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Autore: panic_inmymind    13/04/2014    5 recensioni
Giulia, una ragazza che sfrutta un'occasione grande che la vita le offre per staccare la spina e ricominciare una nuova vita a Los Angeles.. La storia riguarda anche un attore, un personaggio abbastanza noto ma che non presenta la sua scheda qui su Efp.
Non ho voluto inserirlo perché sarà una specie di colpo di scena finale.
La storia è stata scritta per una delle mie migliori amiche, a cui voglio un bordello di bene e che purtroppo rispecchia la maggior parte delle cose scritte nella storia..
Vi prego di leggerla e magari di farmi sapere in una recensione cosa ne pensate..
Un bacio, Alessia ❤️
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Dovrebbero davvero scrivere una canzone su Los Angeles, non ho mai visto una meraviglia del genere. Magari l'hanno fatta, dovrei cercarla in internet. 
Il mio aereo è atterrato un'ora fa e con mia grande fortuna il mio hotel è praticamente affianco all'aeroporto quindi il tempo di lasciare le valige, di prendere l reflex e sono già in giro. 
Ho aspettato anni per questo momento e, questa benedetta lettera mi ha letteralmente salvato la vita. 
Di che lettera parlo? Beh, la Art Classes, una delle accademie d'arte più importanti di Los Angeles, mi ha segnalato dalla mia inutile e secondaria università a Roma, offrendomi un anno di corsi completamente finanziato da loro. 
Chiamarla fortuna è forse dire poco, ma ho intenzione di sfruttare questa occasione al massimo. 
In questo momento sono per Beverly Hills nei miei pantaloncini e nella mia canotta a fotografare ragazzetti che ballano e vanno su skateboard. 
Trovo un muretto che da sulla spiaggia e decido di sedermici sopra per disegnare un po. 
Dopo qualche oretta il mio sedere e le mie gambe sono atrofizzate e ci metto un po a riprendermi da quelle ore di puro benessere mentale. 
Finisco il mio mini giro turistico, incrociando uno starbucks. 
Il mio stomaco inizia a parlare, posto giusto al momento giusto. 
Entro nella caffetteria ordinando un muffin al cioccolato ed un frappuccino. 
Mangio il tutto in un quarto d'ora godendomi ogni singola goccia di caffè e cioccolato, che goduria. 
Pago, mi metto le cuffie nelle orecchie e ritorno all'albergo. 
Appena arrivata un uomo sulla cinquantina che sta alla reception mi ferma, dicendomi che aveva chiamato mia madre e che era urgente. 
Oddio, che cavolo è successo?! 
Ritorno immediatamente in camera e la richiamo. 
-Giulia, finalmente!- mi dice mia madre. 
-Mamma, ma cosa è successo?!- dico per arrivare al punto. 
-Controlla in cellulare- controllare il cellulare?? Ma che mi frega a me del cellulare!? Tasto le tasche alla ricerca del mio iPhone e, con mia grande sorpresa, non lo trovo. 
-Mamma me lo hanno rubato! Non lo trovo più!- inizio a gridare io. 
-Ecco, non te lo hanno rubato. Un giovanotto americano mi ha chiamato dal tuo telefono, ma io non parlo inglese quindi l'ho passato a tuo fratello che, come me ne capisce poco quanto niente! Ho chiamato tua zia Annamaria e l'ho fatta venire qui per parlare con lui e ha detto che lo ha trovato su un muretto. Ha detto di richiamarlo sul tuo numero per accordarvi- Dio, ma dove cazzo ho la testa?! Devo assolutamente riprendermi il telefono, è troppo importante per me ed ho troppi progetti sopra! 
Chiudo la chiamata con mia madre raccontandole in breve la mia mezza giornata e subito chiamo al mio cellulare. 
-Pronto?- dice una voce dall'altro capo del telefono. 
-Salve,sono la padrona, cioè la ragazza dell'iPhone nero..- dico con voce incerta.. 
-Ah Ecco! La stavo guardando mentre disegnava, ma non mi sono accorto subito che ha perso il suo cellulare mentre scendeva dal gradino..- dice lui, dandomi del lei... Che carino, mai nessuno mi ha dato del lei.. 
-Non c'è bisogno che mi dia del lei, sono sicuramente più giovane di lei..- continuai io. 
- Si, ha ragione, è più giovane.. Cioè hai ragione e sei più giovane... Comunque ti devo dare una brutta notizia, tra un'ora ho un aereo per New York e mancherò per una settimana.. Potrei ridarti il cellulare tra una settimana, quando tornerò da New York.. - dice con aria.. Triste? Perché è triste per me? Mi ricordo solo in quell'istante che mia madre mi ha dato il suo cellulare con la sua vecchia scheda. 
-Non si preoccupi, ho un'altra scheda che utilizzerò per parlare con i miei..- rispondo per tranquillizzarlo. 
-Okay, allora dammi quest'altro numero così ci potremo sentire per il cellulare..- 
-certo..- 
Chiudendo la chiamata, ancora più stranita di prima, prendo l'altro cellulare, una cosiddetta scascetta con comunque whatsapp ed internet.
Lo metto a caricare e mi metto a letto, mi aspetta una lunga giornata. 

