilla era sua e avrebbe lottato con le unghie e con i denti per lei. La persona in grado di fregarlo ancora non era nata e gli avrebbe rotto qualche costola se fosse stato necessario.
“Pablo mi ha detto che ti avrei trovato qui.”
Diego si riscosse dai suoi pensieri, rendendosi conto solo in quel momento di Jackie, che con una tazza fumante prendeva posto di fronte a lui. Indossava ancora la tuta, segno che venisse dallo Studio, mentre i capelli biondi le ricadevano morbidamente sulle spalle. Un dolce sorriso che non le si addiceva per nulla e che fino a quel momento aveva rivolto solo a lui, le illuminava il volto. “Sembri pensieroso,” mormorò, poggiando una mano sulla sua. “La madre di Leon sta bene, non devi preoccuparti.”
Il ragazzo annuì. “Lo so, infatti non è a questo che pensavo,” ammise con un sorriso pieno di amarezza.
“Si tratta di Camilla, vero?” Intuì Jackie, guardandolo attentamente. “Quel ragazzo che è venuto in ospedale è il suo ex, giusto?” Di fronte alla sua espressione confusa, si affrettò a spiegare. “Me lo hanno detto Pablo e la sua amica,” soffiò l’ultima parola con astio e Diego capì che si riferisse ad Angie.
“Si,” confermò, contraendo la mascella. “A quanto pare avevano molto da dirsi, visto che la foto che li aveva fatti lasciare era solo un fotomontaggio. Ironico, non trovi?” Aggiunse acidamente.
La bionda sospirò. “Credimi Diego, nessuno sa meglio di me le conseguenze a cui possono portare i malintesi. Non permettere a quel ragazzo di soffiarti la fidanzata, lei è tua e di nessun altro.”
Diego la guardò sorpreso. La donna era animata da una determinazione e una convinzione che non gli erano nuove, le aveva già viste e percepite in se stesso. Ecco da chi avesse ereditato quella possessività e quell’orgoglio, li aveva ereditati da lei. Sorrise, intrecciando le dita con le sue. “Stai tranquilla, quel tipo avrà pane per i suoi denti. Aspetto altri cinque minuti, ma poi li vado a cercare e se lo vedo troppo vicino alla mia ragazza, lo riduco a una massa informe.”
Jackie sorrise divertita. “Sei il degno figlio di tua madre, con più coraggio sicuramente. Se ne avessi avuto un po’ anch’io, probabilmente sarei sposata con Pablo e ora avresti anche dei fratelli,” aggiunse con una traccia di amarezza. “Invece sta con quella lì che fa di tutto per tenerci lontani, ma non le permetterò di fare lo stesso con te.”
Il ragazzo si accigliò. “Pensi davvero che Angie voglia allontanare me e Pablo da te?”
“Non è palese?” Ribatte lei, indispettita. “è sempre stata gelosa di quello che avevo io e me lo ha portato via.”
Diego sorrise, divertito. “Angie è una brava persona e che Pablo fosse innamorato di lei lo si sapeva, devi ammettere che sono una bella coppia, ma se pensi che io potrei preferire lei a te, sei pazza.”
Jackie incrociò le braccia al petto, scettica. “E perché dovresti preferire me alla santa e perfetta Saramego?”
“Mmm,” iniziò lui, fingendosi pensieroso. “Forse perché sei mia madre? Possono esserci tante incomprensioni e tanti litigi, ma questo tipo di legame è più forte di tutto, no?”
Quelle parole le riscaldarono il cuore, tanto che lo abbracciò di slancio da sopra il tavolo e sorpreso, lui ricambiò la stretta. “Non hai idea di quanto queste parole siano importanti per me,” gli sussurrò dolcemente all’orecchio. “Tu sei la cosa più importante della mia vita, più importante di tutto il resto.”
Diego deglutì. Si sarebbe mai abituato ad essere tanto importante per qualcuno? Chissà, forse un giorno si. Sorrise, stringendo più forte la donna a se. “Ti voglio bene, Jackie.”
Una lacrima sfuggì sulla guancia della bionda, mentre se ne stava ancora stretta tra le braccia di suo figlio. “Ti voglio bene anch’io, non hai idea quanto.”
