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Autore: Sonia88    11/04/2014    2 recensioni
In un mondo in cui i vampiri vivono in città create appositamente per loro tutto sembra andare bene, tutto sembra sotto controllo...almeno finché la guerra tra vampiri e licantropi non distrugge ogni cosa.
Damon, un soldato mandato al fronte, dovrà tornare indietro per salvare ciò che ha di più caro: lei, Elena.
Durante il viaggio verso la città caduta in mano ai licantropi ripercorrerà la loro storia.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alaric Saltzman, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Enzo, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 “Le autorità hanno dichiarato la capitale definitivamente persa, così come tutte le città principali ad uso esclusivo dei vampiri. Al momento non si ha notizia di superstiti ma i coordinatori dicono che per ora le forze verranno concentrate sulla difesa degli ultimi avamposti che ancora resistono. Tutte le squadre di soldati che erano fuori sede per missioni stanno venendo dirottate verso un punto di raccolta tenuto segreto, qui verranno smistate per coprire i centri che ancora non hanno subito l’attacco da parte della popolazione dei licantropi. Al momento non sappiamo ancora quante scorte di antidoto sono scampate alla distruzione del centro che le produceva e aveva sede nella capitale…” guardava lo schermo senza vederlo veramente, non poteva credere a quello che aveva davanti agli occhi, nessuno di loro poteva crederlo, lui e la sua squadra avevano lasciato la capitale solo una settimana prima, solo poche ore prima era al telefono con lei, solo poche ore prima la sua Elena l’aveva reso l’uomo più felice del mondo e adesso quel giornalista affermava che non c’erano notizie di superstiti mentre sullo sfondo scorrevano immagini di devastazione, immagini che rendevano irriconoscibile quella che prima era la sua città.
Stefan si alzò di scatto facendo cadere la sedia ma il suo sguardo non riusciva a lasciare quello schermo “Dobbiamo andare nella capitale. Non me ne frega niente degli ordini, dobbiamo andare lì. Mi rifiuto di credere che Caroline  sia morta, sono sicuro che lei, Elena, Maggie e Jenna hanno trovato un rifugio e adesso aspettano solo che noi andiamo a prenderle, non possiamo lasciarle lì”.
Damon continuava a fissare la televisione sulla quale scorrevano le immagini del centro antiveleno in cui lavorava Elena, era distrutto a metà, sapeva bene che nell’ala ancora intatta c’erano le stanze dei pazienti, era stato uno di loro anche lui.
Elena era al lavoro, l’ho chiamata qualche ora fa per dirle che stavamo tornando a casa, era proprio al lavoro”, una mano si posò sulla sua spalla, Rick strinse maggiormente la presa costringendolo a girarsi verso di lui “Stanno bene Damon, sono sicuro che stanno tutti bene. Adesso però devi tornare lucido e convincere i grandi capi che la nostra squadra deve andare lì, inventati qualcosa ma portaci lì”.
Dopo aver preso un respiro profondo si alzò seguito dalla sua squadra e cominciò a percorrere il corridoio che conduceva all’hangar  e in cui, in quel momento, si stava decidendo come smistare le varie squadre tra cui anche la sua, camminando lungo il pavimento in linoleum non poté che tornargli alla mente un altro corridoio molto simile a quello, dove l’aveva vista la prima volta…
 
