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Autore: LokiLove    08/04/2014    2 recensioni
Se dietro alle azioni di Loki ci fosse stato qualcosa di più profondo di una semplice voglia di potere? Se questa fosse una famiglia da proteggere?
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Mpreg
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***LA FORZA DELL'AMORE***


La serata era finita e finalmente poteva ritirarsi nelle sue stanze, non vedeva l'ora di poterle raggiungere per togliersi quei fastidiosi abiti regali, che gli stavano quasi togliendo l'aria, e poter indossare qualcosa di più leggero, fresco. Loki bramava e soffriva il caldo allo stesso tempo.

Con passo svelto entrò in camera, nessuno lo fermò durante il tragitto, nessuno che volesse parlare con lui o chiacchierare, avevano paura di Loki e di questo se ne rallegrava, non aveva comunque voglia d'intavolare discussioni e in ogni caso preferiva starsene solo.

A quel pensiero gli occhi si fecero lucidi. Non era solo, lo sapeva, era solo una scusa, l'ennesima bugia che cercava di far credere a se stesso, la bugia più pesante e difficile d'accettare.

Entrò nella camera e adagiò la propria schiena allo spesso legno della porta respirando per calmarsi, non poteva piangere, non voleva che lo vedessero con gli occhi lucidi, doveva essere forte, per loro: la sua unica ragione di vita.

Si cambiò immediatamente d'abito e creò un illusione di se stesso steso a letto immerso in un profondo sonno, non era mai entrato nessuno nella sua camera la notte, ma quella era una sera speciale e non era intenzionato a fidarsi del fato.

Il giorno seguente Thor, suo fratello, sarebbe stato incoronato re di Asgard.

Controllò ogni singolo corridoio o stanza che si trovata ad attraversare, nessuno lo vide uscire da palazzo, la festa che ancora stava continuando si svolgeva dall'altra parte dell'edifico e nessuno si era inoltrato nell'ala est dando a Loki la possibilità di fuggire non visto.

Si mosse nell'ombra raggiungendo la fitta foresta che circondava la città, nessun asgardiano aveva mai avuto il coraggio di mettere piede li dentro, leggende narravano di spaventosi mostri ed esseri orripilanti che vi vivevano al suo interno e che chiunque vi entrasse vi perdesse la vita intrappolato fra le loro grinfie.

Ovviamente a Loki non interessava nulla di tutto ciò, lui era la notte, lui era il mostro questi erano i suoi pensieri, un giovane ragazzo tormentato, ma dall'animo nobile.

Camminò per diverso tempo, macinando metri su metri, quando nel bel mezzo della foresta apparve una casetta, completamente in legno, un piccolo sbuffo di fumo dal camino e una luce calda accesa dietro le finestre e resa fioca da una sottile tenda.

Solo allora Loki si permise un flebile sorriso che gli illuminò lo sguardo.

Camminò lentamente fino alla soglia della porta dove attese qualche secondo ad ascoltare le fini vocine che provenivano dall'interno, appoggiò la fronte al legno della porta, chiuse gli occhi e ascoltò la storia che la balia stava loro raccontando, non voleva interromperla, sapeva che avrebbe attirato tutta l'attenzione su di se e quella donna già stava facendo più che l'impossibile per lui.

Appena finì il racconto bussò.

Un piccolo cucciolo di lupo era steso sul tappeto, appoggiata a lui, con la testa sul suo morbido pelo, una bimba aveva ancora gli occhi sognanti persi nella storia che gli era appena stata raccontata, sul suo ventre un piccolo serpentello, arrotolato ad assorbire il calore della bambina ed ogni tanto mostrava la sottile lingua biforcuta.

Appena la porta si aprì i tre si girano, seguendo lo sguardo della balia, in pochi secondi si alzarono lanciandosi su Loki, il lupetto e il serpentino si trasformarono immediatamente in due bellissimi bambini dai capelli scuri.

“Papà!” urlarono felici vedendolo entrare lanciandosi fra le sue braccia.

