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Autore: Deich_    10/04/2014    5 recensioni
Lo stomaco si sta contorcendo, ma non riesci a smettere di camminare.
Fatichi a distinguere i confini del percorso nel buio della notte, ma sai perfettamente come arrivare a destinazione.
Dopo questa passeggiata a cervello spento, spiato unicamente dalla tua stessa ombra, anch'essa incredula, arrivi davanti alla porta della biblioteca. Un respiro.
Chissà cosa diavolo potrebbe succedere. Due respiri.
Potresti pentirtene amaramente. Tre respiri.
Entri.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Houka Inumuta, Shiro Iori
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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{Note dell'autrice}
Ehilà. Sono contenta tu stia leggendo questa storia. Chiedo venia se dovesse spuntare dell'OOC, ma purtroppo ho appena iniziato a studiarmi questi due personaggi, di cui sono totalmente innamorata. La InuIori è ufficialmente la mia otp in Kill la Kill, è mi dispiace terribilmente che in pochi ne capiscano la bellezza. ;3; Comunque beh, buona lettura <3



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Day 1; 02.00.


Hai 1 nuovo messaggio.

" Mh?" Rotei distrattamente gli occhi stanchi verso il luminoso display del portatile. E' notte fonda. Una di quelle notti scure, senza luna, senza la minima traccia di una qualsiasi stella; una notte color petrolio e profonda come un pozzo, dove le uniche star sono le luci plastificate dei cartelloni pubblicitari.
Sbuffi rumorosamente nella maschera protettiva, infrangendo irrimediabilmente quel silenzio perfetto in cui sembra affogare non solo la tua camera buia, ma l'intera superficie terrestre. Adori lavorare in piena notte. Detesti vedere quelle fitte ragnatele di silenzio strappate in malomodo dagli schiamazzi distratti degli altri inutili esseri umani. Detesti il contatto fisico. Detesti il calore delle parole lungo la pelle nuda.
Insomma, a conti fatti non sei esattamente la persona più socievole sulla faccia della terra.

Le tue dita isteriche interrompono la loro danza sulla stoffa, posando distrattamente ago e filo sulla tavola ricolma di bozzetti e provette cristalline, per potersi scontrare con i tasti unti e duri del computer.
" Chi diavolo..? " Lasci distrattamente che le parole cadano in un vuoto cosmico. Disperse, morte e cancellate chissà in quale antro della tua stessa gola. Solitamente, lo spazio delle comunicazioni personali di ogni computer del liceo è utilizzato solo durante il giorno, e mai nelle fasce notturne. Oltretutto tu, Shiro Iori, relegato giorno e notte nel tetro laboratorio creativo, non ricevi poi così spesso qualche messaggio. Probabilmente anche questa è una prerogativa del tuo forzato isolamento, l'ennesima cupola che ti sbatti sulla testa per proteggerti da quell'infame mondo esterno senza luna e senza stelle.

Ore 02.05; Velvet scrive: Non dovresti essere a letto?

Passano lunghi istanti di ben ritrovato silenzio. Sbatti ripetutamente le palpebre incerte dietro le lenti fini degli occhiali.
Chi diavolo è questo? Ovviamente "Velvet" è un nickname fittizio, che potrebbe appartenere tanto ad un uomo quanto ad una donna. Chiunque sia, come si permette di disturbarti nel pieno dell'atto creativo?
Stringi i denti, infastidito. Con estrema eleganza volti le spalle al laptop, riprendendo tra le mani il tuo adorato lavoro. E' sempre così drammatico ritrovare il ritmo dell'opera, dopo ogni interruzione. Passa qualche minuto di deliziosa solitudine, dove eri quasi certo di poter riuscire seriamente a sparire dalla faccia del creato per poter unicamente cucire le tue stesse mani e la tua stessa esistenza a quest'ultimo, splendido capo.
L'adorazione per l'atto di cucire stesso potrebbe comodamente fare di te un mentecatto.

Ore 02.14; Velvet scrive: Oh suvvia, non ignorarmi.

Riesci distintamente ad avvertire il rumore metallico dell'ago che cade a terra. E' un suono terribilmente fastidioso.
- Cosa vuole questa persona? Non hai nulla di meglio da fare a notte inoltrata? Fantastico, ora sono totalmente desintonizzato, figurati, una notte di lavoro mandata al rogo.
La tua tragicità è incantevole.
Totalmente stizzito afferri la tastiera con ferocia, schiacciando i tasti con la stessa foga con la quale schiacceresti un mucchio di insetti fastidiosi.

Ore 02.17; IoriShiro scrive: Chiunque tu sia, suppongo ti faccia piacere sapere di avermi distratto dal lavoro, e dunque di avermi irrimediabilmente rovinato la serata.
Ore 02.18; Velvet scrive: Ne sono terribilmente addolorato, non ho idea di come dormirò questa notte con un peso del genere sullo stomaco.

Irritazione. Irritazione è la parola più azzeccata per dipingere un quadro completo del tuo stato d'animo attuale. Questo sconosciuto vuole farti saltare ogni nervo, e ci sta riuscendo alla grande, il premio scocciatore dell'anno va certamente nelle sue mani. Che poi per i tuoi occhi critici praticamente ogni forma vitale rientri nella categoria degli scocciatori durante le ore di lavoro ecco, questo è solo un piccolo dettaglio.

Ore 02.20; IoriShiro scrive: Chi sei? Come hai avuto il mio contatto?

Per minuti lunghi come zanne affilate, non ricevi nessuna risposta, il laptop giace senza vita.
-Oh certamente, prenditi pure tutto il tempo che vuoi. Mi hai appena mandato a monte la serata, ma prenditi pure tutto il tempo che vuoi per rispondere. Pensi acidamente, fissando con odio il computer.
Qualche secondo dopo ti accorgi di una potente fitta allo stomaco, di una fame disperata che non poteva essere placata dalla mezza ciotola di riso che hai sbocconcellato a colazione. Con riluttanza porti il palmo della mano sul ventre piatto dalle ossa sporgenti, sperando che questo basti a calmare la totale assenza di nutrimenti in quel corpo che non dorme da almeno due notti.

Ore 02.27; Velvet scrive: Dovresti dormire, Iori. Se continui a lavorare tutta notte come un recluso, finirai per cucirti la mano alla divisa.

