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Autore: Anna Wanderer Love    10/04/2014    5 recensioni
-Quello che sei stata non ha importanza, ora. Stavi dalla parte sbagliata, ma l’hai capito. Ora sei qui. Con me. Con noi. Con lo S.H.I.E.L.D... o almeno quel che ne resta.
Un sorriso amaro balenò sulle labbra rosse dell’agente, e Steve si sentì rincuorato, almeno in parte.
-Sei stata tu a salvarmi la vita prima. Non Thor, non Fury, non Stark. Sei stata tu. La stessa Natasha Romanoff che ha ucciso quelle donne, degli uomini, quei bambini. Hai salvato centinaia di vite solo nella battaglia di New York. Il passato è passato- Steve sentì l’amaro delle proprie parole sulla lingua, mentre lei gli scoccava un’occhiata sorpresa -e non puoi cambiarlo.
Steve e Natasha vengono fatti prigionieri in una missione; riusciti a scappare devono fare i conti al fianco degli altri Avengers contro la corruzione nello S.H.I.E.L.D. e un nuovo terrorista che sembra conoscere esattamente tutti gli esperimenti di Bruce, altresì detto Hulk...
(Post Captain America: The Winter Soldier, StevexNatasha; spero vi piaccia se decidete di leggere!)
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You're Not A Monster


Era da almeno sei ore che erano rinchiusi in quel buco sottoterra, e Steve non sapeva se essere più incazzato, preoccupato o esasperato da quella situazione. Forse incazzato. O forse no.
Il Capitano cercò di muoversi, senza riuscirci. Le manette gli stringevano i polsi così forte che gli avevano di sicuro lasciato dei segni rossastri sulla pelle morbida dei polsi. Le caviglie erano legate alle gambe della sedia su cui era stato costretto a stare seduto in quelle maledette ore. Aveva i muscoli del corpo irrigiditi dall’immobilità.
Ma non era questo che lo preoccupava maggiormente.
Era Natasha. Era legata stretta davanti a lui nella stessa identica situazione, soltanto che era svenuta da un bel po’. I ricci rosso fuoco le cadevano davanti al viso estremamente pallido, creando un contrasto terribile. Steve continuava ad alternare lo sguardo dalle pareti marroni del bunker in cui li avevano rinchiusi alla macchia di sangue che macchiava il tessuto nero della giacca sulla spalla della donna.
L’emorragia si era arrestata, ma chi li aveva catturati non le aveva nemmeno bendato la spalla. Se non fosse stato per il respiro flebile che sollevava il petto dell’agente Steve non sarebbe stato così sicuro che fosse viva.
In un nuovo attacco di rabbia cercò di scuotersi dalla presa del ferro ormai tiepido che gli serrava le mani, con il solo risultato di farsi ancora più male.
-Ti converrebbe smetterla.
Steve alzò di scatto la testa, abbassata, e incrociò le iridi chiare della donna. Era sveglia, ma da come continuava a chiudere le palpebre rischiava di svenire ancora. Le guance non avevano preso colore, e un velo di sudore le imperlava la fronte. Ma Steve non fu minimamente toccato da quella vista.
-Come se t’importasse- ringhiò, strattonando le braccia, in preda alla rabbia.
Natasha socchiuse le palpebre, abbassando lentamente la testa con una smorfia. A quanto pare il capitano non era l’unico ad avere i muscoli intorpiditi.
-Certo che m’importa- mormorò, ma il suo sguardo scivolò via da quello di Steve, che continuò a fissarla con i suoi occhi di un azzurro incredibile.
Di cosa t’importa? Spiegamelo, perché non riesco a capirlo. Di disubbidire facendoci quasi ammazzare? O di massacrare delle persone innocenti per un tuo futile scopo?- La voce gelida del Capitano era insopportabile. Natasha chiuse gli occhi per un’attimo, mordendosi a sangue le labbra.
-Oppure t’importa di ingannarmi? Mi fidavo di te- sibilò l’uomo.
L’agente sollevò lo sguardo, ma si bloccò vedendo la condanna in quello dell’amico. Cercò di schiudere le labbra, ma dovette trattenersi. Sapeva che se avesse aperto bocca le sarebbe scappato un singhiozzo, e se avesse cominciato a piangere non avrebbe smesso.
E l’ultima cosa che voleva era mettersi a piangere davanti a lui.