Loki si abbassò per poterli stringere tutti a se sprofondando il viso sullo loro testoline riempiendoli di baci.

“Piccoli miei...” fu l'unica cosa che riuscì a dire Loki stringendosi i bambini al petto.

Non aveva mai insegnato ai piccoli a chiamarlo “padre” e non aveva intenzione di farlo, lui era stato costretto a rivolgersi così a Odino per secoli, aveva sempre odiato del dannato distacco che teneva fra di loro e non si sarebbe mai permesso un errore simile coi suoi figli.

Erano tre giorni che Loki, per via dei preparativi e delle feste che avevano preceduto l'incoronazione di Thor, non poteva allontanarsi dal palazzo non potendo così vedere i suoi bambini.

Proprio quel giorno i piccoli compivano cinque anni e, anche se aveva rischiato nell'abbandonare il palazzo alla vigilia dell'incoronazione, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di raggiungerli.

Tutto il giorno Loki era stato perso nei suoi pensieri; tutti, compreso suo fratello e i suoi genitori, pensavano fosse uno dei solito momenti in cui il moro avrebbe preferito restare solo a leggere qualche libro piuttosto che in mezzo ai nobili asgardiani a regalare forzatamente saluti. Quello che non sapevano era che Loki non pensava a rinchiudersi a leggere libri, ne a provare nuove magie, ma pensava al giorno i cui i suoi bambini erano venuti alla luce. Esattamente quel giorno proprio li dove ora nascondeva i suoi piccoli, cinque anni prima, una calda notte di luna piena aiutato dalla balia che ora accudiva i suoi cuccioli.

La vecchia balia era l'unica che conosceva realmente Loki, lo aveva allevato fin da quanto ero un neonato in fasce e dopo sua madre era la persona di cui si fidava di più.

L'anziana signora era stata disposta ad abbandonare una vita sicura nell'agio del palazzo dorato per seguirlo in mezzo a un foresta aiutandolo durante la gravidanza.

 

Flashback

Loki, silenzioso, si aggirava per le cucine cercando la donna.

Uscendo dalle cucine la scorse in prossimità del fiume, la raggiunse mentre stava raccattando le ultime stoviglie che aveva appena finito di pulire.

Loki!” esclamò vedendolo avanzare verso di lei.

Aveva notato che qualcosa che non andava dallo sguardo che il giovane aveva dipinto in viso.

Cosa c'è?” chiese preoccupata, accudiva quel ragazzo da anni, conosceva quando qualcosa non andava.

Gertrud...” disse atono “Aiutami...” riuscì a dire quasi sull'orlo delle lacrime.

Piccolo!” disse lanciandosi verso di lui e prendendolo fra le braccia “Cosa c'è?”

Gertrud aiutami..” disse biascicando nascosto fra le vesti della balia.

Loki! Loki, guardami...cos'è accaduto?” disse prendendo il suo viso fra le mani costringendolo a guardarla in viso.

Il ragazzo si bloccò incatenando il suo sguardo con quello della balia, la donna lo guardò fissa per alcuni secondi prima di guardarsi intorno per controllare che non ci fosse nessuno nelle vicinanze e trascinarlo in un ala riparata del palazzo, lontano da occhi indagatori.

Lo fece sedere su una piccola panchina che serviva ai servi quando uscivano a riposarsi.

Loki, devi dirmi cosa sta accedendo, non posso indovinarlo e tu mi riservi sempre sorprese...” disse dipingendosi in volto un flebile sorriso, dettato più dall'ansia che per tranquillizzare il ragazzo.

Gertrud, dimmi che sei disposta a seguirmi in qualsiasi cosa io scelga di fare...”

Loki, mi spaventi. Cosa è accaduto?”

Il ragazzo stava per rispondere quando perse ogni parola, s'immobilizzò guardando l'orizzonte poi, con mano lenta, avvicinò la mano della balia al suo ventre.

Gertrud sgranò gli occhi quando toccò la pancia del ragazzo, avvolta nel solito completo di pelle verde e nera bordato d'oro.

Che significa questo?” chiese spaventata la donna.

