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Autore: voiangel    09/04/2014    6 recensioni
"Paperella, svegliati, ti porto a vedere le torte." sussurro scuotendola dolcemente.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri tributi, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La mia fronte gronda di sudore e il mio ventre si alza e si abbassa freneticamente.
Mi siedo velocemente sul letto e mentre mi martello le tempie con le dita cerco di ricordare cosa ho sognato. 
Ricordo solo fiamme e una panetteria.
Infilo i miei scarponi da caccia e decido di andare nei boschi. 
Di sicuro Gale sarà lì ad aspettarmi. 
Quando esco di casa un bellissimo e splendente sole mi acceca. Deve essere mezzogiorno. 
Decido di tornare dentro a svegliare Prim. Il sogno mi ha turbata, che sia successo qualcosa ai Mellark? 
Prim è una buona scusante per controllare, lei ama andare alla panetteria e ammirare quelle splendide torte. E tra l'altro, chiedendole io di andarci, la farei felicissima data la mia riluttanza ad accettare quando me lo propone lei. 
"Paperella, svegliati, ti porto a vedere le torte." sussurro scuotendola dolcemente. 
I suoi splendenti occhi azzurri paiono sorridere più della sua bocca che mostra tutti e trentadue i denti. 
Si alza e si veste di corsa, pettinandosi grossolanamente i capelli biondi in due trecce che le ricadono sulle spalle. 
Prima ancora che possa aprire la porta lei mi prende per mano e inizia a correre per tutto il Giacimento facendo balzellare i capelli che paiono danzare. 
Non smette di ringraziarmi con quella vocetta melodica che addolcirebbe chiunque, ma niente, niente è più dolce di quei occhi brillanti e vivi. 
Non mi è mai parsa più bella la mia piccola sorellina. 
In men che non si dica siamo entrambe davanti alla vetrina della panetteria dei Mellark. 
Guardo attraverso il vetro per controllare se Peeta, il figlio del fornaio, stia bene. 
Mi sorprendo quando sbuffo per il sollievo vedendolo sano e salvo quasi prostrarsi ai piedi della madre, che non a caso io e Prim abbiamo soprannominato strega. 
Il fornaio è appoggiato al tavolo, rivolto verso Peeta. 
Lo guarda con compassione e un pizzico di divertimento mentre la madre lo sgrida come se avesse appena mandato a monte i guadagni di una vita.
Ora potrei anche distogliere lo sguardo, stanno tutti bene, ma non lo faccio. 
Mi soffermo a guardare ancora la Strega che scompare dietro una porta.
Con mio grande stupore, dopo qualche secondo di un fitto scambio di occhiate tra i due, Peeta e il padre iniziano a ridere e ad imitare la donna che ha appena lasciato la stanza. 
Il ragazzo imita quella che pare una gallina zoppa e orba e inizia a correre ciondolando per tutta la stanza, mentre il padre assume un'aria da cane bastonato e strofina un piede contro l'altro fingendosi mortificato.
Non posso fare altro che sorridere.
Quasi sto per mettermi a ridere quando la porta sbattuta poco prima di riapre lasciando spazio alla donna castana e aggobbita di pochi istanti prima. Padre e figlio si bloccano all'istante, quasi impietriti dalla paura.
E poi la strega fa qualcosa di inaspettato per tutti. Ride. 
La vedo avvicinarsi a Peeta, gli arruffa i capelli e gli sorride divertita. 
Poi si dirige verso il marito e, forse per la prima volta dopo tantissimi anni, lo bacia. 
"Ma certo, domani è il giorno della mietitura..." sussurra Prim pensierosa. 
Già, ecco come mai la strega è tanto dolce. 
Un improvviso magone mi stringe lo stomaco.
Domani potrei essere estratta io. 
Oppure, ancora più probabile Gale. 
O... Primrose. 
Mi incanto a guardare la mia piccola attraverso il riflesso della vetrina. 
Non posso fare a meno che confrontarci. 
Lei è dolce, bionda, con gli occhi azzurri e la carnagione pallida. 
Io soo chiusa, mora, con gli occhi grigi e la carnagione olivastra. 
Quasi non si direbbe che siamo sorelle. 
L'unica cosa che ci accomuna e' la statura. Siamo entrambe molto magre.
Ma chi non lo è, nel Giacimento. 
"Credo di aver ficcanasato abbastanza, Katniss" ride lei. 
Ricambio il sorriso e annuisco, anche se mi sembra strano che se ne voglia andare così presto. Solitamente non è contenta fino a quando il ragazzo del pane non le ricambia lo sguardo. 
"Te ne vuoi andare? Di già?" chiedo cercando di apparire indifferente. 
"No, no stavo solo dicendo che ora posso anche ammirare le torte di Peeta" dice come se fosse ovvio. 
Ci spostiamo un po' più a destra, verso quelle grandi torte.
Di ogni forma e colore e glassate divinamente.
Sento lo stomaco brontolare talmente è intenso il mio sguardo. 
Se voglio evitare una strage mi conviene guardare altrove.
Il mio sguardo si sofferma su Peeta.
Si direbbe quasi che lui è il fratello di Prim, non io. 
Solo che il ragazzo del pane, a differenza nostra, è abbastanza robusto, tanto da sollevare un sacco di farina da mezzo quintale o da battere tutti alle lotte a scuola. 
Anche Peeta mi sta guardando, ora. 
Il mio cuore fa un piccolo sobbalzo e d'istinto abbasso gli occhi a terra.
D'un tratto i miei scarponi sono diventati interessantissimi. 
"Prim, ora dobbiamo andare" dico assumendo un tono calmo e dolce.
Lei alza lo sguardo dalle torte per rivolgerlo al panettiere.
Inclina la testa di lato, verso me, e gli sorride.
Poi mi prende di nuovo per mano e corriamo verso casa. 
Mentre le mie gambe si muovono veloci mi pare di scorgere una bambina dalla pelle scura che per qualche motivo mi ricorda mia sorella.
Cammina con uno sguardo assente mentre annusa dei fiori bianchi. 
Mi accorgo che ha una lancia che le trapassa lo stomaco.
Mi sembra di svenire, un buco nero si apre al posto delle interiora.
Ad un tratto Prim smette di correre, smette di sorridere.
La guardo perplessa, poi rivolgo lo sguardo nell'esatto punto in cui i suoi occhi si sono fissati.
Fiamme altissime danzano sul Forno come fosse una pista da ballo.
Centinai di persone ne escono impaurite e disorientate, alcune traballanti, alcune sanguinano, altre urlano, altre ancora hanno perso i sensi e vengono trascinate da amici o colleghi. 
Riconosco Sae la Zozza che zoppica più veloce che può lontana dall'edificio ormai rosso e arancione. 
Devo portare Prim al sicuro prima che l'incendio arrivi sino a noi. 
Devo avvertire Gale e la sua famiglia e prendere mia madre.
Sto per prendere in braccio Prim quando un ragazzo moro se la carica sulle spalle e corre verso i boschi. Non ha la maglia e la sua schiena è sanguinate. Lo hanno frustato. 
Lo sento parlare ed allora lo riconosco. 
"Gale!" urlo, ma lui non si gira, continua a correre. 
Nonostante corra, non esce mai dalla mia visuale, è come se gli stessi correndo dietro senza accorgermene, forse è così. 
So che devo andare da mia madre, ma per quanto mi sforzi non ci riesco, è come se fossi incollata a Gale. 
Giro appena la testa per controllare la panetteria, i signori Mellark giacciono a terra, tra le macerie della loro casa. 
Sobbalzo e grido appena quando mi accorgo che Peeta è di fianco a me, mi tiene la mano e mi sorride. Non mi oppongo, anzi, ricambio la stretta. 
All'improvviso dei lampi si infrangono su un albero nel prato e qualcuno vicino a me sussurra "Mezzogiorno", ma non so chi sia, e non importa, ora sto solo pensando chi mi manca da salvare.
Io, Prim, Gale, Peeta...
"Madge!" urlo all'improvviso. 
"Madge, dobbiamo salvare Madge!" urlo disperatamente a Peeta, ma lui mi guarda con odio, disprezzo e non capisco, le sue mani si stringono attorno al mio braccio e come se fossero lame di coltelli me lo tranciano.
Eppure continuo a correre, corro dietro Gale e Prim come se non stesse succedendo niente. Sento dei miagolii, è Ranuncolo, e' dietro di noi. 
Ad un tratto la terra frana sotto i nostri piedi. 
Sotto di me c'è un bellissimo ragazzo che viene dilaniato da strane bestie.
"Finnick..." sussurro con gli occhi lucidi. 
E poi niente. Solo buio. Vedo mia sorella avvolta dalle tenebre.
E'... marrone. E sanguina. 
C'è anche Gale vicino a lei. Ma non l'aiuta. Non fa niente. Ed io non capisco. 
Mi avvicino a lei quasi come stessi fluttuando nel niente. 
"Prim?" grido con voce spezzata. 
"PRIM!" ma lei è immobile. Col corpo ustionato. 
"Prim" piango accarezzandola. 
Invece della sua candida pelle le mie dita si attorcigliano in un folto e morbido pelo. Ranuncolo è sdraiato dove prima c'era mia sorella e piange. Piange insieme a me, troppo distrutto persino per soffiarmi contro.
E io piango assieme a lui, troppo addolorata persino per odiarlo.
Poi cado nel sonno.


