Mi vedo spesso vuoto; come il foglio su cui scrivo.
Quello che ho dentro spesso reprimo, son sempre stato cauto.

Ero naufrago disperso in mare, sbattuto dalle onde e dal vento che sferzava.
Spesso. Troppo spesso il male mi fermavo ad ammirare. I fiori, i suoi fiori! Baudelaire alla mia anima "giovava".

Ho quindi iniziato a scrivere versi: male di vivere, male dell'anima mia nera.
E' affascinante la poesia, di generi molteplici e diversi che affrescano l'esistenza con colori di vita vera.

Il poeta è sostanzialmente un pittore con le parole al posto del pennello:
egli attinge da una tavolozza maggiore, e per assiduità sembra capace solo di quello.

Disegni su disegni, creavo forme; come il cuore avevo neri i polmoni,
di Rimbaud e di Verlaine seguivo le orme, anteponevo i malvagi ai buoni.

Poi in primavera un barlume: fra mille anime lì ti ho scorto.
Incendio! Fuoco! Fiamma! Lume! Ero una nave che dopo la tempesta tornava in porto.

Tremacchiando dal freddo ero lì, racchiusa nel tuo ingenuo splendore.
Com'eri ti ricordo qui, mentre da pittore preparo il colore.

Intingo il pennello nel candore e per quanto freddo faccia fuori do forma alla mie parole,
do vita ai miei lavori.

Per quanto tenti e ritenti non riesco a concludere un tuo ritratto.
Scoraggiato mi abbandono ai freddi venti, dimenticando ciò che ho fatto...

Ma poi ricordo quel tuo sorriso, che fra tutta la gente è ciò che più mi ha colpito,
ciò a cui ho pensato irrimediabilmente.

E al tuo strano emozionante fascino mi sento completamente assoggettato.
Come un poeta tragico mi sento così trascinato.

Sento un calore nelle vene. La nave ha ora ammainato le vele.
Ho abbandonato i Fiori Del Male, perché ormai queste pagine di te sono piene.