Mi sveglio alle 7 grazie alla reception, a cui avevo chiesto la gentilezza di chiamarmi per svegliarmi. 
Inizio a sistemare i vestiti nell'armadio, avrò tre ore di tempo per organizzarmi lo spazio per disegnare e studiare, per mettere a posto i vestiti. 
Improvvisamente bussano in camera. 
-Servizio in camera, signorina..- dice una voce dietro la porta. 
-Mi scusi ma ha sbagliato camera, io non ho ordinato niente..- rispondo con aria sicura io. 
-Lo sappiamo, ma è per lei, un dono..- 
Un dono?! Ma che siamo nell'antico Egitto? Vado ad aprire e mi trovo un cameriere di colore in divisa con un vassoio strapieno di cose da mangiare. 
Ringrazio, ovviamente non potevo rifiutare un "dono" del genere, ed entro in camera per mangiare qualcosa. 
Addento una fetta di pane e la mando giù con un po di succo. 
Sposto un piattino con dei pancake e trovo un bigliettino. 
          ~ Per una grande mente ci vuole molta energia.  
                                                     D.~ 
D? Chissà chi sarà questo D. 
E poi la frase, che cosa bizzarra. Rido da sola per un sacco di tempo. 
Decido di chiamare la mamma, per chiederle come sta e per raccontarle dettagliatamente tutto. 
Stiamo un'ora a telefono, ridiamo e scherziamo, come se stessimo ancora insieme, sono che ci troviamo a migliaia di km di distanza. 
Non sento la mancanza di casa. 
Una ragazza a 19 anni ha bisogno di allontanarsi e cercare la propria strada. 
Ma, per non prenderci in giro, io non mi sono mai sentita a casa, in Italia. 
Mi ha sempre fatto schifo tutto, dalle persone alle pietre. 
Sento il cellulare vibrare e lo prendo. 
~Spero che la sorpresa sia stata di tuo gradimento. 
D.~ 
... 
Allora era tutto per me.. 
Decido di non pensarci più e finisco ciò che avevo iniziato. 