9 anni prima
Sentiva ogni sobbalzo che quella maledetta barella faceva, era come se ogni volta gli dessero una martellata sulla spina dorsale, il dolore era ovunque e credeva di andare a fuoco, le luci al neon che correvano sulla sua testa lo confondevano ancora di più stordendolo, finché un volto non apparve sulla sua visuale catalizzando la sua attenzione, il volto di un angelo dai lunghi capelli castani e con profondi occhi di cioccolato fuso, sentì la sua piccola mano stringere la sua mentre la guardava sorridere “Va tutto bene soldato. Siamo quasi arrivati, tra pochi minuti ti inietteremo l’antidoto e starai meglio, ma tu resta sveglio ok? Resta qui con me”.
E lui le aveva obbedito, non che avesse molta scelta, non avrebbe mai potuto staccare gli occhi dai suoi, almeno fin quando l’antidoto aveva cominciato a fare effetto e lui aveva perso conoscenza senza nemmeno rendersene conto.
Quando riaprì gli occhi sembrava passata un’eternità, eppure gli stessi occhi profondi e sorridenti lo accolsero “Sono morto per caso?”, lei scoppiò a ridere passandogli una mano tra i capelli, quel gesto così innocente lo costrinse a chiudere gli occhi per un attimo e goderne appieno.
 “No, Damon Salvatore. Sei vivo, anche se per miracolo. Non dovreste aspettare così tanto per venire qui a curarvi dopo un morso, ti abbiamo salvato per miracolo. Vampiri incoscienti”, le afferrò la mano che stava tornando a poggiarsi sulla cartellina che aveva sotto braccio “Chi sei?”, lei sorrise arrossendo un po’ e portandosi una ciocca di capelli, sfuggita alla coda, dietro l’orecchio “Elena, Elena Gilbert”.
Stava per chiederle se per caso era imparentata con Jenna, la moglie di Rick, ma venne interrotto dal casino proveniente dal corridoio, Elena alzò gli occhi al cielo tornado a scrivere nella sua cartellina mentre la sua squadra al completo faceva irruzione nella stanza.
Capo sei tornato dal regno dei morti?” Sage gli diede una pacca sulla spalla che lo fece tornare steso sul letto guadagnandosi uno sguardo assassino da parte di Elena, Damon sorrise vedendo il vampiro grande e grosso che aveva terrorizzato migliaia di persone abbassare gli occhi in segno di scuse.
Suo fratello Stefan si limitò a sorridergli dal fondo del letto mentre Rick si sedette ai suoi piedi ridendo “Sei pregato di non farci più scherzi simili. Sta volta pensavamo proprio di averti perso Dam”, Enzo si fermò accanto a Elena passandole una mano sulle spalle “Di la verità grande D. stai giocando al morente solo per poterti godere la compagnia e le cure della dolce Elena”, Elena gli diede un pugno scherzoso sul petto facendo cadere il braccio di Enzo con la mano libera dalla cartellina “Fatela finita o vi sbatto tutti fuori, e tu, tieni le mani a posto o te le faccio staccare”.
Damon non poté che ammirare il carattere della ragazza, le piaceva di più ogni minuto che passava, “Da quanto sono qui?” lei tornò professionale “Sei rimasto privo di conoscenza per 48 ore. Adesso mando qualcuno con del sangue per te, domani mattina potrai essere dimesso ma dovresti aspettare qualche giorno prima di tornare in servizio”.
Stefan e Sage si batterono il cinque ghignando “Evvai! Vacanze per tutti!”, Damon gli guardò male per un attimo prima di scoppiare a ridere a sua volta mentre Elena si avviava verso la porta “Cercate di non fare troppo casino, vi sto coprendo visto che non siamo in orario di visite”.
Quando Elena uscì si accorse che tutti gli sguardi erano rivolti verso alla porta che si stava chiudendo, Rick sospirò passandosi una mano sugli occhi “Potete smettere di fissare il sedere della nipote della donna che ho appena sposato per favore? È come se stesse fissando il sedere di MIA nipote”, scoppiarono tutti a ridere mentre cominciavo a parlare uno sull’altro per raccontargli cosa si era perso.
Si era appena infilato la tuta che gli aveva portato Stefan ed era pronto a chiudere il borsone, contro ogni previsione l’idea di lasciare quel posto gli metteva malinconia.
Quando si voltò la trovò poggiata sullo stipite della porta che lo fissava con un lieve sorriso sulle labbra, non indossava la divisa da infermiera ma i suoi capelli erano ancora legati nella coda alta con cui l’aveva vista fino a quel momento.
Sai, non è da tutti arrivarmi alle spalle, anzi credo sia la prima volta che succede”, il suo sorriso si allargò ulteriormente facendola diventare ancora più bella “Allora mi ritengo onorata di essere la prima. Pronto per uscire?”, lui fece un cenno affermativo mentre si avvicinava a lei di qualche passo “Stai per cominciare il tuo turno?”, lei scosse la testa e l’appoggiò allo stipite della porta continuando a sorridere “Oggi non lavoro, volevo solo salutarti. So che domani partite, me l’ha detto Stefan, ma mi ha anche garantito che non entrerete in servizio per almeno altri quattro giorni quindi sono sicura che rispetterai le disposizioni del medico e starai buono”.
Damon si fermò a pochi centimetri da lei, “Cosa diresti se, ipoteticamente, un paziente ti chiedesse di uscire?”, lei gli sorrise raddrizzandosi e facendo finta di pensarci su “Direi di no, l’etica professionale non me lo permette. Però, sempre ipoteticamente, se quel paziente fosse stato dimesso non sarebbe più un paziente quindi potrei anche dirgli di si”, lui le sorrise e tornò verso il letto caricandosi il borsone sulle spalle, poi le prese la mano e cominciò a trascinarla lungo i corridoi finché non furono fuori dalle porte del complesso, lì si fermò piazzandosi davanti a lei che ormai rideva “Bene, non sono più un paziente. Passa la giornata con me Elena. È vero, domani partiamo quindi dimmi di si, perché so che se adesso ti lascio andare via lo rimpiangerò per gli anni a venire”.
Lei sorrise avviandosi lungo la strada e continuando a stringere la sua mano “Portami a fare colazione soldato, ho fame”, si sistemò meglio il borsone sulla spalla lasciandosi condurre da lei.

