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Autore: Hitsuki    11/04/2014    4 recensioni
{ angst; triste; introspettivo; nostalgico }
Continuava a sorridere, meravigliata, sfiorando con gioia la pittura. Ma col tempo Mary voleva giocare con qualcosa di vivo. Qualcosa che potesse avere un cuore, che potesse amare, che fosse ai suoi livelli. E di nuovo zac, i quadri parevano sciogliersi. Piangeva, ricordandosi che a papà non piacevano i quadri sporchi, che era una bambina cattiva e per questo non poteva avere amici da amare né tantomeno colli di padre da abbracciare.  ×
Un quadro usa una sola parola per definire "padre", "felicità", "eternità"; quella parola è "Nulla".
[ • Mary!centric ]
[ • possibili spoiler! dell'ending "Promise of Reunion" ]
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mary
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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marry meFandom: Ib - Videogames
Personaggi: Mary Guertena, Weiß Guertena, Garry, Ib
Rating: Giallo
Avvertimenti: Spoiler!
Disclaimer: questa fanfiction è stata scritta senza alcun scopo di lucro; i personaggi non mi appartengono. Se fossero appartenuti a me, avrei fatto spiccare ancora di più quella cutie di Mary Guertena.
Notes + Edits: in fondo alla pagina.
Attenzione!: chiunque oserà plagiare questa fanfiction vedrà una Stregatta Burbera poco pacifica - il che è cosa rara! - armata di una Bambola Disturbante e di una dolcissima Carrie. ♥ Fanwriter avvisati mezzi salvati, sappiatelo.

Il quadro pitturato di bianco Mary e la sua concezione del Nulla
"Papà, cosa sono i quadri? E il ‘Nulla’? Sono la stessa cosa?"
 
Mary aveva sempre amato i quadri di papà. Adorava parlare con loro, abbracciarli, toccarli sperando - tentando - di apparire lei stessa una persona umana. 
«Attenta, Mary» Guertena le sorrideva, sorrideva comprensivo e dolce «Puoi sporcare gli altri tuoi amici, facendo così». Il suo sguardo era posato su ciò che stava dipingendo, mentre il pennello fra le sue dita pallide - bianche come quelle di una tela spoglia, nonostante l'amore di Mary nei confronti delle tele bianche -  scivolava generando viali di pittura.
«Perché, papà?» Mary era sempre stata ingenua. Sorrideva senza un motivo preciso, le piaceva tendere le labbra all'insù e basta - ma dopotutto, aveva paura del suo sorriso; perfino suo padre lo temeva, anche se lo celava.
Lui sospirava, si mordeva le labbra fino a percepire i denti incidere sempre più la sua carne, ed abbassava cupo il capo. Poi sorrideva di nuovo, amichevole, con una nota di paura - Mary lo sapeva, l'aveva sempre saputo: papà aveva paura di lei, tutti avevano paura di lei.
«Vedi» diceva, la voce vagamente intrisa di singhiozzi «Sei così bella e colorata che potresti contagiare gli altri, sporcando la loro personalità». Muoveva le spalle, in preda a un silenzioso brivido che voleva sopprimere al più presto. Mary invece scuoteva leggermente il capo, fingendo una comprensione che non aveva - o almeno, negava di comprendere, di sapere. Poi sorrideva, sorrideva come sempre, ma non le bastava; tendeva le labbra all'insù ancora, e ancora, e ancora. Abbracciava papà che intanto assumeva una tonalità sempre più pallida - come se non fosse già consunta di suo - cingendo le piccole braccia al collo del pittore. Guertena era perso nella sua pazzia, Mary lo sapeva, Mary sapeva tutto.  
***
Papà non c'era più, era scomparso; puff, come per magia. In fondo papà era un mago grazie alla sua maestria - e fantasia che porta alla pazzia - da pittore. Mary era stata abbandonata, lo era sempre stata, era ingenua solo all'apparenza. Non aveva più un collo da abbracciare, un corpo caldo a cui aggrapparsi, delle mani che le avrebbero asciugato le lacrime. Solo quadri, quadri sporchi, quadri bugiardi, quadri sofferenti - ma mai quanto lei, questo il suo pensiero ricolmo di veridicità. Era bello tagliarli con una lama, facendo incontrare lo spazio e la bidimensione - ecco, la sua, di dimensione, era in bilico fra di esse -, mentre i colori e le tempere ad olio impressi nella tela scemavano a poco a poco colando come sangue e imbrattando cornici dorate. Continuava a sorridere, meravigliata, sfiorando con gioia la pittura. Ma col tempo Mary voleva giocare con qualcosa di vivo. Qualcosa che potesse avere un cuore, che potesse amare, che fosse ai suoi livelli. E di nuovo zac, i quadri parevano sciogliersi. Piangeva, ricordandosi che a papà non piacevano i quadri sporchi, che era una bambina cattiva e per questo non poteva avere amici da amare né tantomeno colli di padre da abbracciare. 
***
Ib era la bambina più carina del mondo, a suo parere. I capelli bruni a incorniciare un volto niveo e la deliziosa gonna cremisi ricca di pieghe, gli occhi spenti ma luminosi e delle labbra sottili che Mary sognava disperatamente di vedere tese all'insù.
Garry, invece, impregnava tutta l'anima di Mary d'odio e ira. Odiava i suoi ciuffi lilla che si pigmentavano via via di viola scuro, il suo sorriso che veniva ricambiato da Ib, i petali della sua rosa e il suo cuore che batteva freneticamente - Mary lo sentiva, Mary era empatica. Voleva far scomparire il carattere di Garry, i suoi occhi, le sue labbra e i suoi sorrisi, tutto di lui. Lo odiava, lo odiava con emozioni superiori a quelle umane. Garry non era al suo livello; c'era solo Ib, lei e Ib, poi basta. Papà ormai era stato eclissato e archiviato nel suo inconscio. Ma quando tentava di far soffrire Garry - lo rovinava disperatamente e senza speranza - esso non si sporcava, la rosa ritta e sprovvista di spine che s'innalzava fra le mani del ragazzo sempre più ostinata. Garry era un Abisso sconfinato, dipinto di bianco e tinteggiato da rose scarlatte. Inoltre Mary, da bambina intelligente, sapeva che Ib in fondo non le voleva bene. Ib s'era aggrappata agli abiti di Garry quando incontrò il quadro e le sue dita erano sempre intrecciate con quelle dell'altro; per Ib c'erano solo lei stessa e Garry, poi il nulla, lo sfondo era tutto bianco. 
***
Mary un giorno s'era imbattuta in una tela che altri avrebbero ritenuto vuota e subito il suo sorriso si espanse e gli angoli delle labbra s'alzarono come sotto incantesimo - o, più che altro, sotto un meccanismo ossessivo. Sfiorava delicatamente con le dita il tessuto pitturato di bianco, accorgendosi che se tagliava il quadro, lo malediva, lo rovinava non perdeva la sua personalità. Lo ammirava, per lei era un modello; un quadro che non soffriva - che soffriva in silenzio -, un quadro felice, un quadro senza cose cattive ma solo tanta bontà. Ma in compenso privo di emozioni, apatico, vuoto. Ecco, a Mary mancava quell'acidità che non aveva mai avuto; le basi e i pensieri negativi straboccavano, ma erano così intensi che si tramutavano in emozioni forti. Mary era troppo speciale, tanto che solo una cosa l'affiancava al quadro bianco; erano spenti, negavano la crudeltà della vita senza gustarla appieno. Come se Mary una vita ce l'avesse, destinata a poggiare la suola delle sue scarpette su pavimenti gelidi e osservare creature sempre più realistiche. Si bloccò dallo sfiorare il quadro, mentre una perla delicata attraversava il suo volto chiaro, la sua pelle bianca, partendo dalle iridi blu. E intanto sorrideva, perché l'unica cosa che le rimaneva, l'unica cosa che non l'aveva mai abbandonata, era il suo sorriso.
***
Appena Garry e Ib fecero un balzo - lasciando dietro di sé terrore e angoscia per ospitare nel loro cuore speranza e rassicurazione -, non si voltarono indietro e non proferirono parola, non sorrisero né piansero. Erano la parte apatica del quadro bianco, quella che Mary non aveva mai avuto, il tassello mancante che l'avrebbe potuta rendere realmente felice; sarebbero stati felici lei, Ib e Garry, se almeno fossero stati insieme. Si ricordava la tela bianca immacolata nonostante i continui tagli che le infieriva, il dolore che invece aveva lei e che mai avrebbe potuto riparare - nemmeno con i cerotti che papà le dava quando si faceva male inciampando fra rovi spinati e rose blu. E alla domanda "Chi è Mary?" il silenzio regnava agitato, quasi ad incoronare la Principessa della Solitudine.
Mary non c'era più, non c'era mai stata.