Tornarono poi a sedersi, sorridendosi imbarazzati. Era tutto nuovo per entrambi, mai erano stati così espansivi e quasi non si riconoscevano. Poteva l’amore cambiare così tanto le persone? Probabilmente si.
“Stavo pensando una cosa, se a te va ovviamente,” iniziò Jackie, con una strana luce negli occhi. “Ormai non hai più motivo di vivere a casa di Marco e.. ti andrebbe di venire a stare da me?”
Un debole sorriso si formò sul volto di Diego, che tutto si aspettava tranne quella proposta. Quante volte aveva sognato di vivere con la sua famiglia? Tante, troppe. Stava per rispondere, quando..
“Diego.”
Camilla si era appena avvicinata al loro tavolo e dopo aver salutato Jackie, aveva puntato lo sguardo sul ragazzo, uno sguardo serio che non presagiva assolutamente nulla di buono. L’unica cosa positiva era che Broadway non fosse lì accanto a lei.
La Fernandez, capendo che i due avessero bisogno di parlare, si congedò con un sorriso. “Pensaci,” sussurrò al figlio.
Diego guardò Camilla, poi il suo sguardo si spostò su Jackie che aveva quasi raggiunto l’uscita e senza pensarci troppo la richiamò, facendola voltare, sorpresa. “Non ho bisogno di pensarci, la mia risposta è si,” le strizzò l’occhio e lei si aprì in un grande sorriso. Alla fine nonostante il male che avesse fatto e le tante decisioni sbagliate, anche lei aveva avuto il suo lieto fine, un lieto fine inaspettato e forse per questo ancora più bello. Poteva Jackie Fernandez chiedere di più? Assolutamente no, Diego era tutto ciò che aveva sempre desiderato e si sarebbe presa cura di lui come in tutti quegli anni, a causa della sua codardia, non aveva fatto. Era una promessa.
Appena Jackie se ne fu andata, il giovane si fece di colpo serio e invitò Camilla a sedersi di fronte a lui con un cenno. La Torres ubbidì, continuando a guardarlo insistentemente. “Per cosa le hai detto di si?” Chiese, riferendosi a Jackie e alle frasi che si erano scambiati.
“Dov’è il tuo amichetto?” Ribatté invece lui gelido, ignorando la sua domanda. “Avete avuto molto da dirvi, a quanto pare.” Il suo sguardo infastidito la percorse da capo a piedi, facendola sentire a disagio e sotto esame come mai in vita sua. Sapeva di averlo ferito dicendogli che volesse parlare con Broadway da sola, ma era una cosa che avrebbe dovuto fare da un bel po’ di tempo e senza nessun altro a parte loro.
“è con Leon e gli altri,” ammise, facendo per allungare una mano sulla sua, ma Diego la portò subito sotto al tavolo.
“Che vi siete detti?” Buttò lì, con un’espressione così gelida da farla rabbrividire. Mai prima di allora aveva assistito a una reazione di gelosia da parte di Diego e doveva ammettere che la cosa le facesse non poco piacere.
“Abbiamo parlato di tante cose,” iniziò, scrutandolo attentamente, cercando nei suoi occhi una qualsiasi reazione diversa da quella che si ostinava a mostrarle. “Tra di noi è iniziata per caso e altrettanto per caso ci siamo allontanati. La distanza è un ostacolo che abbiamo sempre sottovalutato, ma è stato proprio esso a cambiarci e a farci vedere le cose in maniera diversa.” A quelle parole, un lampo attraversò lo sguardo del giovane, ma non disse nulla, allora lei proseguì. “è vero, quella foto era un fotomontaggio, un crudele tentativo per distruggere il rapporto tra me e Broadway e ammetto che inizialmente ho sofferto alla vista di quella foto e.. e mi è anche passata per la testa l’idea che forse tra di noi non fosse finita, ma...”
“Ma cosa?” Chiese Diego, confuso. “Lui non ti ha tradita, ti è rimasto fedele, tu invece no..è questo che..”