Così non disse nulla, limitandosi soltanto a guardare il torace del Capitano.
Lui non disse nulla, ma Natasha sapeva che la stava fissando, lo avvertiva chiaramente. Il suo respiro veloce era l’unico nella stanza, e per un momento la spia si maledì per non riuscire a scacciare i ricordi che iniziavano ad assalirla.
-Sei solo un’assassina- disse lui all’improvviso.
Natasha boccheggiò, e Steve si bloccò nel vedere i suoi grandi occhi chiari lucidi di lacrime. Lentamente, mentre fissava una lacrima scintillante in bilico su quelle lunghe ciglia nere, sentì la morsa allo stomaco allentarsi e tutto quello che avrebbe voluto dire sciogliersi in gola.
-Lo so- mormorò lei, e quella lacrima cadde, solcandole la guancia.
-Io... lo so. E’ colpa mia. Ho disubbito... e ho provocato la morte di quelle famiglie. Ma, Steve- il suo nome le uscì strozzato dalle labbra, e lui aggrottò le sopracciglia bionde, tendendo le spalle in avanti, come per volersi avvicinare. -Ero peggio. Ero molto peggio, prima. Io... ho ucciso donne, uomini... e dei bambini- sussurrò con un filo di voce.
Steve rimase in silenzio, scrutandola con i suoi occhi di ghiaccio.
-Dei bambini. Bambini innocenti- ripeté lei, mentre delle lunghe ciocche rosse le ricoprivano il viso.
Il Capitano avrebbe tanto voluto continuare a parlare, incolparla di tutto. Ma in quel momento non ci riuscì. Davanti a lui vedeva solo una donna distrutta dal suo passato, con le spalle e la testa curve e la coscienza grondante di sangue.
Una donna che era sua amica, e che non aveva colpa del tradimento di un loro alleato.
Se fosse andato tutto secondo i piani, la missione sarebbe finita bene; ma così non era stato, e Natasha gli aveva anche salvato la vita.
-Nat- lei sussultò, sorpresa di sentirsi chiamare in quel modo, ma si rifiutò di alzare gli occhi.
-Natasha, guardami- ordinò Steve, piegando, per quanto gli fosse possibile, la schiena. Sospirò quando lei lo ignorò, e si decise a parlare senza poterla guardare negli occhi.
-Quello che sei stata non ha importanza, ora. Stavi dalla parte sbagliata, ma l’hai capito. Ora sei qui. Con me. Con noi. Con lo S.H.I.E.L.D... o almeno quel che ne resta.
Un sorriso amaro balenò sulle labbra rosse dell’agente, e Steve si sentì rincuorato, almeno in parte.
-Sei stata tu a salvarmi la vita prima. Non Thor, non Fury, non Stark. Sei stata tu. La stessa Natasha Romanoff che ha ucciso quelle donne, degli uomini, quei bambini. Hai salvato centinaia di vite solo nella battaglia di New York. Il passato è passato- Steve sentì l’amaro delle proprie parole sulla lingua, mentre lei gli scoccava un’occhiata sorpresa -e non puoi cambiarlo. Ma ti stai riscattando bene. Fidati. E non è colpa tua se siamo prigionieri qui. Ti sei anche presa un proiettile al posto mio- azzardò un sorriso, che lei ricambiò cautamente.
-Da quando sei così saggio, Capitano?- Lo stuzzicò, dimentica per un attimo della situazione. Lui le scoccò un’occhiataccia, ma lottando per non farsi sfuggire un sorriso.
Natasha sospirò, abbassando lo sguardo.
-Be’, sai- disse all’improvviso- se per caso questi fossero i nostri ultimi momenti insieme... volevo dirti che non baci poi così male.
Steve si sentì arrossire, e si maledì di fronte alla risatina della donna.
-Nemmeno tu- si sentì rispondere, e lei ammutolì all’improvviso.
 