feelsAttenti a voi, Hitsuki è arrivata anche qui! • { Mary's Art Theory } Mary è il Nulla ;
E dire che dovrei scrivere fanfiction che mi sono prefissata da mesi, ma partorisco tali… tali… uhm, tali tele bianche. Notare che ho fatto dei casini con i verbi - o almeno, temo di aver fatto un pastrocchio e mi pare pure ben riuscito, in senso negativo. Non so, stavo pensando a Picasso e ai suoi quadri "tridimensionali" e m'è venuta in mente questa piccola one-shot; tutto è partito dal titolo che è stato praticamente un flash che m'è venuto a mezzanotte. POTETE IMMAGINARE LA MIA SANITÀ MENTALE. Avrei desiderato approfondirla ma alla fine ho deciso di lasciarla così, per far trasparire ancora di più le emozioni di Mary e renderla più introspettiva. Già, Mary. Che dire, la amo con tutto il mio cuore (che s'è spezzato inesorabilmente via via che finivo il gioco //capolavoro//) e mi domando perché la gente - GLI HATERS - la odino così profondamente: insomma, è una delle mie patatone ed ha bisogno di più comprensione. ; A ; E sinceramente, la trovo tutto meno che yandere. Poi boh, è una cosa soggettiva e varia da persona a persona, ma etichettarla come "yandere" mi pare un po' "ridicolo" per svariati motivi. 
Devo dire che come fanfiction la trovo discreta, nonostante l'ultima frase è piuttosto ad effetto, dai, almeno l'ultima frase lasciatemela passare. E nient'altro pipol, auguri e cupcakes a voi. <3
~ s t r e g a t t o { sicché ho inviato la richiesta per cambiare nick comincio a firmarmi così tsètsè }

Edit;
¦ 12/04/14 ¦
  cambio grafica.
  nuovo nickname.
  inserimento note iniziali + icons.
  
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