Alle due di pomeriggio sono già in accademia a ritirare volumi per lo studio e orario delle lezioni. 
Carica di libri e con l'orario torno in albergo a mettere le cose a posto ed a regolarmi per l'indomani. 
Passo davanti al muretto dov'ero seduta ieri e, come fossi tornata indietro nel tempo, mi guardo in torno per vedere chi è intorno a me. I soliti ragazzi che ballano e che corrono in skateboard non notano la mia presenza, così decido di andare allo starbucks di ieri a prendere un frappuccino da portare via. 
Appena entrata la cassiera mi guarda ok una faccia strana. 
-Penso di avere qualcosa per lei..- dice poi allontanandosi per andare dietro al bancone.
-Sei tu??- dice lei mostrandomi una foto. 
Effettivamente sono io, ieri, sul muretto, mentre disegnavo. 
-Si, sono io..- dico con una faccia che trasuda la  mia preoccupazione. 
-Okay, tenga..- mi dice con un sorriso. 
-Non dovrei rivelarti di chi si tratta, ma ti dico che è un personaggio noto, ma dubito che una ragazzetta come te lo possa conoscere..- dice lei con aria invidiosa. 
-Guardi, io non so neanche chi sia, quindi è inutile che faccia l'invidiosa nei miei confronti perché per quanto mi riguarda potrebbe anche essere Brad Pitt ma io sono qui per studiare..- dico prendendo la busta che sembra essere per me, giro i tacchi e me ne vado. 
Ma guarda tu che insolente.. 
Metto le cuffie e ritorno all'albergo bevendo il frappuccino. 
Arrivo nella stanza che sarà la mia "Casa" per un anno stanca morta a causa dei libri e dell'occorrente per quest'anno. 
Appendo l'orario al muro, in modo da vedere ogni giorno lezioni da frequentare. 
Faccio una doccia rigenerante e saluto anche questo giorno. 

Son passati quattro giorni e di D. non ho avuto più nessuna traccia. 
Ci sono rimasta di merda, sia perché quelle sorprese mi erano piaciute un sacco, sia perché quel soggetto ha il mio cellulare. 
In accademia è uno spettacolo, i professori sono dei fottuti geni e, modestamente, mi amano. 
No va beh, se c'è una cosa che davvero amo fare e che mi esce meglio di ogni altra cosa è disegnare. 

Raggiungo l'accademia a piedi, dal momento che oramai ci ho fatto l'abitudine, e mi dirigo verso l'aula disegno, dove si terrà fra dieci minuti la lezione di pittura ad olio. 
Mi vibra il cellulare, sicuramente sarà mia madre, lo vedrò dopo. 
Entro e mi posiziono vicino al tavolo dei modelli. 
La lezione inizia e vedo le solite ragazze sedersi ai soliti posti. Poi la professoressa ci introduce una ragazza. 
-Ragazze, lei è Simon, seguirà le lezioni con voi..- dice mentre una ragazza mingherlina e con i capelli marroni entra dalla porta. 
Dio.. È così simile ad Ale. Ale, o Alessia, è la mia migliore amica. Non ci sentiamo da quando sono partita. Ci siamo lasciate con un "ci vediamo tra un anno" ed un bacio. 
Poi il nulla. Dio se mi manca.. 
Si viene a sedere vicino a me. 
-Ciao, io sono Giulia..- dico con un sorriso, sarebbe pure ora di conoscere qualcuno. 
-Simon..- dice arrossendo e sorridendomi. Sembra timida. 
La prof ci dice che in quella lezione non ci sarà un modello da seguire, ma dobbiamo disegnare qualcosa che ci appartiene, che fa parte di noi. 
Ho le idee chiare. 
Uso prettamente un carboncino e della matita morbida per creare un disegno in bianco e nero che raffigura il muso a metà di un lupo, con una luna piena dietro. 
Dire che sono soddisfatta è dire poco. 
Simon lo guarda con uno sguardo che non so se definire meravigliato o scioccato. 
-Sta così tanto male?- dico preoccupata sul serio. 
-Ma scherzi?! È meraviglioso!- dice Simon con una faccia, ora, davvero scioccata. 
-Oh.. Grazie allora- dico arrossendo. 
Detto ciò la lezione da tre ore finisce e la professoressa dice che dobbiamo fare, per la fine del semestre, altri tre quadri, una altro disegno e due dipinti, per una mostra di fine trimestre. 
Cazzo, che meraviglia. 
Prendo il mio blocco notes e inizio a schizzare delle cose varie. 
Mi avvio verso la mensa con la mia borsa ed il blocco dei disegni.
Prendo solo un piatto di patate e della mousse, l'unica cosa che rimpiango dell'Italia è il cibo. 
Mi siedo ad un tavolino in fondo, sperduto e lontano da occhi indiscreti. 
Mangio tutto in poco tempo in modo da migliorare gli schizzi che avevo fatto poco prima. 
Mi ricordo improvvisamente del messaggio di mia madre. 
Prendo il cellulare e lo sblocco. Non è mia madre. 
"Ciao Giulia, so che ti chiami così perché me lo ha detto tua madre. Volevo avvisarti che il mio soggiorno a New York si prolungherà di un mese per cui mi sarà impossibile darti il cellulare fino a quel tempo. Non ti farò dimenticare della mia presenza. 
Un abbraccio, D. " 
Era lui. Dopo una settimana si è fatto sentire. 
Digito subito una risposta.
"Scusami, non potresti inviarmelo per posta? Ne ho troppo bisogno" 
"No, ho bisogno di vederti di persona, farò in modo di procurarti qualcosa in sostituzione" 
In sostituzione?? Ma che scherza? Non rifiuto, ma neanche accetto. 
Poi di nuovo la vibrazione.
"Non ti preoccupare per me, ne ho le risorse. Tuo, D." 
Adesso è diventato anche "mio", che cazzo di culo. 
Con un sorriso, chissà per quale motivo, mi metto a finire.
Suona la campanella ed io mi dirigo verso l'aula magna per una lezione di storia dell'arte. 