 
Le porte dell’hangar che sbattevano lo fecero tornare al presente, quando il responsabile dei coordinamenti si rivolse a lui non gli diede il tempo di parlare “La mia squadra deve andare nella capitale, adesso”, il vampiro davanti a lui scosse la testa porgendogli una cartellina che Damon non prese “No Damon, c’è bisogno di voi altrove, ci sono avamposti che vanno difesi e voi siete uomini da battaglia non da ricerca”, Damon fece un cenno ad Enzo che si avvicinò a lui ghignando sadico mentre Sage chiudeva la porta mettendosi davanti affiancato da Stefan e Alaric.
Damon fece sedere l’ufficiale davanti a lui posando poco delicatamente una mano sulla sua spalla e sporgendosi minaccioso verso di lui “Forse non mi sono spiegato, la nostra non è una richiesta. Voi ci manderete nella capitale perché, vede, lì ci sono persone che a noi stanno a cuore. Come mia moglie, che tra l’altro è una dei pochi vampiri in grado di produrre l’antidoto al veleno di licantropo, che mi risulta scarseggiare parecchio al momento. Come la fidanzata di mio fratello, o l’amica speciale del mio esperto in interrogatori, il qui presente Enzo che ha affinato le sue tecniche durante i lunghi anni come prigioniero della Augustine, che tra l’altro gli sconsiglio di far arrabbiare, sa tutte quelle torture gli hanno fritto un pochino il cervello. E ci sono la moglie e il figlio del mio migliore amico, nonché mio bravissimo tiratore scelto che potrebbe liberarci la strada verso il primo elicottero in pochi secondi.
Quindi ecco le alternative che vi diamo: n.1 ci destinate alla capitale e continuiamo ad essere la vostra migliore squadra, n.2 disertiamo tutti, per voi finisce male e perdete i migliori soldati che avete e l’elicottero che ruberemo”.
Quando uscirono dal piccolo ufficio improvvisato nelle mani aveva la cartellina con la loro destinazione, una volta a bordo dell’elicottero l’allungò verso il pilota “Alla capitale”, Enzo gli batté il pugno in segno di vittoria e poi si mise a guardare fuori dal finestrino in silenzio, perso nei suoi pensieri che, era sicuro, erano tutti rivolti a Maggie. Anche lui fece altrettanto lasciando che i suoi volassero a lei.
 