Gertrud, aspetto un bambino...”

La balia scosse la testa, frastornata dall'informazione.

Gertrud devi aiutarmi...” disse implorante il ragazzo.

No, no...non è possibile...”

Gertrud ti prego! Se lo scoprisse il padre degli dei lo farebbe uccidere!” disse con gli occhi pieni di lacrime.

Di chi è figlio?” chiese con voce bassissima, non voleva chiedere quello, ma presa dalla paura fu l'unica cosa che le venne in mente.

Mio e della magia...” disse abbassando lo sguardo.

La balia sospirò schiarendosi le idee non riuscendo a trovare nessuna soluzione.

In che guaio mi stai cacciando, piccolo?” era solita chiamarlo in quel modo, fin da quando era un tenero cucciolo avvolto in strati e strati di coperte stretto fra le braccia della donna.

Ti prego Gertrud...”

Ti aiuterò.” disse la donna intenerita dalla richiesta d'aiuto del suo protetto “Ma come farò?”

Fingerò la tua morte...” disse tetro il ragazzo.

Non nelle tue condizioni, la magia è fuori discussione. Non la posseggo, ma so come reagisce durante una gravidanza...”

Ho ancora i miei poteri, ancora per poco, forse per qualche settimana prima che scompaiano fino alla fine della...”

Fatti abbracciare...” disse non riuscendo a resistere al quel ragazzo che, fra un singhiozzo e l'atro, cercava di spiegare la situazione.

Tu...non riuscirai a nascondere ancora per molto la tua situazione...” disse affondando il viso nel suo collo.

Lo so, per questo dirò che viaggerò e non tornerò prima dell'anno...”

Ci crederanno?” chiese Gertrud preoccupata per l'ira di Odino.

Penso di si, non è la prima volta che affronto un viaggio da solo...”

Dimmi cosa devo fare Loki e ti aiuterò...”

Loki sorrise, aveva appena trovato un'alleata.

 

**

 

La donna si alzò, passò di fianco al giovane mago, gli accarezzò una spalla ricevendo uno sguardo di gratitudine dal ragazzo.

“Sono qui fuori...”

“No, vai a riposare, resterò io tutta la notte.”

La donna annuì andò nella sua camera.

Loki stette minuti infiniti abbracciato ai suoi bambini.

Fenrir aveva il dono di potersi trasformare in un lupo, era un bel bambino, capelli neri come quelli del padre e dei suoi due fratelli, occhi color del ghiaccio come i lupi.

Hela, la sua principessa, portava sulla pelle i segni del suo futuro: metà viso ricoperto da pelle scura con un occhio rosso a colorare le tenebre e metà viso di pelle chiara, diafana con un un occhio verde uguale a quello di Loki.

Veniva poi Jormungand, il suo piccolo serpente. Era nato per ultimo, più gracile rispetto ai due fratelli, era quello che aveva avuto bisogno di più cure alla sua nascita, Loki e Gertrud arrivarono fino al punto di poterlo perdere, ma era sopravvissuto, stava bene. Era la copia esatta di Loki, si rivedeva quando aveva la sua età. Jormungand, dei tre bambini, era quello che soffriva di più la lontananza del padre, forse perchè il più debole, anche se debole alla fine non era.

“Vi ho portato dei regali...” disse Loki sorridendo ai piccoli “E' il vostro compleanno oggi...lo sapete?”

I piccoli erano stupiti, sgranando gli occhioni verso il padre che stava porgendogli dei piccoli regali che aveva nascosto nella lunga veste.

I bambini avevano tutto quello che richiedevano e Loki ogni volta che li andava a trovare non mancava di portargli altri regali, sentendosi in colpa a doverli nascondere e rinchiudere in una semplice casa in mezzo a quella foresta, ma non aveva scelta, se Odino li avesse scoperti li avrebbe uccisi.

Regalò a tutti lo stesso ciondolo, piccolo e d'oro legato a una fine catenina anch'essa d'oro.

Il ciondolo portava delle sigle: LJFH, le loro iniziali.