“No,” lo interruppe la Torres, seria. “Il presunto tradimento di Broadway mi ha ferito, ma mi ha anche fatto capire che non sono più innamorata di lui. Io non sono più la ragazza di prima, ho altre esigenze e.. il mio cuore non cerca più lui. È per questo che gli ho voluto parlare da sola, glielo dovevo dire... gli dovevo dire che...” incrociò il suo sguardo, mordendosi il labbro inferiore. Era ora, ora di dirglielo, ora di essere sincera e rischiare. “Io credo che.. Diego, io... io mi sto innamorando di te, ma ho paura e per questo voglio che tu sia sincero con me... sei pronto ad accettare il mio amore e a ricambiarlo?”
Camilla ora lo fissava con il volto in fiamme e il cuore che le batteva a mille, mentre al contempo si torturava nervosamente le mani. Diego invece era rimasto a bocca aperta. Sicuramente quello che provava per lei non lo aveva mai provato per nessuna e sapere che lo amasse gli riscaldava il cuore, ma lui la ricambiava? Come faceva lui che non si era mai innamorato in vita sua a capire se ora lo fosse? Incrociò gli occhi scuri e lucidi della ragazza e vi lesse un qualcosa di forte, intenso, devastante, un qualcosa che sembrava renderla più viva, più bella, quello era l’amore? Anche nei suoi occhi c’era la stessa luce? Diego non sapeva dirlo, ma di una cosa era sicuro, voleva stare con Camilla, voleva stare con lei e con nessun’altra. Voleva specchiarsi nei suoi occhi, lasciarsi abbagliare dal suo sorriso, stringerla tra le sue braccia, gli andava bene anche litigare con lei, l’importante era averla al suo fianco. Se non era amore quello, non aveva idea di quale avrebbe potuto essere. Prese la mano di Camilla e la strinse con la sua. Una scarica elettrica attraversò entrambi a quel contatto e a quel punto il moro non ebbe più alcun dubbio. Lui l’amava, l’amava davvero, non si trattava più di una semplice attrazione. Si sedette sulla sedia accanto alla sua, continuando a stringerle la mano e a tenere lo sguardo intrecciato con il suo. “Si,” sussurrò sorridendo. “Io sono pronto, anzi prontissimo.” Accostò il volto al suo, lasciandosi abbagliare dal luminoso sorriso di lei. “Io ti amo, Camilla.”
La Torres avvampò, sorridendogli dolcemente. “Forse avrei dovuto dire a Broadway di venire prima,” scherzò, facendo aderire la fronte con la sua. “Senza volerlo ti ha fatto ingelosire e capire quanto ci tenessi a me.”
Diego sollevò un sopracciglio, divertito. “E così io sarei quello geloso? Tu non sei da meno tesoro, lo devi ammettere,” proseguì con un ghigno, riferendosi alla sua passata gelosia a causa del rapporto tra lui e Violetta.
Lei sorrise. “Lo ammetto se lo ammetti tu.” Di tutta risposta lui la baciò, venendo immediatamente corrisposto. “Ti amo.”
“Ti amo anch’io, Diego,” sussurrò, rendendo poi il loro bacio ancora più appassionato.







“Te confieso que sin ti no sé seguir
Luz en el camino tú eres para mí
Desde que mi alma te vio
Tu dulzura me envolvió

Si estoy contigo se detiene el reloj.”

Deboli raggi di sole si riflettevano sul suo volto, mentre Violetta sdraiata ad occhi socchiusi su un asciugamano, si godeva quel calore e la dolce e rilassante voce di Leon, che seduto accanto a lei con la sua fidata chitarra intonava Nuestro Camino, la canzone che li aveva fatti ritrovare.

“Lo sentimos los dos
El corazón nos habló
Y al oído suave nos susurró.”


Leon aveva accostato le labbra al suo orecchio e sussurrato quella strofa, facendo nascere sul suo volto un grande sorriso. Gli sfiorò una guancia con la punta delle dita, poi insieme intonarono:

“Quiero mirarte, quiero soñarte
Vivir contigo cada instante
Quiero abrazarte, quiero besarte
Quiero tenerte junto a mí
Pues amor es lo que siento
Eres todo para mí


Quiero mirarte, quiero soñarte
Vivir contigo cada instante
Quiero abrazarte, quiero besarte
Quiero tenerte junto a mí
Tú eres lo que necesito
Pues lo que siento es amor.”