Cascate di silenzio inondano la camera, rischiando di farti soffocare. Perfino i tuoi stessi pensieri si sono zittiti, per una volta; sei soltanto tu, il tuo stupore, il frusciare degli alberi accarezzati dai soffi di vento e un perfetto sconosciuto oltre il computer.
La pungente sensazione che i suoi occhi freddi come il ghiaccio ti stiano fissando anche ora, nascosti nel buio di una notte senza stelle, è tanto inquietante quanto interessante.
Sospiri rumorosamente, cercando di calmare le cellule grigie totalmente impazzite che grattano disperatamente contro le pareti della scatola cranica. Troppi pensieri, una scarica di puro dolore esplode in silenzio tra una tempia e l'altra, costringendoti a chinarti su te stesso, la piccola schiena arricciata e i gomiti appuntiti incastrati nell'interno coscia; forse stai davvero lavorando troppo.

Ore 02.32; IoriShiro scrive: Non ho tempo per chattare con uno sconosciuto, devo terminare il lavoro. Ho soltanto pochi giorni e non posso permettermi distrazioni.

Ed è vero. Mancano pochi giorni, poche ore, pochi secondi strappati dall'orologio all'apertura ufficiale del liceo Honnouji, l'ultimo baluardo a difesa di quel genere umano che tanto ti provoca il bisogno di isolarti e di nasconderti. Sarà la rivolta in grande stile di Lady Satsuki, la caduta degli dei, il cielo che si squarcia, l'arma finale contro Lady Ragyo, la sola ribellione che potrà contrapporsi all'estinzione della razza umana.
Ed in tutto ciò tu, il piccolo, gracile ed insignificante Shiro, il ragazzo silenzioso dalle dita minute e i maglioni troppo larghi, dovrai dare vita ad ogni arma di questo folle esercito.
Detta in parole molto semplici per chi ci sta seguendo da casa, nelle tue dita minute risiede il compito di creare la più grande delle tue opere d'arte, la divisa perfetta per proteggere la vita di chi combatterà fino a spezzarsi le ossa contro l'ombra nera della REVOCS.
Semplice, no? Nessuna pressione.

Ore 02.33; Velvet scrive: Sei adorabile. Le divise per l'apertura del liceo saranno impeccabili, non ho dubbi. Tuttavia risulteresti terribilmente inutile se dovessi svenire senza forze da un momento all'altro, senza contare che le occhiaie non ti si addicono affatto. Vai a dormire.

La voglia di inviare un messaggio stracolmo di insulti è tanta, troppa forse, ma nell'esatto momento in cui tenti di formulare una qualsiasi frase, le lettere virtuali davanti ai tuoi occhi stanchi iniziano a vorticare, ad accavallarsi, a perdere di senso fino a sbatterti dritte sul viso con violenza.
Impieghi circa qualche minuto a realizzare che non sono dei pixel ad esserti sbattuti in faccia ma il legno ruvido della scrivania. Istanti, minuti, secondi, la testa che scoppia e le mani doloranti piene di tagli, le palpebre si fanno di puro titanio e sollevarle proprio ora sarebbe un crimine.
Accogli il sonno con una facilità quasi estranea per un essere notturno che ha perso il gusto di lasciarsi cullare da Morfeo da secoli, oramai.



Day 2; 08.00.


Il caffè sembra più nero del petrolio, una pozza profonda e lugubre come un antro di pipistrelli dagli occhi bianchi come il latte. Il suo aroma ti stordisce, lo senti scavarti nelle narici, nel cervello, nella parte più addormentata del tuo corpo.
Resti immobile a fissarlo, il caffè.
Satsuki Kiryuin sta parlando da circa venti minuti delle ennesime minuzie che assolutamente non puoi fare a meno di dimenticare, dell'incapacità degli operatori idraulici e dell'importanza fondamentale della segretezza del piano di rivolta. L'intera sala è immersa nel silenzio, solo le sue parole rigide come macigni riescono a riempirla a dovere, tutti la ascoltano come stregati.
Tuttavia tu non riusciresti a connettere nemmeno affondando l'intera faccia nel caffè.
Ti piacerebbe distendere la schiena, scuotere i lunghi capelli color del sole e nascondere il viso marchiato dalle occhiaie tra le braccia incrociate, invece sei costretto a restare immobile come una statua di sale.

" Mi sembri assente, Iori." La voce di Inumuta ti fa trasalire rumorosamente da quel placido coma mattutino.

Ovviamente tutta la sala si volta per guardarti, i loro occhi pungenti sono tutti rivolti su di te. Fantastico. Lo senti quasi vivo, quell'imbarazzo che ti sta crescendo in corpo, potresti quasi parlarci e farci amicizia.

" M-mi perdoni Lady Satsuki, io.. Io ecco.." Eccoli qui, i brividi da troppe attenzioni, ben trovati.
" Vogliate scusarci, io e Iori abbiamo ricevuto una comunicazione di servizio dal laboratorio e faremmo meglio ad andare a controllare cosa sta succedendo. Col vostro permesso, mia signora." Inumuta è impassibile, la sua voce non perde un colpo nemmeno a farlo apposta. I suoi occhi affilati come quelli di un gatto sono immobili.
E' venuto in tuo soccorso. Per quale motivo? Dove diavolo è finito il suo cinismo pungente e il suo spropositato amore per le difficoltà altrui?
Ma soprattutto. Sei sicuro di essere davvero sveglio o stai ancora sbavando sul tavolo del laboratorio?

Ti chiudi lentamente la porta alle spalle, pregando qualche divinità che il cuore torni a battere con un ritmo regolare. I lunghi capelli scivolano distrattamente lungo la fronte, gli occhiali scomposti e le dita attorcigliate tra loro; non sei esattamente quel ritratto di compostezza e perfezione che tanto vorresti dare a bere a tutti.
Volgi distrattamente lo sguardo verso Inumuta, specchiandoti nelle sue stesse lenti; il suo viso quasi totalmente coperto dall'immancabile colletto e dai lunghi ciuffi color cobalto è indecifrabile.
Cerchi la voce in qualche antro della gola.
" Ehm. Non avevo assolutamente bisogno di aiuto, Inumuta. Torno a cucire." Con passo deciso attraversi il corridoio ricoperto di bianco, sbattendo ripetutamente le palpebre per non permettere alla vista di offuscarsi per la stanchezza: non sei mai stato esattamente un ragazzo dalla costituzione ferrea, infatti spesso e volentieri il tuo corpo cede come un sacco di panna, lasciandoti a ciondolare tra le necessità fisiche e quelle psicologiche.

" Il laboratorio è dall'altra parte."
Non si scompone. Il suo sguardo glaciale ti squadra da capo a piedi, scannerizzandoti come un file sconosciuto.
Lo trovi terribilmente fastidioso, quasi come avesse la seria capacità di metterti a nudo e spiare dietro ogni tuo insignificante lembo di pelle. Resti comunque immobile, disorientato. Quasi come un bambino disperso in un supermercato troppo grande, lasci correre lo sguardo da una parete all'altra della sala, indebolito, improvvisamente fragile quanto una foglia secca sul ciglio della strada.
Forse hai davvero lavorato troppo. Forse stai davvero cominciando ad impazzire, a perdere la testa tra i rotoli di stoffa e gli aghi appuntiti.