“Piccoli, dovrò partire per un po'. Non so quando ci rivedremo, ma quando vi sentirete soli toccate questo ciondolo e io vi sentirò...” disse cercando di trattenere le lacrime “Ricordate quello che vi ho insegnato?”

“La magia?” chiese Hela.

“Si, la magia...” disse sedendosi a terra lasciando che i piccoli si coricassero su di lui “Fatemi vedere, dovete stare attenti, non potete permettervi errori...”

Hela eseguì per prima la magia seguita subito dopo da Fenrir, Jormungand provò qualche volta, ma alla fine riuscì a compiere anche lui l'incantesimo rendendo il padre orgoglioso di lui.

“Non andare, papà...” disse Jormungand.

“Devo andare piccolo...” rispose teneramente Loki accarezzandogli una guancia.

“Ma io non voglio!” disse con le lacrime agli occhi il piccolo.

Loki se lo trascinò in grembo stringendolo a se, respirando il suo profumo come se avesse a disposizione ancora pochi secondi prima di smettere di respirare.

“Lo so, piccolo mio. Ma tornerò, lo prometto a tutti voi. Io tornerò e quando lo farò verrete a vivere con me a palazzo, non dovrete più nascondervi qui...”

“Ma ci faranno del male!” disse Fenrir.

“No, quando tornerò non ci sarà più nessuno che vi farà del male...” sorrise, un sorriso triste.

“Papà, li proteggerò io...” disse risoluta Hela.

La sua guerriera, la sua bambina intelligente e piena di coraggio. Fenrir era forte, Jormungand bravo nei sotterfugi, ma la sua bambina era una calcolatrice, probabilmente aveva anche già intuito, seppur in modo infantile, cosa il padre stava per fare.

“Mi fido di te, Hela...” disse sorridendole per abbracciarla di nuovo.

Era diventato padre troppo giovane, ma non se ne era mai pentito, pensava che ne avrebbe ricevuto un solo dono, ma quando la pancia non aveva smesso di crescere aveva scoperto che ad attenderlo ci sarebbero stati dei gemelli. Quei tre erano i suoi miracoli e si sarebbe fatto uccidere pur di non farli soffrire.

Passò del tempo prima di convincere i piccoli ad andare a letto, soprattutto convincerli che lui sarebbe rimasto li, assieme a loro.

Alla fine si addormentarono e Loki poté stendersi di fianco a loro abbracciandoli tutti, avvolgendoli sotto alla coperta.

Era quasi l'alba quando si svegliò, ormai ora di tornare a palazzo.

Gertrud entrò portando con se alcune leccornie.

“Gertrud non dovevi disturbarti, avrei mangiato a palazzo...”

“Mangia con loro, quanto tempo dovrai aspettare prima di rifarlo?” disse materna la balia “Ho capito che c'è qualcosa che non va. Solo...non lasciarli soli.”

“Non lo farò Gertrud, potrebbe volerci tempo, ma tornerò...tornerò da loro. E da te...” sorrise avvicinandosi per abbracciarla.

Quasi tutti ad Asgard avevano il timore di Loki, dio dell'inganno, ma non Gertrud. Per lei era come il figlio che non aveva mai avuto ed ora quei tre bambini erano la sua famiglia, la sua strana famiglia.

“Ci sono alcuni dolci qui...” disse slacciandosi dall'abbraccio “Sono mattinieri, si sveglieranno presto. Non te ne andare senza salutarli, farai del male a te...e farai del male a loro se non ti vedranno al loro risveglio.”

“Ma non sono sicuro di riuscire ad andarmene dopo, non so se ne avrò la forza...”

“L'hai sempre trovata la forza...” le sorrise l'anziana donna.

Loki annuì aspettando il risveglio dei bambini.

Quel giorno non poteva permettersi errori, tutto avrebbe avuto inizio, avrebbe risolto ogni problema, sarebbe usurpato il trono, diventato re e avrebbe portato per sempre i suoi bambini a palazzo in modo che crescessero da veri principi, non più nascosti nel buio di una foresta.

  
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