Mentre cantavano si perdevano nei loro sguardi, un brivido gli percorreva la schiena e i cuori battevano a mille. Lentamente Leon ridusse la distanza tra di loro, facendo combaciare le labbra. Si baciarono con dolcezza, addentandosi poi le labbra e rendendo così il bacio più appassionato. Il ragazzo la fece sedere sulle sue gambe, continuando a baciarla, mentre lei intrecciò le dita nei suoi capelli.
Nelle loro orecchie giungeva il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli e che portava con se una leggera brezza e l’odore del mare. Ciò rendeva l’atmosfera ancora più romantica per i due innamorati, che si scambiavano dolci baci e carezze.
“Non sono mai stata così felice,” sussurrò la Castillo, poggiando la fronte contro la sua. “Soprattutto se ripenso a come stavo dopo l’estate.”
Leon sorrise, intrecciando un dito nei suoi capelli. “Ne abbiamo passate tante io e te, Ludmilla, Thomas, Diego, Lara. Mai avrei pensato che Andrea e soprattutto Lara, potessero collaborare con quella folle.”
“Già,” convenne Violetta, sospirando. “Incredibile quello che hanno combinato quelle tre, hanno seriamente rischiato di distruggere il rapporto di Fran e Fede con Luca e non solo..”
“L’ultimo colpo basso è stato il ritorno di Broadway per separare Diego e Camilla,” proseguì Vargas, pensieroso. “Quando Diego me lo ha detto, stentavo a crederci e poi Lara.. non credevo potesse arrivare a tanto.”
La ragazza fece sfiorare i loro nasi, sorridendogli dolcemente. “Noi due però siamo stati più forti di tutto, i tranelli e gli inganni nonostante tutto non sono riusciti a separarci.”
Leon sorrise, lasciandole un dolce bacio sul naso. “Io direi quasi che hanno rafforzato il nostro legame. Mai come adesso sono stato più convinto di noi due.” Dopodiché la baciò con trasporto, venendo immediatamente corrisposto. La fece adagiare sull’asciugamano e si sdraiò sopra di lei, rendendo il loro bacio più appassionato con il coinvolgimento delle lingue. Violetta gli allacciò le gambe intorno alla vita ed immerse le dita nei suoi capelli, mentre lui fece scorrere le mani sotto la sua maglietta, accarezzandole la schiena nuda. “Ti mangerei tutta,” sussurrò Leon maliziosamente, raggiungendo il suo orecchio con una scia di baci e mordicchiandoglielo. Un sospiro sfuggì dalle labbra della giovane, che lo strinse ancora di più a se, accarezzandogli il collo. Il ragazzo scese poi a baciarle la linea del collo, facendola sospirare. “Leon.” Violetta gli prese il volto tra le mani e lo coinvolse in un nuovo e appassionato bacio. Si baciarono ancora e ancora, poi Vargas la prese in braccio e si sollevò in piedi. Un braccio le circondava la schiena, mentre l’altro le sollevava le gambe. “Cosa fai?” Chiese lei confusa, allacciandogli le braccia al collo. Leon sorrise sibillino, incamminandosi sulla sabbia con lei in braccio. Pochi passi e raggiunse la riva, tanto che ormai le onde si infrangevano sui suoi piedi nudi. Violetta guardò il mare e poi lui, preoccupata. “Leon Vargas, cos’hai in mente?” Il giovane non rispose, continuando a camminare finché l’acqua non gli giunse fino alle ginocchia, bagnandogli i jeans. A quel punto lei non ebbe più dubbi sulle sue intenzioni e sgranò gli occhi. “Non osare,” sibilò al suo orecchio con un tono minaccioso, che lo fece sogghignare. “Persi davvero di farmi paura con questo faccino?” La derise, sfiorandole una guancia con una leggera carezza e lei di tutta risposta gli fece una linguaccia. “Non ti conviene sfidarmi, posso diventare molto cattiva,” sbuffò indispettita, mentre lui continuava a ridere. “Sai, Amore,” sussurrò con voce roca al suo orecchio. “Sei ancora più sexy quando ti arrabbi.” Violetta ammiccò, accostando il volto al suo. “Dimostralo allora, Vargas,” lo sfidò con un sorrisetto malizioso.