Il cane dell'Honnouji resta a fissarti in silenzio, forse in attesa della tua ennesima figura imbarazzante, il ragazzino dal corpo minuscolo che crolla come grano a terra per aver cucito troppo alla svelta troppi vestiti, povero, povero sartino. Imprechi mentalmente, avvertendo il tremolio che ti scuote le gambe esili.
" Inu..muta.." La senti cedere, quella tua voce perentoria, la senti crollare anch'essa e perdere il suo distacco, mentre cerca disperatamente un appiglio inesistente al tuo impassibile interlocutore. Sembra non accorgersi nemmeno della tua esistenza. Sembra essere troppo concentrato sull'analisi spettrale del tuo cedimento, piuttosto che sulla tua necessità di avere una spalla a cui aggrapparti per non finire lungo disteso a terra.
E' nello stesso momento in cui cadi in ginocchio con le braccia prive di forza che comprendi la grandezza della soggezione che ti incute il capo dei club informatici.
I suoi occhi, le sue mani lunghe e bianche come il latte, la sua espressione cinica, il nero. Poi più nulla. Per quanto ne sai, potresti essere addirittura morto, trapassato, finito; e le ultime immagini impresse nella tua retina sarebbero quelle dello sguardo analitico di Houka.


"Non.. Guardarmi." Sono le prime parole di senso compiuto che sfuggono dalle tue labbra socchiuse. Non hai nemmeno riaperto gli occhi e già desideri che tutti smettano di guardarti, come al solito.

" Non ti sto guardando." La voce, quella voce, la sua voce, strappa con le unghie la penombra del tuo risveglio, come una tela nera squarciata a metà. Una tranquillizzante parete color crema è la prima cosa che riesci a focalizzare nella nebbia dei sensi mandati a puttane.
Le tue braccia, il tuo addome, le tue gambe tanto, troppo magre, sono ricoperte da qualcosa che, con una lentezza fuori dall'ordinario classifichi come una coperta di lana. Morbida. La sensazione della lana calda sulla pelle è un toccasana per i nervi tesi come corde d'archi.
Potresti anche restarci e morirci in quell'alcova di coperte calorose e pareti chiare. Nulla a che vedere con il tuo gelido laboratorio scuro, illuminato solo dai numerosi monitor che ti scrutano durante la notte.
Per quanto tempo sei rimasto svenuto? Qualche ora? Qualche secolo? Abbiamo già vinto la battaglia? Nessuna risposta soddisfacente, solo un tremendo dolore alla testa, pari solo all'assalto di una decina di lance appuntite.
Facendo appello a tutte le forze rimaste sotto le suole delle scarpe ruoti leggermente il piccolo busto, tentando eroicamente di sollevarti sui gomiti, quando qualcosa di totalmente estraneo incontra le tue dita impreparate. Stoffa, cotone, un ginocchio, la gamba di qualcuno. Sollevi la fronte ampia con tanta foga da sentire chiaramente le tempie urlare nella tua lingua.
Inumuta Houka ti è seduto accanto immobile come una quercia, le lenti squadrate che catturano la luce e una mano mollemente adagiata sul bracciolo del divano.
I vostri sguardi si incrociano come lame durante una battaglia, due fulmini sul mare totalmente piatto, nessuno dei due emette un fiato nemmeno per respirare.
Silenzio.
Non ti è mai piaciuto essere guardato dritto negli occhi, non ti è mai piaciuta la sensazione degli sguardi che ti si incollano come resina fino a soffocarti, non ti è mai piaciuto quel fastidioso imbarazzo, l'incapacità di fare qualunque cosa, la paralisi dell'essere al centro dell'attenzione. Eppure in questo istante rubato agli orologi da taschino, riesci eroicamente a sostenere i suoi occhi in cerca di dati.

Inumuta ha sempre avuto questa fissazione per l'osservazione, la raccolta dei dati, il bisogno psicofisico di restare a guardare dietro ad un vetro tutte le mostruosità che compongono il quotidiano delle persone comuni, il suo silenzio, il suo menefreghismo, la sua capacità di sparire in una stanza con la sola forza del pensiero. E' tanto assurdo quanto intrigante.
Quello che ancora non sai è il livello patologico del distacco di Inumuta Houka dalla vita stessa, lo spessore infinito di quel vetro che lo separa tra il vivere ed il morire, la sua noia dal sapore amaro, il chaos calmo di sensazioni impossibili da registrare che tutto il giorno e tutta la notte affollano i suoi pensieri.
Una paralisi, se così vogliamo chiamarla. Intrappolato in una bolla d'aria tra il desiderio di incollarsi sulla pelle le sensazioni più brucianti dell'essere umano e la totale mancanza di interesse nei confronti del proprio destino.

Ma cosa ne puoi sapere tu. Puoi solo restare immobile ad ascoltare il suo respiro calcolato, i capelli biondi che ti sfuggono davanti agli occhi color del miele caldo, la pelle chiara arrossata dalla pressione del cuscino, la luce pomeridiana che si riflette nelle tue iridi.
Il cane dell'Honnouji non può fare nient'altro che abbandonarsi a dipingere nella memoria quest'immagine fuori dall'ordinario, rinchiudendola gelosamente tra le pareti della propria mente, stregato, vorrebbe allungare una mano per scostarti i capelli dal viso ma la paura che tu possa sparire in una scia di bolle di sapone lo terrorizza a tal punto da paralizzarlo.
Passano i minuti più lunghi della tua vita, secondi, istanti, secoli, l'universo immobile ed in silenzio non permetterebbe nemmeno ad una mosca di interrompervi.

" Non mi ero mai accorto che avessi gli occhi color caramello, Iori. " La sua voce profonda è una secchiata d'acqua gelida sulla schiena.
-Cosa diavolo vuol dire? Che situazione è questa?
Non riesci a rispondere. Ogni frase ti sembra stupida, inutile, le idee si affollano con tanta foga sulle tue labbra da lasciarti ammutolito, incapace di trovare una risposta soddisfacente alla mancanza di respiro che ti sta facendo girare la testa.

" I-io.. Io suppongo sia tardi." Di tutte le cose che potevi dire, questa forse era la più sbagliata dopo " Eh che bella giornata oggi, vero?".

