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Autore: Maty66    10/04/2014    4 recensioni
L’amore che ciascuno di noi può dare agli altri, per quanto ci si sforzi, è sempre e comunque un amore imperfetto.
Questa è l’ultima storia della serie “Storie di amore e di amicizia”.
Ben e Laura si amano più che mai e sono genitori, Ben e Semir sono sempre migliori amici e sono tornati ad essere colleghi di lavoro.
Tutto sembra essere tornato al suo posto nel puzzle della vita.
Ma le cose possono cambiare da un momento all’altro.
Genere: Avventura, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie d'amore e di amicizia'
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“Più a fondo vi scava il dolore, più gioia potete contenere”
 Da “Il Profeta” di Khalil Gibran
 
L’amore imperfetto
 
Fiocco azzurro e fiocco rosa
 

 
“Lauraaaa” chiamò a gran voce per l’ennesima volta Ben, in attesa da più di mezz’ora fuori casa, appoggiato con la schiena al cofano della sua nuova auto, una BMW station wagon. L’aveva appena comprata ed era stata fonte di numerosi litigi.
Con la famiglia in aumento Ben si rendeva conto della necessità di avere un’auto familiare e spaziosa, ma non aveva intenzione di rinunciare né alla Lamborghini  né alla Harley, che invece Laura considerava troppo pericolose per  un padre di famiglia.
Così erano giunti ad un compromesso: Ben  si  era tenuto la  moto, ma aveva ceduto la Lamborghini per la comoda station wagon blu cui ora era poggiato.
Mancavano poco più di due settimane alla data prevista per il parto e quella forse era l’ultima gita che i due si concedevano prima di diventare genitori. Avevano concordato un pic-nic all’Eifel con Semir, Andrea e le bambine, ma avevano già più di tre quarti d’ora di ritardo e Laura non si decideva ad uscire di casa.
Finalmente la bruna dottoressa comparve barcollando ed ansimando all’ingresso dell’elegante palazzo.
“La finisci di urlare? Ti sente tutto il vicinato” fece leggermente arrabbiata.
Ben sorrise. Anche se ormai la ragazza somigliava sempre più ad una mongolfiera, anche se la notte il letto era diventato un campo di battaglia in cui lui perdeva sempre più spazio, ritrovandosi spesso a dormire sul pavimento, anche se era stato spedito più volte nel cuore della notte a cercare cibi improbabili ed esotici che venivano regolarmente lasciati a marcire in frigorifero appena ottenuti, Ben considerava sempre la moglie come la donna più bella e fantastica del mondo. Ed era la madre dei suoi figli. 
“Siamo già quasi un’ora in ritardo” si giustificò, aiutando la ragazza ad entrare faticosamente in macchina.
“Capirai, sono abituati ai tuoi ritardi, non credo che si aspettino il nostro arrivo prima di un’ora dopo l’orario concordato” rispose sempre un po’ irritata Laura.
La  donna si sentiva gonfia e goffa. Nonostante fosse un medico e fosse quindi in grado di dare una spiegazione scientifica ad ogni sintomo della gravidanza, in quel momento Laura si sentiva solo una specie di balena ambulante. E la cosa che proprio non sopportava era di dover fare la pipì più o meno ogni mezz’ora.
“Pronti?” fece Ben mettendo in moto ed aspettandosi la solita frase “Aspetta un attimo, devo andare in bagno…”
Invece questa volta fu graziato e Laura annuì sorridendogli. Per fortuna le arrabbiature le passavano subito anche con gli ormoni impazziti.
Arrivati alla piccola villetta dei Gerkan vennero accolti dalle grida festose delle bambine che già li stavano aspettando sul porticato.
“Papà…. i soliti ritardatari sono arrivati” fece Lily, ripetendo con evidenza le parole del padre.
“Lily! non si dice questo dello zio Ben e della zia Laura” tentò di giustificarsi Semir uscendo di casa con il cesto delle vivande.
“Ciao Laura…. accidenti…. come sei…” Semir non riuscì a finire la frase vedendo la ragazza scendere dall’auto.
“Grossa? Lo puoi dire Semir, credo sia vero… io vado un attimo in bagno”  Laura si avviò barcollando all’interno della casa, accompagnata da Aida e Lily che la tempestavano di domande “Zia Laura quando escono dalla pancia i bambini? Ma come fanno a stare lì dentro in due?”
“Ciao socio, scusa ma la pancia è davvero… enorme. L’ho vista la settimana scorsa, ma da allora…” si scusò ancora Semir andando verso l’amico.
“Già, ma sono in due lì dentro…” sorrise Ben.
“La grandezza della pancia è nulla… ormai mi sta facendo diventare matto… ieri sera è scoppiata in un pianto dirotto perché avevo  sistemato male i piatti nella lavastoviglie” continuò.
“Coraggio, poi ridiventano normali dopo il parto, te lo assicuro” Semir consolò l’amico tacendogli cosa l’aspettava dopo la nascita: pappe, pannolini, pianti in piena notte… il tutto moltiplicato per due nel caso di specie.
“Beh.. avete scelto i nomi?” chiese ancora. La questione dei nomi era diventata anch’essa una scommessa. Dopo che tutti i colleghi del distretto avevano perso quelle fatte sul sesso del nascituro, visto che erano in due e per di più maschio e femmina, ora si erano aperte quelle sui nomi.
“Tanto non te li dico, non prima della nascita, fino a che sono aperte le scommesse” rise Ben.
“Ma io non ho scommesso…” cercò di opporsi Semir, arrossendo di vergogna.
La discussione fra i due fu bloccata da Andrea che uscì di corsa da casa.
“Ben… è meglio che vai dentro da Laura. Semir, ho appena chiamato mia madre per tenere le bambine. Dobbiamo andare in ospedale. A Laura si sono rotte le acque” fece concitata e eccitata.
 