Leon sorrise, riducendo ancora le distanze tra di loro, ma all’ultimo quando le loro labbra stavano già per sfiorarsi, la lasciò cadere in acqua come un sacco di patate. La ragazza riemerse dopo alcuni istanti, sputacchiando e schizzando acqua. Nelle orecchie nel frattempo le risuonava la risata di Vargas, che la additava divertito. Si scostò dal volto i capelli bagnati, rivolgendogli un’occhiata fulminante. “Io ti ammazzo!” Esclamò, iniziando a rincorrerlo, anche se l’acqua e i vestiti bagnati limitavano di parecchio i suoi movimenti. Leon era già molto distante e continuava a sghignazzare, ma lei gliel’avrebbe fatta pagare, mai avrebbe accettato un simile affronto. “Ahia!” Urlò all’improvviso, massaggiandosi il polpaccio destro e fingendo una smorfia di dolore. A quell’esclamazione, Leon si voltò preoccupato. “Amore, va tutto bene?”
“Mi fa male la gamba Leon, credo sia un crampo,” disse, continuando a mostrarsi dolorante.
Il giovane Vargas abboccò con tutte le scarpe e corse subito verso di lei, ma appena fu abbastanza vicino Violetta gli saltò addosso, facendo finire entrambi in acqua.
“Ahahahahahaha fregato!” Esclamò, saltellando e ridendo come una bambina. “Sei troppo ingenuo, Vargas! Il mio faccino è riuscito ad abbindolarti!” Gli fece poi una pernacchia, inscenando una sorta di danza con la sua risata come sottofondo.
Leon, ormai completamente bagnato, la fissava incantato. Quella ragazza era incredibile, non se lo aspettava un gesto simile da parte sua. Un attimo prima sembrava una bambolina innocua, poi si trasformava in una ragazza terribilmente sexy e ora rideva e si divertiva come una bambina. La sua Violetta era unica e imprevedibile e forse proprio per questo se ne era innamorato perdutamente. La sua risata era il suono più dolce del mondo e il suo sorriso la visione più bella. Le si avvicinò, circondandole la vita da dietro. “Lo ammetto,” sussurrò al suo orecchio. “Mi hai fregato.” Le spostò poi i capelli sulla spalla sinistra e iniziò a baciarle il collo scoperto. Violetta rabbrividì e girò la testa di lato, così da esporre maggiormente il collo verso di lui. Adorava quando Leon le baciava il collo, adorava sentirlo così vicino. Quando poi le sue mani presero ad accarezzarle i fianchi, si lasciò sfuggire un sospiro. “Leon.”
“Mmm,” mugugnò lui, scostandole la maglietta e arrivando a baciarle la spalla destra in tutta la sua lunghezza. “Ho una gran voglia di fare l’amore con te,” ammise all’improvviso, con una schiettezza tale che la lasciò basita. Leon era sempre stato fin troppo sincero, ma ripensando a quanto aveva dovuto insistere per la loro prima volta, sembrava incredibile che quella frase fosse uscita proprio dalle sue labbra. Si voltò verso di lui con il volto in fiamme, poggiandogli le mani sulle spalle. “Anch’io, ma non possiamo qui e...”
“Perché no?” Sogghignò il ragazzo, attirandola a se così da far aderire i loro corpi. “Qui non ci vede nessuno,” aggiunse, lasciandole piccoli baci sulle labbra. Violetta sorrise e probabilmente si sarebbe anche lasciata andare, se non avesse visto diverse persone affacciate al muretto sopra di loro. “Certo, non ci vede nessuno tranne chi passeggia sul lungomare,” ironizzò. Leon si voltò e solo allora notò le persone e sorrise. “Ci conviene salire se non vogliamo essere denunciati per atti osceni in luogo pubblico.” La prese per mano e si incamminarono verso la riva, mentre un lieve venticello li colpiva, facendo rabbrividire la giovane, prontamente abbracciata dal premuroso fidanzato. Una volta giunti sul bagnasciuga, Violetta corse ad avvolgersi in uno degli asciugamani che si erano portati, mentre Leon si era bloccato al centro della spiaggia. Un’idea folle e che per nulla si addiceva a un bravo ragazzo gli balenava per la testa.