- No! Non ci voglio assolutamente andare in laboratorio. " Penso sia ora di tornare in laboratorio."
- Cosa sto dicendo? Non posso andarmene, dannazione!

Per grazia di qualche divinità sconosciuta, il capo dei club informatici non si accorge del tuo tragico dibattito interiore. Senza dargli la possibilità di controbattere, balzi in piedi come se il divano scottasse, come se stare così vicino al tuo collega fosse l'equivalente di una scarica elettrica al centro del cuore.
Non ti volti nemmeno per salutarlo, corri via. I corridoi della scuola sono talmente grandi che rischiano di inghiottirti, le gambe scattano con velocità, il terrore di voltarsi e ritrovarsi quello sguardo freddo come un coltello nella schiena è sufficiente a darti la carica necessaria per raggiungere all'istante la tua stanza.
Respira.



Day 3; 03.00.



La solitudine della camera è un cuore di metallo senza anima, in una serata gelida, passata in compagnia di una tazza di caffè e della melodia prodotta dalle tue dita sulla stoffa.
E' come una droga, cucire. Stringi forte al cuore il bisogno di continuare, la convinzione di essere un tutt'uno con la tua opera d'arte, la perfetta simbiosi tra essere umano e vestito è nulla in confronto all'amore cieco di un creatore verso la sua creatura.
Gli aghi corrono svelti sulla stoffa, l'inquietudine di affrontare il futuro, la guerra e la morte, i denti spezzati e gli innocenti in ginocchio non sono poi così soffocanti quando intrecci i fili, quando orchestri come il migliore dei musicisti la tua arte di cartamodelli e scampoli. Il cuore batte forte, con la stessa insistenza di un tamburo, gli occhi spalancati ed il respiro irregolare dietro la maschera di plastica arancione; è tutto così dannatamente perfetto che tornare alla vita reale sarebbe quasi un insulto.
Il computer brilla nella penombra della camera, sommerso dai ritagli di carta e dai mozziconi di sigaretta. La stanza è invasa da un vago sapore di fumo denso e pagine appena stampate, quell'aroma inconfondibile che ti rilassa quanto la pioggia in piena estate.
Dopo ore di perfetta trance, posi l'ago soddisfatto; sei sempre più vicino alla più spettacolare delle tue creature, ne sei certo, te lo senti ribollire nel sangue. Con estrema leggerezza porti il caffè oramai ghiacciato alle labbra, socchiudendo gli occhi per assaporare il rumore della realtà che ritorna a sbatterti addosso.

Hai 1 nuovo messaggio.
Inarchi un sopracciglio, scettico. Ancora? Per quale motivo in questi giorni il mondo si sta misteriosamente prendendo a cuore la tua cronica solitudine? Borbottando qualcosa apri la posta, sentendo gli occhi bruciare per la luce troppo veloce del laptop.

Ore 03.56; Velvet scrive: Sei incantevole quando ti immergi nel lavoro.

Per poco non spruzzi il caffè sullo schermo piatto. Con il cuore in gola ti volti di scatto, scandagliando ogni singolo angolo buio della stanza, le finestre e lo spazio totalmente nero come la pece dentro l'armadio.
- mi osserva oddio qualcuno mi osserva
Con mano malferma digiti velocemente una risposta.

Ore 03.57; IoriShiro scrive: Dove ti nascondi?
Ore 03.57; Velvet scrive: Calmati, tigre. Me ne sono già andato via, ora sono nuovamente nei miei alloggi. Ma è stato terribilmente interessante vederti al lavoro nel tuo buco, hai una luce negli occhi che fa scendere i brividi lungo la schiena.

Improvvisamente ti senti piccolo come un granello di sabbia nel letto di un fiume immenso. Stringi al petto le ginocchia, schiacciandoti tanto da sparire tra le pieghe di un camice troppo largo, seduto tra i braccioli di una poltrona altrettanto immensa. E' tutto troppo grande, l'aria, il cielo, le responsabilità, le aspettative, la stoffa, le mani, le porte della notte, il letto, la tazza di caffè, gli attimi prima della fine; qualche Dio particolarmente simpatico sembra aver disposto tutto alla perfezione, fuori dalla tua misura.
Ti senti letteralmente inghiottire dagli oggetti che ti circondano.
Non azzardi a muoverti, mescolando in un bicchiere quell'ansia che ti caratterizza come una stigmate e la freddezza che hai limato per anni come un coltello nelle mani di un naufrago in una caverna buia, resti immobile, fissando senza batter ciglio le lettere piene di pixel.

Ore 04.23; IoriShiro scrive: Non devi essere esattamente l'archetipo del coraggio, se sei solito ad infilarti nelle camere altrui per spiare in silenzio.
Ore 04.23; Velvet scrive: Detto da uno che passa le giornate rinchiuso in un laboratorio per paura dei contatti umani, sembra quasi una barzelletta.

Deglutisci rumorosamente. Il tuo interlocutore non è nella stanza, eppure te lo senti addosso, sottopelle, nelle vene, nelle parti più scabrose della tua anima. -Come diavolo fa a sapere certe cose?
Sta lentamente scardinando la tua vergine di ferro frase dopo frase, con una freddezza degna di un serial killer.
Incominci distrattamente ad intrecciarti le dita nei capelli, mordicchiando appena il labbro inferiore.

Ore 04.27; IoriShiro scrive: Sono.. Una persona riservata. Non mi sembra che possa esserci qualcosa di male nel preferire il lavoro agli schiamazzi della gente. Tuttavia, ancora non comprendo cosa tu possa volere da me.
Ore 04.30; Velvet scrive: Mi incuriosisci. Mi incuriosisce la tua arte, ma soprattutto mi incuriosisce il modo in cui crei l'arte. Mi incuriosiscono i tuoi assurdi psicodrammi, mi incuriosiscono le tue mani. Sei tu quello che voglio.



Day 3; 05.36.