Grazie Damon, è stata una giornata fantastica, probabilmente il più bel giorno libero che abbia mai avuto” Damon le sorrise col suo sorriso storto schiacciandola contro il legno della porta di casa “Allora mi sono meritato un bacio della buona notte?”, lei sorrise con uno sguardo furbo che non prometteva niente di buono e aprì la porta alle sue spalle facendo un passo indietro lasciandolo interdetto.
Un secondo dopo lo afferrò per il colletto della maglia tirandolo dentro e fermandosi a pochi millimetri dalle sue labbra “Io non voglio il bacio della buona notte, io voglio LA notte”, Damon sorrise un secondo prima di lanciarsi verso le sue labbra come se volesse divorarla.
Le fece saltare tutti i bottoni di quella camicia che l’aveva torturato per tutto il giorno lasciandogli intravedere il generoso decolté appena al di sotto di quei piccoli bottoni, un attimo dopo nemmeno lui aveva più la maglia, si lasciò spostare da Elena e un battito di ciglia dopo era nel letto con lei a cavalcioni.
La mattina seguente si svegliò trovando il letto vuoto, dopo un attimo di smarrimento sorrise sentendola trafficare in cucina mentre l’inconfondibile aroma del caffè gli arrivava fino in camera, buttò un occhio all’orologio sospirando, doveva proprio alzarsi.
Si infilò i boxer e i pantaloni della tuta cercando invano la maglia, quando arrivò in cucina scalzo e a petto nudo non riuscì a trattenersi dal raggiungerla alle spalle e posarle un bacio sul collo, Elena sorrise inclinando la testa lasciandogli campo libero.
Buongiorno piccola ladra” lei gli sorrise porgendogli una tazza piena di caffè “Buongiorno, ho preso la tua maglia in prestito. Prima dormivi così bene che mi dispiaceva svegliarti mentre andavo alla ricerca di qualcosa da mettere, e poi sei stato tu a far saltare tutti i bottoni della mia camicia”.
Finito il caffè e lanciato un’ultima occhiata all’orologio Damon si alzò sospirando “Elena io devo proprio andare, mi dispiace”, lei si alzò avviandosi verso la camera “Mi cambio così ti rendo la maglia, dammi un attimo”, la fermò sul primo scalino trattenendola per la mano e facendola girare “Tienila, mi piace vedertela addosso”.
Lei abbassò lo sguardo per un attimo prima di rialzarlo nuovamente limpido come sempre “Grazie. Buon viaggio Damon, ho passato una giornata che non dimenticherò mai. Sii prudente e non farti più vedere in clinica intesi?”, lui annuì lasciandola andare.
Pochi minuti dopo era sulla porta di casa pronto a partire per l’ennesima missione dalla meta sconosciuta, Elena era poggiata sullo stipite e gli teneva la porta aperta sorridendo, le diede le spalle e fece il primo scalino del portico, fu in quel momento che si rese conto di non poterlo fare, la raggiunse con la tipica velocità di un vampiro facendola sobbalzare, le prese il volto tra le mani fissandola negli occhi “Aspettami. Si, lo so che non ho il diritto di chiedertelo e che sarebbe meglio andarmene ma non posso. Non posso perché per la prima volta non vorrei partire, per la prima volta ho un posto in cui voglio tornare, aspettami”.
Elena lo fissò per un attimo senza parole poi gli lanciò le braccia attorno al collo baciandolo proprio come aveva fatto lui la sera prima, quando si separarono gli sorrise in quel modo che lo faceva uscire di testa “Vieni da me, quando tornerai voglio che la prima cosa che farai sia venire da me. Io sarò qui ad aspettarti”.