Il giorno dopo mi svegliai grazie ad un cameriere che mi aveva portato un vassoio stracolmo di roba, per colazione, con un pacchetto ed un bigliettino.
"Dal momento che reclami tanto il tuoi iPhone, ecco a te qualcosa che te lo potrebbe sostituire. D." 
Oh dio. Lo apro. Come immaginavo. 
Un iPad mini nella custodia, con inserito il mio ID senza però la password inserita. 
Avrò di nuovo tutti i miei progetti. 
Oh mamma, ma chi cavolo ho conosciuto?

Passa molto tempo e questo fantomatico D. diventa una presenza costante in quella nuova esperienza. 
Nonostante non avessi idea della sua identità, sapevo un pòcose su di lui.. 
Ha 25 anni, esattamente 6 in più di me,
è originario di New York, infatti adesso sta a casa dei suoi genitori, ha qualche esperienza nel cinema. 
Non mi ha mai voluto dire il suo nome ed il suo cognome.. 
Ma non mi importa.. Fra qualche giorno mi dovrà restituire il cellulare, anche se da quando mi ha regalato l'iPad la mia vita si è semplificata molto, ed il mio iPhone 4s nero sarà quasi inutile, ma io DEVO vederlo. 
È stato così presente in questo tempo, che io ho bisogno di sapere chi è. Tutte quelle attenzioni, quei regali, quei biglietti.. Mi hanno fatta sentire importante per qualcuno. 

È da un mese che sono qui, ho una sola amica, Simon, io e lei andiamo molto d'accordo, è molto simile a me. 
Non è una di quelle ragazze secche e super alte, non sarebbe mia amica. 
Ama la musica e l'arte e le piacerebbe diventare una professoressa d'arte. 
D. è diventato parte della mia quotidianità. Ho scoperto che è un attore, ma non mi ha voluto dire di che tipo. 
So che gli piacciono gli horror, che legge abbastanza e che crede in licantropi e vampiri. 
Recentemente abbiamo affrontato, per messaggi, una discussione su questo argomento. Io ci credo, e come se ci credo, e sono una cazzo di fan sfegatata di quella grandissima genialità di teen wolf. 
Cos'è teen wolf? Beh è forse, secondo il mio modesto parere, la più grande serie tv mai girata di sempre. 
Io ed una delle mie migliori amiche, Alessia, siamo completamente irrecuperabili prima dell'uscita delle puntate. 
Ora sono alla sesta stagione, chi lo avrebbe mai detto, e lo stanno girando adesso a settembre, per poi farlo uscire verso gennaio. 
Se ne sono andati la maggior parte dei personaggi, ma in questa sesta abbiamo avuto il ritorno di Isaac, aka Daniel Sharman, il futuro marito di Alessia, sei suoi sogni.
Il mio Stiles oramai è cresciuto in quella serie, oramai è il vecchietto tra di loro. 
Tyler si è sposato, ma continua a recitare per la felicità di noi che, a 19 anni, ci spolpiamo ancora con quelle serie stradolescenziali. 
D. ,  il mio fantomatico amico, sa di questa mia passione verso teen wolf, ma non si è espresso più tanto, e non ha giudicato i miei gusti infantili.
Ma va beh, lasciando da parte teen wolf, che è pura finzione, ho bisogno di concentrarmi al massimo per la fine del trimestre, per la mostra. 
Ho già preparato due quadri su quattro , il primo disegno con il lupo l'ho passato con un pennello e dell'acqua per fare un effetto sfumato, mentre poi ho fatto una specie di natura morta, con un vaso contenente delle rose appassite e una pistola appoggiata sul tavolo. 
Per gli altri due non ho molte idee, ma ho un po' di tempo. 

