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Autore: clif    09/04/2014    2 recensioni
Carol Smith, una povera bambina orfana che viene maltrattata e denigrata dai suoi coetanei a causa del suo carattere chiuso e per lo strano colore dei suoi capelli. un giorno però avrà l'opportunità di abbandonare tutto ciò e a dargli questa possibilità saranno due misteriosi individui mandati da una grande casa farmaceutica. l'intera saga di Resident Evil riscritta dal suo punto di vista. Carol riuscirà a scoprire le sue misteriose origini e a sopravvivere all'incubo delle armi biologiche?
tratto dal primo capitolo della storia:
ormai non rimaneva molto tempo dovevo assolutamente
trovare il mio obbiettivo ed andarmene da lì. Supero ad una velocità sovrumana
tutti gli ostacoli e mostri che incontro sul mio cammino fino ad arrivare davanti al
porto. Eccomi qui! Sono arrivata finalmente –GGGRRRROOOOWWWWLLLL!!!- Ho
parlato troppo presto, mi volto e trovo davanti a me ancora quel fastidioso essere.
–Ora basta! Mettiamo fine a questa storia!- ringhio minacciosa andandogli incontro.
(raiting temporaneo, a seconda del vostro giudizio deciderò se cambiarlo o no)
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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30 giugno 2013: Langshiang, Cina

Riesco per miracolo a raggiungere un luogo sicuro, sicuro per ora almeno. In torno

a me vi è l’inferno: fiamme, palazzi e macchine distrutti e orde di mostri pronti a

prenderti e ucciderti. Aspetto che il mio respiro si regolarizzi per poter riuscire,

sento i respiri degli zombie avvicinarsi, probabilmente sono attratti dal mio sangue,

ormai questa situazione è per me quasi naturale: sono anni che vivo in questo

modo. Tento di muovermi ma una fitta alla gamba mi toglie il fiato: mi era entrato

nella gamba un pezzo di ferro affilato a causa d’un esplosione. Stringo i denti e mi

sfilo l’oggetto dalla gamba facendo schizzare il mio sangue dappertutto; ansimo

leggermente mentre la mia vista si annebbia, ma dura soltanto un attimo: la ferita

comincia ad emettere fumo finchè non rimane che una semplice cicatrice. Comincio

a scattare tra le strade, ormai non rimaneva molto tempo dovevo assolutamente

trovare il mio obbiettivo ed andarmene da lì. Supero ad una velocità sovrumana

tutti gli ostacoli e mostri che incontro sul mio cammino fino ad arrivare davanti al

porto. Eccomi qui! Sono arrivata finalmente –GGGRRRROOOOWWWWLLLL!!!- Ho

parlato troppo presto, mi volto e trovo davanti a me ancora quel fastidioso essere.

–Ora basta! Mettiamo fine a questa storia!- ringhio minacciosa andandogli incontro.


13 novembre 1992: luogo non specificato dell’Europa orientale

Basta, non ce la faccio più! I miei singhiozzi e i miei pianti si sentono per tutto il

bagno e per tutto il corridoio dell’orfanotrofio: ma tanto a nessuno importa. Tutti

gli altri bambini mi odiano, perché sono strana dicono loro. I miei capelli non sono

come quelli degli altri, sono di uno strano colorito celeste, ma non sono affatto

brutti: perché mi devono trattare male? Siamo tutti da soli, dovremmo volerci tutti

bene; e invece no, ho dieci anni e in tutto questo tempo nessuno mi ha mai

guardato con amore, con un briciolo di considerazione. Gli altri dicono che è per

questo che i miei genitori mi hanno abbandonata; vorrei tanto dire che non è vero

ma non posso: i miei genitori non li ho mai visti, non so neanche come sono fatti o

se sono ancora vivi, perciò potrebbero avere anche ragione. Il mio nome è Carol

Smith e questa è l’unica cosa che so del mio passato, è l’unica cosa che so di me.