 
“Damon…” si riscosse girandosi verso Rick, non si era nemmeno accorto che avesse preso posto accanto a lui “Amico da quant’è che non dormi? Non puoi reggere ancora a lungo così, dovresti approfittare del viaggio e riposare”, Damon scosse la testa tornando a guardare fuori dal finestrino “Ogni volta che chiudo gli occhi la vedo, anche adesso che sono sveglio la vedo. E se fosse…se l’avessi persa?”.
Rick gli mise una mano sul braccio facendolo girare verso di lui “Damon non possiamo permetterci questo,io non posso, Enzo non può, Stefan non può e non puoi nemmeno tu. Non ci possiamo permettere di pensarlo, non finché non avremmo davanti il loro cadavere, perché se lo facciamo il dolore ci annienterà e l’unico modo di sopravvivere sarebbe spegnere tutto e non possiamo permettercelo perché dobbiamo essere noi al cento per cento se vogliamo ritrovarle”.
Damon prese un profondo respiro facendo sue le parole dell’amico “Ok, abbiamo bisogno di un piano, la città sarà piena di licantropi, non possiamo arrivare lì e lanciarci nella mischia urlando”, Sage gli posò le mani sulle spalle sorridendo e sbucando dal sedile dietro “Ecco il Damon che conosco! Diamoci da fare allora, chiamo l’adunata, pensare in solitudine non fa bene a nessuno”.
Guardò Rick facendogli segno di aspettare un attimo e si diresse verso suo fratello, si era chiuso nel suo dolore senza pensare che anche lui aveva bisogno di conforto, non era mai stato bravo a fare il fratello maggiore ma Stefan non l’aveva mai abbandonato, adesso era il suo turno di non abbandonare lui solo coi suoi pensieri.
 
5 anni prima
Era appena tornato dal suo viaggio, questa volta era stato via per due mesi e le era mancata da morire, aveva lasciato le sue cose in quella che ormai era casa loro ed era corso a prenderla al lavoro, secondo i suoi calcoli il suo turno doveva finire a momenti.
Si era fermato a guardarla parlare con un paziente che ascoltava attentamente le sue istruzioni, quando l’aveva visto poggiato sul bancone con ancora la divisa indosso si era aperta in uno dei sorrisi più belli che avesse mai visto e si era fiondata tra le sue braccia facendo girare tutti quelli presenti nel corridoio.
Non era così che aveva previsto di chiederglielo, non in uno sgabuzzino di quella specie di ospedale dove l’aveva trascinato senza troppi complimenti per fare l’amore, perché nemmeno lei poteva aspettare di tornare a casa, non dopo due mesi senza che si fossero potuti vedere e in cui si erano sentiti pochissime volte.
Eppure era successo, gli era uscito dalle labbra senza che potesse controllarlo, la guardava mentre gli sistemava il colletto della camicia e gli era uscito quel sposami.
Elena era rimasta interdetta per qualche secondo tanto che a lui parve di aver fatto la cazzata del secolo poi un po’ titubante aveva fatto un passo nella sua direzione “Cosa?”, Damon aveva sorriso mentre si inginocchiava su quel pavimento impolverato afferrando le sue mani “Sposami Elena Gilbert, non era proprio così che volevo chiedertelo, a casa ho anche l’anello. Però ormai mi è scappato quindi, sposami”, lei si era inginocchiata a sua volta piangendo e ripetendo quel si sussurrato tra un bacio e l’altro.