“Leon!” Lo richiamò la Castillo, accigliata. “Che fai lì in mezzo? Vieni ad asciugarti.”
Lui però si era già avviato verso la lunga fila di cabine disposte sul lato destro della spiaggia. Si scostò i capelli bagnati dalla fronte, poi tentò di forzare una delle porte di quelle piccole casette di legno. Con una spallata abbastanza decisa che probabilmente gli avrebbe riportato un bel livido, riuscì ad aprire la porta. All’interno c’era una fastidiosa puzza di chiuso e di salsedine, una serie di secchi e scope erano disposte in un angolo e poi c’era anche una piccola panca e delle corde tutte attorcigliate. Non era una camera d’albergo, ma meglio di niente.
“Leon.” La mano di Violetta sulla sua spalla lo fece sussultare, non l’aveva sentita avvicinarsi. Si voltò a guardarla, sorridendo maliziosamente. “Mi ammazzi se ti faccio una proposta?”
Lo sguardo della ragazza passò la cabina da cima a fondo, poi tornò a posarsi su di lui. “Tu sei pazzo,” disse alla fine, scuotendo il capo. “Frequentare Diego ti fa male. Camilla mi ha detto che voleva spingersi oltre senza che nemmeno si fossero fidanzati, lui non è di certo qualcuno a cui ispirarsi.”
Leon ridacchiò. “Si, me lo ha detto. Noi due però siamo già fidanzati,” aggiunse attirandola a se. “Nessuno ci vedrà qui dentro. So che lo vuoi anche tu.” Le sue labbra così vicine al suo orecchio la fecero rabbrividire e quella poca lucidità che aveva l’abbandonò. Quando Leon le parlava con quel tono proprio non riusciva a dirgli di no. Portarono così tutte le loro cose, chitarra compresa, all’interno della cabina e dopo averla chiusa con cura iniziarono a liberarsi degli abiti bagnati. Leon sistemò gli asciugamani a terra a mo di coperta, poi vi fece adagiare la ragazza, lasciandole al contempo una serie di baci sulle labbra. Lì dentro era umido e freddo, ma la vicinanza del corpo del ragazzo le fornì una gran dose di calore e lasciandosi guidare solo dall’amore che provava per lui, si lasciò andare baciandolo con passione e allacciando le gambe intorno alla sua vita. Tra baci e dolci carezze fecero l’amore e Violetta si rese conto quasi subito che quella volta fosse diversa dalle precedenti. Prima Leon era sempre stato fin troppo delicato, quasi temesse di romperla, ora invece era più deciso, non che le facesse male ovviamente, era più che altro più appassionato e doveva ammettere che la cosa le piacesse molto. Le faceva ancora così strano vedere lei e Leon in una veste così intima, ma era una stranezza che la faceva sentire elettrizzata, viva. Intrecciò le dita nei suoi setosi capelli e lo coinvolse in un bacio carico di passione. Si baciarono ancora e ancora, mentre le mani scorrevano dovunque. Quando raggiunsero il massimo piacere, Leon si sdraiò sull’asciugamano e le fece poggiare il capo sul suo petto, stringendola dolcemente a se.
Il giovane Vargas fu il primo a svegliarsi e quando notò stretta a lui la sua Violetta, con tutti i capelli arruffati e coperta solo da un asciugamano, un sorriso sorse spontaneo sul suo volto. Avrebbe dato qualsiasi cosa per svegliarsi sempre con lei accanto, era la visione più bella che un ragazzo innamorato potesse desiderare. Con delicatezza le scostò una ciocca di capelli dal volto, poi le sfiorò le labbra con la punta delle dita. “Leon,” mugugnò Violetta, ancora con gli occhi chiusi. Lui sorrise, strofinando il naso contro il suo. “Ciao dormigliona.” Lei stirò le braccia, poi aprì lentamente gli occhi e sorrise, accarezzandogli una guancia. Possibile che anche appena sveglio fosse così bello? Chissà invece lei com’era orribile! Non ebbe però il tempo di farsi altri complessi, perché Leon l’attirò a se e la baciò con passione. “Ho una sorpresa per te,” le sussurrò poi all’orecchio.