“Guido io” disse Ben mentre aiutava Laura ad uscire di casa, vedendo Semir che  stava per mettersi alla guida della sua nuova BMW.
“Ma no, tu stai dietro con Laura” si oppose l’amico.
Laura emise un gemito addolorato, piegandosi in due.
“O mio Dio…” balbettò Ben andando in panico. “Semir… aiuto, sbrigati…” urlò agitandosi come un matto.
“Ben calmati… ci vuole tempo” lo calmò Laura rialzandosi ansimante.
“Ma… ma… dobbiamo sbrigarci” Ben era pallido come un cencio e a Laura venne da ridere.
“C’è tempo te lo assicuro, sono un medico, credo di saperle queste cose. Piuttosto la valigia è nel portabagagli?”
“Valigia? Quale valigia?” balbettò Ben completamente nel pallone.
“La valigia con le cose per l’ospedale, ti avevo chiesto già la settimana scorsa di tenerla fissa nel portabagagli”
“Sì… ma…ma…” balbettò di nuovo,  Ben pensando alla valigia che ancora giaceva all’ingresso.
“Ok… fa niente, Semir passa dopo a prenderla lui” intervenne Andrea, mentre si avviava a salutare la madre che era appena arrivata con la sua auto.
 Date le istruzioni alla nonna, Andrea tornò di corsa verso gli amici.
“Allora forza, andiamo” disse al marito.
Ma Semir era rimasto immobile, a guardare Laura che faceva gli esercizi di respirazione aiutata da Ben.
“Semir!!” chiamò la moglie, per poi accorgersi del colorito leggermente verdastro dell’uomo, che continuava a fissare il vuoto con il respiro affannoso.
“Io… io credo di non sentirmi molto bene…” bisbigliò il poliziotto.
“Ecco lo sapevo. Va bene, tu resta qui…” propose Andrea, ripensando con un sorriso agli svenimenti che avevano colto il marito durante il parto di entrambe le sue figlie.
”Ma no… voglio venire… ora mi passa”
“Ok, ma  guido io” disse alla fine la moglie strappandogli le chiavi dell’auto di mano.
 

 
“Ragazzi ci dobbiamo fermare… mi sento davvero male….” balbettò Semir sempre più verde in viso.
Andrea gli lanciò uno sguardo furibondo dal lato guidatore.
“Guarda che è mia moglie che sta partorendo, non la tua…” disse Ben seduto sul sedile posteriore con Laura, che continuava la respirazione Lamaze.
“Sì… ma io mi sento male lo stesso, ve lo assicuro, sto per vomitare…” Semir ora aveva un colorito fra il violaceo ed il verde mela.
“Non nella mia auto nuova!!” urlò Ben.
“Semir ti avevo detto di restare a casa,  ma  sei voluto venire anche tu. Ora ti arrangi” sibilò durissima Andrea mentre guidava veloce  verso l’ospedale.
“Andrea… davvero sto per vomitare…” la voce di Semir era sempre più lamentosa.
“Apri il finestrino e vomita mentre siamo in marcia. Io non mi fermo”
E in quel momento a Semir  sembrò di aver sposato una aguzzina delle SS.


 
Finalmente i quattro arrivarono al parcheggio dell’ospedale, senza fermarsi e senza che Semir avesse vomitato.
Mentre Laura veniva fatta sedere su di una sedia a rotelle e portata rapidamente all’interno, Ben le  arrancò dietro con le gambe che gli tremavano.
“Tu vai con lei,  dammi la tessera sanitaria, penso io a dare le informazioni alla accettazione”  gli disse sicura Andrea, avviandosi anche lei verso l’ingresso.
Fu così  impegnata per più di venti minuti a compilare i vari moduli che neppure si accorse che Semir  era sparito, fino a che non sentì una delle infermiere chiamarla.
“Lei è la signora Gerkan?” chiese la giovane.
Andrea annuì sorpresa.
“Dovrebbe venire con me in pronto soccorso, suo marito ha avuto un piccolo problemino nel parcheggio, ma ora sta bene…”
Andrea guardò la ragazza con aria divertita.
“Mi faccia indovinare… è svenuto giusto?”
 