 
“Stiamo atterrando, sedetevi ai vostri posti e allacciate le cinture, vi lasceremo in una zona sicura e raggiungerete a piedi la città”, la voce del pilota risvegliò quei pochi che sonnecchiavano e riscosse quelli che, come lui, si erano persi nuovamente nei loro pensieri.
Il piano era semplice, una volta entrati in città si sarebbero divisi, Rick ed Enzo sarebbero andati nei rifugi sicuri alla ricerca dei superstiti mentre lui, Sage e Stefan avrebbero perlustrato il centro antiveleno alla ricerca di Elena e di qualsiasi residuo di antidoto.
Arrivati al punto di raccolta lo scenario si presentò più catastrofico di quello che avevano immaginato, c’erano superstiti che vagavano senza meta mentre le truppe rimaste correvano ovunque cercando di fare tutto contemporaneamente.
Si diressero nel piccolo ufficio improvvisato ma vennero fermati sulla porta da una Jenna in lacrime che si lanciò tra le braccia di Rick, quando finalmente riuscì a calmarla lei gli assicurò che il figlio stava bene ed era dentro la struttura a dormire assieme a Caroline, ad un suo cenno Stefan sparì verso le porte in ferro diretto verso la sua fidanzata.
Elena è qui? L’hai vista?” capì la risposta dallo sguardo che ricevette, una parte di lui non voleva sentirla “Mi dispiace Damon, lei e Maggie erano di turno, non so niente di loro. Qui non sono mai arrivate”.
Nonostante le sue proteste Rick e Stefan si unirono a loro, avrebbe permesso ad entrambi di rimanere accanto alle famiglie ma loro lo avevano liquidato dicendo che la squadra non si divide mai.
Possiamo passare attraverso il fiume, tengono controllati il ponte e le strade di accesso ma non controllano le acque” fece un segno affermativo a Sage e si avviarono lungo i boschi.
Camminarono in silenzio per tutto il tempo e una volta giunti al punto deciso si riunirono per ascoltare le disposizioni di Damon “Ok, noi andiamo all’ospedale e voi setacciate i punti di raccolta. Non dovreste trovare molti superstiti perché sono già stati portati quasi tutti al punto si atterraggio dell’elicottero. Tra tre ore ci troviamo qui, domande?”, dopo un attimo di silenzio si dispersero verso le loro destinazioni.
Damon, sono sicuro che sta bene, vedrai che ha raggiunto un punto sicuro”, guardò Stefan come se lo stesse vedendo per la prima volta, si fermò continuando a fissarlo e rendendosi conto che le probabilità di trovarla erano veramente poche “È incinta. Elena è incinta, Stefan”.
 
3 mesi prima
“Sai, pensavo a una cosa?” Elena alzò la testa dal suo petto fissandolo con un sopracciglio inarcato “Damon è l’alba, sta notte non mi hai fatto chiudere occhio e ti metti anche a pensare?”, lui sorrise facendole poggiare nuovamente la testa tra il collo e la spalla.
Pensavo a quanto eri bella ieri sera mentre giocavi con Jeremy, mi sono immaginato come sarebbe stato vederti con nostro figlio tra le braccia” rimase un attimo in silenzio per valutare la sua reazione, lei non si era mossa ma aveva smesso di respirare.
Elena?”, dopo quella che parve un’eternità lei alzò gli occhi incrociando il suo sguardo “Mi stai dicendo che ti piacerebbe avere un figlio?”, Damon le accarezzò i lunghi capelli intrecciandoli alle dita “Ti sto dicendo che l’idea non mi dispiace. Sono quasi dieci anni che stiamo assieme e cinque che siamo sposati, e poi, se ce la fa Rick posso farcela alla grande anche io. Tu cosa ne pensi?”.
Elena sorrise baciandolo a fior di labbra “Penso che dovresti cominciare a darti da fare allora, magari potresti cominciare coi tuoi doveri di marito proprio adesso”, in un attimo Damon le fu sopra baciandola “Come lei comanda mia signora”.

 
Muoversi tra le rovine di quella struttura senza farsi vedere era più complicato del previsto, per fortuna la sorveglianza sembrava concentrarsi all’esterno dell’edificio. Mentre percorreva quei corridoi il suo cuore batteva sempre più veloce “Dovremmo cominciare dai sotterranei, lì avrebbero avuto più possibilità di nascondersi”, annuì in direzione di Sage e fece loro un cenno silenzioso indicandogli di seguirlo mentre si avviavano silenziosi lungo le scale distrutte.
 