“Che sorpresa?” Chiese curiosa, osservandolo mentre prendeva qualcosa dalla tasca della giacca, gettata sulla piccola panca poco distante da loro. Vederlo completamente nudo la fece avvampare, ma allo stesso tempo si ritrovò a pensare che fosse stupendo e soprattutto suo, si Leon era suo, suo e di nessun’altra. Quando tornò a sdraiarsi accanto a lei, la guardò accigliato, che avesse capito che lo stava fissando? Si morse nervosamente il labbro, gesto che lo portò ad aggredirla con un bacio appassionato che la lasciò senza fiato. “Quando ti mordi il labbro io perdo la testa,” ammise con voce affannata a causa del bacio. “Ogni cosa di te mi fa perdere la testa,” proseguì, scendendo a baciarle il collo. Violetta socchiuse gli occhi, godendosi quelle dolci attenzioni e facendo scorrere le mani lungo la sua schiena. “Avevi detto di avere una sorpresa,” sussurrò all’orecchio del giovane, lasciandovi poi dei piccoli baci.
“Si,” confermò Leon con un dolce sorriso, porgendole una piccola scatolina di velluto. La ragazza la prese ad occhi sgranati, mentre una serie di ipotesi affollava la sua mente. “Leon..”
“Aprila,” sorrise lui, accarezzandole i capelli. “Appena l’ho vista, ho pensato a noi.”
Violetta aprì la scatolina con mani tremanti, ritrovandosi ad osservare due catenine d’argento da cui pendevano due pezzi di puzzle, anch’essi d’argento, incastonati tra di loro, su cui erano incise una “L” e una “V” e poi un cuore che si spezzava in due se i pezzi di puzzle si staccavano.
“Hanno senso solo se sono uniti, un po’ come noi e... non è niente di che lo so, magari ti aspettavi un anello e ci ho pensato anch’io all’inizio, però poi ho visto queste e mi hanno ispirato... un qualcosa di simbolico e..” Mai Leon Vargas si era ritrovato a balbettare, mai era apparso così in imbarazzo e il sorriso sul volto di Violetta crebbe. Sfiorava quelle catenine più e più volte senza dire una parola, consapevole che in quel modo confondeva ancora di più il ragazzo. Magari si stava convincendo che il regalo non le piacesse e si pentiva di non averle preso un anello, non poteva immaginare che invece alla ragazza quella sorpresa fosse piaciuta parecchio. “Leon..”
Lui la guardò e solo allora notò che avesse gli occhi lucidi. “Io... io non so che dire..” singhiozzò, gettandosi tra le sue braccia. “Mi piace tantissimo! Grazie Amore, grazie!” Lo strinse così forte da rischiare di soffocarlo e quella per Leon fu una risposta più che sufficiente, il suo regalo le era piaciuto e ciò lo fece inevitabilmente sorridere. “è un pensiero dolcissimo,” aggiunse lei, tempestandogli il volto di baci. “Già le adoro queste catenine,” gli agitò la scatolina davanti agli occhi, gioendo come una bambina. Estrasse poi quella con la “L” e gliela porse. “Me la metti?” Si mise di spalle e spostò i capelli da un lato, cosicché il giovane poté agganciarle la catenina al collo. “Come mi sta?” Un grande sorriso illuminava il volto di Violetta e vederla così felice lo fece sentire bene, in pace con se stesso come mai gli fosse accaduto. Sentiva che il loro legame stesse crescendo sempre di più, sentiva sempre di più quanto quella ragazza fosse sua, solo sua.
“Sei stupenda,” soffiò al suo orecchio, per poi stringerla a se. Lei arrossì, poggiando il capo sulla sua spalla. “Non la toglierò mai più.”
Quelle parole lo fecero sorridere teneramente. “Nemmeno io,” mormorò, prendendo la catenina con la “V” e allacciandosela al collo. “Ecco, ora è tutto perfetto.”
“Si,” confermò lei, facendo sfiorare i loro nasi. “Nulla potrebbe essere più perfetto di così. Ti amo, Leon.”
Il giovane Vargas sorrise, accarezzandole il volto. “Ti amo anch’io, piccola mia.”


 
  
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