 

Dopo quattro ore di attesa, in cui Semir aveva rischiato lo svenimento almeno altre tre volte, non appena qualcuno pronunciava le parole “parto”, “partorire” o similari, un entusiasta Ben  uscì dalle porte scorrevoli del reparto maternità,  con ancora indosso il camice sterile verde.
“Cari padrini, i vostri figliocci vi aspettano per conoscervi” disse con gli occhi che gli brillavano.
Semir corse ad abbracciare l’amico.
“Congratulazioni…come sta Laura?”
“Benissimo, è stato tutto molto veloce… e… meraviglioso… ho tagliato il cordone ombelicale sai…” Ben era eccitatissimo.
“Davvero?” chiese Semir con un leggero sentimento di invidia. Lui si era perso  la nascita di tutte e due le sue bambine, finendo al tappeto non appena i medici lo avevano fatto entrare in sala parto.
“Sì davvero… è stata una cosa… una cosa… che non si può descrivere… vederli nascere…”
Semir si avviò con Ben e Andrea verso la stanza di Laura e  guardando il giovane amico  pensò di non averlo mai visto così felice.
I tre entrarono  nella stanza luminosa, dove Laura appariva appisolata a letto.
Appena li sentì entrare la giovane aprì  gli occhi azzurri, con un gran sorriso.
“Semir… Andrea… entrate” disse guardando verso le cullette che aveva di fianco al letto.
“Congratulazioni, mia cara” fece Andrea precipitandosi ad abbracciarla.
“Bambini, salutate zio Semir e zia Andrea, che poi sono anche i vostri padrini…” disse ancora la giovane dottoressa.
Semir si avvicinò per guardare incuriosito.
“Vi presento Miriam Elizabeth  e Thomas Semir Jager” fece orgoglioso Ben avvicinandosi alle cullette.
A Semir salirono le lacrime agli occhi.
Il nome della femminuccia non lo sorprendeva affatto, visto l’affetto che Ben aveva avuto per la piccola orfana che aveva conosciuto in Tanzania; Elizabeth era invece il nome della madre di Ben.
Sapeva anche che Thomas era il nome del padre di Laura, ma mai si sarebbe aspettato il secondo nome del maschietto.
“Ragazzi non dovete… in fondo Semir è un nome turco non tedesco…” bisbigliò commosso.
“Semir è il nome di un grande uomo… forse non in altezza, ma di un grande uomo” rispose Ben sorridendo.
“Posso prenderlo?” chiese emozionato Semir… voleva provare la sensazione di avere un maschietto fra le braccia, dopo le sue due femminucce .
“Attento Semir” lo esortò Andrea.
“Mi ricordo ancora come si fa” protestò il marito prendendo il fagottino dalla culla.
Restò per un po’ incantato a guardare il visino del piccolo ed il taglio degli occhi, così simili a quelli del padre.
“Ti somiglia sai…” fece intenerito rivolto all’amico.
“Lei invece somiglia a te Laura… secondo me ha gli occhi azzurri come i tuoi” Andrea aveva preso la femminuccia.
Dopo un po’ i padrini si scambiarono i figliocci e Semir rimase letteralmente imbambolato a guardare la piccola che si agitava nelle sue braccia e lo fissava con occhi spalancati e vispi.
 “Ma sei bellissima, principessina… e anche molto sveglia, mi sa” rise restituendola alla madre.
Guardando la nuova giovane famigliola, il cuore di Semir si aprì alla gioia.
Dopo tutto quello che avevano passato negli anni precedenti ora tutto sembrava perfetto, tutto era tornato magicamente a posto.
 
 

Guardò ancora una volta la fotografia che aveva appena attaccato al muro, fra le tante che costellavano la parete incrostata di muffa e piena di macchie di sporcizia.
Nella foto erano tutti giovani, sorridenti e felici.
Soprattutto giovani e aperti alla vita. A quell’epoca non sapevano cosa sarebbe successo a ciascuno di loro. Nessuno di loro sapeva  quanto le loro azioni avrebbero influenzato il futuro.
In quella fotografia erano tutti giovani, sorridenti e felici, tutti tranne una persona.
Quella persona non era sorridente e non era felice; era sì giovane, ma terribilmente infelice.
Ma ora le cose sarebbero cambiate.
C’erano voluti molti anni, ma finalmente aveva capito cosa doveva fare per trovare la felicità ed il sorriso.
Doveva ottenere la sua vendetta.





Rieccomi... rispunto fuori come prezzemolino nella minestra... credevate di esservi liberate di me ed invece...
Ultima storia della serie "Ben e Laura".
Notiziona!!! Ho una beta... grazie Chiara....
P.S. Gli errori/orrori ci saranno sempre e ancora, ma siate clementi... questo in fondo è solo un gioco sia per me che per lei.

 
  
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