19 ore prima
Dovresti rivedere la politica del –niente cellulare sul luogo di lavoro- ho dovuto chiamare il centro per poter parlare con mia moglie” sentì Elena sbuffare dall’altra parte della cornetta “Sai che sono categoricamente vietati, non cambieranno le regole per me”, Questo non vuol dire che tu non possa infrangerle” se la immaginò mentre alzava gli occhi al cielo scuotendo la testa “Torniamo a casa piccola, entro domani mattina sarò lì”.
Sicuramente adesso si era aperta nel suo sorriso che non cambiava mai “Torni a casa? Damon non vedo l’ora. C’è una cosa che ti devo dire. Volevo aspettare che tornassi a casa ma proprio non ce la faccio” Elena e la sua pazienza inesistente , probabilmente stava saltellando sul posto “Spara”, la sentì trattenere il fiato per un attimo “La settimana scorsa ho fatto le analisi, tre giorni fa sono arrivati i risultati”.
Adesso era lui quello che tratteneva il respiro “Diciamo che devi cominciare a pensare dove mettere tutte le cianfrusaglie con cui hai riempito la stanza in fondo al corridoio, nove mesi passano in fretta papà”, sentì il cuore fermarsi e probabilmente stava per avere un collasso, Elena dall’altra parte del telefono cominciò a preoccuparsi “Damon ci sei?”.
“Padre, io sarò padre……aspetta un momento. Cosa diavolo ci fai al lavoro si può sapere? Perché non sei a casa a risposare?” sentì Elena ridere dall’altra parte della cornetta “Damon non cominciare, sono incinta non malata. Posso lavorare ancora per un po’”, lui assottigliò lo sguardo ben conscio che lei non potesse vederlo “Non da quando tornerò a casa io signorina, ti metterò in riga, vedrai”.
Per quanto adori le tue proposte scandalose e vagamente oscene adesso devo tornare al lavoro, non vedo l’ora che sia domani mattina”, Damon sorrise “Anche tu mi manchi principessa. Non ti affaticare troppo. Ti amo”, “Ti amo anche io Damon”.

 
“Non c’è! Maledizione non c’è da nessuna parte!” ignorò Stefan e Sage che cercavano di calmarlo mentre lui camminava avanti e indietro con le mani tra i capelli.
Il rumore di qualcosa che cadeva gli fece voltare tutti e tre coi fucili alzati e puntati, pronti a fare fuoco, Damon fu il primo ad avviarsi lungo il corridoio, in fondo c’erano tre vampiri che cercavano una via di accesso alle scale, parlò a bassa voce per non farsi sentire da nessuno all’infuori di loro “Per di qua”.
Tre teste di voltarono nella loro direzione e la figura più esile, rimasta nascosta fino a quel momento, spuntò tra i due uomini sussurrando appena “Damon?”, abbassò lentamente il fucile rifiutandosi di credere, rifiutandosi di sperare.
Ma quando lei cominciò a correre nella sua direzione la speranza lasciò il posto alla certezza e la prese al volo mentre arrivava tra le sue braccia “Damon! Sei proprio tu!”.
La strinse con tutta la forza che aveva tornando a respirare per la prima volta da quando quell’incubo era cominciato “Elena, ti ho presa, è finita. Shssss è finita, ti porto via da qui principessa”.
 
2 anni dopo
Piano campione, prima di decidere di correre devi imparare a camminare come si deve” afferrò suo figlio al volo facendolo volare in aria, ovviamente lui scoppiò a ridere cominciando a chiedere di ripetere il gesto all’infinito.
Quando riuscì a trascinarlo in casa trovò Elena intenta ad ascoltare la televisione, le diede un bacio veloce concentrandosi anche lui sull’uomo che parlava “Sembra che ci avviciniamo definitivamente alla fine del conflitto. I licantropi si ritirano e molte città stanno tornando in mano ai vampiri, l’intervento degli umani è stato fondamentale per la vittoria della nostra specie…”
Elena si voltò verso di lui sorridendo e dando un bacio sulla testa del piccolo che la guardava adorante coi suoi occhioni azzurri “A quanto pare sembra che presto potremmo tornare a casa” le sorrise stringendola col braccio libero “Per me casa è ovunque ci siate voi due principessa”.



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Ok, questa storia mi è venuta fuori e basta. Qui inizia e qui finisce, oggi mi girava per la testa e così ho pensato di tirarla giù.
Questo è un universo alternativo quindi aprite la mente, in questa storia vampiri si nasce, non si diventa, per cui possono anche procreare.
Un bacio a tutti quelli che avranno la pazienza di arrivare a leggerla fino in fondo.
 
 
  
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