Sono cresciuta in questo orfanotrofio, non ho mai visto nulla all’infuori di queste

grigie e tristi mura. L’orfanotrofio è finanziato da una grande multinazionale; lo

stemma è presente in quasi tutte le stanze dell’istituto, una specie di ombrello

rosso e bianco visto dall’alto: probabilmente è per questo che si chiama Umbrella.

–Avete sentito?- Bisbiglia una mia compagna davanti a me. Sono appena uscita dal

bagno, ormai la mia razione giornaliera di pianto l’ho avuta, è ora di tornare alla

dura e noiosa realtà. Sembra che verranno due ricercatori dell’Umbrella da fuori e

porteranno con se uno dei bambini dell’istituto- Avevo già sentito questa storia ma

non me n’ero mai interessata: non so quale sia il loro criterio di scelta ma sono

sicura che io non sarò neanche presa in considerazione. Mi appoggio al muro del

corridoio e comincio a sospirare: eppure darei qualsiasi cosa per uscire di qui.

Dopo circa un ora il direttore ci chiama tutti e ci fa radunare nella sala principale

dell’istituto: nessuno di noi però sa il perché. Ad un certo punto entra nella sala un

uomo vestito con un camice bianco, come quello dei dottori, una cravatta rossa

e dei capelli castani a caschetti. Si mette davanti alla scrivania e comincia a

spiegarci in cosa consisterà la “selezione”: sarà una semplicissima visita, dovrà

soltanto prelevarci un campioncino di sangue e il gioco è fatto. Titubanti ci

mettiamo in fila ed aspettiamo tutti il nostro turno, quando arriva il mio turno noto

l’uomo con il camice bianco guardarmi incuriosito i capelli: lo sapevo, sicuramente

non ci sarà bisogno neanche di controllare il mio sangue, sono strana punto e

basta. Aspettiamo tutti quanti i risultati delle analisi, non sappiamo in effetti come

questo li posso aiutare a scegliere chi portare con se, ma tutti quanti sono convinti

di essere idonei e che presto usciranno di qui: tutti tranne me. Dopo circa mezz’ora

l’uomo rientra nuovamente nella sala, tenta di sembrare a suo agio ma riesco a

vedere una certa agitazione nel suo comportamento –Chi è…- Guarda su dei fogli e

continua -…Carol Smith?- Tutti si voltano verso di me, allibiti, ma quella più

scioccata sono proprio io. Titubante alzo la mano e lui vedendomi mi fa cenno di

seguirlo. Tra lo stupore generale ci dirigiamo fuori di li e usciamo nei corridoi

–Seguimi pure Carol, lui sarà felicissimo di conoscerti- Non faccio in tempo a

chiedere chi è questo “lui” che mi ritrovo per terra. Ero talmente assorta nei miei

pensieri che non avevo visto l’uomo davanti a me e ci sono andata a sbattere

contro. -È lei Will?- Chiese l’uomo in questione mentre il dottore, Will da quel che

ho capito, mi aiuta a rialzarmi –Si è lei, Albert. È a dir poco incredibile ma il suo

DNA è compatibile con il T- Cos’è il T? più la conversazione proseguiva e meno ci

capivo. Mi volto verso l’uomo con cui mi ero scontrata per chiedere spiegazioni ma

prima che potessi aprir bocca rimango senza fiato: è bellissimo. Senza farlo

apposta divento completamente rossa, dalla punta dei miei capelli celesti alla punta

della mia scarpine rosse, subito lui si volta verso di me, non riesco a vedergli gli

occhi a causa degli occhiali da sole, e mi fa un sorriso che mi mozza il fiato.

Dopodiché si sfila finalmente gli occhiali mostrando un paio di occhi dello stesso

colore dei miei capelli –Piacere piccola Carol, il mio nome è Albert Wesker, sono

sicuro che potrai tornarci molto utile-
  
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