Passi le ultime due ore di riposo a fissare lanconicamente il soffitto, avvolto in un piumino soffice. Gli occhiali dimenticati sul comodino non ti permettono esattamente di vedere le cose con chiarezza, dunque da ogni angolo della stanza enormi macchie nere sfilano davanti ai tuoi occhi miopi, tracciando una danza tutta loro.
Un rimescolarsi di tenebre, quel soffitto solido che ti ride addosso, quel letto troppo grande per non sprofondarci e poi, le sue parole.
" Sei tu quello che voglio".
Ripensando a quel mucchio di lettere ti senti vibrare, come una corda di violino pizzicata da un abile musicista. Soffochi un sussulto, totalmente vittima di una sensazione che non avevi mai letto nemmeno sui libri di scienze, il sangue che ribolle come lava e le mani isteriche che si intrecciano tra loro; sei una preda facile del tuo stesso corpo impazzito.
- Magari mi sta osservando anche ora.
Il pensiero di scuote come una spiga di grano nel bel mezzo di un ciclone. Non hai il coraggio di spostare lo sguardo dalla vista del muro, tanto per il terrore di trovarlo quanto per il terrore di non trovarlo e mettere così fine a quella passeggiata assurda nelle tue nuove fantasie.
Con un movimento vergognosamente spontaneo fai scivolare una mano sotto le coperte, sentendo il cuore aumentare i battiti ogni frazione di secondo che passa.
Tic toc, il ticchettare dell'orologio diventa sempre più distante, sparisce infondo al mare come il resto del mondo.
Il palmo minuto finisce timidamente per fermarsi sul ventre, sentendolo tremare sotto i polpastrelli.
Le sue parole sono stampate a ferro e fuoco nelle tue palpebre, ora chiuse, sono scritte a caratteri cubitali su ogni centimetro della tua pelle, sono rosse come rubini e brillano anche dove c'è più buio.
Scendi ancora più in basso.

Soffochi un gemito.

La sorpresa di scoprirti tremendamente eccitato come mai da che ne hai memoria è talmente imbarazzante da riportarti con i piedi per terra, una secchiata d'acqua gelida lungo la schiena forse non sarebbe stata così dura da ricevere.
" Al diavolo." Mormori a denti stretti voltandoti con foga dall'altra parte, scostando definitivamente la mano dai pantaloni per nasconderla sotto il cuscino.


Day 3; 08.30.


E' una mattina come tutte le altre; tremendamente piatta, immobile, accarezzata da un sole piuttosto pallido. La proverbiale quiete prima della tempesta.
La città brulica di sguardi e dettagli, un disordine vivente che ti investe con i suoi profumi: il pane caldo, la colla vinilica, i tubi di scarico, la carta stampata.
Non sei esattamente il più assiduo visitatore della piazza centrale, anzi, senza giri di parole potresti essere certo di non aver messo piede in città per almeno un mese.
Ira Gamagoori sta ancora blaterando qualcosa circa l'importanza di trovare dei benedettissimi marchingegni, delle carte, della documentazione di cui nemmeno lui ricorda il nome. Uzu Sanageyama ovviamente non ha ascoltato una sola parola, ma rincorre con lo sguardo ogni ragazza dagli occhioni calamita, sicuramente architettando la scusa migliore per svignarsela.
La vocetta fastidiosa di Jakuzure di prima mattina è una vera tortura. " Ehi sartino, avevi detto che ti servono degli aggeggi per cucire, vero?"
-Aggeggi per cucire. Devi fare appello ad ogni tuo singolo briciolo di buonsenso per non assestarle una testata sul setto nasale.

" Esattamente. Ma non vorrei annoiarvi. Se preferite andare a recuperare quelle carte andate pure, io vi raggiungerò al bar." La proposta fa brillare gli occhi di Sanageyama, che già temeva di dover passare due ore a sorreggerti rotoli e rotoli di stoffa e di essere usato come puntaspilli come nella precedente uscita.
In verità speri di poter passare del tempo da solo, solo con i tuoi pensieri. Hai bisogno di riflettere, di respirare, di perderti nei tuoi stessi disordini, di vagare silenziosamente per la città senza doverne rendere conto a nessuno, hai bisogno di capire cosa diavolo ti sia preso ultimamente.

" Posso accompagnarti io." Tuttavia Inumuta decide di mandare il tuo piano geniale a farsi fottere.
E' apparso alle tue spalle come un fantasma, scivolando sul cemento come se pattinasse sull'olio, senza fare il minimo rumore. Trattieni un sussulto con quel briciolo di dignità che ti è rimasta sotto le scarpe, mentre sul tuo viso scoppia un irrecuperabile color vergogna.
- Di tutti proprio tu, dannazione?
Il ricordo del pomeriggio precedente ancora ti brucia sulla pelle come un tatuaggio. I suoi occhi, la tua paralisi, esserti risvegliato accanto alle sue gambe, la fuga; ci sono talmente tanti modi imbarazzanti per descrivere la tua performance che hai perfino il lusso di scegliere.
Houka ha stampata in faccia una maschera di ferro, come al solito, totalmente distante dai tuoi gomitoli di pensieri contorti. Nasconde il viso dietro l'ampio colletto di una felpa nera dall'aspetto dannatamente morbido, le dita bianche come il latte che appena spuntano dalle maniche, i jeans terribilmente attillati e l'immancabile palmare che brilla come un faro anche in pieno giorno. Abbassi immediatamente lo sguardo, nascondendoti dietro le lenti.
" Come vuoi."


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Dieci minuti passano con una lentezza snervante, quasi come se fossero tirati a mani nude fuori da un pozzo pieno di fango.
Probabilmente lo stai fissando da quando avete lasciato gli altri nella piazza, ma Iori non sembra darci troppo peso. Oppure è particolarmente bravo a fingere.
Se ne resta immerso nei suoi pensieri, i lunghi capelli color dell'oro fuso che scivolano sulla fronte, le mani nascoste in quel cardigan fin troppo grande, il passo svelto. Sembra quasi che voglia seminarti.
Adorabile.
Non ti perdi il minimo movimento, nessun cambio di espressione, nessuna di quelle occhiate furtive che ti lancia di nascosto nella vaga speranza che tu ti sia distratto.
Incantevole.
Non sai esattamente come questo ragazzino dalla fronte alta e l'amore per la reclusione sia diventato il tuo chiodo fisso nel cervello, tuttavia è raccogliendo dati sul suo respiro, sulla sua arte, sulle sue mani piccole che hai passato le notti senza sonno.
Tu, Houka Inumuta, il leader dei club informatici del grande liceo Honnouji non riesci a trovare lo spazio necessario in quel ciclopico cervello che ti ritrovi per altri pensieri che non riguardino il tuo introverso collega dall'altezza ridotta, e la cosa riesce ad affogarti nella confusione più profonda.
Probabilmente non mi sbaglierei paragonando il sonno delle tue emozioni a quello di un marziano congelato a milioni di piedi sotto la crosta terrestre. Hai passato anni ad ignorare con il più palese menefreghismo ogni stupido sentimentalismo, ogni inutile pulsione o desiderio, provando così una profonda affinità solo con i gelidi computer con la quale eri in costante compagnia, come se solo quei gruppi di circuiti e rotelle potessero comprendere il tuo totale disinteresse nei confronti della vita.
Poi all'improvviso eccola, l'esplosione. La morte dei sensi, la pioggia estiva che ti impregna i vestiti e le ossa, la rivelazione, l'ossessione, lui.
Vicino, troppo vicino, unicamente votato alla sua fottuta arte, le mani che si fondono con l'essenza stessa della stoffa per modellarla come argilla, i suoi occhi che scintillano e perdono la polvere che vi si accumula durante i momenti di ozio, lui.
Ti senti attirato dalle sue gambe esageratamente magre e dai suoi tratti esageratamente femminili con una violenza incomprensibile, aldilà dell'umana sopportazione.
Questo è uno di quei segreti che custodisci con una gelosia quasi maniacale, chiuso in un angolo della tua mente e lontano dagli occhi di chiunque, uno di quei segreti che sfogli in totale solitudine come un libro proibito.