Il terrorista camminava minacciosamente alle spalle di Natasha, che era fredda e concentrata come sempre. Almeno, lo era per quanto le permettesse la ferita... e lo sguardo di Steve fisso su di lei, stranamente intenso e cupo, mentre quel maniaco le prendeva una ciocca di capelli e se l’arrotolava attorno al dito, chinandosi sula sua spalla e mormorando una serie di complimenti senza alcun pudore.
Natasha teneva lo sguardo fisso in quello di Steve, cercando di non reagire per il ribrezzo di sentire il fiato di quel porco sul collo. Lui la fissava, una scintilla assassina negli occhi quando l’uomo -che odorava di sudore e polvere da sparo- allungò la mano a carezzarle la linea della mascella.
Allora Vedova Nera scattò. Incurante della ferita alla spalla che in quel momento aveva ripreso a gocciolare prezioso sangue scuro morse la mano dell’uomo, che urlò, e subito dopo gli tirò una testata. L’uomo cadde a terra, aggrappandosi alla sua gamba e trascinandola con sé. Natasha gli crollò sopra e gli morse il naso, sentendo il rumore viscido della cartilagine che si deformava sotto ai suoi denti. L’uomo urlò e cercò di spingerla via da sé, commettendo un errore da principiante. Natasha chiuse gli occhi e si irrigidì nel sentire il colpo con il pavimento fatto da piastrelle di terracotta, ma una gamba della sedia di legno si spaccò. Libera di muovere una gamba tirò un calcio all’uomo, che intanto si era alzato, proprio e quello crollò a terra con un gemito, sotto lo sguardo sbalordito e impressionato di Steve. Vedova Nera agganciò con un piede la gambe della sedia del Capitano e si tirò verso di lui, tirando un’altra testata all’uomo, che svenì definitivamente. Natasha, ansimante, strisciò verso il retro della sedia del Capitano.
-Stai bene?- Le chiese lui, agitandosi per cercare inutilmente di guardarla..
Lei grugnì, cercando di ignorare il dolore pungente alla spalla. Dio, se stava male.
-Fermo- intimò, e lui obbedì.
Con uno sforzo niente male riuscì a tendere i polsi verso l’altro più che poteva, e rabbrividì nell’incontrare le dita di Steve, che si strinsero subito attorno ai suoi polsi.
-Liberami- ansimò.
Lui armeggiò per un paio di minuti, ma alla fine riuscì ad allentare la stretta delle manette e Natasha si ritrovò con le mani libere. Con un pugno ruppe la gamba della sedia, liberandosi il piede, e afferrato un coltello che era sopravvissuto alla perquisizione poco accurata riuscì ad aprire le manette di Steve. Poi crollò a terra, sdraiata sul fianco, cominciando a vedere tutto nero.
Chiuse gli occhi, e qualche secondo dopo sentì un rumore di stoffa strappata e trattenne un urlo quando Steve le fasciò la spalla con forza.
-Resisti, Nat- sussurrò Steve, prendendola in braccio, mentre lei rovesciava la testa all’indietro.
-Saremo fuori presto- queste furono le ultime parole che sentì prima di sprofondare nel buio.
 

• ♦ •


ANGOLINO DELLE CIAMBELLE CARNIVORE:
Sì, lo so che ho altre 5 ff in corso, ma non posso non scrivere qualcosa anche su Steve e Nat, ora che ho visto The Winter Soldier (STUPENDO!!!!!) e mi sono innamorata di loro :3
Ahah ciemmecu salve a tutti! ;)
Questa è una fanfic di cui:
1) non ho la minima idea di come si svolgerà la trama;
2) vi chiederò sempre se i personaggi sono OOC perché questo è il mio terrore assoluto, più della prof di greco (e questo è tutto dire!);
3) spero vi piaccia taaanto, ma taaaanto, perché dovrete sopportare un mucchio di ritardi ecc! T.T
Bene, se non siete già scappati dalla mia pazzia e dalla schifosità (??) del capitolo, vi invito a dirmi che ne pensate ;)
Originariamente questa doveva essere una one shot ma visto che man mano che scrivevo (lo so che il capitolo è corto, i prossimi saranno più lunghi) mi piaceva sempre di più ho deciso di farla più lunga.
Ora filo via!
Un bacio!
Anna
P. S: Per le ciambelle carnivore menzionate sopra, nel titolo dell'angolino, chi è interessato vada a leggere la mia ff in corso su Agents of SHIELD (Skyewaaaard foreeeeveeeerrrr!!!), I'm trying to protect you, ... ovviamente se ne ha voglia!;)

 

   
 
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