Al mio risveglio sono in un candido letto al fianco di Peeta.
Due bambini, una femmina e un maschietto, mi guardano perplessi. 
"Mamma, ci hai chiamati?" chiede la bimba. 
"No, no tesoro." rispondo col fiatone. 
Peeta mi guarda preoccupato.
"Ma tu hai detto Finnick, e poi hai detto Prim..." riprende il maschietto.
Mi asciugo le guance bagnate e fredde, mi siedo tranquillamente sul letto e sorrido al ragazzo del pane. 
"Prim, Finnick, io e mamma vi dobbiamo raccontare una storia, così capirete perché la mamma, ogni tanto, ha questi brutti incubi." 
spiega calmo. 
Mentre Peeta continua a raccontare la storia della nostra vita, io ricado nel sonno. Il mio ultimo pensiero va ad un cortile in cui spicca un Dente di Leone. Il Dente di Leone che nasce solo a primavera..."




Ciao a tutti. 
Mi scuso se avete letto questa schifezza ma era l'una e non avevo niente da fare quindi ho pensato di scrivere, ye che bello, tanto la scuola è fatta per dormire, si certo, stay convint. 
Domani avrò delle occhiaie molto fashon ma okay! 
E niente, se volete recensite se non volete siete dei babbani capitolini, ciao.

-Angelica.
  
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