Son passate due settimane e come da consuetudine D. è sempre presente nella mia vita, per quanto possibile, anche se dell'incontro per ridarmi il cellulare ancora nulla. 
Un giorno mi ha fatto portare, sempre insieme alla colazione che non manca mai, tante rose quanti sono i giorni da quando ci siamo "conosciuti". 
Ho paura, molta. Ho paura di rimanere delusa, come sono rimasta molte volte. Ho paura che lui mi stia prendendo solo in giro, ma poi mi chiedo.. Perché una persona starebbe facendo tutte queste cose per una ragazza che a malapena conosce? Non me lo so spiegare. 


3 mesi. Sono passati tre mesi. Tre mesi in cui D. È diventata forse, ho davvero paura ad ammetterlo, una certezza. Gli faccio vedere i miei lavori via whatsapp, gli chiedo consigli, e lui è sempre pronto a darmi un consiglio. 
Tre mesi però in cui lui non mi ha dato ancora il mio cellulare. Non mi manca, perché non mi manca, ma io ho così tanta voglia di vederlo, vedere i suoi occhi, vedere il suo sorriso. Magari sarà tutta un'illusione, ma io voglio crederci, fino in fondo. 
Questo venerdì ci sarà la mostra con tutti i quadri, e saranno invitate alcune celebrità per vedere se le opere sono vendibili, lui lo sa, sa della mostra, ma non ho voluto disturbarlo più di tanto da New York, anche perché se fosse stato qui a Los Angeles me lo avrebbe detto. 


Venerdì.Grande giorno.Agitazione.Ansia. 

Entro nella sala per degli ultimi accertamenti. I quadri sono disposti sulle pareti come in una vera e propria mostra. Divisi per sezioni, sono divisi in varie stanze, in cui ciascuna presenta nel mezzo delle sedie e dei tavolini con degli aperitivi. Ci saranno più "vip" di quanto mi immaginassi, ma io ancora mi devo abituare all'ambiente di L.A. 

8:00. Manca un'ora. Sono seduta sulla sedia ad osservare il mio quadro. Mi sento così soddisfatta. 

8:30. Mi conviene andare a darmi una sistemata. Sono in condizioni poco presentabili e manca solo mezz'ora. 

8:45. Raggiungo l'albergo grazie ad un taxi, ho bisogno di sbrigarmi e l'Ansia non mi aiuta. 

8:50. Prendo l'abito verde e lungo dall'armadio e lo metto sul letto. I capelli li lascio sciolti e arricciati sulle punte, ma ho bisogno di una doccia. 

8:53. Doccia e capelli fatti. Indosso il vestito ed ho due minuti per truccarmi. Poco male. 

8:55. Scendo le scale sui miei tacchi vertiginosi neri per raggiungere Simon che è passata a prendermi con la sua mini Cooper nera. 

9:00. Arrivate. Che lo show inizi. 

