Libri > Shadowhunters
Ricorda la storia  |      
Autore: albaTH    11/04/2014    1 recensioni
Il diario di Alec, il suo dolore, le sue paure, le sue emozioni.
Scritto dalla mia cara amica Izzy, con correzioni, aggiunte e pubblicazione della sottoscritta.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sono Alec Lightwood.
 
 
 Detesto scrivere, non ne sono capace, non sono in grado di racchiudere tutto quello che vorrei dire in poche, semplici righe. Mi chiedo perché io lo stia facendo, mi sento terribilmente idiota.
Nonostante tutto, continuo a scrivere, come se questo potesse in qualche modo placare l’abissale vuoto che porto dentro da anni. Troppi anni ormai.
Sono uno Shadowhunter. Un ragazzo insicuro, spento, che difficilmente riesce a fidarsi di qualcuno. Sono consapevole, di non essere come gli altri. Non ho mai ucciso un demone… ebbene sì, non l’ho mai fatto. Mi sento inutile, anche se gli altri mi credono un ragazzo forte.
In realtà non lo sono mai stato.
Sono stato deluso, usato, fatto a pezzi. Da bambino, tutte le sere, mi chiudevo nella mia stanza a chiave e piangevo, in silenzio. Non mi facevo sentire, non volevo che nessuno ne venisse a conoscenza. Sono anche mostruosamente orgoglioso.
 
Negli anni sono diventato di roccia, impenetrabile, apparentemente insensibile. Penso che fosse stato per me, tutto questo sarebbe cessato parecchio tempo fa.
Jace.
Lui è il mio parabatai. È mio fratello. È solo grazie a lui se sono ancora qui, se sono seduto su questo sgabello a riempire fogli su fogli con i miei inutile sentimenti.
Lui è tutto. È il sole, è l’aria, è la linfa vitale.
Le cose non sono così semplici, faccio fatica a spiegare quanto essenziale sia per me.
Quanto lo siano la sua risata, il suo persistente sarcasmo.
Le note di pianoforte che suona tutti i pomeriggi alle quattro.
I suoi tentativi di cucinare.
I suoi movimenti da gatto, il suo essere maniaco dell’ordine e della pulizia.
Questo è Jace, e siamo opposti.
Io sono la nota stonata in un pezzo di Mozart al pianoforte, lui la melodia più armoniosa.
Adoro il modo in cui le sue dita lunghe e sinuose sfiorano i tasti lucidi dello strumento. È bellissimo, e sa di esserlo. Ha un carattere forte, dominante, terribilmente sarcastico e sicuro di sé. Lo invidio.
Anche lui ha sofferto molto. Suo padre l’ha abbandonato, sua madre è inesistente. L’ho visto sul punto di crollare quando non sopportava più il peso di tante delusioni, l’ho visto spiccare nuovamente il volo e librarsi dal baratro. Se si fosse semplicemente lasciato cadere, l’avrei fatto anch’io con lui.
Non è semplicemente il mio parabatai, è parte di me; la parte in assoluto migliore di Alexander Lightwood.
Non ho mai amato nessuno, come amo lui. Un amore sfibrante, mefistofelico, che mi trascina verso il basso e mi fa annegare ogni volta che incrocio il suo sguardo dorato.
“Amare significa distruggere.” dice sempre lui. Ed è così.
 
Sto morendo.
Muoio ogni secondo in cui penso che lui è solo mio fratello, anche se non di sangue, che non ci sarà mai nulla tra di noi. O almeno, non ci sarà più.
Ricordo vividamente il tocco leggero delle sue mani sulle mie, il suo cuore che batteva regolare contro il mio petto. È stampato nella mia mente come una fotografia.
Ricordo il suo respiro profondo, ricordo il sapore salato delle sue labbra, quel pomeriggio.
Quel fatidico giorno in cui ho esternato, quasi sputandolo, tutto ciò che provavo.
Lui mi ha stretto a sé, fra le sue braccia possenti, e mi ha baciato. Le dita che giocavano con i suoi capelli; avevo sempre desiderato poterli carezzare, flebilmente come le mie mani fossero aliti di vento.
Alla fine, si è scostato, continuando a stringermi forte, sussurrandomi qualcosa in un orecchio. Qualcosa che non avrei mai udito se solo non gli fossi stato così vicino.
“Ti amo anch’io.” aveva detto piano.
Mai mi ero sentito così bene, così potente, come potessi toccare le stelle solo guardandole, come se avessi trovato un posto per me, come se non fossi poi così irreparabilmente sbagliato.
Ma tutto, lo era. Tutto irrimediabilmente errato.
Troppo.
Qualche mese dopo, lui si fidanzò. Clarissa.
La avevo odiata al primo istante: mi sentivo soffocare quando li vedevo insieme, quando Jace ne parlava. L’ossigeno sembrava dileguarsi dai miei polmoni.
Avrei voluto ucciderla, trafiggerla. E in fondo, poco ci sarebbe voluto date le sue scarse abilità da Nephilim, ma mai avrei potuto.
Jace la amava. Si alimentava della sua sola vista, viveva dell’amore che provava, ed era felice.
Avrei fatto di tutto, qualsiasi cosa, per vedere quel sorriso, sentire quella risata; avrei voluto gridargli addosso che lo amavo più di qualsiasi altra cosa al mondo, più della mia vita, e non l’ho fatto.
Non c’è iratze che possa guarirmi, nemmeno la runa più dolorosa cura l’amore.
Sto scrivendo tutto questo fra le lacrime.
Ricorderò quel giorno, il più bello di tutti.
Mi manca.
Le sue espressioni, le sue labbra carnose, i denti bianchi elegantemente sfregiati.
I suoi abbracci, rari ma più indispensabili di qualsiasi medicina.
Ma ora basta. Impugno questa penna come fosse una spada, la stritolo fra le mani, quasi volessi spezzarla, spezzarla come è stato fatto con il mio cuore.
Potrei impazzire, potrei davvero farlo. L’unica cosa che mi separa dalla morte è la codardia, la paura allo stato puro.

Perché nemmeno in questo, sono capace.

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: albaTH