" Iori, hai intenzione di andare a comprare della stoffa in Cina, per caso?"
- So benissimo che avevi soltanto voglia di fare un giro in silenzio per perderti nel tuo mondo.

" Come sei sagace. No, siamo quasi arrivati."
- Questa è una bugia, abbiamo fatto il giro opposto, ci vorranno almeno venti minuti. Adesso arriveremo davanti alla vetrina scintillante della REVOCS e ti metterai a fissare con adorazione i vestiti confezionati dai grandi sarti di Lady Ragyo; li osserverai con gli occhi spalancati e la mente che macina e rimacina idee, senza renderti conto che il tuo lavoro vale almeno dodici volte in più dei loro. Non sentirai più il tempo passare, e resterai immobile come una statua a crogiolarti nel tuo io artistico, pensando che forse qualche ritocco alle ultradivise puoi ancora darlo, visto che mancano solo tre giorni all'apertura ufficiale del liceo.
La cosa ti manderà in un terribile stato d'ansia e vorrai metterti a fumare, ma non puoi perchè ci sono io a fissarti, e Lady Satsuki non sarebbe così entusiasta di sapere che ti avveleni i polmoni minuto dopo minuto. Così spingerai nervosamente le mani nelle tasche, girerai i tacchi e finalmente ci porterai in quel benedettissimo negozio di cucito.


" Ti... Dispiace se do un'occhiata veloce alla vetrina?"
- Come volevasi dimostrare.

" Figurati."



Day 3; 11.45.



- Questo dev'essere l'inferno. Pensi a denti stretti mentre Iori sparisce per la venticinquesima volta nella montagna di scampoli come un topolino, dopo averti caricato dell' ennesima montagna di stoffa, spilli, stecche e lana pesante. Stoffa totalmente inutile, visto e considerato che per le ultradivise ha bisogno di lavorare unicamente sulla biofibra; tuttavia se c'è una cosa davvero importante che hai imparato in questi mesi di osservazione è che contraddire Shiro nel campo del cucito significa morte certa.
Quel carico esagerato inizia a pesare, sarà almeno un'ora che hai subito la tua trasformazione da avvenente accompagnatore a montacarichi senza volontà, e inizi seriamente a domandarti se il capo del club di cucito abbia intenzione di lasciare il negozio entro la prossima Era glaciale.
- Ora capisco perchè quel montato di Sanageyama detesta venire qui.

" Ho finito! " Per quanto iperbolico possa sembrare, sei certo che insieme alle sue parole tanto attese ti sia arrivato all'orecchio anche qualche idilliaco coro angelico.
Shiro riemerge dal negozio con una scintilla negli occhi che vorresti mettere sottochiave, la mano nei capelli in totale disordine e le guance arrossate.
Splendido.

" Possiamo andarcene, Inumuta. Grazie. " L'ultimo pugno di lettere gli sfugge dalle labbra più simile ad un sussurro, quasi come se gli fosse scivolato accidentalmente sottobanco; Lui però non sembra tuttavia farci caso, tossisce appena sistemandosi gli occhiali e abbassando lo sguardo.
Un sorriso ricurvo ti si scuce sulle labbra come una zip, con la complicità del colletto troppo alto a nasconderlo.


" Inumuta." E' il leader dei club di cucito a rompere il silenzio questa volta, mentre camminate in silenzio. Riemergi dai tuoi pensieri ordinati come un naufrago.

" Riguardo a ieri pomeriggio. Io, insomma.. " Si sta agitando. Puoi chiaramente scorgere le sue dita contorcersi come fili scoperti nelle immense tasche del cardigan bianco, i suoi passi si fanno decisamente più incerti, persi in un buio che probabilmente soltanto lui può vedere.
-Che cosa vorrà dire ora?
Senti chiaramente il respiro accelerare vergognosamente, mentre sprechi ogni briciolo di forza per mantenere un'espressione disinteressata.
" Pensavo che.."

" Ehilà piccioncini! Ce ne avete messo di tempo, vi eravate persi? " Jakuzure infrange l'idillio con la stessa delicatezza con la quale un camionista prenderebbe a martellate una statua di cristallo, squadrandovi da capo a piedi con cipiglio da investigatore.
Mastichi bestemmie.
Gli altri due leader vi raggiungono ciondolando, Gamagoori ricomincia a blaterare qualcosa sull'importanza fondamentale della puntualità e Sanageyama ti lancia un'occhiata sorniona, i cui sottotitoli potrebbero benissimo essere interpretati come " Questa- volta- è-toccato- a - te- idiota".
Iori si ricuce nuovamente nella sua bolla di silenzio, lasciando perdere lo sguardo oltre le strade brulicanti di persone, ritornando lontano anni ed anni luce.


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Day 4; 03.45.



Una luna brillante sfonda le tenebre, lascia impallidire le stelle e i neon della città addormentata.
Qualche animale notturno danza sotto la pioggia, lasciandosi baciare da quelle lacrime leggere, delicate come sussurri.
Resti immobile, fermo come il tempo a fissare oltre i vetri la pioggia battente, ad ascoltarne la melodia, questa volta lontano dalla solita posizione ricurva sull'ultima divisa da rimettere in ordine, disinteressato per una volta nella vita a continuare assiduamente a cucire. L'unica fonte di luce nella stanza è il bracere della sigaretta, stretta tra le labbra, il fumo che ti danza davanti agli occhi fino a confonderti, fino a nasconderti dagli sguardi della luna stessa.
Questa sera hai qualcosa di molto più importante dei fili di cui occuparti.

Ore 03.45; Velvet scrive: Puoi venire nella biblioteca tra venti minuti?