Gente. Tanta gente. Sono tutti TROPPO eleganti. Mi sento uno schifo. Ma tanto, quando mai io non mi sento male con un vestito un po più elegante? Vaffanculo. Vaffanculo ai pregiudizi. Vaffanculo alle prese in giro. Vaffanculo a tutti quelli che hanno sempre parlato male di me e che non mi conoscevano bene. Vaffanculo ai ragazzi che mi hanno preso in giro. Vaffanculo. Vaffanculo a tutto. 
Io e Simon, come due grandi star, lasciamo la macchina ad un parcheggiatore, e ci avviamo su un tappeto rosso posto davanti all'entrata della galleria. Sembriamo due star. 
Molte persone ci chiedono quali sono i nostri quadri e noi glieli mostriamo senza difficoltà, lasciandone la maggior parte senza parole. Sono soddisfatta. Oggi tutti sono fieri di me, e mi trattano come una diva. Vedo molte facce note in giro, ma alcuna faccia che avrei voluto incontrare. 
Prendo un bicchiere di prosecco e mentre alzo lo sguardo incontro due occhi marroni che mi fissano, ed un sorriso si apre sul volto del ragazzo. Non può essere. È lui. È Dylan. Mi scivola il bicchiere dalle mani e cade a terra. Prontamente alzo lo sguardo per vedere se lui è ancora li, ma il posto è vuoto. 
E se me lo fossi immaginato? Non posso essere così pazza.
Vengo distratta dalla professoressa Kingsley, l'organizzatrice di tutto, che mi raggiunge. 
-Giulia, tutti i tuoi quadri sono stati venduti..- dice con una punta di orgoglio misto a tristezza. 
I miei occhi si spalancano. Non è possibile. Tutti i miei lavori. Sono orgogliosa. Le annuisco soddisfatta e lei aggiunge che alla fine di tutto il proprietario li ritirerà. Poi mi lascia in mano una busta gialla abbastanza pesante e mi fa l'occhiolino. 
Dico a Simon che sto andando in bagno e mi allontano. 
Una volta in bagno la apro. Il mio iPhone. Oh mio dio. Lo accendo. Funziona, lo ha spento e non si è scaricato. "Sim mancante". Si è preso la Sim. Perché? Mi vorrà incontrare comunque.. Assorta da tutti questi dubbi noto un biglietto all'interno della busta. 