Il cuore ha perso il suo ritmo regolare, le dita maneggiano istericamente il tabacco, i denti stretti, l'ansia che sale secondo dopo secondo. Cosa fare? Andare? Rischiare?
Cosa potresti ottenere lasciando la stanza per incontrare questo individuo senza volto? Grane, soltanto grane.
E' totalmente sbagliato, tutto va a caso, è delirio puro. Tu sei Iori Shiro, il maestro di biofibra dell'importantissimo Liceo Honnouji, il destino dell'intera umanità dipende dalla qualità della tua arte controversa, sei l'emblema della sociopatia, la solitudine ed il freddo sono la tua unica difesa contro questo mondo senza regole.
Perchè venire a meno ad ogni tuo principio proprio ora, all'alba della nascita del liceo?
Lasciando correre lo sguardo oltre la pioggia, ti concedi di immaginare la dura realtà della battaglia, il giorno in cui Lady Satsuki si sarebbe ribellata all'ombra della REVOCS, il sangue innocente, i vestiti strappati, le schiene rotte, la morte. Una serie di brividi freddi come il ghiaccio ti abbracciano la schiena pallida.
Il peso della spada che ti è stata affidata dal destino è troppo grave per le tue dita minute, fatichi a tenerla dritta. La sigaretta è quasi finita, il fumo che ti circonda si sta diradando come la nebbia, lasciandoti avvolgere dai bagliori lunari.

" C'è una luna terribilmente bella stasera." Mormori gettando lontano il mozzicone ardente, come se la notte stessa potesse ascoltarti. Senza aggiungere altro afferri gli occhiali dalla scrivania, camminando a passo svelto verso l'uscita della camera.

Centinaia, migliaia di pensieri provano a bussare alla tua mente, ma non trovano risposta. Non c'è nessuno in casa, solo il rumore delle suole sul pavimento deserto.
Hai freddo, ma non riesci a coprirti.
Lo stomaco si sta contorcendo, ma non riesci a smettere di camminare.
Fatichi a distinguere i confini del percorso nel buio della notte, ma sai perfettamente come arrivare a destinazione.
Dopo questa passeggiata a cervello spento, spiato unicamente dalla tua stessa ombra, anch'essa incredula, arrivi davanti alla porta della biblioteca. Un respiro.
Chissà cosa diavolo potrebbe succedere. Due respiri.
Potresti pentirtene amaramente. Tre respiri.
Entri.

La prima cosa che ti colpisce è certamente l'odore della carta stampata, che la fa da padrone in quella stanza immersa nel buio. L'unica pennellata di luce è data solo dai raggi lunari che filtrano attraverso le vetrate alte e strette, ogni altro dettaglio della biblioteca puoi solo dipingerlo nella tua mente.

" Sono qui." La tua voce non è così ferma come vorresti, le parole escono con difficoltà dalle labbra come impastate di burro e catrame. Senti il cuore martellarti dritto nelle tempie, scariche di brividi freddi ti si strusciano addosso come carta vetrata, partendo dalla punta delle dita fino alle radici dei capelli in disordine.
Resti immobile nel buio per un tempo indefinibile, assaporando ad occhi chiusi lo scorrere dei minuti sulla tua scelta azzardata.
La sensazione dei suoi occhi puntati addosso nel buio è talmente destabilizzante da farti girare la testa e scaldare il sangue, come se due carboni ardenti ti si posassero sulla pelle nuda.
Allunghi silenziosamente le mani nel buio, un buio così profondo da sembrare petrolio, i palmi tesi e le dita minute che si tendono tra i riccioli delle tenebre, gli occhi chiusi ed il respiro azzerato; a piedi nudi sull'orlo di un burrone puoi tranquillamente guardare in basso e riflettere sul danno della caduta.
Poi, improvviso come un fulmine, succede.

Le sue dita calde incontrano le tue tese, uno sfiorarsi talmente delicato da nascondersi agli occhi del mondo intero. La notte fonda e la luna piena vi regalano un'atmosfera che profuma di timidezza mista a malizia, nel più improbabile dei quadri.
Si avvicina, intrecciando le dita con le tue. Intrecciando il respiro con il tuo.
Tic tac, non esiste più nessun orologio, non ricordi nemmeno cosa significhi " perdere tempo", i minuti ti scivolano addosso come una pioggia primaverile.
Senza dire una parola, il tuo enigmatico ospite ti spinge contro gli scaffali di libri, inchiodandoti alla libreria, le mani ancora incatenate, i corpi ora terribilmente vicini; Nel buio totale puoi quasi scorgere i suoi occhi come tizzoni, scintille che illuminano la stanza più della luna stessa.

Non potresti descrivere la situazione nemmeno con tutte le parole del mondo.
Senti il cuore graffiare contro le pareti della cassa toracica, le dita aggrapparsi vergognosamente all sua stretta, gli occhi che restano chiusi, l'immagine del suo profilo dipinta unicamente con la fantasia.
E poi, ecco che perdi un colpo.

La delicatezza del tuo primo bacio è talmente inaspettata da lasciarti paralizzato.
Uno di quei baci che dipingono nei quadri, più simile ad un soffio di vento o alla caduta di un fiore sul selciato, un bacio immerso nelle tenebre e talmente piccolo da sfondarti il cuore. Spalanchi gli occhi, lasciando che quella sensazione senza tempo si dipinga a ferro e fuoco nella tua memoria, incisa sottopelle.

Le sue mani. Tempestivamente si sciolgono dalla tua presa, stringendoti i fianchi e l'addome, il bisogno spasmodico di un contatto fisico più drastico è talmente evidente da prendere vita.
Le sue mani. Le sue mani sono ovunque.
Sotto la maglietta, scavano nella pelle nuda lasciandoti sfuggire un gemito smorzato dalle labbra direttamente nella sua bocca. Il suo sguardo ti brucia addosso come un abito in fiamme.
Hai bisogno di aggrapparti alla libreria, di gettare la testa all'indietro per recuperare l'aria perduta, niente ha più un minimo di senso. La timidezza c'era, ma ora deve essersi persa da qualche parte nella stanza buia.
-Domani tornerà tutto a posto pensi tra un ansimo e l'altro, la coscienza oramai annebbiata da una fitta coltre rossa.
Stringi i denti.
Le sue labbra pungenti come la neve bruciano sulla tua pelle terribilmente calda, lungo il collo teso, sulla spalla scoperta, vorresti infilargli le dita tra i capelli ma sei certo che basterebbe solo toccarlo per farlo svanire come fumo.
Ogni tuo pensiero logico sembra oramai fatto di pasta frolla, la stessa pasta frolla con la quale sono rivestite le tue labbra, incapaci oramai di trattenere i gemiti sussurrati.
Continui a lasciarti baciare, come se non avessi aspettato altro nella vita, in piedi contro le porte della notte complice.

E' all'incirca quando questo amante senza volto inizia a sbottonarti i pantaloni che ritorni bruscamente con i piedi per terra.

" N-no, cosa diavolo stai.." Anche questa volta, la voce ti esce decisamente meno ferma di quanto vorresti. L'indice del tuo ospite vola rapidamente a posarsi sulle tue labbra, sfiorandole con una delicatezza che non si addice ai suoi intenti.
" Shht. E' tutto a posto. Chiudi gli occhi." Mormora con la voce umida ridotta ad un sussurro, facendoti piombare addosso il calore del sole stesso.
Contro ogni pronostico, obbedisci senza fiatare.

Riesci ad identificarti in quel piacere sconvolgente, nelle parole che non riesci a dire, nelle nocche sbiancate che si stringono con ferocia agli scaffali pieni di libri.
Riesci ad identificarti in questa scelta azzardata che si è fatta follia, nelle sue mani fin troppo sicure che scivolano dentro i tuoi pantaloni come fossero cosparse di burro, riesci ad identificarti in ogni singolo brivido che ti corre lungo la schiena.
Sei tu a stringere le labbra, come sei tu a tendere le gambe fino a rimanere in bilico sulle punte dei piedi, sei sempre tu.
La consapevolezza di esistere ti piomba addosso come un fiume in piena, lavandoti via quella patina di apatia che ti soffocava come cotone. La vita vibra come una corda d'arco nelle vene, puoi sentirla come una musica da sala, il cuore pulsa tanto forte da farti male mentre le labbra si stringono in un bacio umido.
Raggiungere l'apice di questo momento cristallizzato è come tornare a respirare dopo secoli di apnea, le sue mani che continuano a muoversi e le tue che non possono più trattenersi dallo stringergli avidamente la schiena, le unghie conficcate nelle sue spalle tese ed il viso incassato nel suo collo tiepido.

Vieni per la prima volta tremando come una foglia, stretto con violenza a quello che si potrebbe definire un amante, se solo non fosse unicamente un viso nascosto nel buio.
In lontananza, un sole addormentato incomincia a tingere il cielo di pennellate chiare.

" Grazie " Sussurra Lui, poco prima di sparire inghiottito dai riccioli del buio, lasciandoti paralizzato ad ansimare con la schiena premuta contro la libreria.

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Day 4; 07.47



" Inumuta, come mai così mattiniero?" Ignori totalmente le domande insulse di Jakuzure, continuando a camminare con decisione verso il balcone alla fine del corridoio.

Il cuore, quello non lo senti più.
Distrattamente ti riaggiusti gli occhiali sulla punta del naso, tentando di regolarizzare il respiro. Dire che sei agitato sarebbe un terribile eufemismo.
-Come posso dirglielo? Questa frase ti rimbalza nella mente senza sosta, gettandoti un peso sullo stomaco che non riesci ad ignorare nemmeno volendo.
Come potresti dirglielo. Come potresti dirgli che l'altra notte sei stato tu a sfilargli via i vestiti, nel buio della biblioteca? Come potresti giustificare il fatto che, invece di rivelarti, sei fuggito via come un'ombra?
Iori, devo dirti una cosa, una sciocchezza. Hai presente quell'individuo inquietante che ti ha tempestato di messaggi, baciato e sfilato i pantaloni? Beh si insomma sono io, ma non prenderla a male sono cose che capitano. Questo potrebbe essere un ottimo modo per essere defenestrato all'istante, oltre che malmenato.

Che le cose ti siano sfuggite di mano, ecco questo non potevi prevederlo. Ogni calcolo si è rivelato errato, le tue dannatissime operazioni in colonna sono andate a farsi fottere, a farsi fottere come il tuo stesso cervello nel momento stesso in cui hai sfiorato le dita minuscole del capo del club di cucito.
Non hai la più pallida idea di cosa possa essere quel battito accelerato, nè quel calore sottopelle, non ti sei mai trovato nella situazione di pensare e ripensare ad ogni dettaglio di una notte con tale intensità, nè hai mai provato il desiderio che quella stessa notte si ripetesse fino alla fine dei tempi.
Ti vibrano impercettibilmente le ginocchia.

Tutt'ora non comprendi come una persona solitaria e riflessiva come Iori si sia potuta lasciare convincere a prendere parte ad un simile delirio, nè cosa lo abbia spinto a raggiungerti in biblioteca. Ma tutto questo non ha più tanta importanza, visto che tra pochissimi minuti non vorrà più nemmeno rivolgerti la parola.

Raggiungi il balcone, investito prepotentemente dall'aria leggera e fresca della mattina.
E' riportando le mani vicino al viso per aggiustare gli occhiali che ti accorgi di quanto sia forte l'odore del sesso che tenti di nascondere.

" Shiro" Il ragazzo dai capelli biondi si volta lentamente, le mani nelle tasche ed il lungo camice che svolazza appena, smosso dal vento. Resta a fissarti, senza dire una parola, probabilmente stupito per essere stato chiamato per nome.
Suona così bene quel nome, tra le tue labbra. Dio, quanto ti sarebbe piaciuto sussurrarlo, l'altra notte.
Bene, è arrivato il momento degli addii.

Il silenzio cala improvvisamente come una scure. Ambedue vi nascondete dietro le lenti cristalline degli occhiali, senza parlare, un intreccio di sguardi così intenso da provocarti i brividi lungo la schiena.

" Shiro, sono io" Alla fine opti per la via più semplice, diretta e indolore, dando un taglio netto ad ogni giro di parole. " Sono io Velvet".
Pronunciare quelle parole è come strapparsi le ossa e sentire la pelle afflosciarsi al sole, senza forza. In tutta la tua vita non hai mai vissuto un momento simile, tu, l'imperscrutabile Houka Inumuta, il genio dell'Honnouji che non teme nemmeno la morte. Sono bastate un pugno di parole a metterti in ginocchio?


Passa un tempo che potresti definire eterno.

I suoi occhi non tradiscono alcuna emozione, nè sorpresa nè rabbia, il suo corpo resta immobile come il resto del mondo. Potresti giurare che nemmeno il tuo cuore stia battendo, ora come ora.

Dopo lunghissimi istanti estenuanti, Iori si sfila distrattamente una sigaretta dalla tasca, accendendola con una noncuranza che non gli avevi mai visto, spostando l'attenzione degli occhi da te al piccolo bracere.
Poi, nuovamente, torna a fissarti.

" Houka" La sua voce è ferma, come le sue mani. Il fumo leggero gli sfugge dalle labbra contorte in un mezzo sorriso, il tuo nome suona così bene tra le sue labbra.
Dio, quanto ti sarebbe piaciuto che lo sussurrasse, l'altra notte.



" Lo so. Sapevo che eri tu sin dalla prima notte."
  
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