' Giulia, sei bellissima sta sera. Complimenti davvero, ma ho speso poco per ciò che ho ricevuto. 
Ps: la cover mi piace particolarmente. 
      D.      " 
Lui. Lui ha comprato i miei quadri. Sono così felice che li abbia lui, solo che di un quadro mi vergogno particolarmente. 
Rimetto tutto nella busta e raggiungo Simon nella sala principale, e la vedo chiacchierare con un ragazzo bruno e riccio. Sorride timidamente, stanno flirtando, che teneri. 
Vorrei riuscire a trovare anche io D., vorrei riuscire a capire chi cavolo è, ma non conosco nessuno qui e mi è completamente impossibile... 
Improvvisamente tutto diventa buio. Una benda mi copre gli occhi e sento delle mani prendermi per i fianchi. 
-Fidati di me.- È lui, è la sua voce. Sento che mi guida verso qualche posto, e sento intorno a noi dei gridolini di sorpresa. 
Poi ci fermiamo.
-Posso toglierla?- Dico con discrezione. 
-Faccio io- Dice lui togliendomela. 
Quando apro gli occhi è ancora buio. Poi una luce si proietta sul muro, sempre nero, ricoperto di foto. 
Mi avvicino. Sono io. 
Il primo giorno mentre ero seduta sul muretto a disegnare. 
Poi quando mi alzo e inizio a fotografare il panorama. 
Mentre entro nello starbucks. 
Mentre entro nell'hotel. 
Poi sta sera. 
Mentre esco da "casa". 
Mentre arriviamo in mini. 
Mentre prendo un'aperitivo. 
Mentre sorrido.. 
-Sei bella, sei molto bella.. Spero solo che tu sia diversa dalle altre..- dice sempre lui. 
-Tutti mi hanno sempre reputato una ragazza strana.. Non ho mai ricevuto nulla dalla vita, ho sempre vissuto una situazione famigliare molto brutta.. La finzione mi è stata vicina.. Le serie tv, i libri, i film.. Mi sono sempre aggrappata a delle cose che non avrebbero potuto deludere.. Le persone mi prendevano per il culo, sono sempre stata derisa, finché non è arrivata Alessia, con cui ho condiviso quasi tutto.. Anche lei è molto appassionata di teen wolf, solo che mentre io, e mi sento anche così stupida a dirlo- dico mentre mi sfugge un risolino - io sono innamorata, per quanto si possa essere innamorate di un personaggio inventato, di Stiles, lei è pazzamente innamorata più che di Isaac di Daniel..- dico iniziando a sfogarmi come forse non ho mai fatto.. -La cosa bella è che io ho sempre pensato a stare bene, per quanto sia potuta stare bene.. Ho superato il liceo con ottimi voti, mi sono iscritta all'università e poi ho vinto questo anno in accademia.. Sono felice così, ma sento che mi manca qualcosa..- dico mentre una lacrima mi riga il viso allargatosi in un sorriso quasi di sconfitta. 
-Lo sapevo...- 
-Sapevi cosa..?- dico io girandomi, ma vedendo solo un luce accecante. 
-Che avevi bisogno di me..- dice avvicinandosi. 
Una sagoma nera si avvicina a me. 
È più alto di me, ha una figura massiccia ed i capelli corti. 
Inizia ad avvicinarsi sempre di più, sempre di più, finché non lo vedo. 
Dylan. Dylan O'Brien. L'uomo che ha popolato i miei sogni per cinque e più anni. L'uomo che sembrava essere stato disegnato per completare il mio puzzle. 
-Perché io..?- Riesco solo a dire. 
-Perché tu sei speciale- dice annullando le distanze tra di noi. 
Poggia le sue labbra sulle mie, riscattando tutte le volte in cui mi ero immaginata questo momento. 
Sa di semplicità, sa di bontà, sa d'amore. 
Sa di Dylan. Lo amo, perché si lo amo.
Lo amo perché in questi anni mi è stato vicino da lontano.
Lo amo perché anche in questo periodo lui c'è stato, anche da lontano.
Lo amo perché lo amo. 
-Ah, e il quadro dove mi hai disegnato vicino allo specchio lo adoro..- dice riprendendo fiato e baciandomi di nuovo. 


Nove mesi dopo. 

Ho vinto due concorsi in questo anno passato a Los Angeles. La Kingsley mi h proposto di finire gli studi qui e di laurearmi in America. 
Organizzo una mostra a trimestre ed i miei quadri/disegni hanno sempre molto successo. 
Los Angeles mi ha cambiata. 
Ha aumentato la mia autostima, ha migliorato molto la mia tecnica artistica, ed infine mi ha donato una delle cose che non avrei mai avuto il coraggio di chiedere, anche perché non è una cosa che si chiede. 
Mi ha donato una persona speciale, l'unico ragazzo che è mai stato in grado di capirmi e apprezzarmi nonostante tutto. 
Dylan. Il nostro rapporto è diventato qualcosa di.. Speciale? 
Direi proprio di si. 
Non siamo solo fidanzati, siamo anche migliori amici, confidenti e, tra un mese, saremo anche compagni di lavoro. 
Certo perché un piccolo imprenditore, che vuole iniziare una carriera nel mondo del cinema, ci ha chiamati per interpretare i due protagonisti. Ne ho parlato con la Kingsley, che dall'anno scorso è diventata una specie di vicepreside, ha detto che avrò tutto il tempo per poter recitare e per poter guadagnare qualche soldino in più per rimanere qui a Los Angeles. 
Alla fine dell'anno siamo stati a New York, dalla mamma di Dylan, è una donna fantastica. Abbiamo iniziato a frequentarci e abbiamo un rapporto fantastico. 
Le ho raccontato tutto della mia vita e si è commossa. Anche lei è speciale come il figlio. 
Alla fine, nonostante tutte le "disgrazie", se così si possono chiamare, la fortuna è arrivata anche per me. 
Ed è proprio vero che dopo la tempesta, esce sempre il sole. 
  
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